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Alfredo Giacobbe
Rivali: Ayrton Senna e Alain Prost
21 set 2022
21 set 2022
Un estratto da "Rivali", la nostra raccolta di racconti sportivi pubblicata da Einaudi.
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Alfredo Giacobbe
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Pubblichiamo un estratto de "Rivali", la nostra seconda raccolta di racconti sportivi, pubblicata da Einaudi. La potete acquistare qui. Quella che segue è una parte del racconto dedicato ad Ayrton Senna e Alain Prost. Le altre rivalità raccontate sono: Enzo Maiorca e Jacques Mayol, Muhammad Ali e Joe Frazier, Bjorn Borg e John McEnroe, Nadia Comaneci e Nellie Kim, Michael Phelps e Chad le Clos, Usain Bolt e Justin Gatlin, Diego Armando Maradona e Pelé, Billie Jean King e Margaret Smith Court, Michael Jordan e Kobe Bryant.È il 3 giugno del 1984 e sul Principato di Monaco piove come se fosse novembre. Non è una domenica qualsiasi – come saranno poi le domeniche qualsiasi in un posto come Montecarlo? – si corre il Gran Premio di Formula 1. Il circuito del Principato è fatto di strade sottratte alla viabilità ordinaria, tre chilometri e trecento metri di muretti, avvallamenti, marciapiedi e guardrail. Da fare a tutta in una giornata di sole è una pazzia, figurarsi in mezzo alla tempesta, quando le macchine non ce la fanno a mettere a terra i troppi cavalli e fanno slittare gli pneumatici, alzando nuvole di acqua vaporizzata attraverso cui è impossibile vedere. Nonostante la pioggia e la scarsa visibilità, la partenza della gara si svolge regolarmente e quasi tutte le auto passano per l’imbuto della prima curva, alla Santa Devota. Ma di lí a poco la corsa si trasforma in una lotta per la sopravvivenza. Alain Prost è un giovane pilota francese, dotato di un talento fuori dal comune. È stato messo sotto contratto dalla McLaren, una delle scuderie piú prestigiose, per affiancare Niki Lauda, già due volte campione del mondo e uscito vivo, come una fenice, dalle fiamme della sua monoposto qualche anno prima. Il confronto avrebbe intimorito chiunque, ma non Prost, che ama le sfide impossibili. Minuto di corporatura, con un naso adunco e gli occhi tristi, Prost è stato una promessa del calcio, arrivato all’automobilismo quasi per caso. A Montecarlo parte dalla pole position e nei primi giri si assicura un certo distacco dal secondo, l’inglese Nigel Mansell. Non forza la guida e non reagisce quando Mansell affonda il suo attacco. Prost cede il primato della corsa perché sa che Mansell non potrà tenere quel ritmo a lungo. Sull’asfalto scivoloso di Montecarlo andare piú forte di Prost significa accettare un rischio troppo grande. Non passano che pochi giri quando Mansell mette la sua Williams contro le barriere e Prost riprende la prima posizione. Alain Prost è l’esattezza del calcolo. Intanto, nelle retrovie della gara, un ragazzino brasiliano, all’esordio sul circuito monegasco, infiamma la corsa. Si chiama Ayrton Senna e alla guida della Toleman, una macchina costruita artigianalmente e con poche risorse, supera un avversario dopo l’altro. In pochi giri passa dalla tredicesima alla seconda posizione, e da quel momento la sua gara diventa una caccia all’uomo. Senna è atletico, ha occhi neri e profondi incastonati su un viso da attore. Fin da piccolissimo è stato un fenomeno dei kart. La sua auto a Montecarlo trema, saltella e si impunta come un toro meccanico, sputa fiamme dal posteriore a ogni cambiata. Senna tira via il vantaggio di Prost a colpi d’accetta, toglie a ogni giro tre secondi di distanza tra sé e il francese, un’enormità. Solo un pilota dalla sensibilità magica può tentare un assalto cosí ambizioso, su quel tipo di circuito e nelle condizioni in cui è l’asfalto quel giorno. Ayrton Senna è la bellezza dell’incoscienza. A ogni giro un meccanico della McLaren sporge una tabella su cui scrive che Senna è sempre piú vicino. Prost lo vede negli specchietti e forse comincia ad averne paura. Al ventottesimo giro, dopo aver percorso un terzo di gara, Prost agita un braccio fuori dalla sua monoposto. La pioggia si è intensificata, continuare a correre è troppo pericoloso: dall’auto lanciata Prost chiede ai commissari la sospensione della gara. Due giri dopo lo accontentano. Prost si ferma sul rettilineo principale davanti al direttore di gara che espone la bandiera rossa, intimando lo stop. Senna passa in testa pochi metri prima della linea del traguardo, ed è sicuro di aver vinto, ma il regolamento impone che la vittoria sia assegnata tenendo in conto la classifica del giro che precede la sospensione.La mancata vittoria in una gara monca fu uno smacco durissimo per Senna: «La Formula 1 è politica. Quando sei piccolo può capitarti anche questo». Nessuno conosce le vere motivazioni di Prost, se la sua fu sincera preoccupazione per l’impraticabilità della pista e l’incolumità dei piloti. Si disse che il suo motore Porsche aveva iniziato a perdere colpi, e che i suoi freni stavano per andare fuori uso, come avevano già fatto quelli del suo compagno di squadra Niki Lauda. Quali che fossero i veri motivi, Prost aveva il potere di fermare la corsa e lo usò. Sul podio, felice mentre teneva la coppa del vincitore, ancora non sapeva di aver commesso il piú grande errore della sua vita sportiva. Prost «le Professeur», il calcolatore, anche se nel 1984 non aveva vinto nessuno dei suoi titoli mondiali, era già il pilota piú forte sulla macchina piú forte. Quale minaccia poteva costituire quel ragazzo brasiliano per l’astro nascente della Formula 1? Nell’inferno grigio in cui si era trasformato il Principato di Monaco in una domenica di giugno, Prost sbagliò i suoi calcoli. Se la gara si fosse completata, se Senna lo avesse superato, Prost avrebbe guadagnato sei punti. Con l’interruzione prematura e la relativa vittoria dimezzata, ne portò a casa quattro e mezzo. Alla fine dell’anno il titolo lo vinse Lauda, con un distacco da Prost di mezzo punto. Ma perdere il Mondiale fu una cosa da poco: Prost aveva adesso un nemico giurato, lo avrebbe avuto per sempre. Senna per tutta la carriera non ha sognato altro che annientare Prost, diventare un pilota piú forte, piú acclamato, piú potente del francese. L’inseguimento inizia quel giorno di giugno a Montecarlo, e non finisce con la bandiera rossa, prosegue nel tempo e nello spazio, arriva fino ai nostri giorni, perché quella tra Senna e Prost è stata la piú grande rivalità che gli appassionati abbiano mai visto sui circuiti in cui corre la Formula 1.

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