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Ranieri le sta provando tutte
22 feb 2017
22 feb 2017
Ma la squadra sembra ancora sotto shock.
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Un anno esatto più tardi rispetto alla vittoria per 3-1 contro il City di Pellegrini, il Leicester è passato dal mettere l'ipoteca sul primo titolo nazionale al quart’ultimo posto, un solo punto sopra la zona retrocessione dopo la bruttissima sconfitta per 2-0 nello scontro diretto contro lo Swansea.

Il Leicester rischia la retrocessione l’anno successivo alla vittoria del titolo d’Inghilterra come accadde solo al Manchester City, scudettato nel 1936-37 e retrocesso dodici mesi dopo. Nel 2017 il Leicester in campionato ha fatto un punto e zero gol, nessun punto nelle ultime cinque partite e nessun gol nelle ultime sei. La crisi in Premier ha avuto ripercussioni anche in FA Cup, dove il Leicester è stato appena eliminato dal Milwall (squadra di Football League One, la terza serie) sprecando tantissime occasioni che sono lo specchio del momento psicologico che sta vivendo.

La parabola del Leicester ci ha ancora una volta insegnato quanto sia difficile gestire con equilibrio le altalene di motivazioni e di opportunità che ogni ambiente presenta. Quando una lenta crescita - come quella che prospettava Ranieri all'inizio del suo mandato - accelera improvvisamente, è davvero difficile reindirizzare la curva verso una strada chiara e solida.

Cambiare o morire

Come molti sanno - e come abbiamo spiegato in un pezzo di qualche mese fa - le cose hanno cominciato ad andare in pezzi a partire dalla cessione di N’Golo Kanté, la pezza a tutte le falle strutturali del Leicester 2015-16. Senza il francese il Leicester ha dismesso un plusvalore difensivo quasi incalcolabile, ma ha anche fatto perdere alla squadra la capacità di risalire il campo palla al piede. Piuttosto che organizzare un baricentro mediamente più alto, Ranieri ha però continuato ad affidarsi a un blocco difensivo basso come a una coperta di Linus.

L’immobilismo della coppia di centrali è un problema cronico dalle gravi ripercussioni tattiche. Non è chiaro perché nel mercato estivo la società non abbia puntato su un centrale più rapido e aggressivo. La lentezza di Huth e Morgan li costringe a tenere la posizione per non scoprire troppo spazio alle loro spalle, causando un effetto domino: a quel punto anche i mediani non possono uscire per attaccare la costruzione avversaria senza aprire troppo spazio tra i reparti. Il risultato è una squadra sempre schiacciata, che costringe anche gli attaccanti a lavorare molto sui centrocampisti avversari. Tra le altre cose, decidere di difendere così in basso costa una concentrazione nelle marcature difficile da mantenere: tutte le statistiche difensive di Huth e Morgan sono in calo rispetto alla passata stagione.

Leicester schierato con il 4-4-2 contro lo Swansea: Mahrez esce sul terzino Olsson, l’ala sinistra Sigurdsson taglia al centro molto profonda ma viene seguita molto dietro da Drinkwater anziché da Morgan o Simpson in anticipo. Di conseguenza Gray (schierato seconda punta) insegue la mezzala Carroll, il Leicester non può ripartire e si schiaccia ancora di più.

Per sopperire a questi difetti strutturali, oltre che al drastico calo di forma dei propri giocatori, Ranieri ha provato a varare alcuni cambiamenti, soprattutto in fase difensiva.

Nelle trasferte consecutive a Middlesbrough e Southampton il Leicester si è disposto con un inedito 4-3-1-2, dove però Mahrez non era il trequartista (seconda punta contro il Middlesbrough, assente contro il Southampton) e il gioco tra le linee è stato inesistente. Ranieri ha schierato Okazaki dietro le due punte per garantire più copertura e il Leicester ha provato inizialmente a pressare alto per non schiacciarsi, e avere quindi troppo campo da risalire.

Contro il Middlesbrough nel primo tempo il Leicester è partito aggressivo. Le due punte (Mahrez e Ulloa) prendevano i difensori centrali, Okazaki il mediano Clayton e la mezzala (qui King) usciva sul terzino (che in questo caso era salito molto, ma King ha comunque seguito fino in fondo un profondo abbassamento della mezzala Forshaw).

