Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Quasi uno spareggio
27 feb 2017
In una partita che doveva dimostrare il valore delle due squadre, la Roma ha confermato ancora una volta la sua superiorità.
(articolo)
9 min
Dark mode
(ON)

Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con NOW TV.

“Di solito si parla di spareggio quando si è a pari punti”. Le parole di Pioli alla vigilia avevano in parte ridimensionato il significato per la classifica finale di Inter – Roma, ricordando il distacco (8 punti) che separava i nerazzurri dai giallorossi al momento del fischio di inizio.

Nonostante le dichiarazioni (sincere o di facciata?) del tecnico interista, la vittoria dell’Atalanta al San Paolo ha reso la gara di San Siro un vero e proprio crocevia per la stagione dell’Inter: una vittoria avrebbe definitivamente messo il club di Suning in corsa per il terzo posto; una sconfitta avrebbe reso vane o quasi le 9 vittorie conquistate nelle ultime dieci partite.

Allo stesso modo per la Roma una vittoria avrebbe significato staccare il Napoli e continuare a tenere il passo della Juventus, provando a tenere aperta quanto più a lungo possibile almeno l’idea di una lotta Scudetto. In caso di sconfitta, invece, avrebbe rimesso in discussione il secondo posto e l’accesso diretto in Champions League l’anno prossimo, nonostante la sconfitta interna della squadra di Sarri, tirando anzi dentro la corsa quella di Pioli.

Insomma, se non un vero e proprio spareggio, era comunque una di quelle partite in cui i punti rischiano di valere doppio.

Modulo uguale, interpretazione diversa

Pioli è stato felice di recuperare Icardi e Brozovic in tempo per la gara con la Roma, ma ha dovuto fare i conti con la squalifica di Miranda. Nonostante l’assenza del brasiliano, il tecnico parmense non ha rinunciato alla difesa a 3: è toccato a D’Ambrosio giocare a centro-sinistra, con Medel centrale e Murillo centro-destra.

A centrocampo Gagliardini in coppia con Kondogbia al centro, con Candreva a destra e Perisic a sinistra, in un ruolo a metà tra ala fluidificante. Joao Mario e Brozovic avrebbero dovuto essere in ballottaggio l’uno con l’altro, ma alla fine hanno giocato entrambi sulla trequarti, dietro a Icardi che completava il 3-4-2-1 dei padroni di casa.

Anche Spalletti ha scelto, almeno sulla carta, il 3-4-2-1. Con Szczesny in porta in difesa si è rivisto Rüdiger, sul centro-destra, con Fazio centrale e Manolas centro-sinistra. Strootman e De Rossi hanno giocato da centrocampisti centrali mentre, nonostante la defezione di Emerson Palmieri, si sono visti comunque due esterni brasiliani, con Bruno Peres a destra e Juan Jesus sorprendentemente a sinistra. Alle spalle di Dzeko i titolari (ormai possiamo chiamarli così, almeno per questa fase della stagione) Salah e Nainggolan, ad agire, pur con compiti diversi, da trequartisti (con Perotti in panchina).

Nonostante l’impiego dello stesso sistema di gioco, l’interpretazione dei ruoli e delle posizioni dei giocatori in campo scelte da Pioli e Spalletti sono state ben diverse.

Quello dell’Inter può essere considerato un 3-4-2-1 più “classico”, con Joao Mario e Brozovic vicini (spesso troppo) alle spalle dell’unica punta Icardi. In fase difensiva la formazione di Pioli si riorganizzava in un 5-2-2-1, anche se il sostanziale orientamento all’uomo del sistema difensivo dell’Inter ha messo in secondo piano le considerazioni sulla formazione senza la palla.

Ed è anzitutto discutibile la scelta di Perisic da laterale di centrocampo, considerate a posteriori le difficoltà del croato nel trovare la posizione (questo, anche se si è rivelato fondamentale in occasione dell’unico gol dell’Inter, quando agendo da ala pura ha servito l’assist ad Icardi).

