La partenza della Serie A 2015/2016 era praticamente impossibile da pronosticare, e il suo proseguimento è stato altrettanto imprevedibile, ma il finale è stato comunque quello più scontato: la grande favorita Juventus ha conquistato il quinto scudetto consecutivo con 2 gare di anticipo. La squadra di Allegri ha avuto la sua peggior partenza di sempre, con appena 5 punti nelle prime 6 partite, e mentre continuava a stentare altre quattro squadre hanno guidato la classifica in solitaria: in ordine cronologico Inter, Fiorentina, Roma e Napoli. In definitiva è stato il cambio di marcia dei bianconeri, capaci di vincere 25 partite su 26, in una striscia cominciata ad Halloween e finita solo alla 37.esima giornata quando la Juve già campione d’Italia ha perso 2-1 contro il Verona già retrocesso, a decidere la lotta al titolo.
In una stagione partita così male ma finita benissimo, il tasso di conversione (la percentuale di tiri trasformati in gol) ha giocato un ruolo determinante. Nelle prime 10 partite, la Juventus ha convertito appena il 6,7% delle sue occasioni, ma il loro tasso di conversione è quasi triplicato nelle successive 28, toccando un eccezionale 16,8%. Allo stesso tempo, la conversione contro (la percentuale di tiri che gli avversari hanno trasformato in gol) del 13,5% che hanno dovuto sopportare fino alla decima giornata è crollata ad un incredibile 3,7%. Non è un caso, quindi, che proprio durante questa striscia di partite, Gianluigi Buffon abbia battuto il record di imbattibilità di Sebastiano Rossi, portandolo da 929 a 973 minuti senza subire gol.
È vero che la rimonta della Juventus è cominciata con la notoria reprimenda di Buffon ed Evra nello spogliatoio del Mapei Stadium, ma ciò che è realmente avvenuto è che I bianconeri sono riusciti a rimediare alla loro partenza sotto le aspettative, andando ben oltre le stesse nei due terzi finali della stagione. La fortuna ha probabilmente giocato un suo ruolo, ma il livello delle loro prestazione va spiegato con il divario che persiste tra la Juve e il resto del campionato, anche dopo le partenze di Pirlo, Vidal, Llorente e Tevez. Massimiliano Allegri ha avuto meriti considerevoli in questo quinto scudetto, ma ancora una volta le scelte nel calciomercato di Marotta e Paratici hanno giocato un ruolo decisivo nella conquista del titolo.
Quei quattro giocatori avevano segnato il 54% dei gol della Juve in tutte le competizioni tra il 2013/2014 e il 2014/2015, ma i nuovi arrivati di questa stagione hanno avuto un impatto ancora maggiore, segnando 48 dei 75 gol in campionato della Vecchia Signora (64%), con Dybala che ha fatto registrar il più alto contributo offensivo (1,02 goal più assist per 90 minuti) da quando la Juventus è tornata in Serie A nel 2007.
L’oro di Napoli – Maurizio Sarri e Gonzalo Higuaín
Nonostante una stagione a due facce, la Juve ha chiuso il campionato davanti a tutte le altre squadre anche in termini di tiri fatti (599) e subiti (340) e di conseguenza anche per TSR (rapporto tra i tiri effettuati e la somma tra i tiri effettuati e subiti: 63,8%) e SoTR (rapporto tra i tiri in porta effettuati e la somma tra i tiri in porta effettuati e subiti: 69,4%). In verità, tutte tranne una: il Napoli.
La formazione di Maurizio Sarri, ha fatto meglio in tutte le categorie che ho nominato, tranne per quanto riguarda i tiri subiti, visto che ne hanno concessi quattro in più (344): i Partenopei hanno fatto osservare un TSR del 65,6% e un SoTR del 73,4% e se analizziamo il differenziale di tiri in porta per partita, il loro +4,08 è il secondo più alto mai registrato nel periodo che va dal 2006/2007 al 2015/2016. Solo la Juventus nel 2011/2012 è riuscita a fare meglio degli azzurri.
