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Real Madrid - Ajax: la vittoria dell'esuberanza
06 mar 2019
06 mar 2019
La squadra olandese è passata ai quarti puntando sulla fluidità e sulla sfrontatezza, chiudendo forse il ciclo vincente delle "merengues".
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Sarebbe assurdo sostenere che la vittoria di ieri dell’Ajax sul Real Madrid non sia un risultato a sorpresa. Gli albi ci aiutano a definire i contorni storici dell’impresa:

  • l’Ajax è solo la seconda squadra ad eliminare il Real Madrid dopo aver perso l’andata in casa, l’ultima volta era stato l’Odense nel 1994/95;

  • solo 7 volte una squadra ha passato il turno in Champions dopo aver perso l’andata in casa, tre di queste volte quella squadra è stata l’Ajax;

  • l’1-4 subito ieri rappresenta la peggiore sconfitta del Real Madrid in casa nelle competizioni europee;

  • è la prima volta che il Real Madrid viene eliminato agli ottavi di finale negli ultimi nove anni;

  • l’Ajax ha battuto il Real Madrid per la prima volta dal 1996/97;

  • l’Ajax ha passato il suo primo turno ad eliminazione diretta in Champions League per la prima volta dal 1996/97.

Eppure erano diversi i segnali che lasciavano immaginare che un giant killing, ieri sera, era in fondo possibile. O almeno che se c’era un momento in cui l’Ajax poteva eliminare il Real Madrid era proprio ieri sera.

Innanzitutto il calendario degli impegni: il Real Madrid veniva da due sfide contro il Barcellona in appena una settimana, due sconfitte devastanti dal punto di vista mentale e quindi anche fisico - se è vero quello che si dice, cioè che dalle vittorie si recupera prima che dalle sconfitte. L’Ajax invece aveva giocato la sua ultima partita mercoledì contro il Feyenoord, e la federazione olandese le aveva concesso di poter non giocare la sua partita di campionato nel weekend. Così il Real Madrid aveva avuto appena due giorni di riposo, cioè meno della metà di quelli dell’Ajax, che invece ne aveva avuti cinque.

Poi c’era il diverso quadro psicologico fra le due squadre, che rendeva meno solido il vantaggio accumulato dagli spagnoli nella gara d’andata. In una settimana il Real Madrid ha visto sfumare due obiettivi stagionali, la Copa del Rey e la Liga spagnola, e in entrambi i casi per una sconfitta contro i rivali storici del Barcellona. Nelle due partite il Real Madrid è sembrato stanco, pieno di problemi tattici, ma soprattutto fragile mentalmente. In altre parole: una squadra a fine ciclo. L’Ajax, al contrario, sembrava soprattutto affamato.

Prima della partita i social network del club avevano pubblicato un video dalla grande carica emotiva. Sotto il claim “I tuoi sogni sono ora” tre giocatori - van de Beek, Dolberg e Ziyech - parlano con i propri genitori della partita contro il Real Madrid. Gli dicono cose come “Sei pronto per stasera?”; “Oggi è un giorno speciale”; “Vivi per notti così”. Il padre di Van de Beek gli dice: "Ripensavo alla prima volta che abbiamo visto l’Ajax insieme. Era alla Ajax-Celtic, alla Amsterdam ArenA". Poi scorrono le immagini di Van de Beek bambino, che stringe un pallone e ride con gli occhi mentre guarda Sneijder nella cerimonia pre-partita, per rendere il messaggio ancora più autentico ed emotivo. In sottofondo scorre lontana una musica sognante.

La narrazione del video è semplice: l’Ajax è una squadra di ragazzi affamati, diventati calciatori inseguendo il sogno di giocare partite come quella di ieri. Non hanno niente da perdere, tutto da guadagnare e vogliono godersela.

La vittoria dell’esuberanza

È incredibile, col senno di poi, quanto un banale video social abbia anticipato quello che poi avremmo visto sul campo. L’Ajax è sembrato una squadra entusiasta, ed è un aspetto - quello della felicità - che spesso trascuriamo quando parliamo di una partita di calcio. La ferocia con cui i giocatori dell’Ajax aggredivano gli avversari e la dolcezza con cui trattavano il pallone restituiva una vitalità in contrasto con il grigiore e l’insicurezza di quelli del Real Madrid. Mentre i giocatori dell’Ajax sono entrati in campo sorridendo, quelli del Madrid sembravano voler stare in un altro posto.

Insomma, c’erano alcune delle conflittualità più tipiche dello sport e delle narrazioni in generale: l’insicurezza della vecchiaia contro l’entusiasmo della gioventù; la paura del re contro l’incoscienza del regicida; l’opacità scaltra del vecchio contro la brillantezza ingenua del nuovo.

