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Daniele Manusia
Ricordami chi era Oussama Assaidi
29 dic 2023
29 dic 2023
I reperti video di un mago del dribbling che probabilmente avevate dimenticato.
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Daniele Manusia
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IMAGO / ANP
(foto) IMAGO / ANP
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Nel bellissimo La Chimera di Alice Rorchwacher viene raccontata la storia di un rabdomante inglese “affascinante” e “alto due metri”, in grado di sentire la presenza di tombe etrusche con l’ausilio di un bastone di legno biforcuto. Ogni tanto mi sento come Arthur, in preda a tremori ed eccitazione quando mi imbatto su internet su un video che per qualche ragione sento di non dover scrollare ma, anzi, approfondire. Chissà cosa c’è là sotto, magari solo piccoli “coccetti”, magari qualche tesoro inestimabile. A me, in ogni caso, i coccetti interessano quanto i tesori. Il protagonista de LaChimera è un archeologo di formazione e anche queste ricerche cosa sono se non una specie di archeologia calcistica? Oltretutto i video dei primi anni dieci del duemila sono ormai un ammasso di pixel vicino all’astrattismo - erano così anche prima e la nostra tecnologia si è evoluta senza che me ne rendessi veramente conto, oppure anche i video digitali si sono in qualche modo degradati? - sembrano fragili, deperibili, sul punto di sparire come gli affreschi che Arthur svela nelle tombe, ricoprendosi di una patina opaca al primo contatto con l’aria. E insomma sono capitato su una giocata piccola e inutile di una decina di anni fa, che devo aver visto di passaggio, all’epoca, e di cui ho tenuto una traccia nella mia memoria. Al punto da provare eccitazione quando me la sono trovata di fronte tra un video e l’altro con le giocate pazzesche di Ronaldo il fenomeno e Ronaldinho - capolavori inestimabili vicino al mio coccetto piccolo e inutile. La giocata in questione è la seguente.

Si tratta di un gol annullato, o meglio: segnato a gioco fermo. Il protagonista non è alto due metri e non ha quasi niente di affascinante: si chiama Oussama Assaidi e quasi nessuno di voi lo ricorderà. È nato nel nord del Marocco, in un paesino costiero chiamato Beni Boufagher, con un piccolo porto e famoso per le sue sardine. Assaidi è una delle tre persone più famose collegate a Beni Boufagher, gli altri due sono due rapper olandesi, uno dei quali è suo cugino. Non so a che età si sia trasferito alla periferia di Amsterdam, comunque giovane, visto che è cresciuto nelle giovanili dell’AZ Alkmaar. Qui era all’Heerenven, doveva avere poco più di vent’anni, era nel pieno della sua carriera, per così dire. È una di quelle cose artistiche e umilianti che si fanno solo al campetto ma sulla riga di porta: due tacchi perpendicolari l’uno rispetto all’altro, il primo di destro manda la palla sul tacco sinistro che lo devia di 90° in direzione della porta. Vederla in una partita ufficiale, dal limite dell’area, con la palla che gonfia la rete entrando sotto la traversa, beh, è comunque qualcosa di eccezionale. Si capisce fin dalla prima volta che lo si guarda che c’è qualcosa di strano in questo video: perché non esulta? E dopo aver capito che il gioco era fermo e che probabilmente Assaidi lo sapeva, è normale chiedersi se lo avrebbe fatto comunque qualora il gol fosse stato valido. Qui dipende da voi, se volete crederci oppure no. Io dico di sì, che quelli con le qualità che ha lui, unite alla faccia da cazzo che aveva lui, quel coraggio, quella spavalderia, non aspettano altro che di poter umiliare gli avversari con un doppio tacco a porta vuota. E quando dico umiliare gli avversari in realtà intendo che queste sbruffonate sono un modo per cercare il proprio riscatto, per appianare ogni debito, ogni complesso di inferiorità, ogni subalternità coloniale. Comunque. Se vi piace questa giocata, seguitemi, scavate insieme a me alla ricerca di altri reperti di Oussama Assaidi.

