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Fabio Barcellona
Fondamentali: Roma-Inter 2-2
11 gen 2021
11 gen 2021
Un punto di cui nessuna delle due squadre può essere soddisfatta.
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Fabio Barcellona
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Dopo la vittoria del Milan contro il Torino nell’anticipo della diciassettesima giornata della serie A, Roma-Inter è diventata ancora più importante per entrambe le squadre, che non avrebbero voluto perdere ulteriore terreno in classifica dalla capolista. L’Inter è giunta a Roma dopo la sconfitta di Genova contro la Sampdoria, arrivata dopo ben 8 vittorie consecutive, che, sebbene figlie di partite non sempre entusiasmanti, avevano permesso agli uomini di Conte di guadagnare tante posizioni in graduatoria e diluito i dubbi sulla bontà del suo progetto tattico. I giallorossi venivano invece dalle vittorie contro Cagliari, Sampdoria e Crotone, che avevano cancellato i 4 gol subiti a Bergamo dall’Atalanta.


 

La partita tra Roma e Inter prometteva di essere anche un duello tra i due uomini seduti in panchina, Paulo Fonseca e Antonio Conte, due allenatori capaci di dare un’identità tattica precisa alle proprie squadre. La prima parte di match è stata un lungo periodo di studio spezzato dal gol di Lorenzo Pellegrini, servito dall’ottavo assist stagionale di Mkhitaryan. Una rete che ha portato i due allenatori ad adeguare le proprie scelte iniziali.


 

L’Inter, abbandonata insieme ad Eriksen ogni velleità di utilizzare il trequartista, è da tempo tornata a giocare con il 3-5-2, avvicinando di nuovo le due punte Lukaku e Lautaro Martinez e appoggiando sui corpi dei due attaccanti gran parte delle proprie fortune offensive. Un abito tattico più rigido e meno vario, che però, in fondo, i nerazzurri sembrano indossare meglio di ogni altro. La Roma ha invece schierato quella che si può definire la sua formazione tipo di questo periodo, con Pellegrini sulla linea dei trequartisti e Villar in mezzo al campo al fianco di Veretout nel 3-4-2-1 di Fonseca.


 

La strategia difensiva della Roma


Il tecnico giallorosso ha costruito la propria strategia difensiva iniziale affrontando in parità numerica la costruzione bassa a 3 uomini dell’Inter. Dzeko, Mkhitaryan e Pellegrini hanno schermato le linee di passaggio interne rispettivamente di De Vrij, Skriniar e Bastoni, indirizzando la manovra verso l’esterno e i quinti dell’Inter su cui erano pronti a salire in pressione aggressiva Karsdorp e Spinazzola. Alle loro spalle Veretout ha seguito praticamente a uomo il vertice basso Brozovic mentre Villar, che in fase difensiva era sul centro-destra, ha giocato nella zona di Vidal.


 


La Roma non è particolarmente aggressiva, ma taglia le linee di passaggio interne dei tre difensori impegnati in costruzione bassa coi suoi tre giocatori offensivi. Veretout segue da vicino Brozovic, Spinazzola è pronto ad alzarsi velocemente su Hakimi sul passaggio di Skriniar verso l’esterno.


 

Da un punto di vista puramente numerico l’Inter avrebbe potuto avere superiorità numerica in mezzo al campo, con i suoi 3 centrocampisti contro i soli 2 giallorossi. Fonseca, oltretutto, destinando l’interno di centro-sinistra Veretout al controllo ravvicinato di Brozovic, ha di fatto liberato Barella che, nello scacchiere tattico della gara, è diventato il giocatore dell’Inter potenzialmente più libero dagli avversari. Doveva essere Ibanez, il "braccetto" di sinistra della difesa a 3 giallorossa, ad alzarsi sul centrocampista sardo, accettando pertanto di affrontare in parità numerica con Mancini e Smalling, la coppia d’attacco di Conte. Il potenziale vantaggio numerico e posizionale in mezzo al campo non è però stato ricercato ed ottenuto dall’Inter. Barella non si è mai mosso negli spazi liberi alle spalle di Veretout e Villar e la squadra non ha mai manovrato per trovare una soluzione palleggiata alle spalle degli interni avversari. Barella, infatti, si inseriva nella zona di centro-destra, facilitando il compito a Ibanez. Il brasiliano si è trovato a difendere senza essere costretto ad alzarsi troppo dalla sua posizione o si è aperto in fascia permettendo ad Hakimi di alzarsi.


 

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Nella prima immagine Barella si allarga e Hakimi si alza. La zona vuota liberata dal pressing giallorosso orientato sull’uomo non viene esplorata dalla mezzala nerazzurra. Nella seconda occasione Barella approfitta della sua liberà inserendosi profondamente nella zona di Ibanez.


