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Michele Serra
I Rams hanno vinto d'esperienza
14 feb 2022
14 feb 2022
Un Super Bowl più equilibrato di quello che ci si attendeva.
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Michele Serra
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Se uno spettatore occasionale fosse andato a letto a metà secondo quarto del Super Bowl, sarebbe tutt’altro che stupito nel leggere che alla fine a vincere sono stati i Los Angeles Rams. Ma la realtà dell'intera partita è stata molto più complessa di così: grazie alla reazione dei Bengals, non una novità in questi playoff, la partita è stata infatti aperta fino all’ultimo. La gara non ha mai avuto padroni finché Aaron Donald non ha detto “basta” con due giocate decisive a una manciata di secondi dal termine.


 

È stato il trionfo della squadra più esperta, quella che ha messo in vendita il proprio futuro fatto di scelte al draft per avere giocatori pronti, con l’obiettivo di vincere tutto subito. Oggi possiamo dire che è stata una scelta che ha pagato.


 


Dopo un primo drive finito nel nulla, i Rams hanno approfittato della scelta di Cincinnati, tanto coraggiosa quanto rischiosa, di giocarsi un quarto down sulle 49 yard degli avversari: l’incompleto di Burrow ha così permesso a Stafford di riprendere il pallone con solo metà campo da completare per arrivare in endzone.


 

Il primo touchdown della gara è arrivato con uno schema molto semplice ma altrettanto efficace per battere la marcatura a uomo in cui i Bengals si trovavano; i Rams si dispongono in trips, con tre ricevitori sullo stesso lato, e OBJ è il terzo, cioè il più vicino alla linea di scrimmage. L’ex giocatore di Giants e Browns corre una wheel route - una traccia parallela alla endzone che poi punta verso l’alto - mentre i due ricevitori sullo stesso lato corrono delle tracce clear out, con il solo intento di togliersi di mezzo e liberare spazio per OBJ. L'obiettivo alla fine viene raggiunto.


 


 

 

Nel frattempo, entra in partita anche uno degli uomini più attesi, Ja’Marr Chase, che alla prima ricezione svernicia Jalen Ramsey, probabilmente il miglior cornerback a uomo della lega, per dare ai suoi la prima chance di mettere punti a tabellone. In sede di pre-draft, si è letto spesso dei presunti problemi di Chase nel completare le ricezioni: la stagione da record da lui disputata, e lo stesso Super Bowl, hanno dimostrato che il numero 1 dei Bengals non ha di questi problemi:


 


 

 

I Bengals non riescono però a venire via dalla redzone con più di 3 punti, grazie ad un eccellente lavoro di Ramsey, che si riscatta propiziando un incompleto su un terzo down contro Tee Higgins. È il momento, comunque, in cui Burrow e compagni si iscrivono ufficialmente alla gara. Gara che, però, sembra aver preso già da subito la direzione di Los Angeles. Su un terzo e 11, Stafford trova OBJ, che sfrutta lo scontro tra difensori avversari per ricevere il pallone e scappare in campo aperto. Si tratta di mesh, uno schema che prevede l’incrocio di due tracce orizzontali sperando che succeda quanto successo in questo caso: i due difensori dei Bengals, trovatisi a difendere due giocatori nello stesso punto del campo, si scontrano, concedendo spazio a Beckham.


 


 

 

Dal suo arrivo a Los Angeles, Sean McVay è stato bravissimo a mettere OBJ nelle condizioni di rendere al meglio, sfruttandolo spesso sul medio-corto raggio e aiutandolo a racimolare yard after the catch. Un paio di azioni più tardi, Stafford esegue una bootleg - cioè una finta di corsa con il QB che esce a ricciolo dalla parte opposta del running back - a cui i Bengals abboccano senza troppe pretese: Cooper Kupp è solissimo in endzone e fa 13-3. L.A. sbaglia il calcio, ma alla fine non pagherà questa imprecisione.


 

Il drive seguente è e rimarrà il migliore della serata per Cincinnati, che riesce a muovere la palla velocemente, sfruttando Tyler Boyd e Tee Higgins sul corto raggio, evitando l’uomo marcato da Jalen Ramsey. Il touchdown del -3 segnato da Higgins è audace e sufficientemente creativo, due aggettivi che assocereste a Zac Taylor, head coach dei Bengals: pitch laterale per Mixon con la linea offensiva che esce per bloccare, i cornerback attaccano la linea per difendere contro la corsa, ignorando Tee Higgins alle loro spalle. A quel punto Mixon lo serve con un passaggio comodo per il TD.


 


 

 

Un'altra partita


Da qui comincia un’altra gara, complice l’infortunio del protagonista principale dell’attacco dei Rams: nel tentativo di ricevere un pallone, il ginocchio di OBJ si gira pericolosamente scivolando sul terreno mettendo fine alla sua serata.