Ma la forza e la sincronia del pressing è venuta sempre meno: a Middlesbrough il Leicester si è schiacciato sempre di più nella fascia dove il “Boro” decideva di uscire con la conduzione del terzino, mancando la scalata in opposizione dell'esterno del 4-4-2. Per fortuna del Leicester, il Middlesbrough ha provato a sfruttare lo spazio sul lato debole attraverso i cambi di gioco solo nelle fasi finali della partita e Ranieri è riuscito comunque a tornare in tempo al 4-4-2 per portare a casa un punto. Il Southampton invece dava più ampiezza e rapidità alla manovra: Ranieri non è riuscito a correre ai ripari in tempo e la squadra ha perso 3-0.

Quando il Leicester non riusciva più a innescare il pressing con il 4-3-1-2, era facile per il Middlesbrough schiacciare le Foxes in un lato. La linea dei tre centrocampisti doveva coprire innanzitutto il centro: per opporsi al terzino una volta scaricatogli palla, King doveva percorrere molta strada che nel frattempo permetteva al “Boro” di risalire il campo con la conduzione solitaria del terzino.

Contro il Chelsea, Ranieri ha schierato 3 centrali: Morgan, Huth e Fuchs e gli esterni Albrighton (a destra) e Chilwell (a sinistra) pronti al ripiegamento fino a formare una linea a 5. Una linea molto flessibile, sia in orizzontale che in verticale, e gli esterni e i centrali di fascia uscivano anche molto lontani dalle proprie zone per schermare le ricezioni sulle fasce (a Moses e Alonso) e negli half-spaces (a Willian e Hazard), cercando quindi di tenere i tre centrocampisti del 3-5-2 più compatti possibile al centro e coprendo meglio il campo in orizzontale rispetto al 4-3-1-2, dove i centrocampisti scivolavano sempre verso l’esterno perdendo molto campo.

Chilwell esce altissimo su Moses, Fuchs (centrale di fascia sinistra) segue la pressione oltre la metà campo per disturbare Willian nell'half-space. La linea a cinque favorisce l'aggressività del Leicester. I tre centrocampisti cercano più possibile di coprire il centro e non dover scalare sulla fascia come accade nel 4-3-1-2.

I frequenti lanci lunghi e le pessime capacità di Morgan nelle conduzioni palla al piede - tipiche di quelle richieste a un centrale di fascia di una difesa a 3 per attirare la pressione di un avversario e liberare un compagno - hanno evidenziato che il 3-5-2 contro il Chelsea è stato scelto per motivi speculativi per l'avversario specifico. Nonostante il punteggio severo (0-3), prima del cambio di sistema al 60’, e nonostante i due gol subiti, il Leicester aveva comunque messo in mostra una buona fase difensiva.

L'energia necessaria per proseguire la crescita si è forse esaurita a maggio, e la squadra si è dimostrata refrattaria ai cambiamenti. Lo stesso Ranieri è sembrato volersi dimostrare integro negli antichi principi, come per non mancare di rispetto all’antica ricetta, e ha scartato pubblicamente due dei tre moduli provati negli ultimi mesi: «Nelle ultime partite ho provato a cambiare per aiutare i ragazzi a trovare la giusta soluzione. Ma ho sbagliato, è meglio proporre quello che conoscono meglio».

Eureka?

In un apparentemente insignificante secondo tempo contro il Manchester United, con il Leicester sotto per 3-0, Ranieri ha però probabilmente trovato una possibile via di fuga. Ha sistemato Drinkwater e King rispettivamente mezzala destra e sinistra, il nuovo acquisto Ndidi mediano centrale e Vardy unica punta in un 4-3-3 che in fase difensiva diventava 4-5-1. Un modulo simile a quello già sperimentato in FA Cup contro l’Everton, ma con uomini diversi e meno funzionali.

Con il 4-3-3 Ranieri può risolvere alcuni problemi in tutte le fasi di gioco. Innanzitutto l'eliminazione di una punta non compromette più di tanto il gioco di contropiede, visto che la seconda punta nel 4-4-2 (Okazaki soprattutto) di fatto si schiacciava ormai quasi sulla linea dei centrocampisti in troppe occasioni: Vardy rimarrebbe un po' solo in contropiede, ma è il prezzo da pagare con un atteggiamento speculativo.

Il 4-3-3 può migliorare la fase difensiva, non solo perché aggiunge un uomo al blocco basso centrale del 4-5-1, ma perché permette di difendere più facilmente a diverse altezze, non costringe il Leicester a schiacciarsi sempre e può sostenere più facilmente una squadra eventualmente più lunga.

