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Daniele Manusia
La Roma è stata più coraggiosa del Napoli
24 dic 2023
24 dic 2023
Una partita che restituisce una Roma meno in crisi del Napoli.
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Daniele Manusia
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Foto di IPA Sport / ABACA
(foto) Foto di IPA Sport / ABACA
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Al 73’ il Napoli è già in dieci contro undici per l’espulsione sciocca di Politano. Mazzarri ha risistemato i suoi in un 4-4-1 in cui Zielinski è stato spostato a destra, con Cajuste e Anguissa che agiscono come una coppia di mediani. A sinistra c’è sempre Kvaratskhelia, il singolo giocatore maggiormente in grado di fare la differenza anche con l’uomo in meno. E infatti, su un pallone ricevuto in diagonale da Anguissa a centrocampo, Kvara riesce a girarsi tra Bove e Christensen con una sterzata di esterno destro che toglie il terreno da sotto ai piedi al danese e gli apre il campo verso l’area romanista. Mentre Kvara porta palla con le sue lunghe falcate, Osimhen spinge in basso Llorente e punta lo spazio in profondità a sinistra. Mancini affronta il georgiano e da destra arriva anche Pellegrini in recupero. Kvara non ci pensa due volte, non rallenta, non si guarda attorno (alla sua destra stava arrivando Zielinski) e serve in profondità Osimhen. Ma la sua palla rasoterra è corta e Llorente non deve neanche sforzarsi per anticiparlo. Anzi, è Osimhen che deve cambiare direzione alla propria corsa e anziché passargli dietro prova a metterglisi davanti per contrastare il lancio. Ma arriva in ritardo e fa fallo. È la prima ammonizione di Osimhen, simbolo della sua frustrazione e del suo isolamento. Dieci minuti dopo è arrivato il secondo giallo (l’undicesimo della partita), sempre dopo che un suo compagno, in quel caso Zielinski, ha sbagliato il passaggio con cui ha provato a servirlo. [gallery columns="7" ids="98376,98375,98374"] Roma e Napoli arrivavano alla sfida pre-natalizia entrambe in crisi. Il Napoli aveva perso 5 delle sue ultime 8 partite, con in mezzo anche il cambio di allenatore, e soprattutto veniva dall’harakiri in Coppa Italia contro il Frosinone (0-4). Ma anche la Roma non se la passava benissimo dopo la sconfitta con il Bologna (2-0) che l’ha allontanata dal quarto posto e che ha spinto Mourinho a mettere in discussione la qualità tecnica e fisica della sua rosa. Se la Roma, però, ha reagito al momento negativo provando a prendere in mano la situazione, il Napoli ha aspettato passivamente di capire quale fosse il proprio destino, come se non dipendesse da loro.La Roma ha avuto persino coraggio nel modo in cui andava a pressare il Napoli nella propria metà campo. Christensen e Zalewski anziché formare una linea difensiva a 5 sull’esterno si alzavano fino ai terzini avversari. Anche Paredes lasciava la sua solita posizione davanti ai centrali per andare a ostacolare Lobotka. La Roma, insomma, andava uomo su uomo, con Cristante e Bove sulle mezzali rispettive e Belotti e Lukaku sui centrali di difesa. L’unica accortezza: la Roma voleva mantenere la superiorità numerica su Osimhen. Quindi si alzava in questo modo solo dal lato del pallone, con l’esterno dalla parte opposta pronto a scivolare all’indietro quando la manovra del Napoli scivolava da un lato all’altro. Va da sé che alla squadra di Mazzarri bastava cambiare più volte lato del campo per abbassare quella di Mourinho, che comunque scivolava con comodo all’indietro senza scoprirsi. [gallery columns="8" ids="98381,98380,98379,98378,98377"]

Un esempio di come, anche quando il Napoli riusciva a sfuggire alla pressione romanista, non trovava spazio per rendersi pericoloso. Mario Rui salta bene Christensen verso l’interno (anche grazie al movimento di Zielinski che gli fa spazio), poi va a destra dove Di Lorenzo e Politano combinano per andare sul fondo ma sono coperti bene da Paredes e Zalewski.

