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Andrea Barbuti
Quanto è sostenibile la tua squadra?
20 feb 2023
20 feb 2023
Il Football Sustainability Index racconta l'impegno delle squadre verso l'ambiente.
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Andrea Barbuti
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IMAGO / Nicolò Campo
(foto) IMAGO / Nicolò Campo
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Il Brand Directory realizza ogni anno la classifica dei Most Valuable Brands e ha pubblicato, la scorsa settimana, la sua prima edizione del Football Sustainability Index: uno studio volto a stilare una classifica delle squadre di calcio più sostenibili dei 5 maggiori campionati europei secondo i parametri ESG. Torneremo più avanti sulla definizione dei parametri ESG. A ottenere il miglior punteggio, e quindi il titolo di squadra più sostenibile d’Europa, è stato il Liverpool, davanti alle spagnole Betis e Real Madrid. La Premier League è risultata essere la lega più sostenibile, mentre l’Italia ha sorprendentemente piazzato due squadre in top 10: l’Udinese quarta e il Milan ottavo. Bisogna fare attenzione: i punteggi assegnati non indicano una misura di sostenibilità assoluta, ma sono il risultato di un’analisi sulla percezione dei tifosi o rispetto all’impegno della propria squadra del cuore in termini di sostenibilità. Sono stati analizzati quelli che vengono ritenuti gli otto mercati più importanti al mondo, con un campione che varia dalle 1000 alle 1500 unità ciascuno: Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Stati Uniti, Cina, Brasile e Spagna. Cos’è lo sviluppo sostenibile e cosa c’entra col calcio «Non ci scostiamo da quella linea di sostenibilità che abbiamo intrapreso» dice Paolo Maldini ogni volta che gli si fa una domanda di mercato, come fosse un mantra, suscitando anche una certa delusione fra i tifosi. Del resto non è una strada presa solo dal Milan, quella della sostenibilità è la direzione che sta prendendo il calcio, o almeno una parte di esso, da qualche anno. Soprattutto, però, è la direzione che sta cercando di prendere il mondo e da cui il calcio non può estraniarsi. Agenda 2030, SDGs, ESG, Conferenza quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, eccetera eccetera, sono termini che sempre più spesso ritornano nella nostra quotidianità, ma cosa riguardano? L'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, ad esempio, è un documento che l’ONU ha firmato nel settembre 2015 e che fissa 169 traguardi, riassunti in 17 obiettivi tematici, i cosiddetti Sustainable Development Goals (da cui la sigla SDGs) che i firmatari si impegnano a raggiungere entro il 2030. Questo documento ha influenzato le politiche di molti paesi e in particolar modo quelle dell’Unione Europea, politiche che hanno impregnato diversi ambiti della nostra vita, fra cui lo sport: negli anni, infatti, tutte le principali organizzazioni sportive, dal CIO alla UEFA, si sono dotate di una strategia a lungo termine e hanno aderito a diverse iniziative sovranazionali.

L’impatto più significativo, però, l’Agenda 2030 lo ha avuto sul mondo della finanza: tutti i titoli quotati sono valutati secondo i parametri ESG: environmental (relativo alle politiche sul rispetto dell’ambiente e la lotta al cambiamento climatico), social (l’impegno nel sociale) di governance (che racchiude sia i parametri di sostenibilità economica che buone pratiche quali trasparenza e lotta alla corruzione). Questi tre parametri sono destinati a diventare un metro di giudizio per qualunque attività commerciale e l’industria calcistica, come abbiamo visto, non è da meno. La Red Way e l’alleanza Forever Green Che cos’ha il Liverpool di speciale per aver vinto questa speciale classifica? I Reds sono stati forse la prima squadra ad aver intrapreso con convinzione la strada della sostenibilità da tempo. Quello che li differenzia dagli altri club è una vera e propria strategia olistica, già radicata nel tempo, che racchiude tutti gli ambiti della sostenibilità e dà a ciascuno uguale importanza. La Red Way, così hanno deciso di chiamare la loro strategia di sostenibilità, è nata nel 2021. Se pensiamo che la maggior parte delle squadre di calcio sono lontanissime dall’averne una e brancolano ancora fra progetti scollegati fra loro che sfociano facilmente nel greenwashing, non è difficile comprendere come il Liverpool sia un pioniere del calcio sostenibile. Il report cita due esempi di iniziative che fanno parte della Red Way: l’implementazione di una flotta di bus alimentati da carburanti sostenibili, che producono il 90% delle emissioni in meno rispetto al diesel e l’ottenimento della certificazione ISO 20121, che garantisce che gli eventi organizzati dal club sono conformi alle policy legate allo sviluppo sostenibile. https://twitter.com/felixkeith/status/1627237593623527425