È stata soprattutto questa differenza emotiva a rendere inclinato il piano tattico della partita. Il Real Madrid di Solari ha ormai abbandonato l’idea di dominare gli avversari attraverso il pallone, e del resto ha rinunciato ad alcuni dei suoi migliori giocatori per farlo: Isco e Marcelo sono fuori squadra da tempo, così come Dani Ceballos. Al loro posto sono subentrati giocatori più lineari come Reguilon, o più verticali come Vinicius. Il Madrid è diventato quindi una squadra di transizioni, che vuole alzare i ritmi per superare i propri problemi in fase di attacco posizionale. Si affida oltre misura agli uno contro uno sugli esterni e contemporanemente ha appassito il talento associativo di Modric e Kroos, che stanno soffrendo uno dei peggiori momenti d’appannamento della loro carriera.

E così, una partita che il Madrid avrebbe dovuto controllare, mettendosi in paziente attesa degli errori avversari, gli è semplicemente scappata di mano. Nei primi sei minuti la squadra di Solari è riuscita a soffocare l’Ajax, ma poi - soprattutto dopo il gol del vantaggio di Ziyech - gli olandesi hanno guadagnato fiducia, cominciando a mandare a vuoto la pressione avversaria, conquistando campo e mettendo la partita nel contesto loro più favorevole.

È interessante che l’Ajax abbia ribaltato sul Real Madrid la fluidità tattica con cui le “merengues” hanno dominato in Europa negli ultimi anni. Mentre il Madrid è diventato una squadra paradossalmente rigida, incanalata su tracce di gioco prevedibili e che passano tutte sugli esterni, è attraverso la fluidità che l’Ajax ha guadagnato la superiorità numerica in ogni quarto di campo, dall’impostazione dal basso alla definizione negli ultimi metri. Eccone un esempio dai primi minuti della partita.

Il Real Madrid ha provato a non far giocare l’Ajax con la palla, tentando di non dare ritmo ai suoi attacchi, rinchiudendoli nella propria metà campo attraverso la riconquista veloce del pallone, ma la precisione dei movimenti senza palla e la tecnica dei centrocampisti dell’Ajax non glielo hanno permesso. De Jong ha brillato nelle due qualità che lo sintetizzano come il centrocampista più contemporaneo in Europa attualmente: la capacità di resistere alla pressione, e di far guadagnare campo alla sua squadra, superando le linee avversarie.

In una partita in cui ha brillato soprattutto la stella di Tadic, De Jong è stata la chiave fondamentale per determinare il contesto tattico della partita a favore dell’Ajax. Il centrocampista ha vinto il duello a centrocampo con Modric, e ha chiuso la partita con numeri eccezionali: 54 passaggi eseguiti col 91% di precisione, 2 dribbling riusciti, 4 tackle vinti, 1 intercetto, 3 spazzate, 1 tiro bloccato, 2 duelli aerei vinti. Ma soprattutto un numero non ricostruibile di situazioni in cui ha ribaltato il campo verso la porta del Real Madrid, vanificando gli sforzi dei "blancos" in pressione.

Il Real Madrid veniva attirato fuori posizione soprattutto sugli esterni, e soprattutto sulla fascia destra dell’Ajax, trovandosi alla fine sempre in inferiorità numerica, anche a causa di errori individuali. Nel gol di Neres, nato da un’uscita successiva a un calcio d’angolo, Carvajal aveva cambiato fascia per coprire Reguilon, che però a sua volta era tornato sul lato sinistro. Mentre quindi Tadic illudeva tutta la difesa madrilena con una giocata zidanesca, dall’altra parte Neres poteva attaccare un lato debole così sguarnito che doveva essere Modric a fare il terzino destro. Una situazione che si è ripetuta identica cinque minuti dopo, quando Neres ha calciato a lato un tentativo di pallonetto.

La fluidità con cui i giocatori dell’Ajax si scambiavano posizione ha mandato poi in crisi il triangolo difensivo del Real Madrid, formato da Varane, Nacho e Casemiro. Tutti e tre sono andati in grave difficoltà, evidenziando una volta di più l’importanza di Sergio Ramos nel correggere con le sue letture lo squilibrio che i compagni gli creano attorno. La situazione degli xG (1.9 per il Real Madrid, 2.4 per l'Ajax) fotografa la disastrosa performance difensiva della squadra di Solari.

Il Real Madrid ha cercato di pareggiare i ritmi alti dell’Ajax, accettando una partita di transizioni corte e di “battere e levare”, e alla fine ne è uscito distrutto.

