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Daniele V. Morrone
La Real Sociedad è uno spettacolo
07 feb 2020
07 feb 2020
Come gioca una delle squadre più interessanti della Liga.
(di)
Daniele V. Morrone
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Come detto da Xabi Alonso, ora tornato alla Real Sociedad per iniziare la carriera di allenatore prendendo proprio il posto che era di Imanol nella seconda squadra: «le giovanili devono essere la base di partenza per la rosa della prima squadra». Si parte da un modello di gioco e lo si insegna dalle giovanili per poi poterne raccogliere i frutti in prima squadra. 14 dei 25 giocatori della prima squadra della Real Sociedad sono saliti dalle giovanili e la rosa è la più giovane della Liga, con appena 25,6 anni di media. Si sta riproponendo quindi lo scenario ideale immaginato nell’estate del 1989, con una squadra fatta principalmente di giocatori cresciuti nel vivaio e pochi acquisti mirati estremamente funzionali allo stile di gioco (come l’esterno Portu arrivato in estate dal Girona per 10 milioni) o talenti non ancora esplosi come Adnan Januzaj dal Manchester United per 7,5 milioni, Martin Odegaard in prestito biennale dal Real Madrid e Alexander Isak dal Borussia Dortmund per 6,5 milioni.

 

Grazie al lavoro tattico certosino fatto negli anni delle giovanili, la Real Sociedad di Imanol è oggi la miglior squadra della Liga nell’occupare in maniera razionale il campo in relazione al sistema di gioco dell’avversario che ha davanti. Un sistema pensato per avere il possesso del pallone per più del 50% del tempo (in questo momento tiene il pallone per il 55,5% delle partite, con l’81,8% di precisione nei passaggi) così da ordinare la propria struttura fin dall’uscita del pallone dalla difesa, con un modulo fluido. Questa capacità la rende una delle migliori squadre della Liga nell’uscita dal pallone dalla difesa, nonché una delle migliori squadre sia nelle fasi di attacco posizionale sia nell’attaccare in transizione offensiva e recuperare il pallone in alto.

 

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Qui dalla partita contro il Real Madrid di fine novembre: la Real Sociedad inizia subito pressando alto non appena il pallone arriva sulle fasce in fase di costruzione, costringendo il terzino a tornare indietro e poi lo stesso Ramos a farlo a sua volta. In questo caso il passaggio al portiere viene intercettato dalla punta che segna l’1-0.


 





 





 





 

https://twitter.com/LaLiga/status/1177623540570480641

 








Odegaard al momento della ricezione ha un giocatore sempre vicino a centrocampo in Mikel Merino, uno sempre pronto a tagliare nel mezzo spazio di sinistra appunto in Oyarzabal, uno sempre davanti nella punta (Willian José o Isak) e uno sempre alto a destra pronto a tagliare in area in Portu. In quest’azione aspetta il momento giusto e poi serve Monreal con un cambio di gioco dietro la linea difensiva per un cross in area di prima sui tre attaccanti. 




 



 




Contro i moduli a due punte Imanol preferisce far scendere il mediano, in questo caso Guevara, in mezzo ai centrali così da avere tutto il campo davanti per impostare. I terzini salgono a centrocampo, Mikel Merino scala dietro i due attaccanti avversari per dare una linea di passaggio, mentre Odegaard rimane più alto per darne un’altra aspettando il movimento degli avversari.


 

Non è un caso se tutti e tre i nomi fatti sono di giocatori cresciuti nella Real Sociedad e da Imanol Alguacil, perché questa capacità di gestire diversi meccanismi in uscita ha bisogno di tempo per essere interiorizzata. Questo però è anche uno dei motivi per cui sta avendo un po’ più di difficoltà a trovare continuità il centrale teoricamente più forte della squadra, ovvero Diego Llorente, acquistato dal Real Madrid nell’estate del 2017. Llorente è il centrale con maggiore talento, ma è anche quello che commette più errori di concentrazione con la linea alta. 


 



 



 





 

 

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