Il secondo reperto trovato nella tomba di Oussama Assaidi viene da una partita che l’Heerenven ha vinto 6-2 contro il Twente, in cui Oussama Assaidi ha segnato 3 gol e realizzato 2 assist. Ci sono due tiri da fuori (entrambi rientrando dalla sua fascia sinistra: uno a giro sul secondo palo, l’altro teso e secco sul primo), un gol segnato dopo aver saltato il portiere, un bel cross di sinistro dopo essersi fumato due giocatori sulla fascia. Ma la cosa più bella è il secondo assist.

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Assaidi è al centro della trequarti, la palla gli arriva da sinistra, ha davanti un difensore e deve aspettare che il compagno a cui farà l’assist entri in area di rigore. Finge prima il tiro, piantando la suola sulla palla, poi fa un piccolo movimento come per ripartire, ma si ferma di nuovo e solo a quel punto scucchiaia per il compagno che, da solo davanti al portiere, con la palla che rimbalza, lo scavalca con un tocco elementare. Queste frenate, i suoi cambi direzione, i tocchi di suola, di esterno, l’infinita varietà di soluzioni a disposizione di giocatori così tecnici: non sono proprio quello che cerchiamo quando scaviamo nella discarica di link in cui si è ridotto il nostro internet?

Assaidi a 24 anni va a Liverpool. Lo volevano l’Ajax e il Galatasaray ma lui preferisce l’Inghilterra. Arriva insieme a Fabio Borini, Daniel Sturridge e Philippe Coutinho e si prende la maglia numero 11, ma Brendan Rodgers lo fa giocare poco e l’anno dopo si trasferisce allo Stoke. Segna il suo primo gol al Chelsea di Mourinho, il gol del 3-2 finale in una partita pazza - doppietta di Schürrle per dire - in rimonta, un minuto dopo essere entrato in campo, a un minuto dalla fine. Ed è un gol pazzesco, una bomba che va dallo spigolo sinistro dell’area di rigore dritta per dritta all’incrocio opposto. Mourinho nelle interviste a fine partita sembra distrutto. Lo ha distrutto Oussama Assaidi. Era il suo primo gol con lo Stoke.

Reperto numero 4. Siamo vicini alla fine. Stiamo raschiando il fondo di internet. Ma che perla. Assaidi è in panchina con lo Stoke, che sta giocando contro il Manchester United. La palla esce in fallo laterale dalle sue parti e Michael Carrick, una persona evidentemente cresciuta in strade diverse da quelle di Assaidi, si china con autolesionistica ingenuità sul pallone. Assaidi ci pianta il piede sopra, ruota di mezzo giro sul perno della sua gamba d’appoggio - con Carrick dietro come un cane che segue la mano del padrone con la pallina - e poi con la suola gliela fa passare, all’indietro, sotto alle gambe. Per quanto mi riguarda, una cosa del genere, vale per giudicare una carriera. Vale, fate conto, quanto una cinquantina di gol di Cristiano Ronaldo, almeno.

Lo Stoke poi ha provato a comprarlo ma Assaidi ha preferito andare a giocare in Qatar. Una sola stagione però: a sorpresa nel 2016 è tornato in Olanda, al Twente (a cui, ricordo, aveva fatto 3 gol e 2 assist in una sola partita) per tre stagioni. Il quinto reperto - che va insieme a quello successivo - è un altro gol pazzo, con un dribbling che lo precede che potrebbe essere il suo marchio di fabbrica. C’era una rapidità, una brutalità nei suoi cambi di direzione, che i difensori sembravano portati via da una folata di vento. Il tiro di sinistro, poi, è senza senso, sembra un turi a giro ma va dritto, lento lento, scavalca il portiere e bacia il palo più lontano. Assaidi segna questo gol a metà dicembre del 2017, una settimana prima di quello subito dopo.