Ma l'evidenza ancora più sorprendente è che l’Ajax ieri ha dominato tecnicamente la partita. In un’epoca in cui la qualità tecnica si compra, e appartiene quindi a una ristrettissima cerchia di squadre, la squadra olandese è stata superiore al Real Madrid, nonostante abbia chiuso con un attivo di 230 milioni complessivi le ultime sette campagne acquisti. Lo stesso Real Madrid, ad esclusione del "solo" Cristiano Ronaldo (ovviamente non è un'assenza da poco), che fino all'anno scorso basava il suo successo proprio sul dominio tecnico sugli avversari. I giocatori che hanno espresso la maggiore qualità tecnica ieri sera erano dell’Ajax: Ziyech, Tadic e De Jong.

Nel calcio contemporaneo a fare la differenza è la capacità di mantenere alta la precisione delle proprie esecuzioni tecniche man mano che si alzano i ritmi. E i ritmi a cui gioca l’Ajax sono vorticosi, anche se a differenza di altre squadre moderne la loro intensità non sembra alimentarsi dal fisico ma dalla tecnica. Nei suoi momenti migliori l’Ajax somiglia davvero a un ensemble free jazz in cui la musica nasce come somma di assoli individuali, che cercano l’armonia per approssimazione, disinteressati alla forma perfetta.

In una partita dell’Ajax ci sono infatti sempre errori, sbavature, imprecisioni e un equilibrio sempre complicato fra ordine e caos. I giocatori sembrano muoversi su un canovaccio tattico flebilissimo - ma sempre presente - esprimendo un senso di libertà unico che costituisce la parte più entusiasmante dell’esperienza di veder giocare l’Ajax. Questo è il motivo per cui molti di noi ieri sera hanno visto la partita quasi con le lacrime agli occhi per la commozione.

E forse fa ancora più impressione a noi italiani, abituati a una cultura calcistica basata sul risultato, e sull’idea che la via più corretta per raggiungerlo sia l’ordine, l’equilibrio, il controllo. L'utopismo di poter controllare più variabili possibili, contro la libertà di poter trarre vantaggio dal caos. L’Ajax - questo Ajax, ma anche quello che con Peter Bosz è arrivato in finale di Europa League due anni fa - è una squadra che ama andare fuori giri, che accetta le conseguenze del disordine in favore del potere creativo.

La luce di Dusan Tadic

Ma accanto alla forza collettiva dell'Ajax bisogna un attimo parlare anche della maestosa partita di Dusan Tadic, che a 30 anni e con alle spalle un curriculum modesto, ha dominato la scena al Santiago Bernabeu. Abbiamo parlato di volontà, organizzazione e esuberanza, ma la prestazione scintillante di Tadic ci ha ricordato che le partite a livelli così alti si vincono soprattutto attraverso grandi giocate tecniche. Il serbo ieri ne ha confezionate diverse, almeno due decisive.

La prima è quando riceve palla sulla trequarti sinistra, si gira in mezzo a due giocatori e corre in verticale. A quel punto Casemiro lo va a chiudere, e Tadic lo elude con una veronica elegantissima ed eseguita a grande velocità. A quel punto prende una pausa, rallenta di uno, due passi, poi serve Neres esattamente sulla corsa. «Zidane è sempre stato il mio giocatore preferito. Forse ho guadato troppi suoi video», ha dichiarato dopo la partita.

La seconda è nel terzo gol dell’Ajax, quello forse decisivo per la qualificazione, e molto discusso per la palla recuperata in scivolata da Mazraoui che potrebbe essere uscita in rimessa laterale (l'arbitro e il VAR ne hanno discusso a lungo ma alla fine hanno optato di attenersi alla decisione originale probabilmente perché è stato impossibile valutarlo con certezza senza un’immagine perpendicolare alla riga). Tadic riceve lo scarico di Van de Beek, poi si sposta la palla e - in un movimento unico, senza rincorsa, da fermo - tira di interno sinistro sotto l’incrocio dei pali.

Tadic partiva nominalmente da falso nove, ma poi errava per il campo con una libertà quasi totale, manipolando le linee del Real Madrid. Si abbassava a centrocampo scambiandosi di posizione con Van de Beek (altro giocatore di grande intelligenza tattica); si spostava sulla fascia destra o sinistra, per sovraccaricare un lato o l’altro. Ieri ha creato cinque occasioni da gol, completando 15 dei 22 passaggi provati nell’ultimo quarto di campo.

