Nemmeno il tempo di affacciarsi al mondo dei professionisti che Scamacca aveva già la fama del pesce troppo grande per lo stagno che lo conteneva. O meglio, di quello che credeva a chi gli suggeriva che fosse davvero così. Perché rifiutare a 16 anni il primo contratto professionistico offerto dalla squadra che ti ha cresciuto (la Roma in quel caso), se non perché si è convinti di essere già pronti? Al PSV, dove approdò a quell’età, Scamacca sperava di arrivare presto in prima squadra, di farsi un nome. «In Italia per debuttare in Serie A devi sperare che ci sia un’epidemia», dichiarerà nel luglio del 2018 e le cose andranno esattamente così, ma non nel senso che ci si immaginava a quel tempo. Se si esclude l’esordio vero e proprio con la maglia del Sassuolo nell’ottobre del 2017, Scamacca inizierà a giocare in Serie A nell’autunno del 2020 con gli stadi vuoti e il coprifuoco. In mezzo tre anni di piccoli fallimenti, fisiologici per qualsiasi giocatore della sua età, ma che avevano prorogato il suo arrivo nel calcio di primo livello: il ritorno in Italia con la maglia del Sassuolo, il primo prestito alla Cremonese, in Serie B, infine il ritorno in Olanda, al PEC Zwolle. Un percorso molto diverso da chi sognava ad occhi aperti vedendolo bullizzare gli avversari nelle giovanili, grande come una montagna.
Potremmo dire che la sua storia non si è mai mossa veramente da questi due binari: da una parte una carriera più o meno normale, a seconda degli alti e dei bassi che lo contraddistinguevano, dall’altra l’aspettativa che l’arrivo di un futuro molto più luminoso della sua realtà presente fosse ormai dietro l'angolo. Nella stagione 2019/20 Scamacca va ad Ascoli a fare coppia con Ardemagni, e basta un buon girone d’andata (10 gol in 17 partite tra Serie B e Coppa Italia), che a gennaio al Sassuolo arriva subito un’offerta da 10 milioni di euro dal Benfica, che è stato appena eliminato dalla Champions League ed è pronto a continuare la sua avventura in Europa League.
Finisce la stagione ma le voci proseguono. In estate Scamacca torna al Sassuolo, che non è nemmeno sicuro di cosa farci, eppure le offerte piovono. In Italia si parla di Juventus, Inter e Milan, ma forse la più clamorosa è quella del Braga, che arriva a mettere sul piatto cinque milioni più un diritto di riscatto intorno ai 20. Sembra fatta, ma alla fine il Sassuolo sembra farsi convincere del valore della sua gemma dai suoi stessi corteggiatori, e decide di prendere un altro anno di tempo. Scamacca va in prestito secco al Genoa.
Ancora una volta una stagione di luci e ombre, tra un dimenticabile girone d’andata e un buon girone di ritorno. Anche se Scamacca sembra convincere più Maran che Ballardini, e a gennaio il suo nome continua a girare nella realtà magica del calciomercato in cui il confine tra aspettative, sogni e verità non esiste. Questa volta sembra a un passo dalla Juventus, e chi non fa direttamente ironia su un attaccante che in fin dei conti ha ancora dimostrato poco per poter giocare nella più importante squadra d’Italia si abbandona alla dietrologia. La Juventus lo sta comprando per toglierlo alle dirette concorrenti? Per utilizzarlo come asset per futuri scambi? Nessuno crede che ci stia puntando davvero, lo scollamento tra la carriera di Scamacca e le voci di mercato che lo riguardano nasconde per forza qualcos’altro, i più moderati si limitano a pensare che dietro ci sia la semplice sopravvalutazione.
La scorsa estate la storia si ripete. Si parla di nuovo di Juventus, di Milan, di Inter ma anche di Fiorentina e di Eintracht Francoforte, secondo Gianluca Di Marzio pronto “anche ad un’offerta importante”. Alla fine Scamacca rimane a Sassuolo e incredibilmente sembra quasi un ridimensionamento nonostante nei fatti non si sia mai confrontato con una squadra di questo livello, che tra l’altro non è nemmeno sicura di volerci puntare davvero. E infatti per entrare stabilmente tra i titolari Scamacca ci mette quasi due mesi, più precisamente dopo la partita contro il Genoa del 17 ottobre dello scorso anno in cui segnerà una doppietta.