Il Napoli ha battuto il proprio record di punti (82) e di gol segnati (80) in un singolo campionato ed ha anche guidato la classifica in solitaria per sette partite, un avvenimento che non ricapitava dal 1989/1990, ai tempi di Maradona. In questa stagione il San Paolo si è trasformato in un vero e proprio fortino: gli azzurri sono rimasti imbattuti durante tutto il campionato (16V, 3N) un traguardo condiviso con il Borussia Dortmund nei cinque maggiori campionati europei.
Se guardiamo al game-state, il Napoli è la squadra di Serie A che ha passato il minor ammontare di minuti in svantaggio (327), un enorme miglioramento rispetto alla scorsa stagione, quando la squadra di Benitez passò ben 910 minuti sotto di almeno un gol. Considerato questo dato non stupisce il fatto che proprio gli azzurri siano la squadra ad aver fatto registrare il più grande miglioramento in termini di punti conquistati rispetto alla scorsa stagione: +19. Di fatto Sarri ha migliorato la squadra sotto ogni aspetto, garantendogli concrete possibilità di scudetto. Ciò che è mancato è probabilmente la profondità della rosa della Juventus, visto che gli undici titolarissimi hanno giocato un prosciugante 88% dei minuti complessivi, contro il 68% giocato dagli undici giocatori bianconeri più presenti.
In un campionato che ha rischiato di diventare storico per tutti i tifosi partenopei, ciò che sicuramente rimarrà negli annali è il record di Gonzalo Higuaín (5,50 tiri e 1,00 non-penalty gol per 90' in stagione): con 36 gol segnati il centravanti argentino non ha superato solo il record di 33 marcature in un campionato di Antonio Angelillo, ma anche il primato assoluto di 35 gol di Gunnar Nordhal che resisteva da ben 66 anni.
Il 36esimo gol in campionato di Higuaín , forse il migliore di tutti.
Se riuscirà a trattenere il Pipita e ad ampliare la proprio rosa durante il calciomercato, il Napoli tornerà a competere per lo Scudetto già dalla prossima stagione.
La rimonta della Roma di Luciano Spalletti
La Roma è stata una delle cinque squadre ad aver guidato questo campionato in solitaria, ma la crisi attraversata al termine del 2015 e che ha portato all’esonero di Rudi Garcia, ha compromesso le speranze di Scudetto dei giallorossi. Il club aveva quindi deciso di ingaggiare Luciano Spalletti, che si era già seduto sulla panchina della squadra capitolina tra il 2005 e il 2009, ed è realmente risorta, scalando le due posizioni in classifica che le hanno permesso di conquistare la terza partecipazione consecutive alla Champions League. Solo la Juve ha raccolto più punti dei giallorossi nel girone di ritorno: con il tecnico di Certaldo alla guida, la Roma ha collezionato 46 punti sui 57 disponibili (14V, 4N, 1P), migliorando in ogni statistica.
Ma Spalletti non è stato l’unico nuovo arrivato che ha permesso di migliorare le prestazioni della Roma da gennaio in poi: durante il mercato invernale, Sabatini si è assicurato le prestazioni di Diego Perotti dal Genoa e di Stephan El Shaarawy dal Milan (via Monaco), due giocatori fondamentali nella seconda parte della stagione. Nei suoi sei mesi nella Capitale, Perotti ha contribuito con 0,52 assist (nessuno ha fatto meglio), 0,22 non- penalty goals e 3,36 dribbling riusciti ogni 90 minuti, mentre “il Faraone” è stato l’acquisto di gennaio che ha segnato più gol in A (8). El Shaarawy ha effettuato 3,77 tiri per 90 minuti, segnando 0,60 non-penalty goals di media nei 1202 minuti giocati, due dati che sicuramente avranno convinto la Roma a far valere il proprio diritto di riscatto, per una cifra che dovrebbe aggirarsi intorno ai 13 milioni di euro. I due, assieme all’ex ala di Chelsea e Fiorentina Moahmed Salah, che ha segnato 9 gol e servito 6 assist nel girone di ritorno, hanno formato il trio offensivo “Fast & Furios” della Roma, controbilanciando la malaugurata stagione di fronte alla porta di Edin Dzeko: secondo vari modelli di expected goals, l’attaccante bosniaco ha segnato circa il 40% in meno dei gol previsti.