La storia di Tadic è paradossale. Ieri ha giocato la miglior partita della sua vita a 30 anni, in un momento in cui la sua carriera sembrava aver preso una curva minore. In estate il serbo si era trasferito in Olanda dopo sei stagioni al Southampton: anni in cui il suo talento si era mostrato soprattutto attraverso gli assist, ma che al contempo è rimasto assopito dagli alti ritmi della Premier League e da sistemi di gioco troppo rigidi. Mentre Tadic in Premier rimaneva spesso confinato sulla fascia destra, trasformato in una macchina da cross per punte giganti, all’Ajax può cercare il suo spazio vitale dove preferisce, lasciando che il suo talento fiorisca nelle sfaccettature più diverse.

«Questa è stata probabilmente la migliore partita che ho mai giocato», ha detto ai microfoni nel post-partita.

Le fotografie amare del Real Madrid

Questa mattina Marca è uscito con una prima pagina lapidaria: il tabellone del risultato con il titolo “Qui giace una squadra che ha fatto la storia; finale umiliante di un ciclo irripetibile”. Sono stati tanti ieri i segnali che il Real Madrid ha terminato il suo ciclo. Una squadra che aveva già perso alcuni dei cardini dei propri successi - Isco, Cristiano Ronaldo, Marcelo - ieri ha mostrato l’appannamento di tutti gli altri. In una squadra disordinata, in particolare Kroos sembra aver perso la bussola: ieri è stato senza dubbio il peggiore in campo, e non solo per la palla persa da cui è nato il primo gol dell’Ajax.

Benzema, ieri con indosso la fascia da capitano, è l’unico che ha tenuto alto il livello delle proprie prestazioni, e anche ieri è stato il migliore della sua squadra. A una manciata minuti dalla fine, però, una sua azione fotografa bene il momento del Real Madrid. Dopo aver recuperato palla su uno dei pochi errori di De Jong, Benzema la scarica a Modric e si butta in area per chiudere a rete il gol del 2-4. Al momento di concludere, però, Benzema scivola e l’occasione sfuma su un tiro in ritardo di Bale. Rialzatosi Benzema si lamenta con Modric, colpevole secondo lui di avergliela passata troppo indietro.

Ieri però è stata soprattutto la serata in cui la parte di mondo che odia Sergio Ramos si è presa la sua vendetta. Mentre Ramos era in tribuna, ripreso da Amazon che sta filmando il suo documentario, nessuno ha potuto dimenticare il fatto che non era in campo per scelta. Perché nella partita di andata - per sua stessa ammissione - si è fatto ammonire per scontare la squalifica in una partita che considerava ininfluente. Chissà se Sergio Ramos lo ha fatto davvero apposta, o ha voluto attribuirsi una scelta che non lo era. Non cambia molto. Di certo ieri un uomo che ci tiene a mostrarsi sempre in perfetto controllo della situazione ha visto, forse per la prima volta, precipitare le conseguenze di una sua azione davanti agli occhi.

Ieri il nuovo ha ucciso il vecchio praticamente in ogni senso possibile. I giovani campioni hanno destituito quelli antichi; una squadra che non raggiungeva i quarti di Champions da 20 anni ha eliminato quella che la vince da tre stagioni consecutive; la sfrontatezza - in uno sport fondamentalmente cinico - ha avuto per una volta la meglio sulla prudenza. Per tutte queste ragioni stamattina il mondo si è svegliato rinfrescato, con il pensiero (sostanzialmente illusorio) che il calcio sia uno sport un po’ meno scontato e oligarchico. È stata anche ritirata fuori una famosa citazione di Johann Cruyff: «Perché non si potrebbe battere un club più ricco? Hai mai visto far gol a una borsa di soldi?».

Nella vittoria dell’Ajax non c’è infatti solo l’entusiasmo per il nuovo, perché questa squadra giovane e sfrontata si lega in realtà con il blasone e la tradizione inossidabile del club olandese. Come ha più volte ripetuto in telecronaca Massimo Marianella, l’Ajax ha giocato alla sua maniera. Prima della partita il tecnico Erik Ten Hag aveva sottolineato che: «Quest’Ajax prende l’iniziativa in ogni partita contro ogni avversario. E abbiamo l’intenzione di farlo anche domani». Vent’anni dopo l’ultima volta, e più di 50 anni dopo la rivoluzione del Calcio Totale, l’Ajax si è preso la ribalta europea attraverso la sua identità profonda, con un calcio fluido, esuberante e basato sulla tecnica.

Ma non bisogna neanche andare troppo oltre per trovare la migliore lezione della partita di ieri, basterebbe fermarsi a una frase di Dusan Tadic: «Nel calcio devi solo rilassarti e goderti la tua partita».

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