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Fondamentali: Roma-Juventus 2-2
28 set 2020
La doppietta di Ronaldo ha salvato la Juve da una sconfitta che sembrava sicura.
(articolo)
12 min
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Al termine della partita tra Roma e Juventus Paulo Fonseca si è detto insoddisfatto per il pareggio ottenuto. Ed è difficile non comprendere le ragioni del malumore del tecnico portoghese che dopo avere complessivamente giocato meglio degli avversari, in vantaggio di un gol e in superiorità numerica per l’espulsione di Rabiot, si è fatto rimontare dal colpo di testa di Ronaldo senza più riuscire a mettere in difficoltà la difesa della Juventus.

Fino al gol del definitivo pareggio, la Roma aveva messo in evidenza tutte le difficoltà e le contraddizioni della Juventus, apparsa davvero ancora un cantiere. Il 3-4-3 scelto da Fonseca già dalla fine della scorsa stagione calcistica si è adattato perfettamente allo schieramento offensivo dei bianconeri.

Come contro la Sampdoria, Pirlo ha scelto una disposizione fluida che dal 4-4-2 difensivo scivolava verso una sorta di 3-2-5 offensivo. Gli uomini chiave per la transizione sono stati ancora una volta il terzino sinistro - in questo caso Juan Cuadrado – che in fase di possesso si alzava sulla linea offensiva e l’esterno sinistro Aaron Ramsey, che veniva in mezzo a distribuirsi gli spazi centrali con le due punte.

La costruzione con i tre giocatori dell’ultima linea e dei mediani è stata affrontata dalla Roma con le tre punte del suo 3-4-3. Le fondamentali linee di passaggio dai braccetti della difesa a 3 – Danilo e Chiellini – verso i giocatori offensivi posizionati nei mezzi spazi sono state bene occupate dalla pressione di Pedro e Mkhitaryan, mentre le traiettorie interne di Bonucci erano schermate da Dzeko. Più dietro, i due interni Pellegrini e Veretout, si sono alzati alternativamente sul mediano del lato forte della Juventus, regalandosi reciprocamente copertura. La continua pressione sul pallone dei giocatori offensivi della Roma è stata accompagnata dal lavoro della linea difensiva che per tutta la partita ha accettato le situazioni di parità numerica contro i tre giocatori offensivi avversari. Sugli esterni Santon e Spinazzola hanno difeso individualmente contro Cuadrado e Kulusevski.

Il pressing dei tre attaccanti della Roma contro i tre difensori della Juventus in costruzione.

Oltre a proteggere bene la propria porta, la buona qualità della pressione è stata alla base della migliore occasione del primo tempo per i giallorossi e del calcio di rigore con cui gli uomini di Fonseca sono andati in vantaggio. Nel primo caso, Mkhitaryan ha condotto individualmente una lunga transizione offensiva generata da una palla recuperata nella propria metà campo dal lavoro congiunto su McKennie di Pellegrini ed Ibañez, mentre l’azione del rigore ha avuto origine da un passaggio diretto allo stesso McKennie dalla linea arretrata juventina, intercettato da Veretout.

La Roma è stata quindi brava a sfruttare a proprio vantaggio le potenziali difficoltà in transizione difensiva dell’ambizioso schieramento offensivo della Juventus. È stata inoltre capace di utilizzare il pressing avversario per trovare spazi alle spalle della pressione e attaccare così un campo grande, ideale per giocatori dalla grande conduzione di palla su lunghe distanze quali Spinazzola, Mkhitaryan e lo stesso Pedro. La via privilegiata utilizzata per saltare il pressing della Juventus è stata quella forse più semplice, che si è appoggiata sulle larghe spalle di Edin Dzeko, abilissimo a ripulire i palloni spalle alla porta (8 duelli offensivi vinti su 11 giocati) e fungere da vero e proprio play offensivo. Peccato, per la Roma e per il giocatore bosniaco, che l’ottima partita in fase di distribuzione del gioco di Dzeko sia stata in parte vanificata da due gravi errori in conclusione, al termine di azioni iniziate ed ispirate dallo stesso numero 9 giallorosso. In aggiunta la Roma è riuscita talvolta a spezzare il pressing o il gegenpressing bianconero grazie proprio alle corse palla al piede dei propri giocatori. Meno utilizzato invece è stato il possesso palla e la creazione di spazi tramite la circolazione del pallone volta a disordinare la struttura difensiva della Juventus. La Roma ha avuto solo il 40% di possesso palla (36% prima dell’espulsione di Rabiot) e ha giocato una partita d’attacco fatta essenzialmente di transizioni offensive.

Dzeko funge da fulcro per la ripartenza e apre a sinistra, dove Pellegrini e Spinazzola sono davanti ai propri avversari. L’azione si conclude con il palo colpito dal bosniaco.

