Il decatleta Ashton Eaton ha chiuso il 4 gennaio scorso la propria carriera agonistica con un messaggio di addio sul suo sito personale. Un saluto allo sport che ha letteralmente dominato per un lustro, vincendo due Olimpiadi consecutive e due Mondiali sulle dieci discipline, nonché altri tre nell’eptathlon indoor. Eaton è anche il primatista mondiale di decathlon con 9045 punti e di eptathlon con 6645 punti. L'addio all’attività agonistica è stato condiviso con sua moglie, la canadese Brianne Theisen, regina del pentathlon ai Mondiali indoor di Portland 2016 e medaglia di bronzo nell’eptathlon a Rio de Janeiro. Alla soglia dei 30 anni (Ashton ne deve ancora compiere 29) la coppia di acciaio dell’atletica moderna ha deciso che nella vita c’è altro.
«È arrivato il momento di separarmi dall'atletica per fare qualcosa di nuovo. Francamente non c'è molto altro che voglia fare nel mondo dello sport. Ho dato gli anni di maggior vigore fisico della mia vita alla ricerca e al superamento dei miei limiti. Ce l'ho fatta? Non sono sicuro che qualcuno ci riesca sul serio», spiega l'atleta americano. Ai Giochi di Rio 2016, Eaton ha pareggiato un record conquistando il secondo oro in carriera, come il connazionale Bob Mathias (1948 e 1952) e il britannico Daley Thompson (1980 e 1984, anni di boicottaggi da Guerra fredda) prima di lui, diventando così il terzo decatleta della storia a vincere due Olimpiadi consecutive.
Thompson come Eaton contava su una grande ecletticità e una grande eleganza nel gesto atletico.
Ashton Eaton non è uno sportivo come gli altri. E lo si comprende fin dai ringraziamenti messi in coda al suo messaggio di addio alle gare. Non ci sono nomi di colleghi (eccetto sua moglie, ovviamente) e nemmeno di miti dello sport. Le uniche due personalità che vengono nominate sono il genio ingegnere elettrico Nikola Tesla ed Elon Musk, imprenditore creatore dell’impresa aerospaziale SpaceX e cofondatore di Paypal. Sono questi due uomini le «fonti di ispirazione» di Eaton. Dai quali «ho imparato che significa lavorare, che l’ambizione aiuta a superare ogni avversità e come si persegue uno scopo più alto». Alquanto irrituale.
Un addio all’agonismo concordato con la compagna di vita Brianne, che di Eaton ha preso il cognome e condiviso tutti gli sforzi nel mondo dell’atletica: dal campo di allenamento del college in Oregon, dove si sono conosciuti, fino al podio dell’Olimpiade carioca di agosto. Nessuno come lei ha saputo stare al fianco di un fuoriclasse, risultando così importante nelle decisioni dello stesso e costruendo comunque un’ottima carriera in proprio. Quell’abbraccio dopo lo sforzo sovrumano per strappare il record mondiale a sé stesso nella calura di Pechino dice molte cose del rapporto simbiotico dei due Eaton.
Ashton raggiunge la vetta del suo sport e vuole sua moglie con sé.
Ed è per questo naturale che i due messaggi di addio alle gare finiscano per compenetrarsi e completare l’uno l’altro. Scrive Brianne: «Le mie passioni e i miei interessi sono cambiati. La pista mi ha dato così tanto, ma ora è tempo di ritirarsi». Il marito ricorda quel quotidiano trovato sul tavolo di casa una mattina d’estate del 2001, sulla cui prima pagina campeggiava la foto dell’uomo d’acciaio del decathlon di quei tempi, il ceco Roman Šebrle, oro ad Atene 2004 e recordman del mondo. Quel titolo "Galactic Olympics" gli lasciò un senso di curiosità rimasto vivo fino al giorno in cui gli proposero quella enorme fatica come unica chiave per entrare al college. Ora che ha scritto la storia, ai suoi fan annuncia: «È tempo di fare qualcosa di nuovo».
“For sure”
Si dice che nessuno sia profeta in patria. Non è stato così per Ashton James Eaton, nato a Portland il 21 gennaio 1988, che ha frequentato le scuole superiori in giro per il suo Stato di nascita seguendo gli spostamenti della mamma divorziata, che ha conosciuto le discipline multiple dell’atletica all’Università dell’Oregon e che ha gareggiato da professionista sotto le insegne dell’Oregon track club di Eugene, non lontano dalla città di origine.