Il conflitto tra la realtà e il suo riflesso sui giornali, tra il valore di un giocatore e la valutazione che ne fanno i giornalisti e i direttori sportivi, è un tema antico quanto il calcio stesso ma era da diverso tempo che in Serie A non lo si era visto andare a fondo come sta facendo con la storia di Scamacca. Un giocatore che persino durante il campionato, dopo una partita complicata contro il Cagliari in cui aveva fatto fatica a reggere la marcatura di Lovato, si era dovuto sentir dire dal suo stesso allenatore che «non merita i titoli che gli vengono concessi». Dionisi in quel caso si lamentava di un aspetto specifico del suo gioco - la debolezza nel tenere lo scontro fisico nel gioco spalle alla porta e nei duelli aerei - ma è interessante che lo abbia fatto dicendo che i titoli dei giornali vanno meritati, e con qualcosa di più di «un mezzo campionato». Non sarà l'ultima volta che l'allenatore del Sassuolo lo prenderà a capro espiatorio della mollezza della sua squadra, anche se non a parole. Due settimane dopo, alla fine del primo tempo contro il Napoli al San Paolo, con la sua squadra travolta sul 4-0, lo ha tolto dal campo insieme a Vlad Chiriches.
Uno dei diversi duelli persi con Lovato nella partita contro il Cagliari.
Con l’indiscrezione data da Le Parisien secondo cui il PSG sarebbe a un passo dall'acquistare Scamacca per 50 milioni, questo conflitto - forse potremmo dire tra realtà e apparenza - è arrivato al suo apice, facendo riemergere quel fiume carsico di ironia, sarcasmo, diffidenza che da sempre segue la carriera dell’attaccante romano e che riemerge tutte le volte che i rumor di mercato ci costringono ad immaginarcelo accanto a giocatori come Leo Messi o Kylian Mbappé, un uomo convinto a restare a Parigi dal presidente della repubblica in persona. Magari sono paragoni inevitabili e allo stesso modo forse è impossibile non associare il prezzo del cartellino alla trasposizione esatta del valore di un giocatore. Ma andando al di là di ironie e dietrologie, rimane interessante ragionare sul perché un club come il PSG voglia spendere una cifra simile, sempre che sia quella anticipata da Le Parisien, e per di più per un giocatore peculiare come Scamacca.
In primo luogo, bisogna prendere in considerazione il momento particolare che sta vivendo il PSG. Un club che, con l’addio di Leonardo e Pochettino, e l’arrivo al loro posto di Luis Ocampos e Galtier, sembra voler cambiare le proprie strategie di mercato, rinnovando la squadra con giocatori di prospettiva. A questo proposito vengono in mente le parole di Beppe Marotta, uno che evidentemente il suo lavoro lo sa fare, secondo cui «questo è un mercato dove è più difficile sostituire un attaccante che un difensore». E il PSG deve sostituire la sua unica prima punta in squadra, Mauro Icardi, in un momento in cui i due principali prospetti europei in attacco (a parte Mbappé ovviamente) si sono già mossi. Se escludiamo Lewandowski, che per i motivi che abbiamo detto non sembra essere il tipo di giocatore adatto per la nuova gestione del club parigino, quanti altri attaccanti ci sono sul mercato che potrebbero andare al PSG a una cifra inferiore ai 50 milioni? Rimanendo in Serie A, forse l’unico altro nome appetibile per la squadra francese sarebbe Lautaro Martinez, per cui è probabile che l’Inter chiederebbe una cifra di molto superiore, e a ragione visto ciò che ha dimostrato finora l’argentino in Italia. Bisogna considerare anche che il PSG ha una necessità piuttosto impellente di rinnovare il proprio reparto offensivo, che, oltre alla probabile uscita di Icardi, ha già perso Di Maria (svincolato e poi passato alla Juventus) e potrebbe presto perdere anche Neymar (di cui si parla insistentemente di una cessione già quest’estate) e presto Messi (che ha il contratto in scadenza nel giugno del 2023 e dovrebbe passare la prossima stagione all’Inter Miami).
Alla luce di quest’ultima stagione, però, Scamacca è diventato un giocatore particolarmente appetibile anche al di là delle esigenze contingenti del PSG. L’attaccante del Sassuolo, infatti, è giovane, qualcosa che fa aumentare il valore di per sé, e ha già dimostrato di essere un attaccante più complesso da quello che avevamo visto prima dell’inizio della scorsa stagione. E cioè il freak da un metro e novantacinque che balla sulle punte e viene sulla trequarti per ispirare gli inserimenti dei compagni con un colpo di tacco o un filtrante spalle alla porta. Un’eredità del suo gioco giovanile, quando poteva esercitare un dominio fisico quasi totale sugli avversari e permettersi di fare quello che voleva in giro per il campo, che in Serie A però sembrava zavorrarlo con barocchismi spesso forzati.
