A un paio di metri dall’angolo dell’area di rigore Salah riceve un passaggio rasoterra ravvicinato mentre è spalle alla porta. Cancelo lo legge e tenta l’anticipo solo che Salah, lo sappiamo, è molto veloce. Riesce a girarsi dopo il controllo e a spostare in avanti il baricentro, a coprire il pallone anche dal raddoppio che arriva da Foden. Quando arriva pure Bernardo Silva a triplicarlo per chiudergli la strada verso l’area in scivolata, Salah lo supera con semplicità, spostando il pallone con la suola del sinistro.
Salah controlla il pallone nello stretto con il baricentro basso e le gambe forti, più che con la sensibilità del piede. Non sarà elegantissimo ma riesce comunque a creare azioni molto fluide. Sa di poter minacciare un tiro da qualunque posizione e tiene sulle spine sempre l’avversario diretto, chiamando raddoppi e interventi avventati. Una volta elusi, ha la strada libera davanti. Nel tempo che Laporte ci impiega a girarsi e provare a bloccarlo con una scivolata, Salah lo ha già anticipato con un tiro col destro che toglie anche il tempo d’intervento a Ederson. Per dirla alla Rio Ferdinand: «fa sembrare il calcio semplice».
In una domenica di inizio ottobre Anfield è stracolmo per quella che è ormai la partita di riferimento del calcio mondiale, come potevano essere Milan-Juve a inizio duemila e Madrid-Barça ad inizio anni ‘10. Liverpool e City sfoggiano i due allenatori più influenti del calcio contemporaneo alla guida delle due squadre più forti. Il livello che possono portare in campo Liverpool e Manchester City quando si incontrano è il picco dell’attuale Premier League ed è in questo contesto che Mo Salah ha segnato questo gol che ha spinto la stampa britannica a definirlo Messiesco (da non confondere con messianico, seppure…) e a chiedersi se non sia al momento il miglior giocatore del campionato inglese. In un momento storico in cui la Premier League è riconosciuta come la migliore al mondo, Salah allora è l’aspirante al trono.
Sempre grazie a questa rete, Salah ha raggiunto 101 gol in 152 partite di Premier col Liverpool, a cui aggiungere i 2 segnati in 13 partite durante la breve parentesi al Chelsea. Quindi 103 gol in 165 presenze: nessuno è stato più rapido a superare quota cento. Con 0.62 gol a partita è dietro solo a Henry, Agüero, Shearer e Kane. Sempre considerando il tempo per raggiungere i 100 gol in Premier League, nessuno nei 129 anni di storia della squadra ci aveva messo così poco. Gliene mancano 16 per arrivare a 150 totali col Liverpool. Non so perché i numeri tondi ci affascinano tanto, ma sicuramente rendono bene l’idea di un traguardo.
Salah sta raggiungendo questi traguardi da centravanti, pur giocando come attaccante esterno. Il 4-3-3 ha attecchito in Premier solo nell’ultimo decenni, e Salah partendo dalla fascia ne esprime la sua versione più brillante, un tipo di calciatore che un tempo sembrava escluso a priori dal calcio britannico e che invece ora ha tanti emuli. Un attaccante che segna come una punta e fa segnare come un rifinitore partendo largo, chi non vorrebbe un giocatore così nella sua squadra?
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Anche se non sembra avere la visione di gioco di un trequartista rifinitore, Salah riesce comunque ad assistere i compagni di squadra a suo modo. In questo lo aiuta il gioco del Liverpool, che sfrutta bene le sue caratteristiche e la presenza di compagni perfettamente compatibili con il suo calcio. Le dinamiche tra i tre là davanti (Salah, Firmino e Manè) e i compagni sono oramai talmente oliate da permettere all’egiziano di avere più spartiti anche all’interno della stessa azione. Se si guardano i passaggi chiave (il passaggio che porta un compagno al tiro), Salah in carriera si attesta intorno ai 2 ogni 90’, mentre quest’anno sta facendo meglio, con 2.6 passaggi chiave.
