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Daniele V. Morrone
Con Quique Setièn il Barcellona prova a tornare alle origini
22 gen 2020
22 gen 2020
Una scelta coraggiosa dopo l'esonero di Valverde.
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Daniele V. Morrone
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La stessa partita d’esordio contro il Granada ha dato indicazioni sul tipo di sistema che vuole implementare Setién nel poco tempo a disposizione. Al suo esordio la percentuale di possesso palla del Barcellona è stata dell’82%, la più alta dai tempi di Guardiola e Vilanova ad inizio del decennio scorso: il Barcellona ha occupato ogni fascia verticale del campo fin dall’uscita dalla difesa e si è concentrato soprattutto su quest’aspetto del gioco.



Con il pallone, l’avanzata di Jordi Alba lungo la fascia sinistra viene bilanciata da destra da un Sergi Roberto bloccato accanto ai due centrali. A dare ampiezza dall’altra parte ci pensa la presenza di Ansu Fati. Con Griezmann che si accentra vicino a Messi al centro dell’attacco si finisce per disegnare un 3-5-2 (o 3-3-4 a seconda di come si vogliano leggere le posizioni dei due esterni).



 

In questo contesto assume un’importanza strategica per tutto il sistema Sergi Roberto, unico giocatore della rosa che può essere schierato senza problemi con funzioni di terzino bloccato per aiutare la costruzione dal basso, rispetto ai più verticali Jordi Alba, Junior Firpo, Semedo e Wague. L’idea del sistema asimmetrico era preventivabile. Come ormai da anni per Guardiola al City, anche per Setién è l’opzione più semplice per avere un’uscita del pallone sicura con superiorità numerica alla base, ampiezza e giocatori tra le linee in superiorità numerica a centrocampo. Non è detto che questo sistema sia quello del Barcellona nel resto della stagione, ma che sia stato quello dell’esordio ha molto senso considerando il tipo di calcio voluto da Setién e i benefici dal punto di vista della manovra si sono visti subito. Con l’assenza di Frenkie de Jong per squalifica, e con Arthur Melo senza i 90 minuti nelle gambe per via del lungo recupero dalla pubalgia, ai lati di Sergi Busquets sono stati inseriti Rakitic e Vidal. Ma dal tipo di richieste fatte a entrambi è verosimile che nel medio periodo saranno de Jong e Arthur i due interni.

 

Parliamo subito di un vantaggio immediato del piano di Setién: avere Messi più alto sul campo e più vicino a Griezmann in attacco; poi, avere maggiore resistenza alla pressione avversaria grazie a una circolazione del pallone efficace su tutto il campo; infine, una migliore capacità di recupero palla dopo la perdita, grazie soprattutto a una squadra più compatta.

 

Nell’ultimo aspetto ha aiutato soprattutto Sergi Busquets, che con alle spalle tre centrali in una linea avanzata ha potuto giocare più alto sul campo, con vicino sempre almeno due giocatori e quindi più a suo agio nella distribuzione e nel recupero palla. Il debutto del Barcellona di Setién può essere considerata la migliore partita stagionale di Busquets, per cui lo stesso allenatore ha avuto parole dolci a fine partita: «Sergio è quello che meglio capisce e legge dove deve stare in transizione difensiva. Ha fisso in testa il fatto di difendere in avanti e questo è un concetto che tutti devono saper fare bene». 

 

Lo stesso Busquets è stato forse il barometro principale del gioco del Barcellona negli ultimi anni: quando il sistema non riusciva a esaltarlo il Barcellona finiva per pagarne le conseguenze. Al termine del Barcellona-Betis della scorsa stagione proprio Busquets era andato da Setién per congratularsi per come la sua squadra aveva giocato, lasciandogli una maglia firmata: «Per Quique, con affetto e ammirazione per come vedi il calcio».

 

Forse Quique Setién non avrà il blasone che avrebbero potuto avere altri nomi, ma dalla sua ha la capacità di far tornare i senatori dello spogliatoio a giocare il calcio che loro amano e i tifosi a veder giocare il Barcellona come vorrebbero. 

 

I risultati, del resto, sono arrivati proprio quando c’era questo senso di unità di intenti in tutto l’ambiente. Quique Setién punta a far tornare questo spirito risvegliando l’anima di Cruyff. Se questo era l’ingrediente mancante per portare l’agognata Champions League dopo anni di delusioni sarà il campo a dirlo. Di certo vedendo il Barcellona di nuovo dominare lo sviluppo della manovra le aspettative non possono che impennarsi.

 

 

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