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Dario Pergolizzi
Il Red Bull Lipsia è una squadra unica
19 dic 2019
19 dic 2019
Nagelsmann è riuscito a portarlo in testa alla classifica della Bundesliga.
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Dario Pergolizzi
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La Bundesliga è finora il campionato che sta riservando più sorprese. Con il Bayern Monaco in profonda crisi e il Borussia Dortmund che non riesce ad avere continuità di risultati, sono riuscite ad infilarsi nelle zone alte della classifica squadre che mai ci saremmo aspettati, come il Gladbach e lo Schalke 04. La sorpesa più grande, però, è in testa, dove c’è una squadra che fino a quattro anni fa era in Serie B, e cioè il Red Bull Lipsia.

 

Il Lipsia di Nagelsmann all’inizio di questa stagione era una delle squadre su cui c'erano più aspettative, in primo luogo per il cambio allenatore, arrivato dopo la fine dell'era Hasenhuttl (oggi al Southampton) e dell'ennesimo interregno di Ralph Ragnick (il vero architetto

).

 

Fino ad adesso la scelta di puntare sul giovane tecnico tedesco ha pagato, grazie a un gioco fluido e convincente che ha reso inaspettatamente il Lipsia una seria contendente al Meisterschale. Il trentaduenne tedesco, dopo la sorprendente esperienza all’Hoffenheim, è stato scelto dal club di proprietà Red Bull per impostare un progetto tattico definito e valorizzare al meglio tutte le individualità di spicco della rosa. Il binomio, finora, è un successo, grazie anche alla qualificazione agli ottavi di Champions League con il primo posto nel girone con squadre più esperte come Benfica, Lione e Zenit.

 



La chiave del successo di Nagelsmann è innanzitutto nel gioco, nell'aver portato cioè le idee tattiche del progetto Red Bull ad un livello successivo. Negli ultimi anni, sotto la guida di Rangnick e Hasenhuttl, il Lipsia si era affermato come squadra particolarmente abile negli attacchi in ripartenza e abbastanza solida dal punto di vista difensivo grazie all’organizzazione del pressing. Nagelsmann, al suo arrivo, è sembrato fin da subito voler far un passo in avanti. In

dello scorso maggio al magazine tedesco Kicker, il tecnico tedesco commentava così l’approccio al suo nuovo incarico: «Voglio mantenere le cose che sanno già fare bene: lo stile difensivo, le

. Questo rimarrà il DNA del Lipsia, non commetterò l’errore di focalizzarmi solo sul possesso. Aggiungerò alcune componenti delle mie idee in fase di possesso, per aumentare l’intensità in entrambe le fasi ed essere più vari davanti. Se ci riuscirò, sarà un bel mix».

 

Nella stessa intervista, Nagelsmann tratta un aspetto che è stato alla base del suo Hoffenheim, e che nella prima parte di stagione ha contribuito a definire anche il suo Lipsia: «[Cambiare spesso sistema di gioco] Può essere un vantaggio perché rende più difficile la preparazione della partita all’avversario. […] non si parla di cambiare filosofia ma di piccoli dettagli, per esempio per avere un pressing più agevole». E ancora: «Non c’è molta differenza nel pressare da trequartista il mediano avversario o pressare da mezzala il terzino avversario; [il cambio di sistema] non è una richiesta impegnativa, se vuoi competere con le big devi imparare ad accettarlo, a meno che tu non sia il Bayern, con individualità talmente forti da poter fare sempre la stessa cosa. I principi sono sempre gli stessi, non lo faccio per seguire qualche strano

, ma per vincere. Anche a me piacerebbe utilizzare sempre lo stesso sistema e perfezionarlo, ma nel calcio gli automatismi sono una cosa difficile, anche solo dal punto di vista matematico: ci sono troppi giocatori in tanto spazio. Non ci possono essere troppi automatismi, se si vogliono conquistare possessi in zone interessanti. Al Lipsia dovremo fare la stessa cosa, perché anche i nostri avversari hanno la stessa possibilità».