Più complicata la lettura del 3-4-2-1 proposto da Spalletti. Come detto, Nainggolan e Salah hanno svolto compiti profondamente diversi, così come i due fluidificanti Bruno Peres e Juan Jesus. Il belga partiva spesso più arretrato dell’egiziano, tanto che in diverse situazioni la Roma ha praticamente proposto un classico centrocampo a tre, con De Rossi centrale e Strootman e Nainggolan da mezzali.

L’asimmetria tra Nainggolan e Salah, anche in fase difensiva. La Roma pressava con l’egiziano orientato su D’Ambrosio, mentre il belga più arretrato andava ad aggredire Murillo solo quando i suoi compagni erano nella condizione di escluderne le linee di passaggio ravvicinate (De Rossi su Gagliardini).

Rispetto all’olandese, però, Nainggolan aveva maggiori libertà di attaccare lo spazio davanti a sé con o senza palla, o di allargarsi verso la fascia (approfittando della maggior copertura fornita da Juan Jesus, rispetto ad Emerson): come successo in occasione del gol dell’1-0.

Il primo dei due meravigliosi gol di Nainggolan ha origine da un triangolo giocato con Dzeko dal belga largo a sinistra.

A Salah è toccato invece un ruolo quasi da seconda punta, con Dzeko spostato leggermente sul centro-sinistra ad equilibrare il sistema di gioco, garantendo una bilanciata occupazione degli spazi.

Giocando più stretto, il numero 11 giallorosso ha sempre cercato di posizionarsi tra D’Ambrosio e Perisic, con Bruno Peres largo e, come era lecito attendersi, decisamente più influente in fase offensiva rispetto a Juan Jesus (il 42% degli attacchi della Roma si sono sviluppati sul settore di destra).

In fase difensiva la Roma ha proposto uno schieramento ibrido, con Rüdiger che ha permesso di difendere a tratti anche con una linea a quattro, garantendo a Bruno Peres la libertà di uscire sul portatore con maggiore aggressività e, al tempo stesso, di dedicarsi con minore disciplina alla fase difensiva rispetto al connazionale sul lato opposto del campo.

Interpretazioni diverse, per strategie diverse

Anche l’approccio della due squadre alla fase difensiva e in particolar modo al pressing è stato similare, visto che entrambe hanno mantenuto l’uomo come principale riferimento, seppur il grado di orientamento dei nerazzurri sia stato più intenso. L’efficacia dei due sistemi difensivi è stata opposta: quello dell’Inter è stato nettamente inferiore a quello della Roma, soprattutto quando si trattava di portare pressione.

Le distanze tra Icardi e i due trequartisti e tra questi ultimi e il resto del centrocampo sono state spesso lunghe e per la Roma è stato fin troppo facile far progredire il gioco, con i tre giocatori più avanzati dell’Inter costretti a rincorrere all’indietro ogniqualvolta venivano superati dal pallone.

Le distanze inadeguate tra Icardi, Brozovic e Joao Mario e il loro posizionamento vanifica il tentativo di pressing dell’Inter. Prima De Rossi e poi Strootman hanno tempo e spazio per ricevere il pallone e pensare alla prossima mossa.

Quello della coordinazione del pressing è un problema che l’Inter di Pioli ha fin dal principio e che forse è stato messo in secondo piano dai risultati positivi ottenuti dal momento dell’insediamento dell’ex allenatore della Lazio.

In ogni partita dei nerazzurri abbiamo assistito a tentativi di pressing veramente modesti e la Roma, squadra in fiducia e consapevole quando si tratta di impostare il gioco da dietro, ha esposto questo difetto dei padroni di casa. Joao Mario e Brozovic in particolare non sono riusciti a collaborare in maniera appropriata (forse anche per un questione di istruzioni) per impedire a De Rossi di ricevere palla e mettendo in difficoltà anche Gagliardini, in teoria orientato su Nainggolan, ma costretto non di rado ad uscire sul capitano della Roma.

