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Marco Gaetani
Quasi leggenda: il Bologna del calcio champagne
08 gen 2019
08 gen 2019
Racconto della stagione 1989/1990 del Bologna, una delle migliori della storia recente dei rossoblù.
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Marco Gaetani
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La stagione 1989-90, per Maifredi, è quella della consacrazione definitiva. Poco importa che siano passati solo tre anni da quando allenava in C2: i giornali lo esaltano, lo definiscono il gemello di Sacchi. Da lì a un anno, il crollo.


 





 



 



 





 



 



 


Maifredi si accorge ben presto che Geovani non può giostrare in regia e può tornare utile più avanti, visti i problemi fisici di Poli, titolarissimo nella prima parte di stagione. Marronaro è l’uomo da schierare al posto del brasiliano quando Maifredi vuole un attacco pesante, Galvani il recordman di ingressi dalla panchina (ben 14), Iliev diventa di fatto la riserva di De Marchi. Dal suo arrivo a fine ottobre, Waas è sostanzialmente inamovibile in avanti.


 



 



 



 


Splendida la combinazione Poli-Giordano per il primo vantaggio felsineo.


 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 


«Almeno sappiamo che Manfredonia è vivo, nel suo sonno pesante e buio. E questo attenua il dolore: una carriera interrotta e una vita che continua», scrive Gianni Mura su Repubblica.


 



 



 


Il punto che ipoteca la qualificazione Uefa del Bologna arriva contro il Milan. L’apertura del servizio della Domenica Sportiva vede Gigi Maifredi sulla “camionetta” della squadra esterna della Rai mentre cerca di scoprire se Galli e Pazzagli avevano effettivamente combinato il disastro che avrebbe regalato ai suoi il successo. A fine partita, Sacchi omaggia il rivale Maifredi: grande rispetto tra i due.


 



 



 

Finirà male, malissimo, con la Juve fuori dalle coppe europee per la prima volta dopo ventotto anni. «Alla Juve stecco perché sono un asino, un presuntuoso, e la presunzione si paga. Anche se il Barcellona che ci ha eliminato dall’Europa era allenato da un certo Cruyff che aveva Laudrup, Stoichkov, Bakero e Koeman. Anche se non mi avevano preso Dunga. Anche se Casiraghi è stato fuori quattro mesi per infortunio. Ma ho sempre avuto una regola di vita: mai voltarsi indietro e guardare sempre avanti». Vero in parte. Lo chiama Paolo Mantovani per raccogliere l’eredità di Boskov alla Sampdoria, ma il cuore è un pessimo alleato quando c’è da prendere una scelta. «



 

 

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