Alla rifinitura aggiunge una pericolosità che in pochi al mondo riescono a pareggiare. I suoi tiri sono 4 per 90’. Mettendo insieme gli xG (non considerando i rigori) e gli xA che crea i suoi numeri sono eccezionali: 31.9 la prima stagione, poi 25.1, 24.4, 22.6 (per capirci la migliore stagione in Serie A di Cristiano Ronaldo è stata da 23.2 xG+xA, dati Statsbomb). In questa stagione è già 6.4 tra xG e xA in 7 partite di Premier giocate. In questi 5 anni di Premier col Liverpool, Salah ha saltato un totale di 7 partite. Non è banale il fatto che riesca a portare questo impatto offensivo eccezionale partita dopo partita, praticamente senza pause.
Se l’assist è una possibilità, Salah è prima di tutto un finalizzatore. O almeno lo è diventato a Liverpool (se ci ricordiamo la sua esperienza con la Roma, era molto più il giocatore predisposto a innescare Dzeko che non a mettersi in proprio). Oggi il suo primo pensiero è arrivare a fare gol. Quando Alexander-Arnold è in possesso sulla destra, Salah non chiama il pallone. Si allarga per lasciare il corridoio nel mezzo spazio al compagno. Nel Liverpool è infatti il terzino destro a occuparsi della rifinitura, non l’ala. Sono Alexander-Arnold e il centravanti Firmino che si occupano dell’ultimo passaggio, che cuciono il gioco offensivo del Liverpool. Salah pensa al gol o, comunque, a creare pericoli con la sua capacità soprannaturale di accelerare, sterzare, saltare uomini, caricare il tiro in un fazzoletto. Ma Salah sa anche adattarsi. Quando gioca con un calciatore più verticale come Jota, può cercare i suoi tagli dall’esterno, come abbiamo visto fare mille volte anche con Mané.
Ritorniamo alla recente partita contro il City, una delle migliori squadre al mondo. Salah riceve un pallone sporco da Fabinho sulla linea laterale. È nella sua metà campo. Una palla innocua, insomma, ma non per l’egiziano. Salah la stoppa con l’interno destro, praticamente da fermo, poi dopo due passettini che sembrano invitare Cancelo all’intervento lo scavalca con un tocco sotto al pallone di sinistro e lo lascia lì, come appeso. Quando ritocca il pallone ha già raggiunto una velocità che impedisce ai calciatori del City alle sue spalle di recuperarlo. Quelli davanti a lui, invece, sono costretti ad arretrare: cercare di fermare Salah in campo aperto sarebbe un suicidio. L’egiziano attacca il corridoio che si è liberato davanti a lui, gli bastano un paio di tocchi per avvicinarsi all’area di rigore e giocare un filtrante perfettamente calibrato sulla corsa di Mané, che dal centro ha tagliato verso il mezzo spazio destro. Al compagno basta, si fa per dire, incrociare il tiro di prima per segnare.
Quello che più ha stupito tutti dal suo arrivo a Liverpool è che Salah sembra sempre in grado di trovare il modo di arrivare al tiro o al passaggio decisivo, anche partendo da situazioni intricate che si crea da solo. Pensateci: quanti gol di Salah avete visto con lui che sbuca da una selva di gambe avversarie o tirando da posizioni in cui sembra aver perso il tempo, fatto un tocco di troppo.
Inoltre Salah non segna solo tanto, segna anche gol pesanti, e forse è proprio questa sua capacità di determinare da solo cosa può diventare un tiro a renderlo decisivo nei momenti decisivi, quando gli spazi si restringono. È quello che gli chiede il Liverpool dopotutto, quello per cui lo ricorderemo come uno dei più grandi giocatori nella storia della Premier League.
Una compilation dei suoi gol è una carrellata di conclusioni da tutte le posizioni e in tutti i modi possibili; dal tocco rapace di prima nell’area piccola alla conclusione a giro da fuori area. Gol normali e spettacolari che si susseguono come se non ci fosse davvero differenza, messi tutti insieme a dimostrare come Salah, grazie al lavoro fatto con il Liverpool, abbia associato alla sua dimensione da ala rapidissima e dribblomane anche una quasi puramente pratica, suggerita dalle statistiche avanzate. Come se avesse una mappa mentale che gli dice quali sono le posizioni più favorevoli da dove calciare.