 

Le due soluzioni di gioco più ricercate da Barella non sono quindi state finalizzate a capitalizzare la superiorità numerica dell’Inter in mezzo al campo, ma a forzare ulteriormente i duelli individuali tra Lautaro e Lukaku contro Mancini e Smalling, in un caso impegnando Ibanez con l’avanzata profonda di Hakimi successiva al movimento verso l’esterno, nell’altro con l’inserimento diretto sulla linea degli attaccanti. Una strategia offensiva coerente con le scelte di fondo di Antonio Conte, che predilige sfruttare al massimo i duelli individuali dei propri attaccanti, ma che, nel primo tempo, non ha troppo pagato per la capacità di Mancini e Smalling di reggere il confronto fisico e tecnico coi propri avversari.


 

La risposta di Conte


Per ovviare alle difficoltà in costruzione della prima frazione di gara, Antonio Conte nell’intervallo ha variato i meccanismi di risalita del pallone dal basso, abbandonando il rombo arretrato costituito dai 3 difensori e Marcelo Brozovic a favore di una linea a 4, formata abbassando il croato – o meno spesso Vidal – al fianco di De Vrij, e aprendo verso l’esterno Skriniar e Bastoni. La nuova strategia ha avuto il merito di ampliare la distanze in orizzontale tra i componenti della prima linea di pressione della Roma - composta dai tre attaccanti più Veretout - e di costringere Pellegrini e Mkhitaryan in fase di non possesso a coprire porzioni molto più ampie di campo. A soffrire è stato in particolare Pellegrini e la fascia destra della Roma che hanno pagato il fatto che l’Inter, approfittando del buon piede sinistra di Bastoni ha preferito uscire dalla propria fascia sinistra per attaccare successivamente con Hakimi il lato debole.


 


La linea a 4 in costruzione dell’Inter con Brozovic al fianco di De Vrij e Skriniar e Bastoni larghi. Pellegrini è costretto a percorrere tanta strada per andare a contrastare Bastoni.


 

La Roma è stata lenta e confusa nell’adeguare la propria strategia difensiva alle mosse di Conte e l’Inter, grazie anche a una maggiore pressione avanzata, è riuscita all’inizio del secondo tempo a dominare il possesso (63% dall’inizio della ripresa e il gol del vantaggio di Hakimi) e a ribaltare il risultato. Non è stato certo casuale che entrambi i gol siano nati da uno dei tanti attacchi del lato debole di Hakimi. Nel primo caso l’esterno nerazzurro ha ottenuto il corner da cui è nata la segnatura di Skriniar dopo un’azione sviluppata a sinistra a conclusa a destra.


 


Pellegrini è in ritardo su Bastoni e l’Inter è in grado di far circolare la palla da sinistra a destra dove Spinazzola è in inferiorità numerica contro Barella e Hakimi che ottiene il calcio d’angolo.


 

Nel secondo caso Hakimi ha concluso magnificamente in prima persona con un tiro di sinistro in diagonale sotto l’incrocio dei pali.


 

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In occasione del gol del vantaggio nerazzurro è Vidal che allargandosi compone la linea a 4 di costruzione nerazzurra. È addirittura Karsdorp ad alzarsi sul cileno e dietro lui, di conseguenza, tutta la linea difensiva scala verso destra. Sul lato debole ancora una volta Spinazzola è in inferiorità numerica contro Barella e Hakimi, e l’Inter è brava a spostare la palla velocemente da sinistra a destra raggiungendo il proprio esterno destro.


 

La fase d’attacco della Roma


A inizio partita la Roma è stata abile a fare circolare il pallone e ad ottenere vantaggi posizionali contro la difesa dell’Inter che, nonostante si fosse disposta con un blocco ad altezza medio/bassa, non è riuscita a tagliare le linee di passaggio degli uomini di Fonseca. La chiave della costruzione giallorossa è stata la composizione di una linea a 4 arretrata tramite l’inserimento di Veretout nello spazio tra Smalling e Ibanez.


 


Veretout si abbassa integrandosi con la linea difensiva. Mancini e Ibanez si allargano, Karsdorp e Spinazzola si alzano. La Roma disegna in campo un 4-1-4-1.


 

L’Inter ha avuto difficoltà a leggere e reagire allo schieramento offensivo giallorosso. Con Lautaro e Lukaku orientati principalmente su Mancini e Smalling, è stato Barella il centrocampista deputato ad alzarsi e a contrastare il terzo centrale giallorosso, ma il movimento di Veretout ha messo in difficoltà l’intera struttura difensiva nerazzurra. Hakimi e Darmian sono rimasti bassi a guardia di Spinazzola e Karsdorp, e Barella si è ritrovato a fronteggiare in inferiorità numerica Veretout ed Ibanez, indeciso se alzarsi in pressione o rimanere basso occupando la linea di passaggio verso Mkhitaryan. Di fatto, in fase di non possesso palla l’Inter si è trovata in inferiorità numerica in mezzo al campo. Con Barella impegnato in pressione avanzata, Brozovic e Vidal sono stati messi in mezzo al triangolo interno formato dal vertice basso Villar e da Pellegrini e Mkhitaryan che occupavano gli half-space. Sarebbe quindi servita più aggressività verso i trequartisti della Roma dei due centrali Skriniar e Bastoni, ma la prudenza dei due difensori e le difficoltà dei centrocampisti a schermare le linee di passaggio hanno permesso ai giallorossi di trovare con facilità Pellegrini e Mkhitaryan nella zona tra la difesa e la linea mediana avversaria. Vidal è apparso in particolare difficoltà: non è mai riuscito a coprire le ricezioni di Pellegrini.


 


L’inferiorità numerica in mezzo al campo dell’Inter con la palla in possesso della Roma. In questo caso è Brozovic ad alzarsi su Veretout. Bastoni e Skriniar sono lontani dai due trequartisti della Roma.


 

La Roma è stata abile, nel primo tempo, a capitalizzare fino all’ultimo terzo di campo i vantaggi posizionali ottenuti dalla propria strategia offensiva, ma è stata meno efficace nel riuscire a penetrare nel cuore della difesa nerazzurra. Nel primo tempo i giallorossi non sono mai riusciti a concludere dall’interno dell’area di rigore avversaria e il gol del vantaggio è giunto in occasione di un’ottima ripartenza successiva a un recupero del pallone di Veretout su Barella.


 

Dopo aver sofferto la pressione dell’Inter in tutta la prima parte della ripresa, negli ultimi venti minuti la Roma è riuscita a riprendere in mano il dominio del pallone, grazie anche alla complicità dei nerazzurri. Dopo aver ottenuto il vantaggio la squadra di Conte ha progressivamente abbassato il suo baricentro e diminuito l’intensità del pressing offensivo; infine è passata a difendere definitivamente con il 5-4-1 con l’ingresso di Perisic per Lautaro.


 


Il 5-4-1 difensivo dell’Inter nella parte finale del match. Perisic si abbassa sulla linea dei centrocampisti. Anche Lautaro, prima della sostituzione, aveva cominciato a farlo.


 

La pericolosità dei giallorossi è aumentata pure nell’ultimo terzo di campo, grazie anche agli inserimenti da dietro di Cristante, subentrato a Veretout negli ultimi dieci minuti. Anche difendendo bassa e compatta l’Inter ha continuato ad avere grosse difficoltà a schermare le ricezioni dei trequartisti giallorossi alle spalle del suo centrocampo, ben imbeccati da un ottimo Villar.


 


Nonostante il blocco basso e il 5-4-1 l’Inter non riesce a evitare il filtrante di Villar per Pellegrini che origina una buona occasione da rete per Mkhitaryan.


 

Il gol del pareggio di Mancini ha infine coronato il buon finale di partita della Roma, abile a reagire allo svantaggio e a sfruttare il calo della pressione alta dell’Inter che l’aveva messa in difficoltà per tutta la prima parte del secondo tempo.


 

Un’occasione mancata per entrambe le squadre


La partita ha vissuto almeno tre diversi momenti tattici in cui hanno prevalso le due squadre a fasi alternate. Nel primo tempo l’Inter ha preferito non ricercare la possibile superiorità numerica creata dalla strategia difensiva della Roma, usando Barella soprattutto per forzare i duelli individuali tra le due punte e i due centrali difensivi della Roma - che però hanno difeso bene. Di contro i nerazzurri hanno sofferto la circolazione del pallone della Roma, che ha portato la palla ai trequartisti con troppa facilità, senza però rendersi sempre molto pericolosa nell’area avversaria.


 

A inizio ripresa, Conte ha scelto di adottare una linea a 4 in fase di costruzione bassa, inaugurando il secondo diverso momento tattico del match. La nuova strategia offensiva nerazzurra ha mandato in crisi il sistema di pressione degli uomini di Fonseca, allargando le maglie della struttura difensiva giallorossa, e ha consentito una risalita del pallone più palleggiata e orientata a raggiungere Hakimi. L’esterno dell’Inter - autore di un gol eccezionale - è riuscito a capitalizzare i vantaggi tattici costruiti dalla sua squadra. Ottenuto il vantaggio l’Inter ha però progressivamente rinunciato alla pressione alta che aveva rallentato gli ingranaggi della costruzione del gioco avversaria e lasciato spazio alla Roma, tornata con ancora maggiore pericolosità ad approfittare della difficoltà nerazzurre nel difendere le ricezioni alle spalle del proprio centrocampo.


 


La mappa degli Expected goal della partita.


 

L’Inter va via da Roma con un pareggio nato anche da un finale troppo prudente, dopo che nella prima parte del secondo tempo era riuscita con una maggiore aggressività in pressione e una migliore circolazione del pallone a ribaltare con merito il risultato. Da parte sua però neanche la Roma può essere pienamente soddisfatta e deve rimpiangere quei venti minuti in cui Fonseca non ha saputo reagire alle mosse di Antonio Conte. Una partita quindi che ha mostrato squadre imperfette ma dalla fisionomia chiara: nessuna delle due sarà pienamente soddisfatta del risultato finale.


 

 

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