In effetti, Dzeko ha convertito i suoi 3,77 tiri per 90 minuti (rigori esclusi) ad un ritmo del 7,41%, segnando in media solo 0,28 non-penalty goals ogni 90 minuti. La Roma è una delle poche squadre italiane che fa affidamento sulle analytics, con il loro reparto di analisi che è stato migliorato in vista della prossima stagione, e sarà quindi molto interessante vedere cosa la dirigenza deciderà di fare con l’attaccante balcanico, visto e considerato anche il ruolo di primo piano che Spalletti ricopre nelle scelte di mercato e i piccoli segnali di declino che in numeri di Dzeko suggerivano già nell’ultima stagione con il Manchester City.
Di fatto Dzeko è stato l’unico giocatore della Roma ad aver avuto problemi di finalizzazione, visto che la Roma è stata la squadra che ha concluso la stagione con il tasso di conversione più alto, segnando il 14,2% dei propri tiri, contro una media del campionato del 9,8%. In questo scenario Miralem Pjanić ha fatto segnare il proprio record personale di gol (10) ed assist (12), mentre anche Nainggolan ha battuto il proprio record di marcature in una stagione, segnando tutti i 6 gol dal momento dell’arrivo di Spalletti in poi.
La Roma ha ancora margini di miglioramento e molto dipenderà dalla gestione della prossima delicata sessione di calcio mercato: probabilmente uno o due giocatori chiave verranno sacrificati in nome della stabilità finanziaria, oltre che per pagare i primi due acquisti, i due brasiliani Alisson (costato 7 milioni) e Gérson (17 milioni) che si aggregheranno alla squadra in estate.
Il collasso delle prime due capoliste: Inter e Fiorentina
La regressione verso la media dell’Inter era forse una delle più facile da predire dell’intera stagione 2015/2016. Sia nel mio pezzo sulle possibilità di scudetto dei nerazzuri che nella review di metà stagione, avevo scritto come le prestazioni statistiche delle Inter facessero pensare ad una squadra di metà classifica piuttosto che ad una contendente per lo Scudetto. Dopo 19 partite, Samir Handanović aveva parato l’85,5% dei tiri verso la porta che aveva subito e un calo nella seconda metà della stagione pareva inevitabile: come pronosticato, il portiere sloveno ha chiuso la stagione con una percentuale di salvataggio del 72,2%. Il fatto che abbia mantenuto solo 3 clean-sheets nel girone di ritorno, dopo i 12 dell’andata, delinea in maniera netta la portata della regressione della squadra allenata da Roberto Mancini.
Rispetto al giro di boa, la posizione dell’Inter per TSR (7th) e SoTR (7th) è rimasta pressoché la stessa, poiché l’aumento dei loro tiri per partita, da 12,0 a un ben più convincente 15,1, è stato controbilanciato da un aumento nei tiri subiti per partita, saliti da 11,1 a 13,4. Nonostante questo incremento della posizione offensiva, l’Inter ha segnato appena 50 gol: nei cinque maggiori campionati europei nessun’altra squadra ha vinto 20 partite segnando così poco.
La caduta nella media punti della Fiorentina (da 2,00 a 1,37 per partita) era più difficile da prevedere, ma vi erano comunque alcuni campanelli di allarme. In primis, avevo evidenziato come gli 8 rigori segnati nel girone di andata difficilmente sarebbero raddoppiati durante la seconda metà della stagione, anche se non mi sarei mai immaginato che la Viola avrebbe calciato solo un rigore in 19 partite, tra l’altro fallito da Kalinić.
Il secondo e più preoccupante segno era la grande percentuale di tiri tentati da fuori area: il connubio tra mancanza di penetrazione dello schieramento avversario e la presenza di alcuni giocatori non esattamente saggi nelle propria selezione di tiro (tipo Iličič e Zarate, 2,71 e 2,97 tiri da fuori area ogni 90 minuti) ha fatto sì che il 54% dei tiri della Viola fosse scagliato da oltre 16 metri di distanza. Una tendenza confermata dagli expected goals di Michael Caley, che collocano la Fiorentina all’ottavo posto per xG totali, nonostante sia terza per il numero totale di tiri effettuati. Un altro aspetto in cui la squadra di Paulo Sousa deve sicuramente migliorare è la difesa dei calci d’angolo. La Fiorentina ha infatti subito il 17% dei propri gol (7 su 42) sugli sviluppi di un corner: nessun altra squadra ha fatto peggio in percentuale.