Questo qui sopra - reperto #6 - è un bel gol fatto all’Ajax (in coppa) con Onana immobile in porta, ma solo perché il tiro è stato deviato: di bello ci sono le frenate e le ripartenze con cui si libera di Siem de Jong, facendolo cadere a terra. Assaidi ha una barba appena sotto la linea del mento, sembra imbolsito e, a dicembre 2017, ha appena 29 anni e mezzo. Ancora una stagione e poi basta, se ne sarebbe andato come è arrivato, lasciando un ricordo via via sempre più sgranato in qualche tifoso tra Inghilterra, Olanda e Marocco.

Ultimi due reperti. Questo è uno strano video di highlights individuali da una partita del Marocco contro l’Angola. Strano perché consiste in appena due azioni. Due dribbling di Oussama Assaidi che evidentemente hanno fomentato qualcuno al punto da dedicargli questo piccola clip con tanto di replay. Qualcuno così innamorato di Assaidi da aver omesso la conclusione dopo il primo dribbling - una sterzata col destro dopo essere entrato in area da sinistra, in mezzo a due giocatori - probabilmente finita fuori o sul portiere, per non sporcare la bellezza del gesto in sé. Il secondo dribbling è uno di quelli che sveglia la voce del Brasiliano nel mio cervello facendole dire wooooof. Assaidi era basso per gli standard moderni (sotto il metro e ottanta) e con il fisico di uno che chiaramente non ha mai fatto un esercizio che non comprendesse il pallone in vita sua. Eppure era veloce e le sue proporzioni gli permettevano di usare le gambe come piccoli tentacoli. Notate come si appoggi alla palla che gli arriva in verticale, di suola, un attimo prima di farsela passare sotto dandole una spinta leggera che manda a vuoto il marcatore che lo carica a mille all’ora da dietro, facendogliela passare tra le gambe. Assaidi si trasforma in aria e lascia una nuvola di zolfo al suo posto.

Okay, questo è l’ultimo coccetto che ho trovato. È il primo gol di Assaidi con la maglia del Marocco, con cui ha giocato anche una Coppa d’Africa - in quella stessa nazionale si alternava con Taarabt, immaginate che fortuna avere due giocatori del genere in squadra. Il video mostra tutta la lunga azione, conclusa da un lancio lungo per Assaidi che sembra in ritardo, ma la palla frena e lui deve portarsela in area di rigore di coscia. Lo recupera un difensore e lui frena. Lascia la palla sul posto e si fa trasportare dalla corrente della sua stessa corsa per un paio di metri, intanto il difensore provando a frenare come lui è caduto quasi faccia a terra, ha dovuto mettere una mano sull’erba per tenere l’equilibrio e tornare con forza sul pallone. Assaidi appena tornato sul pallone finge il tiro, il difensore si pianta per fare muro col corpo, ma Assaidi ha bloccato il piede sulla palla e subito la fa scivolare in avanti. Il difensore, quel povero essere umano – l’Algeria stava già perdendo 3-0 – capisce che Assaidi sta per dribblarlo e si lancia in avanti, prova a fermarlo tirandoglisi addosso, trasformandosi in un ostacolo, in un sacco di sabbia per le trincee. Ma Assaidi ha un controllo molecolare del pallone e mentre quell’uomo che ha davanti riesce a malapena a trasformarsi in un oggetto pur di fermarlo, lui tocca il pallone tre volte: se lo porta in avanti, se lo passa da un piede all’altro e poi se lo allunga. Infine si riporta la palla sul destro e chiude l’angolo con la conclusione che passa sotto le gambe del portiere. Ho trovato una testimonianza su un blog, l’autore è Jalil El Outmani (di cui non so nulla ma che su Twitter scrive in arabo di calcio e dell’invasione di Israele). Vorrei chiudere con le sue parole. «Il pubblico marocchino con questa partita ha scoperto un giocatore dal talento incomparabile che risponde al nome di Oussama Assaidi, un nome che significa Felicità, ed è riuscito davvero nella sua missione di rendere felici trenta milioni di marocchini, usciti in strada a festeggiare tutta la notte tra sabato e domenica». Ecco, se qualcuno un giorno vi chiede: oh ma chi era Oussama Assaidi? Voi rispondete: Un giocatore dal talento incomparabile, il suo nome significa Felicità.

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