Ricordatevi di Ashton Eaton
Cosa ci lascia uno dei più grandi atleti degli ultimi anni.
Salto in avanti
L’anno di svolta nella carriera di Eaton è il 2010. Dopo l’esperienza del Mondiale berlinese, dove chiude al diciottesimo posto nel decathlon, punta deciso a consolidarsi nella gara sulle sette prove e il 13 marzo stabilisce il nuovo record mondiale che resisteva dal 1993 a ventidue anni appena compiuti. Nei due anni successivi ritoccherà un paio di volte quel limite, fino ai Mondiali indoor di Istanbul del marzo 2012 dove vince cinque gare su sette, dominando la classifica finale in cui stacca di 574 punti l’ucraino Oleksiy Kosyanov. Nel frattempo però, sotto la guida del decano dei coach Harry Marra, Ashton ha già conquistato un argento iridato a Daegu e tutti lo aspettano ormai al varco dei Giochi di Londra. D’altronde nel Team Usa tutti sanno di avere di fronte un fenomeno che ci ha messo quattro anni tra conoscere una specialità e fare un record del mondo. Uno che alla sesta prova nel decathlon ha superato gli 8mila punti.
Certo ha davanti a sé e come compagni di spedizione l’ultimo campione mondiale, Trey Hardee, e il detentore del titolo olimpico Bryan Clay, ma ha già ricevuto l’incoronazione a «prossimo miglior decatleta americano» da parte di colui che detiene il record nazionale di specialità, Dan O’Brien. Lui è l’unico con qualche possibilità di togliere la corona mondiale al ceco Roman Šebrle, in futuro magari.
Nel 2011 Hardee è ancora imbattibile.
Infatti nemmeno i più ottimisti si aspettano ciò che avviene il 24 giugno 2012 ai Trial di Eugene, validi come qualificazione olimpica. Nella prima giornata Eaton corre i 100 metri piani in 10’’21, cioè il tempo minimo richiesto per iscriversi alla prova di disciplina, non pago fa anche 8,23 metri nel lungo. Per intenderci quello stesso giorno Marquise Goodwin vince la gara di salto in lungo con 8,33 metri. Con il suo balzo Ashton sarebbe qualificato per Londra. Vince anche salto in alto e 400 metri piani. Il giorno successivo conquista 110 hs (ostacoli), salto con l’asta e 1500 metri, nei quali stacca il suo miglior tempo assoluto in carriera con 4’14’’48, chiudendo così col nuovo record mondiale di 9039 punti, tredici più di Šebrle, l’iridato Hardee arriva secondo con un distacco di 317 punti e la certificazione di essere il passato.
Le prime parole del neo primatista mondiale sono di ringraziamento proprio al campione sconfitto: «Trey mi ha aiutato tanto, tanto, tanto a Daegu, quando ero a terra (la gara era stata molto dura, ndA) mi ha detto di andare avanti e cercare di batterlo». Perfetto stile Ashton Eaton. Quella medaglia d’argento in Corea del Sud rappresenta un vero salto di qualità per il nostro, come preciserà al New York Times durante la preparazione olimpica: «Prima di Daegu ero come insensibile alla vittoria in un certo senso, perché tutto stava andando bene comunque. Quando sono salito sul podio ho finalmente capito perché scendevo in pista: è stato come riaccendersi».
A quel punto, con una nuova consapevolezza e una sconosciuta fame di successo, l’ossessione olimpica viene vissuta dal campione americano con meno pressione e molta più forza interiore, tanto che vince con un ottimo punteggio (8869 punti), ma in costante controllo. Trey Hardee arriva ancora secondo e ad ammirare il proprio successore c’è anche Šebrle, che a 38 anni suonati non si risparmia la passerella agonistica da ex e l’applauso al nuovo re. Hardee dice di lui: «È il più grande atleta del pianeta».
In effetti non ci sono rivali in grado di avvicinarsi a lui, che si laurea nuovamente campione mondiale a Mosca nel 2013 e decide poi per il 2014 di non partecipare a nessuna gara di decathlon, così da poter fare «qualcosa di divertente», e cioè provare le singole gare sui 400 e sui 1500 (o 100, 110 hs, salto in lungo) durante la Diamond League. Certo senza dimenticare che ci sono i Mondiali indoor di Sopot in Polonia, dove Eaton arriva senza prove nelle gambe in quanto detentore del titolo. Ciononostante fa 6632 punti, secondo miglior punteggio di ogni epoca e record dell’anno, lasciando il secondo a un abisso di distanza.
I suoi veri obiettivi sono nel biennio 2015-2016 e si chiamano Mondiali di Pechino, record del mondo e Olimpiadi di Rio. Tutti realizzati in quest’ordine. In Cina oltre all’oro e ai 9045 punti, realizza anche i migliori 400 metri mai corsi nel decathlon con 45’’ netti, proprio come si era prefissato e previsto stendendo il programma di allenamento del 2014, inoltre il record di punti arriva grazie agli straordinari 1500 finali. Nessuno conosce Ashton Eaton meglio di Ashton Eaton.
Apoteosi finale di un campione con vista sul possibile futuro.
Gli 8893 punti conquistati a Rio de Janeiro (record olimpico, va da sé) rimangono l’ultima replica di uno show sportivo che va avanti dal 2012 ininterrottamente. Ashton lascia le competizioni da imbattuto e senza eredi capaci di farlo dimenticare in tempi brevi. Il nome del futuro è forse quello del francese Kévin Mayer, capace di far sudare il campione di tutto fino all’ultima gara, battendolo nettamente nell’asta e nel giavellotto, ma questa in caso è un’altra storia tutta da scrivere.
Rimane invece forte il messaggio che il miglior decatleta della storia lascia a un mondo alla costante ricerca di simboli che ne redimano passato e presente, e cioè che si può diventare i più grandi sfidando sé stessi e i propri limiti, prima ancora che gli avversari. E scoprire che ogni concorrente può essere un pungolo e un aiuto alla costruzione della propria carriera, senza per forza essere visto come un nemico da annientare.
Quello del decathlon è un gruppo di amici uniti dalla fatica
Prima ancora che un professionista impeccabile e un talento naturale non ripetibile, Eaton rappresenta l’incarnazione dello sport come grande famiglia in cui ognuno gioca un ruolo importante per gli altri e la classifica finale, pur essendo l’unica cosa di cui si terrà memoria, costituisce in fondo un sistema profondamente sbagliato per giudicare un atleta. Perché prima di tutto contano il rispetto e il gioco pulito.