Pessimo pressing dell’Inter, con Icardi e Brozovic che si alzano, mentre Joao Mario si schiaccia sul centrocampo per controllare Manolas, lasciando a De Rossi libertà di ricevere. Saltato questo primo passaggio, la Roma può far girare palla. Brozovic (ed inizialmente anche Icardi) non nascondono la propria frustrazione.

La coppia di trequartisti dell’Inter non ha brillato particolarmente nemmeno in fase di possesso. Il loro supporto al centrocampo ha lasciato a desiderare e anche quando sono riusciti a proporsi per ricevere palla hanno fatto fatica a combinare. La mancanza di movimenti complementari (e in alcuni casi proprio di movimenti) dei due, li ha resi troppo prevedibili, ma avrebbero potuto essere un’arma fondamentale tra le linee della Roma, se solo avessero avuto più intesa.

Perisic è troppo basso per impensierire la difesa della Roma in ampiezza, mentre Candreva stringe verso il centro dove già Brozovic e Joao Mario si pestano praticamente i piedi, oscurandosi l’un l’altro. Il pressing della Roma costringe i centrocampisti nella propria metà-campo e l’Inter è spezzata in due tronconi, senza opzioni di passaggio in verticale.

C’è da dire che nemmeno gli esterni li hanno aiutati in maniera particolare visto che specie Perisic era spesso in ritardo nel portare ampiezza, rendendo i due trequartisti maggiormente controllabili dai centrali della Roma, più liberi di uscire alla ricerca dell’anticipo.

Quella che poteva essere e non è stato: Joao Mario e Brozovic si posizionano alle spalle di De Rossi, rendendosi disponibile per ricevere una verticalizzazione. L’ampiezza fornita da Perisic e il potenziale attacco della profondità di Icardi preparano i presupposti per una probabile combinazione tra i due trequartisti nerazzurri: ma il passaggio di Murillo è impreciso.

I nodi stanno venendo al pettine per Pioli

Come al solito, l’Inter ha trovato sfogo principalmente sulle fasce, puntando sui duelli individuali (2 dribbling riusciti su 3 tentativi per Candreva, 2 su 5 per Perisic) e soprattutto sui cross. In ben 39 occasioni i nerazzurri hanno cercato di chiudere l’azione offensiva con un cross, generando solo 5 tiri, di cui 2 da calcio d’angolo.

C’è da dire che la squadra di Pioli non ha creato meno occasioni di quella di Spalletti, come conferma il computo dei tiri (13 a 11) e degli Expected Goals (1,3 a 0,7 +1 rigore), ma le due prodezze di Nainggolan (secondo il modello di Alfredo Giacobbe, la probabilità stimata di segnare entrambi quei tentativi era dello 0,14%) hanno permesso alla Roma di amministrare il doppio vantaggio e di non andare praticamente mai in difficoltà, visto che dopo che Icardi ha accorciato le distanze, sono bastati quattro minuti perché il doppio vantaggio fosse ricostituito.

Più che i numeri, è però il livello di gioco visto in campo a restituire la portata del divario che esiste tra le due squadre, sia dal punto di vista tattico che da quello tecnico.

La Roma è sicuramente più avanti nel proprio percorso di crescita rispetto all’Inter e questo può far ben sperare i sostenitori dei nerazzurri, ma allo stesso tempo, l’ennesima sconfitta contro una “grande” della gestione Pioli (Napoli, Juventus, Roma e volendo Lazio in Coppa), conferma come alcuni difetti strutturali in entrambe le fasi, emergano prepotentemente ogniqualvolta la superiorità tecnica e fisica nei confronti dell’avversario non è così netta.

Segui tutta la Serie A TIM, la Serie B ConTe.it e la Uefa Europa League su NOW TV.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura