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Come vedremmo Mancini da ct della Nazionale?
18 feb 2018
18 feb 2018
Luca ci ha chiesto un parere su un eventuale arrivo del tecnico sulla panchina dell'Italia. Risponde Flavio Fusi.
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Gentile staff de L'Ultimo Uomo, come vedreste Roberto Mancini sulla panchina della Nazionale?

In una recente intervista ha affermato, senza troppi giri di parole, che allenare la Selezione Azzurra e vincere un trofeo internazionale con essa sia il suo più grande sogno.

Grazie mille e distinti saluti

Luca

Risponde Flavio Fusi

Caro Luca,

Mancini è ormai da anni tra gli aspiranti al ruolo di CT e dopo la sua recenteautocandidatura avrà scalato ulteriori posizioni nella lista del sub-commissario FIGC Costacurta, che a quanto pare consisterebbe in 6-7 nomi di tecnici. L’attuale allenatore dello Zenit ha confessato che dopo 40 anni di campo, da calciatore prima e da allenatore poi, non gli mancherebbe il lavoro quotidiano con la squadra e, anche se fosse, sarebbe ancora in tempo per tornare ad allenare una squadra di club una volta conclusa la sua eventuale avventura in azzurro.

Di sicuro non gli manca l’esperienza in campo internazionale, così come la personalità per resistere al tipo di pressione che caratterizza un incarico in cui altre 65 milioni di persone pensano di poter prendere il tuo posto. Mancini è anche molto abile a fare il “para-fulmine” coi media, alleviando la pressione sui suoi giocatori, come avvenne nella fase conclusiva della Premier 2011/12, in cui minimizzò fino all’ultimo le possibilità di vittoria del titolo del Manchester City davanti ai giornalisti. Personalità che sarebbe determinante anche per fare scelte importanti a livello di organico, che si tratti di rinunciare definitivamente a qualche veterano e lanciare finalmente qualche giovane o sacrificare alcuni calciatori non compatibili con il suo potenziale progetto tecnico.

A proposito di progetto tecnico, il sistema di gioco utilizzato maggiormente con lo Zenit è il 4-2-3-1, ma Mancini ha utilizzato anche il 4-3-3 e il 4-4-2, a seconda dell’avversario di turno. L’adattamento alle caratteristiche e ai punti di forza e di debolezza dell’avversario è uno dei tratti del profilo dell’ex allenatore nerazzurro compatibile con il ruolo del commissario tecnico. Euro 2016 ha dimostrato come il trend a livello internazionale sia quello di avere squadre nazionali strutturate in maniera piuttosto semplice e lineare, organizzate con sistemi di gioco che esaltino le qualità tecniche dei giocatori migliori. Le nazionali utilizzano principi e riferimenti semplici da assimilare, in modo da poter inserire rapidamente anche giocatori con poca esperienza o operare con maggiore serenità il turnover necessario nelle competizioni internazionali.

Senza la possibilità di lavorare giorno per giorno per sviluppare un modello di gioco definito e in un momento di transizione come quello che stiamo vivendo, in cui i giocatori intoccabili della Nazionale si contano sulle dita di una mano, anche alla luce dei recenti ritiri, un disegno gestionale di questo tipo potrebbe effettivamente avere una sua logica, soprattutto nel primo biennio. L’esperienza in Premier League in cui Mancini ha svolto il ruolo di manager tornerebbe sicuramente utile, anche perché, è probabile che il prossimo CT, considerata l’instabilità a livello dirigenziale in cui verrà scelto, si troverà in una posizione di forza non indifferente.

Tenuto presente il suo percorso da allenatore, l’Italia di Mancini sarebbe una squadra che punterebbe prima di tutto a consolidare il possesso provando a costruire il gioco dalla difesa: per sua stessa ammissione, la coppia di centrali potrebbe essere quella del Milan formata da Bonucci e Romagnoli, pupillo del “Mancio”. Lo sviluppo verticale della manovra sarebbe effettuato soprattutto lungo le fasce, utilizzando anche terzini con spiccata attitudine offensiva (Zappacosta sarebbe un altro nome caldo) per arrivare sul fondo e crossare in area. Sia l’Inter che lo Zenit (primo per cross a partita nel campionato russo, 26,2) hanno attuato una strategia di questo tipo, anche perché i nerazzurri beneficiavano di una certa superiorità fisica rispetto a gran parte delle squadre di A, mentre nel caso della formazione di San Pietroburgo la supremazia su gran parte delle rivali è anche tecnica.

Giocare un calcio offensivo di questo tipo richiede punti di riferimento importanti in area di rigore. Lo scorso anno, incalzato da Fiorello, Mancini indicò un 4-4-2 per la sua Italia ideale: Belotti sarebbe uno dei giocatori preferiti, ma era stato fatto anche il nome di Petagna. Un sistema che avrebbe una sua logica visto che l’Italia non ha un trequartista e che Verratti ha dimostrato di non avere la stessa influenza che ha da mezzala se schierato dietro la punta. L’alternativa, forse più convincente anche del 4-4-2, sarebbe il 4-3-3, che permetterebbe di schierare Pellegrini, altro giocatore apprezzato da Mancini e che a quel punto sarebbe fondamentale anche nell’attaccare l’area di rigore con i suoi inserimenti, specie se l’altra mezzala fosse Verratti.

Con il 4-3-3 magari si riuscirebbero a valorizzare gli esterni offensivi più talentuosi, come Insigne. Non dobbiamo dimenticare però che nella filosofia di Mancini l'1 a 0 è il risultato ideale e il “rischio” di vedere un calcio poco appagante, sorpattutto nell’ultimo terzo di campo, è concreto.

Un elemento tattico interessante sarebbe l’introduzione di un pressing offensivo, altro elemento tipico del calcio di Mancini, che avrebbe prevedibilmente i singoli avversari come punti di riferimento: metodo che avrebbe il pregio di essere facilmente assimilabile, ma anche lo svantaggio di essere un sistema più “reattivo” che “proattivo”, e dunque vulnerabile contro squadre più sofisticate dal punto di vista tattico.

In definitiva, Mancini sembra un profilo adatto ad allenare l’Italia, soprattutto per le sue qualità gestionali e la sua capacità di adattamento. Dal punto di vista tattico rimangono alcuni interrogativi, ma ciò che è certo è che il risultato sarebbe sempre privilegiato rispetto al gioco: decidete voi, secondo la vostra visione del calcio, se questo sia una pro oppure un contro alla sua candidatura.

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