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Angelo Andrea Pisani
La forza mentale dell'Inter va oltre il suo gioco
12 feb 2024
12 feb 2024
Contro la Roma è venuta fuori da una partita complicatissima.
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Angelo Andrea Pisani
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Foto di Augusto Casasoli / Imago
(foto) Foto di Augusto Casasoli / Imago
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Dopo la vittoria nella Supercoppa Italiana l’Inter era attesa da tre partite fondamentali, destinate a segnare un crocevia importante per il futuro del campionato. Il trittico rappresentato da Fiorentina, Juventus e Roma rischiava di mettere in crisi le certezze dei nerazzurri, che erano tornati in Italia ritrovandosi a -1 dalla Juventus, con una partita non semplice contro l’Atalanta da recuperare.

Si può dire che questo crocevia sia stato attraversato nel miglior modo possibile. È arrivata una vittoria sofferta a Firenze, esaltata nella sua importanza dal pareggio della Juventus contro l'Empoli; poi l'entusiasmante successo contro la squadra di Allegri e infine, sabato, l'Inter ha battuto anche la Roma. Una vittoria non scontata, date sia le premesse che quello che si è visto in campo. Per un tempo di gioco la Roma ha soffocato l'Inter, mettendola sotto prima sul piano del gioco e poi su quello del risultato.

Sembrava avverarsi quanto chiesto da Daniele De Rossi nella conferenza della vigilia, quando aveva cercato di caricare la squadra e l’ambiente, chiedendo ai suoi un po’ di spavalderia: «Siamo la Roma e giochiamo in casa. Se porti troppo rispetto, il rispetto si trasforma facilmente in paura, e la paura ti fa perdere le partite […] Nella partita singola sappiamo di poter vincere».

Anche per questo motivo De Rossi ha deciso di non snaturare la squadra, confermando l’assetto delle ultime settimane: Cristante e Pellegrini al fianco di Paredes a centrocampo e il tridente composto da Dybala, Lukaku ed El Shaarawy in attacco. Tuttavia, pur mantenendo lo stesso modulo di partenza, in fase di non possesso la Roma si è difesa a specchio, per soffocare la manovra nerazzurra e provare a sfruttare a proprio favore gli uno contro uno. Per semplificare si può parlare di un 3-4-3 in fase di non possesso, anche se l’assetto era molto fluido, con i giocatori che passavano dal riferimento a uomo alla zona in base alla posizione del pallone. De Rossi, insomma, ha mostrato una preparazione della gara non banale - se consideriamo quanto si è parlato, legittimamente, della sua scarsa esperienza in queste settimane.

Il pressing efficace della Roma

Nella prima pressione i giallorossi partivano con un blocco medio-alto, con la mezzala sinistra Pellegrini al fianco di Lukaku e Dybala, per prendere in uno contro uno i centrali dell’Inter. Alle loro spalle, Cristante e Paredes si orientavano a uomo su Mkhitaryan e Çalhanoğlu, mentre El Shaarawy (ala sinistra) si abbassava l’esterno, coprendo Darmian o uscendo sugli smarcamenti fuori linea di Barella. Dietro i terzini erano molto aggressivi, con Karsdorp pronto a uscire su Dimarco e Angeliño su Darmian o Barella, anche a costo di lasciare Mancini e Huijsen in due contro due.

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La pressione della Roma: quando l’Inter passa a sinistra Karsdorp esce su Dimarco ed El Shaarawy si abbassa quasi in posizione di quinto, coprendo il cambio di gioco. Quando l’Inter è costretta a tornare indietro Pellegrini, El Shaarawy e Angeliño sono già risaliti a uomo sulla catena laterale dell’Inter, e Pavard è costretto a spazzare.

Questa pressione ha messo in grande difficoltà la squadra di Inzaghi, che nei primi minuti ha fatto molta fatica a tenere palla, lasciando campo e occasioni a una Roma inaspettatamente in controllo. In fase di possesso i giallorossi hanno avuto un approccio proattivo, rischiando spesso la giocata in verticale, tra le linee e dentro al campo, rischiando qualcosa per non accontentarsi di una gestione perimetrale del possesso.