Si è giocato seguendo il copione che Mourinho aveva dato ai suoi. Il Napoli, pur in controllo per molti momenti della partita e con la possibilità di costruire dentro la metà campo giallorossa, non è riuscito a trovare né la giocata individuale né la combinazione in grado di smuovere le cose. Anzi, è stata la Roma, con il suo solito piano di transizioni lunghe a creare gli unici veri pericoli per la prima ora di gioco. La traversa colpita da Bove poco dopo il quarto d’ora nasce da un suo recupero in fascia sinistra, dove Politano prova a venire dentro al campo combinando con Zielinski ma finisce proprio addosso al centrocampista romano - un Napoli troppo prevedibile e impreciso proprio in quegli aspetti che lo scorso anno sono stati la sua forza: i triangoli laterali - che poi cerca subito Lukaku in profondità. Lukaku ha provato a entrare in area ma dopo essere stato fermato da Juan Jesus ha scaricato all’indietro per Bove che ha provato il tiro a giro. Pochi minuti dopo, invece, è Belotti a costruire dal niente il pericolo più grande di tutta la partita, in seguito a un’azione che sembra l’unica offensiva allenata dalla Roma: costruzione in fascia, Cristante si avvicina all’esterno e lancia direttamente per l’attaccante. La differenza la fa il controllo di collo al volo di Belotti e la velocità con cui aggira Rrhamani sulla linea di fondo. Se non fosse stato per l’imprecisione di Bove (sempre a sostegno di Belotti e Lukaku) e il riflesso di Meret sulla conclusione da pochi passi, la Roma avrebbe capitalizzato prima della mezz’ora la propria superiorità tattica. Come è successo che il Napoli, pur con quella qualità “molto superiore”, come ha detto Mourinho dopo la partita, che lo scorso anno gli ha permesso di vincere meritatamente il campionato - non come un Leicester nell’anno buono, ma da vera dominatrice, più simile al Manchester City in questo senso - sia finito a giocare una partita così simile a quella della Roma? Forse il peggioramento che fa più male notare è come il Napoli muove il pallone quando ne è in possesso. Nel secondo tempo sembrava partito bene e gli è bastato, dopo pochi minuti, muovere la palla con passaggi corti dentro al campo, alle spalle di Paredes, Bove e Cristante (non propriamente dei fulmini quando saltati in pressione) per mandare al tiro Zielinski. Il primo tiro in porta del Napoli. Ma è durato troppo poco: dopo dieci minuti è uscito Lobotka e dopo venti Politano non è riuscito a trattenersi dal dare un calcetto a Zalewski (più amichevole che violento, e forse è il caso di chiedersi se in casi del genere non sia più corretto ammonire). Con l’uomo in meno il Napoli non ha perso il controllo del pallone - dall’espulsione al gol di Pellegrini il Napoli ha avuto il 62% del possesso, secondo Whoscored - ma è come se la mancanza di connessione e di sintonia tra i giocatori, e la scarsa forma individuale che li ha portati a perdere molti duelli tecnici e fisici, ne sia stata evidenziata ulteriormente. Ed è interessante notare come l’azione del gol della Roma nasca da un anticipo alto di Mancini su Kvaratskhelia, dopo una palla diagonale sempre un po’ prevedibile e lenta di Anguissa, simile a quella dell’azione della prima ammonizione di Osimhen. Anche con l’uomo in più la Roma non ha forzato le cose - e Mourinho non ha cambiato strategia né modulo - continuando a sfruttare la superiorità su Osimhen, a questo punto tripla, in un campo lungo. Le è bastato, di fatto, aspettare l’errore del Napoli, aggredendo al momento giusto l’area di rigore con molti uomini. [gallery columns="5" ids="98385,98384,98383,98382"]

A fine azione sbagliano un po’ tutti tranne Pellegrini. Il cross di Celik è basso e lento, Azmoun ignora Lukaku che potrebbe andare al tiro frontalmente, El Shaarawy colpisce malissimo la palla al volo. Il Napoli però non riesce a inserirsi in nessuna di queste crepe per interrompere l’azione e alla fine la palla entra in porta quasi per inerzia - anche se il gesto tecnico di Pellegrini con le spalle alla porta non è affatto semplice.

Che il Napoli sia peggiorato soprattutto difensivamente rispetto allo scorso anno non lo abbiamo certo scoperto ieri sera. Concede più tiri e più pericolosi (con un valore maggiore di xG per singolo tiro), più passaggi e più precisione alle sue avversarie. Resta piuttosto scioccante notare, però, quanto poco sia stato sufficiente alla Roma per creare tre palle gol chiare, prima e dopo che il Napoli restasse con l’uomo in meno, e senza considerare i minuti giocati in doppia inferiorità. In cui comunque non è riuscito a non prendere il secondo gol, più importante per ragioni di morale che altro.Walter Mazzarri ha detto di aver visto un Napoli superiore fino all’espulsione. E magari, dal punto di vista tecnico e individuale, lo è anche stato. Ma dovrebbe riconoscere, perché è nel suo interesse, che anche quando il Napoli aveva la palla tra i piedi, si giocava la partita voluta dalla Roma. A cui raramente, quest’anno, le cose sono andate fino in fondo secondo i piani come stavolta.Mourinho può godersi un Natale sereno in attesa di altri due difficilissimi banchi di prova - la Juventus, prima di capodanno, e poi l’Atalanta - soprattutto grazie alla prestazione difensiva attenta dei suoi. Anche dal punto di vista psicologico è sembrata una Roma più controllata del solito, anche se verso la fine del primo tempo quando hanno iniziato a piovere le ammonizioni sembrava sul punto di ripetere gli errori di pochi giorni prima. E invece tra i tanti ammoniti giallorossi non c’erano né Mancini, né Llorente, né Ndicka, anche perché non sono mai stati messi davvero in difficoltà dagli attaccanti azzurri.Certo non è facile mettere insieme la volontà di difendere in superiorità, abbassandosi anche dentro la propria area, e la necessità di riempire l’area con molti giocatori per sfruttare occasioni non sempre pulitissime. Per questo la Roma resta fragile in transizione e in quei primi venti minuti del secondo tempo avrebbe potuto creare problemi maggiori (anche l’espulsione di Politano, in fin dei conti, sarebbe stata un’ammonizione spesa da un giocatore della Roma per una situazione in cui si è fatta trovare sbilanciata dopo che Lukaku aveva sbagliato un’apertura). Come detto, Roma e Napoli arrivavano a questa partita entrambe in un momento di crisi. Da ieri sera, però, la Roma è un po’ meno in crisi del Napoli. Il quarto posto non è poi così lontano per la squadra di Mourinho, anche se ci vorrà qualcosa in più per trovare la continuità giusta.

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