
MARCARE CARLOS
Sto tornando a piedi dalla spiaggia con i miei genitori, ho sette, otto anni, e di fianco alla strada che percorriamo c’è uno spiazzo di terra dove un gruppo di ragazzini solleva polvere giocando a pallone. Sono in vacanza, non ho amici da quelle parti: ottengo dai miei il permesso e m’incammino per chiedere di unirmi alla partita. Tra i fichi d’india, nella luce calda di un pomeriggio che s’avvia alla sera, mi accorgo che probabilmente nel gruppo ci sono ragazzini più grandi di me. Non mi sento granché bravo a calcio, ma il richiamo dei rimbalzi, delle corse a tutto campo, dei tiri forti, ha un potere superiore a quello dell’inadeguatezza.
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