A inizio azione la Roma costruiva spesso con il 3+2, abbassando Paredes tra i centrali, con le due mezzali – a cui spesso si aggiungeva Dybala, e occasionalmente Angeliño – a supporto. L’argentino si muoveva con molta libertà, stringendosi spesso in mezzo al campo, mentre Karsdorp si alzava in posizione di ala destra per fissare l’ampiezza (con El Shaarawy a fare un lavoro simile a sinistra). Diverso il ruolo di Angeliño, che alternava movimenti dentro al campo e sull’esterno, compensando gli smarcamenti fuori linea di Pellegrini o i tagli dentro al campo di El Shaarawy. Questo assetto permetteva ai giallorossi di avere molte soluzioni dentro al campo, a diverse altezze, con Cristante, Pellegrini e Dybala (o Angeliño) nella zona di sviluppo, e Lukaku (a volte con l’appoggio di El Shaarawy) come riferimento centrale.

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Al 10’ un’azione esemplificativa delle rotazioni della Roma in costruzione: Paredes scende tra i centrali per far partire la costruzione, Dybala accorcia in posizione di mezzala, Karsdorp sale sulla fascia destra; dopo un giro palla Pellegrini inverte la posizione con Angeliño e scambia con Huijsen, che prova il filtrante in direzione di Lukaku ed El Shaarawy

Sin dai primi minuti l’Inter ha faticato a trovare le distanze, e in diverse occasioni si è fatta trovare lunga, sbagliando le uscite e concedendo spazio alla Roma; la prima occasione dei giallorossi è arrivata già dopo una manciata di secondi, su una risalita troppo “molle”dell’Inter, che ha permesso alla Roma di arrivare in area con quattro passaggi corti, tutti in verticale: da Huijsen a Paredes, da Paredes a Pellegrini, da Pellegrini a Dybala, fino al filtrante dell’argentino per Lukaku, che appoggia per la conclusione di El Shaarawy, fermato da un grande intervento di Sommer.

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Per buona parte del primo tempo – e forse per la prima volta in questo campionato – l’Inter si è trovata a subire, senza riuscire a contestare né limitare il possesso dei padroni di casa. Nei primi trenta minuti i nerazzurri hanno avuto il 35% di possesso palla, e la percentuale si è equilibrata solo nel finale di primo tempo, dopo che l’uno a uno di Mancini aveva spinto Lautaro e compagni a una reazione di nervi.

Nel primo tempo l’Inter ha avuto il merito di resistere alle difficoltà iniziali senza rischiare troppo, nonostante l’intensità messa in campo dalla Roma. Nel primo tempo forse più complicato della stagione – nell’intervista post-partita Bastoni l’ha definito «inguardabile» – sono tornati a galla i difetti dell’Inter dei suoi momenti peggiori: una squadra che quando fa fatica a costruire sotto pressione abbassa i ritmi, permettendo agli avversari di chiudersi, e che per sbloccare la fase offensiva si trova a portare troppi uomini sopra la linea della palla, scoprendo il fianco alle transizioni.

Il gol del vantaggio della Roma parte da una costruzione alta dell’Inter, che aveva portato addirittura otto giocatori sulla trequarti avversaria, ma senza nessuno in marcatura preventiva su Lukaku, El Shaarawy e Dybala. Sulla palla persa da Barella basta una sponda di Lukaku per aprire tutto il campo a Pellegrini, che può percorrere 50 metri di campo senza nessuno che possa affrontarlo, con tutto il tempo per pensare e calcolare il tempo per l’assist a El Shaarawy.

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Nella ripresa l’Inter è partita con un piglio diverso, alzando subito i ritmi – anche a scapito una minore precisione nel possesso – ed è riuscita a portare dalla sua parte l’inerzia della partita. Il gol del pareggio arriva da una punizione battuta veloce da Mkhitaryan, che trova impreparata la difesa della Roma. Il gol dell’Inter è sembrato anche troppo facile – verticalizzazione per Barella, appoggio per Darmian e cross basso per il gol di Thuram sul primo palo – ma nasconde tanti dei piccoli dettagli che stanno facendo grande l’Inter. La rapidità di pensiero di Mkhitaryan e Çalhanoğlu, che pescano immediatamente il compagno di centrocampo; la bella lettura di Barella, che prima si libera e poi trova a memoria Darmian; la sintonia di Thuram e Lautaro, che si dividono l’area nel modo migliore, portando Mancini e Huijsen a perdere le distanze.