Quest’anno, invece, Scamacca è sembrato meno innamorato di se stesso, ha asciugato il suo gioco sulla trequarti a pochi appoggi di prima verso il centrocampo, a volte anche troppo, risultando troppo frettoloso nell’appoggiarsi all’indietro invece di prendersi un pausa e decidere sul da farsi, magari girandosi sull’avversario. Soprattutto, Scamacca quest’anno ha dimostrato di avere una confidenza con il gol che non sembrava essere nelle sue corde. A fine stagione, tra i giocatori con almeno 30 tiri, è risultato quarto per efficienza (il rapporto tra non-penalty goals ed Expected Goals) e sesto per tasso di conversione (il rapporto tra non-penalty goals e tiri). Gli unici due giocatori a fare meglio di lui in Serie A in entrambi i valori sono stati Giovanni Simeone e Thomas Henry (dati di Alfredo Giacobbe), che forse sono gli unici due giocatori più difficili da immaginare di Scamacca nel PSG adesso.
Su questi dati ha influito il fatto che a Scamacca riescono spesso gol difficili. In questo aiuta il suo formidabile tiro di destro da fuori area e la sua capacità di coordinarsi in acrobazia, due cose che hanno a che fare con il suo talento puro e che infatti avevamo già visto sia nelle sue esperienze precedenti che nelle Nazionali giovanili. Da queste qualità Scamacca ha ricavato due dei gol più belli di questa stagione, quello a San Siro contro il Milan e quello al Mapei Stadium contro il Napoli, che rimarranno per lungo tempo all’inizio delle sue compilation YouTube.
Accanto a questo talento, che più che a Ibrahimovic lo avvicina a Balotelli (un altro attaccante con un grande tiro da fuori e molte difficoltà con la conduzione della palla e le valutazioni dei giornali), Scamacca ha però dimostrato di saper costruire una capacità di finalizzazione che sembrava mancargli e che gli ha permesso di arrivare a fine stagione a 16 gol, una cifra francamente impressionante per un giocatore che (per quanto sia difficile ricordarselo) era comunque alla sua prima stagione da titolare in Serie A. Molti di questi sono arrivati con “banali” corse in profondità alle spalle della difesa avversaria, o con movimenti sul secondo palo a nascondersi dietro al diretto marcatore. E per paradosso - perché lo ha portato a segnare i gol più semplici della sua stagione - questo è l’aspetto più importante e sorprendente ai fini della sua valutazione. Scamacca ha dimostrato di saper crescere oltre i lampi di genio, di poter diventare un giocatore più solido, utile: non era scontato per come era andata la sua carriera finora. Come aveva scritto Daniele Manusia solo pochi mesi fa, Scamacca non sembra un giocatore "che un allenatore può davvero modellare”, e allora Dionisi sembra essere andato semplicemente per addizione. Aggiungendo un set di movimenti semplice ma efficace a uno di quegli attaccanti “che giocano come il primo giorno che hanno infilato gli scarpini ai piedi”.
Ovviamente rimane da vedere se riuscirà a rimanere su questi livelli realizzativi, ma questa è la sfida che si ritrovano davanti tutti i giovani attaccanti. Agli occhi del PSG, che ha urgenza di comprare un attaccante da fare da paggetto a Mbappé e Messi, e a quelli del Sassuolo, che vuole massimizzare il profitto della sua cessione, oggi rimane il fatto che sul mercato non ci sono molti altri attaccanti di 23 anni con le sue qualità e che allo stesso tempo rientrano nel 93esimo percentile per non-penalty goals tra i pari ruolo dei cinque principali campionati europei (dati fbref, il cui algoritmo lo associa a giocatori come Jamie Vardy, Tammy Abraham, Arkadiusz Milik). È per la stessa ragione The Athletic cita come primi nomi tra i "rimpiazzi ovvi" di Cristiano Ronaldo al Manchester United prima Osimhen (a sua volta 23 anni, 96esimo percentile per non-penalty goals) e poi Abraham (quasi 25 anni, 70esimo percentile). Per il centravanti nigeriano del Napoli i rumor di mercato negli ultimi giorni parlano anche di offerte del Bayern Monaco sopra i 100 milioni di euro.
D'altra parte, il gol è la merce più rara e costosa sul mercato, e il PSG non ha certo problemi di profondità delle tasche. Senza dover arrivare a Verratti, che comunque oggi ci sembra un affare molto più spericolato di quanto non lo sia quello che porterebbe Scamacca a Parigi, il PSG ha una lunga tradizione di giovani talenti pagati a peso d’oro per affiancare i suoi personali galacticos. Oltre a Donnarumma, la scorsa sessione estiva di mercato ha visto arrivare a Parigi per 45 milioni di euro anche Nuno Mendes, 19enne terzino ex Sporting Clube che in questa stagione si è dimostrato uno dei migliori giocatori della squadra di Pochettino. Prima di questa stagione, Nuno Mendes aveva giocato meno di 40 partite nella prima divisione portoghese. Perché allora spendere 50 milioni per Scamacca, che ha solo tre anni in più e una gavetta molto più lunga, per il PSG avrebbe meno senso?