E infatti, guardando le prime partite del Lipsia, la prima cosa che salta all’occhio è proprio la grande flessibilità di sistema. Per i primi mesi, Nagelsmann ha cambiato più volte modulo (3-4-3, 5-3-2, 4-2-4, 4-4-2, 4-2-3-1, 4-2-2-2) in primo luogo per adattarsi al suo avversario e organizzare al meglio la fase difensiva. In particolare, il pressing non è sempre e solo alto e intenso, anzi non è raro vedere il Lipsia più attendista, portando solo le punte in avanti per controllare meglio la fascia centrale anche a costo di abbassarsi un po’, per poi colpire in contropiede. Grazie a questa flessibilità, quella del Lipsia sembra al momento una delle fasi difensive più efficaci in Europa.

 

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Dalle passmap possiamo facilmente notare i differenti atteggiamenti a seconda dell’avversario; cambiano spesso non solo la disposizione e le zone di influenza, ma anche i pattern di gioco. Il Lipsia può facilmente alternare partite con il dominio assoluto del possesso ad altre in cui prevalgono le verticalizzazioni; partite con una ricerca più bilanciata dell’ampiezza, ad altre in cui gli esterni vengono dentro al campo e si punta a sovraccaricare il corridoio centrale. Se dovessimo definire il Lipsia con una singola parola, insomma, utilizzeremmo termini come asimmetrica, fluida. Una squadra che si adatta alle situazioni specifiche.

 

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Contro l’Hoffenheim, ad esempio, dopo aver realizzato di essere poco efficace nel pressing alto a causa della buona disposizione posizionale dell’avversario, che generava costantemente l’uomo libero e riusciva a verticalizzare senza problemi, Nagelsmann ha deciso di abbassare il baricentro difensivo per favorire il controllo sulle seconde palle ed avere un vantaggio numerico più sicuro nelle zone arretrate, spostando la gara su un piano più “sporco”, fatto di ribattute, lanci e continui ribaltamenti e dunque scegliendo di attaccare più frequentemente in ripartenza. Un altro esempio di cambio in corsa è il passaggio dal 5-3-2 al 4-2-3-1 contro il Bayern Monaco, una partita che la squadra di Nagelsmann è riuscita a pareggiare dopo l'iniziale vantaggio avversario di Lewandowski.

 

Un approccio difensivo che richiede così tanto ai propri giocatori in termini di interpretazione del gioco e di flessibilità nelle richieste dell'allenatore è ovviamente molto ambizioso, e quindi anche molto rischioso. Basta un’uscita fatta col tempo e/o la direzione sbagliata, o un errore nello scivolamento in copertura, e la squadra è esposta a situazioni spiacevoli di palla scoperta che l’avversario può utilizzare per portarsi rapidamente a ridosso dell’area di rigore. Soprattutto nelle prime partite si è vista qualche incertezza di troppo, in particolar modo nella gestione del primo pressing da parte delle punte, che a cascata portavano scompensi a tutto il resto della squadra. Col tempo, però, i meccanismi difensivi sembrano sempre più funzionanti.

 



Il Lipsia mantiene una certa flessibilità anche in fase di possesso. Pur avendo la verticalità come arma migliore, la costruzione dal basso rimane abbastanza ragionata ed elaborata. Tipicamente, vengono utilizzati almeno tre uomini davanti al portiere per attirare l’avversario, consolidando il possesso con diversi scambi anche orizzontali, mantenendo una distanza ridotta tra i compagni. Se necessario, il centrocampo viene svuotato per enfatizzare ulteriormente la disgregazione delle linee avversarie, per poi verticalizzare su uno degli uomini più avanzati, abili a giocare a muro e fraseggiare a uno/due tocchi ad alta velocità. A volte il Lipsia accentua a tal punto la propria flessibilità posizionale che capita addirittura di vedere uno dei due centrali alzarsi molto senza palla, quasi in posizione di mezzala, per fornire una linea di passaggio ai compagni a centrocampo.

 

In questo contesto di continuo cambiamento, che coinvolge soprattutto il numero di difensori impiegati che cambia a seconda dell’avversario, a rimanere costante è invece il doppio mediano. Lainer e Demme hanno il delicatissimo compito di seguire l’azione offensiva accompagnandola come supporto arretrato, per essere un rifugio sicuro in caso di pressing avversario, e per recuperare il pallone appena perso, aggredendo gli avversari in avanti.

 

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Un esempio di disposizione del Lipsia durante la costruzione bassa, quanto più paziente possibile e con costante superiorità numerica grazie alle rotazioni posizionali.