La seconda di Pirlo

Andrea Pirlo ha riproposto lo stesso schieramento e dieci dei titolari visti contro la Sampdoria. L’unico cambio negli undici iniziali è stato quello di Frabotta con Morata, con conseguente spostamento di Cuadrado nel ruolo di terzino sinistro e di Kulusevski sulla fascia destra. Le caratteristiche focali della squadra che ha in mente l’allenatore bianconero, dopo due giornate, sembrano abbastanza chiare: disposizione in campo fluida che passa dal 4-4-2 difensivo al 3-2-5 offensivo; occupazione, grazie allo schieramento adottato, di tutti i corridoi verticali del campo; costruzione bassa centrata sui principi del gioco di posizione; ampio utilizzo del pressing offensivo e del gegenpressing; difesa posizionale fortemente orientata sul lato forte e abbandono della zona pura in favore di una più marcata attenzione alla posizione degli avversari.

Se le intenzioni appaiono evidenti, la loro realizzazione in campo è ancora acerba. La Juventus ha mostrato difficoltà a tradurre il predominio nel possesso palla in pericoli per la porta di Mirante, soffrendo la pressione della Roma e la capacità degli avversari di comprimere gli spazi a disposizione grazie ai tanti duelli individuali e alla compattezza della squadra. La circolazione del pallone bianconera non è stata capace di generare ricezioni alle spalle del centrocampo avversario. Nonostante un ampio e interessantissimo utilizzo in fase di costruzione bassa di Szczesny, la Juventus non è riuscita a generare dal basso situazioni di superiorità posizionale.

Szczesny avanza fino alla trequarti campo per partecipare alla costruzione del gioco disegnando di fatto una linea di 4 contro la pressione di 3 attaccanti avversari.

Il pressing della Roma ha evidenziato alcune aree su cui Andrea Pirlo dovrà di certo lavorare in allenamento. Contro la pressione giallorossa sono emersi gli attuali limiti nella distribuzione del gioco di Mc Kennie e Rabiot. Sia lo statunitense che il francese sono abili a difendere in avanti, hanno un notevole impatto fisico e sono capaci di coprire ampie porzioni di campo, caratteristiche importanti per i centrocampisti di una squadra che vuole mettere pressione in zone avanzate alla circolazione palla avversaria. Entrambi però hanno peccato di poca brillantezza tecnica nello stretto, finendo per rallentare la circolazione della palla.

L’impiego di Morata in attacco, dopo soli tre giorni dal suo arrivo a Torino, è probabilmente interpretabile con la volontà di Andrea Pirlo di utilizzare le capacità dello spagnolo di attaccare la profondità per allungare la difesa della Roma, che Fonseca prova sempre a tenere piuttosto alta. In un paio di occasioni lo spagnolo è, in effetti, riuscito con i suoi attacchi nello spazio alle spalle dell’ultima linea avversaria a creare problemi ai giallorossi e ad abbassare i difensori.

Complessivamente però, lo schieramento offensivo della Juventus ha avuto maggiori difficoltà a distribuire con efficacia le posizioni dei tre giocatori offensivi – Ramsey, Ronaldo e Morata – nei tre corridoi verticali e a trovare soluzioni negli half-spaces, favorite nella partita contro la Sampdoria dalla presenza in zona centrale di Kulusevski. Ronaldo e Morata hanno dato l’impressione di giocare troppo vicini e troppo centrali tanto che, molto più che nella partita precedente, la configurazione dell’attacco è sembrata più statica e simile a uno schieramento con un trequartista e due punte.

Infine l’impiego di Cuadrado a sinistra, in difficoltà in una fascia in cui non è abituato a giocare, ha introdotto nel possesso bianconero parecchie problemi nel riportare il pallone verso in centro del campo con passaggi diagonali, come invece fatto dal mancino Frabotta nella partita contro la Sampdoria, e ha reso più difficile il movimento del pallone tra i giocatori bianconeri. Così, nonostante il predominio del possesso, la Juventus non è riuscita ad abbassare con continuità la difesa della Roma, rendendo così meno agevole la riaggressione dopo la perdita del pallone e lasciando maggiori possibilità di successo alla transizione offensiva dei giallorossi.

Ramsey si abbassa, Morata attacca la profondità alle spalle di Ibañez e crea la migliore occasione del secondo tempo per la Juventus.

A che punto è la Roma

La Roma avrebbe meritato di vincere per quanto fatto fino al gol del pareggio di Cristiano Ronaldo, ma, paradossalmente, in superiorità numerica e con maggiori oneri nella costruzione del gioco, la squadra di Fonseca ha mostrato i propri limiti, forse rimasti nascosti nei primi 60 minuti.

La Roma ha impostato una partita aggressiva sulla circolazione palla della Juventus, fatta di rapide transizioni offensive perfettamente coerenti con le caratteristiche di alcuni dei suoi giocatori migliori. Dopo il pareggio subito la Roma si è invece trovata ad affrontare una Juve meno aggressiva e schierata difensivamente con il 4-4-1 e non ha più potuto utilizzare le transizioni offensive per attaccare la difesa bianconera. In spazi più stretti e contro la difesa posizionale della Juve la squadra di Fonseca non ha trovato soluzioni capaci di portare alla conclusione i suoi uomini e in più di mezz’ora di gioco in superiorità numerica è riuscita a tirare solo una volta, con Pedro da fuori area dopo una sponda aerea di Dzeko.