 

I Rams si incagliano, complice anche la scelta poco comprensibile di correre sui primi down o sui “secondi e lungo”. La linea difensiva di Cincinnati ha giocato alla grande contro il gioco palla a terra dei Rams grazie al lavoro dei quattro uomini di linea ma anche a quello dei linebacker, Logan Wilson in particolare. Nel mentre, Burrow rimaneva immacolato nella tasca fino alla fine del secondo quarto, quando il sack di Leonard Floyd ha costretto gli avversari al punt. Viste le premesse, la differenza di talento tra le due linee, ma anche l’andamento del primo tempo, per i Bengals sembrava quasi di rivivere il Championship di due settimane prima contro i Chiefs: nonostante la partenza, lo svantaggio era di soli 3 punti, e a Burrow e compagni andava bene così.


 

Ad inizio secondo quarto, la partita ha rischiato clamorosamente di scivolare dalle mani dei Rams, che prima subiscono il touchdown del sorpasso di Higgins, viziato da una evidentissima interferenza offensiva non rilevata dagli arbitri, e il secondo intercetto di partita di Stafford: questo, a differenza del primo arrivato sul finale di primo tempo, ascrivibile unicamente a Ben Skowronek, che non trattiene il pallone.


 

A tenere in vita Los Angeles ci ha pensato il front seven, che nel terzo quarto si è preso la scena che gli era sfuggita nel primo tempo, placcando Burrow ben 5 volte (saranno 7 quelle totali), il numero più alto in un singolo quarto del Super Bowl.


 

Il drive culminato con il field goal di Matt Gay per il -4 dei Rams sarà l’ultimo a produrre punti fino a quello, decisivo, culminato con il touchdown di Kupp a circa un minuto e mezzo dalla fine. Nessuna delle squadre è riuscita più a muovere il pallone con profitto, per merito delle difese avversarie, ma anche per l’inutile insistenza da parte di McVay a muovere il pallone via terra quando la squadra non è riuscita mai a farlo durante tutta la gara. Prima del drive decisivo, la situazione era questa:


 




 

I Rams hanno terminato la gara con 1.9 yard di media guadagnate su corsa, il dato peggiore di sempre per una squadra uscita dall’ultimo atto con il Lombardi Trophy in mano. Dall’altro lato del pallone, invece, Aaron Donald e Von Miller mettevano mani e piedi in testa alla linea offensiva dei Bengals con 2 sack a testa: dal 1982, era successo solo un’altra volta che due difensori mettessero a segno queste cifre al Super Bowl, e anche in quella occasione uno dei due era Von Miller (nel Super Bowl 50, assieme a DeMarcus Ware).


 

Non è un caso che, nel drive del sorpasso, i Rams si siano affidati perlopiù a passaggi corti e veloci per tenere sulle spine la difesa dei Bengals, cercando anche di rompere l’huddle altrettanto velocemente: in 5 minuti di drive, poi, le corse sono state solo tre, di cui una un jet sweep fondamentale da parte di Kupp per chiudere un quarto down.


 

Il touchdown del numero 10 dei Rams, arrivato dopo tre penalità consecutive comminate alla difesa, ha lasciato comunque un minuto e mezzo a Burrow, con due timeout, per provare a pareggiare la gara. Prima della giocata decisiva, non possiamo non menzionare la scelta difficilmente comprensibile di Zac Taylor di affidarsi al secondo running back Samaje Perine per chiudere un terzo&1, anziché rimettersi nelle mani del proprio titolare, Joe Mixon, uno dei migliori della Lega nel proprio ruolo. La conversione fallita da Perine ha quindi portato alla giocata che ha chiuso la gara: Aaron Donald batte agilmente Quinton Spain, guardia sinistra, e aggredisce Burrow; l’ex LSU riesce a liberarsi del pallone, che però non trova le mani di nessun compagno. È la giocata che chiude il match.


 


 

 

Il premio di MVP è andato a Cooper Kupp, la ciliegina sulla torta di una stagione numericamente incredibile, ascrivibile in gran parte all’arrivo di Stafford che ne ha esaltato le caratteristiche. Il numero 99 dei Rams, però, ha ribadito di essere il miglior difensore della Lega, a prescindere dalla posizione in campo, nonché uno dei migliori di sempre. Adesso per lui si parla di ritiro, così come per Sean McVay, il coach più giovane di sempre a vincere il Super Bowl a 36 anni e 20 giorni. Per il modo in cui il roster è stato costruito, i Rams non sono una squadra fatta per durare sul lungo periodo. Ma il loro obiettivo era proprio massimizzare questa finestra di opportunità, e questa notte ci sono riusciti.


 

 

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