In qualche modo gli avversari sanno quello che farà Salah in campo, la sua volontà di ricevere e tagliare verso l’interno o di sterzare all’improvviso. Ma questa prevedibilità – giocare solo col sinistro, cercando di muoversi verso l’area – è solo apparente. La velocità e il controllo con cui si muove, lo rendono praticamente inarrestabile.
Limitarsi a vedere minuti e minuti dei suoi gol, però, non mostrerebbe la vera “esperienza Salah”, che invece si può apprezzare soltanto guardando una sua partita intera. Tutto il calcio di Salah sembra accomunato da una smisurata ambizione. Forse per fare cose incredibili devi prima di tutto credere di poterle fare. Da giocatore che a questi livelli ci è arrivato “formandosi”, lavorando sul proprio gioco, quando deve tirare in porta Salah è sempre alla ricerca della perfezione tecnica, come se stesse provando in campo tutte le situazioni di gioco e le conclusioni provate in allenamento (si parla molto della sua etica del lavoro, di come lavori molto sul suo tiro). Questo, quasi inspiegabilmente, lo porta ad andare in tilt qualche volta.
Come scritto da Sachin Nakrani sul Guardian: «Gli osservatori esterni possono trovarlo difficile da credere, ma [Salah] può essere un giocatore davvero frustrante, uno che regolarmente si trova nel posto giusto al momento giusto per segnare e regolarmente trova un modo per non farlo». Degli errori dell’egiziano ne hanno parlato anche Michael Cox nel podcast Zonal Marking e Daniel Storey su Inews: «La caratteristica più affascinante di Mohamed Salah è che di tanto in tanto fa cose che sono assolutamente terribili. Scaglierà un passaggio di 10 metri, tre metri più indietro rispetto al compagno. Controllerà male la palla sulla linea laterale e fisserà il terreno per maledire una zolla immaginaria. Farà un tiro che altri attaccanti avrebbero segnato non segnando. E poi farà qualcosa di così magico da costringerti a emettere un guaito involontario».
Sono errori a volte talmente strani, per posizione del corpo prima del tiro o per impatto col pallone, da non sembrare provenire dallo stesso giocatore che pochi minuti dopo accarezzerà la palla per mandarla a giro sotto al sette. Il Liverpool ha lavorato molto sulla necessità di Salah di avere tante conclusioni, così da accettare serenamente gli errori in attesa del momento in cui farà una delle sue magie. Ha accettato i gesti di frustrazione, il suo essere a volte egoista in area di rigore. Perché poi la ricompensa è migliore dello sforzo. Lo abbiamo già detto: non sono molti gli attaccanti che partendo dall’esterno possono creare quello che crea Salah.
Il fatto che l’altra faccia della medaglia dell’”esperienza Salah” finisca raramente su Youtube, mi fa pensare che la storia la dimenticherà. Tra qualche anno ricorderemo Salah per le caterve di gol importanti segnati e per la varietà con cui era in grado di segnare, non per i palloni spediti malamente in tribuna. Forse lo ricorderemo meglio di come lo stiamo raccontando oggi, mentre il suo nome spunta tra quello dei migliori giocatori al mondo.
È un discorso interessante: il posto di Salah è all’interno della manciata di fenomeni di questi anni o è solo un ottimo giocatore? A pensarci ciò che differenzia le stelle dai fuoriclasse è nella continuità di rendimento e nei picchi quando il livello e l’aspettativa si alzano. Come ha scritto Michael Delaney sull’Independent dopo la partita col City: «È stata una prestazione di un tempismo eccezionale quella di Salah, dato che stiamo entrando in un’epoca in cui si parla dei migliori giocatori del mondo dopo Cristiano Ronaldo e Lionel Messi». Insomma, in un discorso che deve iniziare, non dimentichiamoci dell’egiziano.