Se l’allenatore portoghese può essere soddisfatto dei primi 60 minuti di gioco, della capacità della sua squadra di portare pressione, rimanere corta e alta sul campo e di ripartire velocemente attaccando in campo aperto, sembra ancora necessario lavorare sulle situazioni di gioco meno comode per le caratteristiche dei propri calciatori. In difesa il trio Mancini, Ibañez, Kumbulla appare perfettamente a suo agio nel difendere aggressivamente in avanti avendo come riferimento un avversario da marcare, ma, come il secondo gol di Ronaldo dimostra, deve migliorare nella gestione della difesa posizionale in zone più basse di campo e dentro l’area di rigore.

Anche la fase offensiva sembra preferire spazi più ampi, consoni alle ottime capacità in conduzione su distanze medio lunghe di molti degli interpreti e che può avvalersi delle capacità di Dzeko nel ripulire e distribuire il gioco sul fronte d’attacco, ma ha ampi margini di miglioramento contro difese schierate e spazi più ridotti. A Fonseca toccherà il compito di creare le migliori condizioni possibili affinché i propri calciatori possano esprimere il meglio del proprio calcio e aumentarne il rendimento nelle situazioni che, invece, preferiscono di meno per le proprie caratteristiche tecniche.

A che punto è la Juve

Al termine della partita Andrea Pirlo ha parlato apertamente di squadra in costruzione e, in effetti, è difficile dare torto all’allenatore bianconero. La stessa presenza di Cuadrado a sinistra, un fattore che ha reso meno efficace l’attacco bianconero, mostra anche come la rosa sia, probabilmente, ancora in costruzione.

La direzione di gioco intrapresa dallo staff tecnico juventino è piuttosto chiara e, sebbene presenti alcuni tratti comuni con le richieste tattiche della scorsa stagione, i punti di divergenza sono molti e il tempo avuto a disposizione prima dell’inizio del campionato davvero ridotto. Di certo contro la Roma, al di là dell’incredibile errore tattico in occasione del secondo gol subito, la transizione difensiva della Juventus, centrata sulla riaggressione dopo la perdita del pallone ha funzionato male, sia perché la circolazione del pallone non ha in genere abbassato a sufficienza la difesa avversaria, sia per alcuni banali errori tecnici dei centrocampisti, sia per una linea difensiva talvolta troppo lontana e non pronta nelle marcature preventive. Allo stesso modo, troppe volte il calcio verticale espresso ieri dalla Roma ha superato il pressing della Juventus e consentito agli attaccanti giallorossi di puntare palla al piede in spazi ampi la linea difensiva dei bianconeri.

Osservando in particolare il reparto arretrato Pirlo potrà di certo giovare tra qualche tempo del rientro di De Ligt e dovrà valutare con attenzione la possibilità di un impiego più esteso della naturale aggressività di Merih Demiral. In mezzo al campo, l’ingresso nel secondo tempo di Arthur e Bentancur (nessun passaggio sbagliato per la coppia di interni) ha ripulito, seppure in inferiorità numerica, la circolazione del pallone.

L’allenatore ha giustificato l’assenza tra i titolari di Arthur e Bentancur con le precarie condizione atletiche dei due, ma di certo le caratteristiche tattiche ed atletiche della coppia Mc Kennie-Rabiot sono particolarmente adatte a una squadra che, come affermato più volte dal proprio allenatore, vuole recuperare presto ed in avanti il pallone. Anche a centrocampo Andrea Pirlo dovrà quindi trovare la giusta soluzione per potere esprimere a pieno il gioco immaginato. Più avanti, l’inserimento di Morata ha intasato la fluidità posizionale offerta nella prima partita da Kulusevski e ridotto le opzioni di passaggio alle spalle del centrocampo avversario. Il tecnico bianconero ha detto di immaginare la propria Juventus con un centravanti, ma la prima prova di Morata ha mostrato come il lavoro da fare sia, come prevedibile, ancora molto lungo. Oltretutto, in attesa di Dybala, si sta ritagliando un ruolo importante Aaron Ramsey capace di sdoppiarsi tra la posizione di esterno sinistro e quella di trequartista. Un ruolo dispendioso che difficilmente potrà essere ricoperto dalla "Joya", che più probabilmente giocherà in una delle due posizioni d'attacco del 4-4-2. Ad oggi, replicando i meccanismi di gioco visti nelle due partite fino ad ora disputati, Ramsey pare non avere alcun sostituto, sebbene l’idea di impiegare Kulusevski con le stesse funzioni possa essere davvero interessante.

Insomma il lavoro di Pirlo è appena agli inizi e ancora abbozzato e la partita con la Roma ha messo in evidenza molti dei nodi ancora irrisolti della Juventus. L’allenatore bianconero in compenso può pensare all'atteggiamento della sua squadra, sembrato positivo, a giudicare anche dalla compattezza mantenuta in inferiorità numerica, grazie alla quale la Juve ha pareggiato una partita che pareva ormai persa.

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