Con il 4-5-1 le mezzali possono supportare più spesso la pressione degli esterni e alzarsi sui mediani avversari anziché farli schermare dalle punte. Con l'uscita di un esterno e di una mezzala nel 4-5-1, il mediano può scegliere se scalare al posto della mezzala o ripiegare per chiudere lo spazio tra le linee e lasciare i centrali bloccati: il 4-5-1 può infatti trasformarsi flessibilmente in un 4-1-4-1, dove le linee possono distanziarsi, provare a recuperare il pallone in zone più alte e contemporaneamente concedere lo stesso poca profondità e spazi tra le linee grazie alla copertura del mediano, un ruolo dove il nuovo arrivato Wilfred Ndidi sembra perfettamente calato.

Il Leicester che difende più alto con il 4-3-3 (qui 4-1-4-1). Il passaggio al terzino Blind innesca la pressione delle Foxes: Drinkwater segue Mahrez e si alza su Pogba, King su Herrera, mentre dietro l'algerino scala Simpson su Rashford. La giocata affrettata e leggermente imprecisa verso il taglio interno di Rashford permette a Ndidi (tra le linee per tenere bassa la difesa) di intercettare il pallone sulla linea di centrocampo.

Ma il 4-3-3 potrebbe dare vantaggi al Leicester anche in costruzione, dando l'opzione di un attacco più manovrato a una squadra ora monotematica e iper-verticale. Il 4-3-3, per sua natura, favorisce lo scaglionamento degli uomini rispetto al 4-4-2 e può creare un triangolo di centrocampo dove è più facile riciclare il possesso. King e Drinkwater nel 4-4-2 garantiscono poca copertura e fisicità, ma uniti a un mediano come Ndidi (ottimo nella gestione nello stretto, strutturato fisicamente e resistente al pressing) nel 4-3-3 possono costruire più spesso dal basso, avanzare il raggio di azione e sfruttare la loro qualità qualche metro più avanti. Ranieri ha messo King a sinistra e Drinkwater a destra: questo potrebbe proprio favorire la ricerca di una posizione più centrale per Mahrez, visto che le caratteristiche di King (più offensivo di Drinkwater) lo portavano a ricevere in zona più avanzata. Drinkwater da dietro può sfruttare meglio anche le sue abilità nel gioco lungo e lasciare più spazio centrale di ricezione a Mahrez, magari agevolata anche da un possesso più solido e dall’eliminazione degli spazi occupati dalla seconda punta, assente nel 4-3-3.

Ndidi imposta con Drinkwater vicino, mentre King (che si alza) e Mahrez (che si accentra) occupano gli half-spaces, con Gray sulla corsia sinistra. Un possesso un po' più consolidato e fraseggiato può permettere al Leicester di avere più opzioni di ricerca dei corridoi con distanze più ottimali.

Con questo modulo sarebbe però un po' da rivedere la funzionalità di Vardy, perfetto per un attacco a due punte ma meno adeguato come prima punta di un attacco a 3. Un ruolo che invece potrebbe essere ricoperto bene da Slimani: abile spalle alla porta, bravo nei movimenti e più associativo. Bisognerà però valutare la sua condizione fisica al ritorno dalla Coppa d’Africa, dalla quale è uscito con due piccoli infortuni consecutivi.

Smaltire l’hangover

A Leicester sembra scoccata la mezzanotte e i giocatori hanno smesso di essere principi e sono tornati ad essere normali e imperfetti. Ranieri sembra essere tornato “The Tinkerman”, l’indeciso in preda a mille dubbi, pronto a ritornare di continuo sulle proprie decisioni. I suoi giocatori non hanno più lo smalto per recitare il loro unico spartito al massimo della velocità, ma allo stesso tempo non stanno dimostrando la flessibilità necessaria a interpretare nuovi modi di giocare a calcio.

È per certi versi normale che nei periodi più difficili il cambiamento venga rifiutato. La terapia traumatica potrebbe però essere l’unica strada a restituire motivazioni a giocatori forse in difficoltà a capire la loro reale dimensione. Reduci da una delle più grandi storie sportive del secolo, pronti a giocarsi un ottavo di finale di Champions League ma invischiati in una volgare lotta salvezza all’interno del campionato nazionale. A patto che i tanti cambiamenti non aumentino ulteriormente la confusione: Ranieri dovrà lavorare molto sulle strutture mentali dei suoi giocatori, prima che sul campo, per fare in modo che il progresso di questo ciclo possa rivitalizzarsi.

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