Nella primavera del 2006 Tate Metcalf, insegnante di atletica del liceo che Ashton stava frequentando, era alla ricerca di un college che desse al suo miglior studente una borsa di studio. All’epoca Eaton era già un ottimo velocista con un gran salto in lungo ma sembrava non scatenare l’interesse di nessun ateneo. Fu in quel momento che il coach ebbe l’intuizione capace di cambiare la vita del nostro: dedicarsi ad una disciplina multipla, come l’eptathlon e il decathlon. Eaton accettò senza indugi («Decathlon? Sure»), perché fare sport in una università di Division first era troppo importante, lo sport era assolutamente importante per Ashton che si era ritrovato a dire sì al football di una Division third. Di quella strana e massacrante disciplina il nostro aveva il netto ricordo di quel titolo “Galactic Olympics” associato al nome di Roman Šebrle, ma nessuna nozione tecnica. Tanto bastava a chi sognava di diventare Superman.
Oggi, poco più di dieci anni dopo, Ashton Eaton è già un ex, ha vinto due Olimpiadi eppure molti anche tra i suoi colleghi non lo conoscono nemmeno, pur essendo la sua una delle storie belle dell’atletica contemporanea. Tutta colpa del fatto che il decathlon rimane una disciplina piuttosto oscura all’interno del panorama mondiale, nonostante siano in molti a considerare quelli che lo praticano gli atleti migliori del mondo, per la quantità di fatica affrontata e per la difficoltà di essere competitivi in tante discipline diverse nel pieno spirito sportivo dell’antica Grecia.
Con le sue vittorie Ashton si trova oggi nell’Olimpo dello sport americano con “Sentiero Lucente” Jim Thorpe, l’irripetibile campione di football e baseball capace di vincere pentathlon e e decathlon nella stessa Olimpiade (Stoccolma 1912) e con Bruce Jenner, atleta famosissimo e amatissimo negli anni Settanta e Ottanta, oggi divenuta Caitlyn. Il problema del decathlon è stato sempre l’essere una somma di discipline che dura per due giorni di gare, inoltre a vincere è colui che fa più punti quindi una competizione non proprio adatta a questi tempi affamati di highlights.
A dire il vero il decathlon è pieno di pathos, come la vittoria di Jenner a Montreal ’76 dimostra.
Eaton non è mai stato una belva da competizione, cosa che lo rende un animale davvero raro all’interno della categoria degli sportivi di tutte le generazioni. La signora Roz Eaton, mamma di Ashton, intervistata dal New Yorker, ha detto che suo figlio «non voleva vincere sempre perché nessun altro aveva la possibilità di farlo quando in gara c’era lui». A farle eco è coach Metcalf che ha dichiarato: «Ad Ashton piaceva vedere il proprio nome di fianco al nuovo record, ma non voleva battere gli altri, per questo gli ho detto di affrontare il decathlon come una costante ricerca di miglioramento di sé». Eaton lo ha seguito alla lettera.
Nel 2012 Eaton ha stabilito il suo limite sui 100 metri 10’’21 che ai Giochi di Londra gli sarebbero valsi la qualificazione alle semifinali di specialità. Sui 400 ha corso ai Mondiali di Pechino in 45’’00, un tempo mai cronometrato in una gara di decathlon. Lui che tre anni prima aveva ottenuto 46’’70 e che con quel tempo iniziò la rincorsa al record di punti che già gli apparteneva, che ancora resiste e che durerà ancora per un pezzo. Anche sui 1500 metri in Cina fece una specie di miracolo correndo in 4’17’’52 (il suo primato assoluto è di tre secondi migliore), alla decima gara in due giorni. Un tempo che è di appena 30’’ più lento di quello col quale Asbel Kiprop vinceva la gara di specialità. Insomma se è abbastanza antipatico discutere su chi sia il miglior atleta del mondo, di certo ci troviamo di fronte al più completo. Senza contare che da giovane Eaton è stato un buon giocatore di football e un discreto cestista e calciatore.
Il cielo non è il limite
Quando gli hanno chiesto cosa avrebbe fatto dopo i Giochi di Rio, Ashton ha risposto che avrebbe voluto andare su Marte. Data la sua passione per Musk e il suo progetto SpaceX, la cosa non suona così strana. Per ora dicono si alleni a casa pilotando il suo drone. Nel frattempo mamma Roz ha commentato semplicemente: «Qualcuno dovrà pur andare». Cosa vi aspettavate dalla donna che ha creduto per prima che suo figlio potesse diventare Superman?
Il ritiro di Eaton non ha lasciato insensibili gli addetti ai lavori d’oltreoceano e infatti Sports Illustrated gli ha dedicato ampio spazio con un articolo che suonava tanto come un campanello di allarme per un intero movimento non più in grado di sfornare ad ogni generazione fenomeni in grado di fare razzia di medaglie a Mondiali e Olimpiadi. Un peana che a noi italiani suona difficile da comprendere, affogati come siamo nella mediocrità del movimento atletica. Ma nell’economia di scala rappresentato dallo sport agonistico anche gli Stati Uniti si ritrovano a denunciare la carenza di risorse per determinate specialità completamente a carico di scuole e università. Inoltre gli scandali internazionali di doping non aiutano di certo alla “vocazione” alla fatica relativamente poco remunerata della pista e del campo.