In conclusione non mi sento di considerare la stagione della Fiorentina deludente, visto che ha comunque conquistato la quinta top 5 consecutiva (nelle ultime quattro stagioni era sempre arrivata quarta) con una squadra che era probabilmente peggiore rispetto allo scorso anno ed un saldo di mercato in attivo. Tra l’altro la sessione di mercato invernale è stata sicuramente pianificata male, con scelte chiaramente non concordate con l’allenatore: Zarate, Tello, Tino Costa, Koné e l’infortunato Benalouane hanno giocato appena 2069 minuti complessivi.
Il Sassuolo in Europa
Il Sassuolo ha dovuto attendere fino al fischio finale della finale di Coppa Italia, in cui la Juventus ha battuto il Milan ai supplementari, per festeggiare la prima storica qualificazione europea. Infatti, se i rossoneri avessero vinto si sarebbero qualificati, ma con la Juventus già in Champions League, sarà il Sassuolo, sesto classificato, a partecipare alla prossima Europa League.
Alla terza stagione consecutiva in serie A il Sassuolo è riuscito a qualificarsi per l’Europa, dopo il 12.esimo posto dello scorso anno e il 17.esimo della prima stagione in massima serie.
La superiorità al tiro degli emiliani non è stata eccezionale: un TSR del 50,7% è solo il nono migliore del campionato e un SoTR del 52.2% li colloca all’ottavo posto. Ciò che ha fatto la differenza sono i 40 gol subiti (quarta migliore difesa) grazie alla quarta migliore conversione a sfavore della Serie A (8,5%).
Nonostante una percentuale di salvataggio migliore della media, secondo gli expected goals le prestazioni dei neroverdi sono state essenzialmente in linea con le aspettative. Allora come hanno fatto a qualificarsi, con una squadra sostanzialmente invariata rispetto 2014/2015?
In un’annata in cui le squadre che di solito competono per l’Europa League (Lazio, Milan, Torino) hanno deluso, oppure sono peggiorate rispetto alla scorsa stagione (le due genovesi), il Sassuolo ha avuto il merito di essere costante durante tutta la stagione (31 punti nel girone d’andata, 30 nel girone di ritorno). La dirigenza ha avuto il merito di non smantellare la squadra, credendo in un progetto a lungo termine (almeno per lo standard del nostro calcio) e puntare su un nucleo di giocatori italiani (il Sassuolo è la squadra che ha schierato più giocatori italiani, 22), permettendo a Di Francesco di lavorare con tranquillità.
Sarà molto interessante vedere come il club affronterà il doppio impegno nella prossima stagione, ma il presidente Giorgio Squinzi ha già promesso investimenti in vita della prossima campagna europea: “Il prossimo passo è la Champions League”.
Le altre: Milan
I numeri finali del Milan non sono granché, ma i rossoneri sono comunque riusciti a fare peggio del previsto: TSR, SoTR e xG li collocavano al sesto posto, ma hanno chiuso il campionato settimi, mancando l’Europa per la terza stagione di fila.
Lazio
lo scarto tra differenza reti effettiva e differenza reti attesa dei biancocelesti dipende principalmente dal fatto che la Lazio ha segnato 9 rigori: più di qualsiasi altra squadra. Gli uomini di Pioli prima, e Inzaghi poi, hanno concesso più tiri in porta (153) di quanti ne hanno effettuati (147), ma non è questa la prima cosa da correggere in vista della prossima stagione. Il primo passo dovrà essere una diminuzione del numero dei cross: la Lazio è la squadra che ne ha provati di più (818) nei cinque maggiori campionati europei, trasformandone in rete appena 6 (0,73%).
Chievo
Il Chievo si è salvato con grande anticipo, non senza una buona dose di fortuna. Non solo hanno convertito in rete 15 cross, ma la squadra clivense è quella che ha segnato più reti da fuori area: 12. In sostanza 27 dei loro 43 gol sono scaturiti da situazioni difficilmente ripetibili nel lungo periodo e il prossimo anno dovranno trovare nuove soluzioni se vorranno giocare un campionato altrettanto tranquillo: un TSR del 41,7% e un SoTR del 42,2% sono tutt’altro che incoraggianti.
Empoli
Un po’ come il Chievo, l’Empoli si è tirato fuori dai guai relativamente presto, un risultato che gli ha permesso di “rilassarsi” durante la seconda parte di stagione, visto che con il loro budget, la qualificazione all’Europa sarebbe forse stata un passo troppo grande: dopo aver collezionato 30 punti nel girone di andata, ne hanno raccolti solo 16 in quello di ritorno.
Genoa
Il supporto di Marassi ha giocato un ruolo fondamentale nella stagione dei rossoblu, se è vero che il Genoa ha raccolto in casa 33 dei propri 46 punti: nessuna squadra ha fatto segnare un maggior differenziale tra punti conquistati in casa e in trasferta. Solo Higuaín ha segnato più non-penalty goals per 90 di Leonardo Pavoletti (0.66), ma questo dato non è stato sufficiente per convincere Conte ad includerlo nella lista per Euro 2016.
Torino
Se osserviamo i dati relativi a TSR e SoTR è difficile immaginare come il Toro sia rimasto a un certo punto invischiato nella lotta per non retrocedere. Un tasso di conversione a sfavore del 12,3% non ha sicuramente aiutato, e probabilmente la superiorità al tiro dei granata è sopravvalutata dal fatto che spesso il Toro sia passato in svantaggio nei minuti iniziali, incrementando quindi il numero dei tiri in cerca del pareggio, con gli avversari che difendevano il vantaggio.
Atalanta
L’Atalanta ha pareggiato sei delle partite in cui è passata in vantaggio: nessuno ha fatto peggio in questa stagione. Inoltre, la squadra bergamasca ha fatto segnare altri due record stagionali ben poco invidiabili: quello per cartellini rossi diretti (6) e complessivi (14).
Bologna
Dal punto di vista offensivo il Bologna è stata la squadra peggiore del campionato: ha tirato solo per 387 volte (10,2 a partita), segnando appena 33 gol, 20 nelle prime 19 partite e 13 nella seconda metà della stagione.
Sampdoria
La Sampdoria ha concesso ben 207 tiri in porta (solo il Frosinone ha fatto peggio). Nell’era dei tre punti, i Blucerchiati avevano raccolto 40 punti o meno solo in altre due occasioni (1998/1999 e 2010/2011): in entrambi i casi retrocessero in Serie B.
Palermo
Il TSR (40,6%) e lo SoTR (37,8%) dei Rosaneri sono stati pessimi, costringendoli a battersi per non retrocedere fino all’ultima giornata: alla fine si sono salvati per un solo punto.
Udinese
Nel 2015/2016 l’Udinese ha fatto segnare il proprio record negativo di punti in un campionato a 20 squadre: 39. Orestis Karnezis è stato l’unico giocatore a non aver saltato nemmeno un minuto di gioco in tutto il campionato.
Carpi
Il Carpi ha raccolto il peggior possesso palla media del campionato (37,8%), completando appena 320 passaggi di media: solo il Frosinone ha effettuato meno passaggi per partita.
Frosinone
Il Frosinone ha avuto la peggior difesa del torneo con 773 tiri e 73 goal subiti. Il loro differenziale di tiro per partita è un nuovo record negativo nel periodo tra il 2006/2007 e il 2015/2016, anche se solo il 29,6% dei tiri subiti dai ciociari ha trovato la porta.
Hellas Verona
Il Verona ha segnato solo 10 gol su azione in tutta la stagione con Luca Toni e Giampaolo Pazzini, capaci di convertire appena il 5,55% e il 4,05% dei loro tiri su azione.
Questo pezzo è pubblicato in contemporanea in inglese su Statsbomb
Ringraziamo per i dati Opta (che potete anche seguire su Facebook e Twitter)