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Mkhitaryan e Çalhanoğlu giocano palla rapidamente e servono Barella, che allarga immediatamente per Darmian; mentre Thuram attacca il primo palo Lautaro rallenta la corsa, per liberarsi sul dischetto: Huijsen lo vede e cerca di schermarlo, lasciando libera la traccia verso l’attaccante francese, che brucia Mancini.

Il pareggio di Thuram cambia poi definitivamente l’andamento della gara, dando più fiducia all’Inter. La Roma a quel punto non riesce più a reggere l'intensità dei nerazzurri. C’è un’azione, pochi minuti prima del gol, che mostra bene il dominio dei nerazzurri all’inizio del secondo tempo: al 52esimo minuto Bastoni anticipa Dybala su un rilancio lungo della Roma e serve Lautaro, che scambia con Dimarco e prova l’imbucata per Çalhanoğlu, anticipato; la palla torna a Lautaro, che gira a Mkhitaryan e fa partire un’altra azione offensiva: la palla passa a sinistra da Dimarco, poi torna al centro sui piedi di Çalhanoğlu, poi va a destra passando per Acerbi e Pavard, che si inserisce in area sul cross di Darmian: la sfera, rimpallata, finisce sui piedi di Lautaro, che da buona posizione non colpisce benissimo.

Dal recupero di Bastoni passano 48 secondi, in cui l’Inter tocca palla con tutti e dieci i giocatori di movimento, cercando tre volte l’affondo in area, senza che la Roma riesca a uscire dalla propria trequarti.

Questi ritmi hanno finito per soffocare la Roma, un calo testimoniato dall’indice PPDA dei primi 15 minuti della ripresa, che ha visto la Roma crollare a 29.5 passaggi concessi per azione difensiva (praticamente il doppio della media del primo tempo, 15.3). Già al 56esimo l’Inter è tornata avanti, ancora una volta con una punizione battuta veloce. Stavolta il movimento decisivo è l’inserimento profondo di Mkhitaryan sulla fascia sinistra, premiato dalla deviazione fortuita di Angeliño, che stava cercando di anticipare Thuram.

Nell’ultima mezz’ora la partita si è giocata alle condizioni cercate dall’Inter, che ha alternato momenti di pressione a fasi più attendiste, in cui si è abbassata per poi sfruttare gli spazi che la Roma avrebbe inevitabilmente concesso. Subito dopo il 3 a 2 l’Inter ha sfiorato il poker con Pavard, e nei minuti successivi ha avuto le occasioni migliori, ma la Roma è rimasta sempre coi piedi e la testa dentro la partita, e intorno al 70esimo è arrivata a sfiorare due volte il pari con Lukaku, in entrambi i casi impreciso. Il gol nel recupero di Bastoni ha arrotondato il punteggio e messo il punto alla gara, premiando il grande secondo tempo dei nerazzurri, ma è sembrato una punizione troppo severa per la Roma, che ha tenuto viva la partita fino all’ultimo.

Con la vittoria dell’Olimpico i nerazzurri hanno fatto tre su tre, chiudendo nel modo migliore il ciclo iniziato con le vittorie su Fiorentina e Juventus. Il campionato è ancora lungo, ma l’Inter esce da questo trittico molto rafforzata, mostrando una solidità mentale che va oltre al gioco e alle qualità della squadra, per quanto evidenti.

A dispetto della sconfitta ne esce molto bene anche la Roma di De Rossi, che pur interrompendo la striscia positiva ha superato un test importante, dimostrando di potersela giocare alla pari con la squadra più in forma della Serie A. Una consapevolezza che non cambia la classifica – a maggior ragione ora che Bologna, Milan e Atalanta hanno allungato – ma che lascia speranze per il futuro del campionato.

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