Mentre pensavate ai Mondiali, a Messi e Mbappé, Raphael Odogwu ha vinto il premio di Calciatore del mese di B del mese di novembre. Raccoglie lo scettro dalle mani di un altro attaccante, Massimo Coda.
Raphael Chidi Odogwu è nato a Verona nel 1991; ha madre italiana e padre nigeriano. È alto quasi un metro e novanta ma è così spesso che a vederlo dall’alto, mentre gioca in attacco con la maglia del Sudtirol, non sembra avere una statura umana. Sembra un gigante. A 31 anni è alla sua prima stagione in Serie B e la sta affrontando come chi sa che è la sua grande occasione non vuole lasciare nulla di intentato.
Lo scorso 21 agosto il Sudtirol ha giocato la prima partita della sua storia in Serie B. Davanti c’era il Venezia di Ivan Javorcic, ovvero l’allenatore che ha condotto la squadra tirolese a una storica promozione, nonostante una rosa all'apparenza poco attrezzata. Javorcic è stato decisivo per l’affermazione di Odogwu, che ancora nel 2020 era in panchina mentre col tecnico croato è diventato titolare, o quasi, di una squadra di vertice di Serie C. Dopo l’ora di gioco, però, Odogwu procura un dispiacere al suo ex tecnico. Mirko Carretta, numero 10, riceve palla in area di rigore; è defilato sul lato, può convergere e tirare, invece si allunga il pallone verso il fondo. Prima che la palla esca la scava col destro, un cross morbidissimo sul secondo palo. Su quel cross Odogwu ci arriva alla carica, e spinge il pallone in porta con una testata da ariete. È il primo gol in Serie B della storia del Sudtirol, e naturalmente il primo gol della carriera di Odogwu in una categoria dove, fino a un paio d’anni fa, forse non pensava che sarebbe mai arrivato.
Due anni fa, mentre era uno dei cambi in attacco del Sudtirol, Odogwu forse già poteva considerarsi soddisfatto. Essere nelle rotazioni di un’ottima squadra di C come il Sudtirol rappresentava già uno dei punti più alti della sua carriera, trascorsa sui campi periferici del Veneto. La sua prima grande stagione Odogwu l’ha vissuta a 22 anni. Vestiva la maglia della Virtus Verona da quattro anni e aveva segnato al massimo 4 gol in una stagione. Nel 2012/13 di gol ne segna 11 e la Virtus Verona viene promossa in Serie C2. Sembrava quello il livello di Odogwu, in quel momento. Un attaccante che arriva in doppia cifra in Serie D.
Un gol sporco in un pareggio contro il Renate, che sarà poi una sua futura squadra.
Nelle carriere semplici, questo di solito è il punto in cui un attaccante - 23 anni, stagione di consacrazione - trova una nuova maturità e spicca il volo. Non è il caso di Odogwu. Gioca la sua prima stagione da professionista a 24 anni, segna altri 4 gol, fa qualche altro giro in Serie C e poi sembra che il suo livello semplicemente non sia all’altezza del calcio professionistico. A 25 anni torna in D, nell’Altovicentino; poi si sposta all’Arzignano Valchiampo, dove comincia finalmente a segnare con un minimo di continuità. Il suo exploit arriva nelle settimane prima del Covid con la maglia del Virtus Verona Comp, dove segna anche in amichevole al Chievo. Odogwu, insomma, fino alla soglia dei trent’anni non sembrava nemmeno appartenere del tutto alla Serie C. Veniva ingaggiato spesso con contratti annuali, da squadre venete che avevano bisogno di un centravanti boa attorno a cui far ruotare la faticosa risalita del campo della propria squadra.
È stato Javorcic a dare una nuova dimensione a Odogwu. Gli ha dato fiducia da titolare, in una squadra competitiva, estremamente organizzata. Lui alla fine ha segnato solo 5 gol, perché non è mai stato un grande finalizzatore, ma soprattutto perché il sistema gli chiedeva spesso di lavorare lontano dall’area di rigore. Doveva venire incontro per fare da riferimento centrale per le verticalizzazioni dalla difesa, oppure doveva defilarsi sui lati per creare densità in zona palla. Quando si tratta di far salire il gioco, lavorare col fisico con i difensori, Odogwu è prodigioso. Se prende posizione i difensori non riescono a spostarlo di un centimetro. La palla resta nascosta sotto alla suola del suo piede, dietro il suo fisico maestoso. Odogwu non è però solo molto grosso, sa anche usare il fisico per manipolare i difensori. In quest’azione in pratica riesce a domare più o meno tutta la difesa avversaria. I difensori sembrano alle prese con un essere umano ingestibile.
Rispetto all’anno scorso il Sudtirol gioca in modo più diretto e Odogwu viene usato molto come torre con dei lanci lunghi. È diventato sempre più influente a livello tattico per la squadra, che con lui può sempre alleggerire le situazioni di pressione. La sua capacità di controllare il pallone e associarsi coi compagni - pur non essendo la sua migliore qualità - è migliorata col tempo.
Dopo un paio di mesi di ambientamento, e un paio di gol di testa, a novembre Odogwu si è preso la Serie B. Il mese di novembre del Sudtirol si è distinto per una maniacale tendenza a fare due a due. Ha pareggiato 2 a 2 contro il Cagliari, contro il Bari, contro l’Ascoli. In queste partite Odogwu ha segnato 3 gol. Finora ne ha segnati 5 in Serie B: 4 sono arrivati col colpo di testa, come potete immaginare il pezzo forte del repertorio. Contro il Bari ad esempio ha messo la palla in rete con una torsione tutta di collo su un cross lento, con la palla che ha scavalcato il portiere sul palo lontano. Nel primo gol contro il Cagliari il suo colpo di testa è meno potente e più astuto, piegando il suo corpo per deviare il cross più teso che già scorreva di suo verso la porta; ma è il secondo gol al Cagliari quello che descrive di più il suo impatto in Serie B quest’anno. Perché la palla gli arriva in area di rigore sui piedi e quando si mette a difenderla sembra cambiare la gravità della partita. La sua maglia viene tirata, i difensori provano a smanacciarlo, spingerlo, portarlo fuori equilibrio, ne ha tre addosso. Odogwu davvero non fa una piega, e calcia sul secondo palo. Nella riffa di rimpalli poi segna il gol del 2-2.
A dicembre ha già eguagliato il numero di gol segnati l’anno scorso in Serie C, 5, segno che non ha sofferto minimamente il salto di categoria. Del resto la sua forza fisica, soprattutto nei duelli corpo a corpo, lo rende un enigma per tutti i difensori di B. Nessuno oggi vuole affrontare Odogwu.