
Non sono ancora passati quattro minuti di gioco del primo tempo: Roma e Inter si sono scambiati i possessi, giocando col portiere e salendo in pressione nella metà campo avversaria, sempre con un po’ di circospezione, come due cani che si annusano reciprocamente sotto la coda. Sommer costruisce a destra con una palla alta per Akanji, che insieme a Barella elude la pressione di Pellegrini e Hermoso, e cerca sulla linea laterale Dumfries. L’olandese controlla male e perde il contrasto a forbice proprio con Hermoso, che sta tornando indietro, e Wesley, che di slancio porta palla in avanti.
Siamo appena oltre la metà campo. La Roma, per scelta di Gasperini, gioca senza un vero e proprio centravanti e quello che ne svolge le funzioni, Dybala, taglia verso sinistra. Wesley davanti a sé ha il deserto, l’area avversaria deve sembrargli un miraggio, sbarrata da Acerbi, Akanji e Calhanoglu, che sta tornando a tutta velocità sul centro-sinistra. Dietro lo insegue Lautaro Martinez, che prende contatto con il braccio sinistro mentre Wesley taglia leggermente verso il centro per metterselo alle spalle. Lautaro non sembra intenzionato a lasciarlo passare e spinge un pochino con il braccio sinistro, Wesley cade. È un contatto leggero, forse accentuato da Wesley, ma al tempo stesso valeva la pena farsi ammonire dopo quattro minuti per interrompere un’azione del genere? Ma anche se l’arbitro non avesse estratto il cartellino giallo (Lautaro protesta solo per quello, non per il fallo) era proprio necessario interrompere quell’azione?
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