 

Il punto forte del Lipsia sembra però essere l’intesa tra i giocatori offensivi, che le consente spesso di bypassare il centrocampo velocemente e puntare sui fraseggi rapidi nella metà campo avversaria per la creazione di occasioni pulite. In ogni caso, però, la priorità rimane la giocata corta e veloce verso il compagno libero, grazie all’utilizzo costante del terzo uomo nelle triangolazioni.

 

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Ma quella di Nagelsmann non è una squadra esclusivamente verticale. La manovra del Lipsia è fatta anche di diagonalità dei passaggi e cambi di gioco per sfruttare l’isolamento sull’estremo opposto. Il Lipsia è l’ultima squadra della Bundesliga per passaggi lunghi a partita (49); gioca molto sul corto, non ha grosse difficoltà a gestire il pallone e sa creare un buon numero di occasioni su azione manovrata. E in questo senso è ancora più sorprendente il fatto che la situazione di gioco in cui la squadra di Nagelsmann brilli di sia la gestione delle transizioni offensive, basate sui medesimi principi dell’attacco posizionale, che risplendono ancora di più grazie a spazi più ampi da attaccare rapidamente, e che sono anche il coronamento più suggestivo delle elaborate fasi di pressing.

 


Nel discreto mese di novembre una bella sintesi delle soluzioni offensive del Lipsia. Dopo questo video sono arrivati altri 9 gol tra Paderborn, Hoffenheim e Fortuna Duesseldorf.


 

Sulle fasce, Sabitzer, Forsberg e Nkunku, tre giocatori molto diversi ma tutti allo stesso modo dotati di un'intensità fuori dal comune, sono il perfetto complemento per la coppia d'attacco Poulsen-Werner, la più utilizzata, anche se Patrick Schick nelle ultime giornate stia iniziando a ritagliarsi un po’ di spazio con prestazioni convincenti (ben 3 gol nelle ultime quattro partite, l'ultimo nella difficile sfida contro il Borussia Dortmund, terminata 3-3). E questo senza dimenticare Matheus Cunha, sempre pronto a subentrare, e anche Nkunku, che a volte viene impiegato come punta, in coppia con Werner o al suo posto. Tra questi, quello che però sta beneficiando di più del gioco di Nagelsmann è proprio Werner, che sta attraversando un momento estremamente prolifico.

 




 

Rispetto alle scorse stagioni, Werner ha integrato il suo pacchetto di competenze con tanto movimento senza palla in più, defilandosi per poi tagliare il campo in diagonale con le sue conduzioni rapidissime, oppure venendo incontro più spesso e creando spazio per i compagni in profondità. Questa nuova libertà di movimento sembra avergli donato anche una maggiore consapevolezza delle situazioni di gioco, e di conseguenza è arrivata anche una responsabilizzazione nella gestione delle rifiniture e delle scelte offensive in generale. Werner si associa sempre di più con i compagni e non sembra più essere solo una temibile punta da area di rigore. La credibilità acquisita anche lontano dalla porta lo rende una calamita per le attenzioni dei difensori, e tutta la manovra del Lipsia ne beneficia attraverso gli spazi creati per i suoi compagni.

 

Il Lipsia ha un comune denominatore per ogni situazione: l’intensità, elemento che si traduce nella rapidità di trasmissione e aggressione degli spazi col pallone e senza. Questa identità frenetica porta logicamente a maggiori rischi anche in fase di possesso, e infatti le percentuali di possesso non sono elevatissime rispetto alle altre big.

 

L'identità di Nagelsmann, però, sembra non poggiarsi su un unico pilastro, che sia il possesso o il pressing, e questo spiega anche perché sia così difficile leggere le sue squadre attraverso i numeri. Il Lipsia ha tante armi - capacità di trasmissione dei concetti, flessibilità di sistema, grande organizzazione di entrambe le fasi di gioco - e grazie a questa grande varietà riesce ad adattarsi a diversi piani gara e avversari. Di estremo al Lipsia, in fin dei conti, c’è solo la flessibiltà: è una squadra che forse non spicca a livello europeo in nessun aspetto particolare, anche se le sue transizioni offensive sono devastanti. Quello che però salta più all’occhio (ed ha anche un ruolo rilevante in questo filotto di risultati positivi) è la naturalezza nel cambiare più atteggiamenti nell’arco di diverse partite o della stessa partita, dando comunque l’idea di non patire minimamente il riadattamento.

 

La stagione è lunga e non sapremo come andrà a finire, ma Julian Nagelsmann ha già la nostra attenzione.

 

 

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