
Romelu Lukaku ha esordito nel calcio professionistico nel 2009. Sono trascorsi 16 anni e diverse ere calcistiche: lui, da ragazzino, è diventato un uomo, e il suo corpo e il suo gioco hanno attraversato tanti cambiamenti quanti sono stati quelli del calcio. A questo punto però possiamo dirlo con certezza: la migliore versione di Romelu Lukaku è quella vista nelle mani di Antonio Conte, l’allenatore che più di tutti lo ha forgiato - a immagine e somiglianza del suo ideale di centravanti nel 3-5-2.
Quando lo ha allenato la prima volta, all’Inter, Conte ha convinto Lukaku a migliorare nel gioco spalle alla porta, un suo difetto storico - lui cresciuto nei sistemi 4-3-3 del calcio belga, centravanti possente ma col vizio di allargarsi sulla fascia per andare in uno contro uno.
In quella fase la potenza assoluta di Lukaku ha incontrato delle nuove qualità, e abbiamo ammirato un Lukaku dominante, il migliore possibile.
Nella fase attuale Lukaku ha possibilità atletiche più ridotte, le qualità acquisite in quel periodo - il gioco di raccordo spalle alla porta, il lavoro sul difensore, gli appoggi per i compagni - sono tornate utili per avere una carriera più lunga ad alti livelli.
Lukaku alla fine ha chiuso la stagione a 14 gol stagionali, qualcuno in meno rispetto allo scorso anno, ma più pesanti. Ha segnato al Milan, alla Fiorentina, all’Atalanta, alla Juventus, alla Roma. In quasi tutti gli scontri diretti - quelli che hanno portato lo Scudetto a Napoli - è riuscito a entrare nel tabellino. Non male per uno che, si diceva, non era incisivo nelle partite importanti.
Anche se forse la statistica più impressionante è quella degli assist: 10, che sintetizza in modo esplicito quest’ultima versione di Lukaku. Un attaccante che ormai ha rinunciato al suo ego e gioca per gli altri nel senso più profondo dell’idea, lotta con i difensori, apre spazi, gioca di sponda. Permette al Napoli di funzionare come macchina.
Non si è parlato molto di Lukaku in questa stagione, proprio perché il suo lavoro è stato spesso poco appariscente e lontano dai riflettori. Premiarlo col Calciatore del mese nel maggio dello Scudetto ci sembrava giusto e significativo.