Insomma un nuovo Ashton Eaton non si vede all’orizzonte sotto le stelle e strisce, ma nemmeno allargando la visuale. Qualcuno capace di far apparire quasi semplice il decathlon che semplice non è affatto, capace di affrontare corsa, salti e lanci senza apparente difficoltà in nessuno di essi. Senza far trasparire all’esterno lo sforzo bestiale del tour de force della gara su due giorni. Questo è Ashton Eaton, grandissimo corridore e saltatore, ma anche unico nel non sembrare completamente fuori luogo sulla pedana del lancio del peso, specialità che rappresenta l’ostacolo maggiore per ogni decatleta della nostra epoca.
Tecnica perfetta
Tim Layden scrive una cosa molto vera, azzeccatissima: Eaton è dotato di una grazia fuori dal comune in tutto ciò che fa, e questo esula dal discorso sportivo tout court ma è pure centrale. Perché riesce ad essere performante nei salti in alto come i più alti tra i suoi colleghi, e allo stesso tempo dei lanci come quelli più bassi. Rimane un fuoriclasse assoluto sul salto in lungo (8,23 m di personal best!) e nei 110 ostacoli, nonché sui 400 col salto (dove ha un personale di 48’’69 pur non essendo parte del decathlon). Non solo, la sua velocità sul mezzo fondo (il suo miglior tempo sui 1500 è 4’14’’48) non ha eguali tra atleti veloci sul breve quanto lui, che fa 10’’21 sui 100 metri. Dunque il più grande decatleta della storia.
Quella grazia connaturata nell’atleta Eaton si rivela anche nelle uscite pubbliche dell’uomo Ashton, sempre misurato e conciliante, capace di mantenere un aplomb da gentiluomo anche nelle interviste a caldo dopo le gare, tanto che non si ricordano risposte fuori posto, né tanto meno accenni di polemica. La verità è che Eaton è dovuto maturare in fretta, figlio di una madre single sempre in cerca di soldi per crescerlo e assecondare le sue passioni, che fossero quelle di fare sport all’università o di andare su Marte. Perché Eaton è di certo un uomo dal grande savoir faire, ma pure una persona sognatrice al limite della stravaganza.
Qui ha appena stabilito il nuovo record del mondo.
Di certo possiamo parlare di un uomo profondamente aderente agli anni che vive, capace di dire basta con lo sport una volta raggiunto il massimo delle proprie possibilità ed evitare così lo stress e l’umiliazione dei molti che non sanno gestire la propria parabola discendente. E poi sempre a proprio agio con le proprie idee: intervistato da Sports Illustrated sulla transizione fatta dall’ex campione di decathlon Bruce Jenner verso il sesso femminile, divenuta Caitlyn, Eaton stupì l’intervistatore dicendo: «È stata una scelta coraggiosa, ora lei sembra felice». Azzeccando anche il genere del pronome, al contrario di molti colleghi (suoi e nostri).
Salto in avanti
L’anno di svolta nella carriera di Eaton è il 2010. Dopo l’esperienza del Mondiale berlinese, dove chiude al diciottesimo posto nel decathlon, punta deciso a consolidarsi nella gara sulle sette prove e il 13 marzo stabilisce il nuovo record mondiale che resisteva dal 1993 a ventidue anni appena compiuti. Nei due anni successivi ritoccherà un paio di volte quel limite, fino ai Mondiali indoor di Istanbul del marzo 2012 dove vince cinque gare su sette, dominando la classifica finale in cui stacca di 574 punti l’ucraino Oleksiy Kosyanov. Nel frattempo però, sotto la guida del decano dei coach Harry Marra, Ashton ha già conquistato un argento iridato a Daegu e tutti lo aspettano ormai al varco dei Giochi di Londra. D’altronde nel Team Usa tutti sanno di avere di fronte un fenomeno che ci ha messo quattro anni tra conoscere una specialità e fare un record del mondo. Uno che alla sesta prova nel decathlon ha superato gli 8mila punti.
Certo ha davanti a sé e come compagni di spedizione l’ultimo campione mondiale, Trey Hardee, e il detentore del titolo olimpico Bryan Clay, ma ha già ricevuto l’incoronazione a «prossimo miglior decatleta americano» da parte di colui che detiene il record nazionale di specialità, Dan O’Brien. Lui è l’unico con qualche possibilità di togliere la corona mondiale al ceco Roman Šebrle, in futuro magari.
Nel 2011 Hardee è ancora imbattibile.
Infatti nemmeno i più ottimisti si aspettano ciò che avviene il 24 giugno 2012 ai Trial di Eugene, validi come qualificazione olimpica. Nella prima giornata Eaton corre i 100 metri piani in 10’’21, cioè il tempo minimo richiesto per iscriversi alla prova di disciplina, non pago fa anche 8,23 metri nel lungo. Per intenderci quello stesso giorno Marquise Goodwin vince la gara di salto in lungo con 8,33 metri. Con il suo balzo Ashton sarebbe qualificato per Londra. Vince anche salto in alto e 400 metri piani. Il giorno successivo conquista 110 hs (ostacoli), salto con l’asta e 1500 metri, nei quali stacca il suo miglior tempo assoluto in carriera con 4’14’’48, chiudendo così col nuovo record mondiale di 9039 punti, tredici più di Šebrle, l’iridato Hardee arriva secondo con un distacco di 317 punti e la certificazione di essere il passato.
Le prime parole del neo primatista mondiale sono di ringraziamento proprio al campione sconfitto: «Trey mi ha aiutato tanto, tanto, tanto a Daegu, quando ero a terra (la gara era stata molto dura, ndA) mi ha detto di andare avanti e cercare di batterlo». Perfetto stile Ashton Eaton. Quella medaglia d’argento in Corea del Sud rappresenta un vero salto di qualità per il nostro, come preciserà al New York Times durante la preparazione olimpica: «Prima di Daegu ero come insensibile alla vittoria in un certo senso, perché tutto stava andando bene comunque. Quando sono salito sul podio ho finalmente capito perché scendevo in pista: è stato come riaccendersi».
A quel punto, con una nuova consapevolezza e una sconosciuta fame di successo, l’ossessione olimpica viene vissuta dal campione americano con meno pressione e molta più forza interiore, tanto che vince con un ottimo punteggio (8869 punti), ma in costante controllo. Trey Hardee arriva ancora secondo e ad ammirare il proprio successore c’è anche Šebrle, che a 38 anni suonati non si risparmia la passerella agonistica da ex e l’applauso al nuovo re. Hardee dice di lui: «È il più grande atleta del pianeta».
In effetti non ci sono rivali in grado di avvicinarsi a lui, che si laurea nuovamente campione mondiale a Mosca nel 2013 e decide poi per il 2014 di non partecipare a nessuna gara di decathlon, così da poter fare «qualcosa di divertente», e cioè provare le singole gare sui 400 e sui 1500 (o 100, 110 hs, salto in lungo) durante la Diamond League. Certo senza dimenticare che ci sono i Mondiali indoor di Sopot in Polonia, dove Eaton arriva senza prove nelle gambe in quanto detentore del titolo. Ciononostante fa 6632 punti, secondo miglior punteggio di ogni epoca e record dell’anno, lasciando il secondo a un abisso di distanza.
I suoi veri obiettivi sono nel biennio 2015-2016 e si chiamano Mondiali di Pechino, record del mondo e Olimpiadi di Rio. Tutti realizzati in quest’ordine. In Cina oltre all’oro e ai 9045 punti, realizza anche i migliori 400 metri mai corsi nel decathlon con 45’’ netti, proprio come si era prefissato e previsto stendendo il programma di allenamento del 2014, inoltre il record di punti arriva grazie agli straordinari 1500 finali. Nessuno conosce Ashton Eaton meglio di Ashton Eaton.
Apoteosi finale di un campione con vista sul possibile futuro.
Gli 8893 punti conquistati a Rio de Janeiro (record olimpico, va da sé) rimangono l’ultima replica di uno show sportivo che va avanti dal 2012 ininterrottamente. Ashton lascia le competizioni da imbattuto e senza eredi capaci di farlo dimenticare in tempi brevi. Il nome del futuro è forse quello del francese Kévin Mayer, capace di far sudare il campione di tutto fino all’ultima gara, battendolo nettamente nell’asta e nel giavellotto, ma questa in caso è un’altra storia tutta da scrivere.
Rimane invece forte il messaggio che il miglior decatleta della storia lascia a un mondo alla costante ricerca di simboli che ne redimano passato e presente, e cioè che si può diventare i più grandi sfidando sé stessi e i propri limiti, prima ancora che gli avversari. E scoprire che ogni concorrente può essere un pungolo e un aiuto alla costruzione della propria carriera, senza per forza essere visto come un nemico da annientare.
Quello del decathlon è un gruppo di amici uniti dalla fatica
Prima ancora che un professionista impeccabile e un talento naturale non ripetibile, Eaton rappresenta l’incarnazione dello sport come grande famiglia in cui ognuno gioca un ruolo importante per gli altri e la classifica finale, pur essendo l’unica cosa di cui si terrà memoria, costituisce in fondo un sistema profondamente sbagliato per giudicare un atleta. Perché prima di tutto contano il rispetto e il gioco pulito.