Non è però tutto perfetto: recentemente il Liverpool ha preso un volo privato durato 33 minuti al posto di un viaggio di circa 3 ore con altro mezzo. Qualcuno, però, gli ha fatto notare che i voli di mezz'ora non sono così rari.

Un’iniziativa particolarmente rilevante al livello ambientale è quella del Betis, che infatti si piazza dietro al Liverpool in classifica. Nel 2020 gli andalusi hanno lanciato la piattaforma Forever Green, il cui nome gioca con la corrispondenza dei colori sociali del club a quello che normalmente si associa alle politiche di rispetto e salvaguardia dell’ambiente. Si tratta di una piattaforma aperta che ha l’obiettivo di mettere in comunicazione aziende e istituzioni sfruttando «il potere dello sport più popolare del pianeta per aiutare a salvarlo e trasformare i milioni di fan di oggi in nostri alleati nella lotta al cambiamento climatico domani». Di recente il Betis ha anche iniziato a calcolare la propria impronta di carbonio (ovvero il kg di emissioni di anidride carbonica prodotti con le proprie attività) e a ridurla. Impressionante è, infine, il punteggio ottenuto dal Lens (sesto in classifica generale) in ambito sociale: 100 su 100. Secondo gli autori del report, questo è dovuto alla partnership che i Sang et Or hanno istituito con Nexans, un’azienda leader nei settori dell’energia e delle telecomunicazioni la cui presenza nella regione di Lens (l’Hauts-de-France, nel nord del paese), è particolarmente radicata e risale addirittura al 1929. Partnership come questa dimostrano l’attenzione alle attività locali, l’attaccamento al territorio e il pieno coinvolgimento del club nella vita della comunità di cui fa parte e della quale si alimenta. La squadra più sostenibile d’Italia è l’Udinese In Serie A, gli esempi da seguire sono Udinese e Milan, rispettivamente quarto e ottavo in classifica generale. Le altre italiane in top 50 sono Juve (14), Inter (18), Sassuolo (23), Roma (28), Napoli (33) e Bologna (48). In particolare, i friulani hanno ottenuto un punteggio altissimo in ambito ambientale, grazie a diverse iniziative. Dopo aver aderito al programma “Sports for climate action” delle Nazioni Unite, hanno reso la Dacia Arena uno dei primi stadi carbon neutral d’Europa grazie alla partnership con Bluenergy, che alimenta le infrastrutture dello stadio solo attraverso energie rinnovabili. Le divise da gioco, poi, sono state prodotte da Macron utilizzando tessuti 100% sostenibili derivati dal riciclo di 13 bottiglie di plastica per maglietta. Tutto questo rende l’Udinese il terzo club più sostenibile d’Europa, dal punto di vista ambientale.

Il primo, però, merita una menzione per la longevità e lungimiranza delle proprie scelte. Si tratta del Friburgo, che ha anticipato l’Udinese di una ventina di anni ed è stato il primo club tedesco a installare dei pannelli solari sul proprio Dreisamstadion, nel 1995. Avrete presente, lo stadio installato in mezzo alle conifere della Foresta nera. I bianconeri del Baden-Wurttenberg hanno poi cambiato casa a fine 2020, quando è stato inaugurato il nuovissimo Europa-Park Stadion, sempre seguendo quei principi di rispetto dell’ambiente. Il Milan è invece la miglior squadra italiana a livello di governance. Nessuna italiana compare fra le prime dieci in ambito sociale, ma anche qui i rossoneri possono essere presi ad esempio. Fondazione Milan festeggerà in questo 2023 il proprio ventennale di attività. È la più antica fondazione a scopo benefico di una squadra di Serie A e anche la più strutturata, con i suoi progetti a favore dei bambini svantaggiati da una condizione fisica, sociale o economica, in tutta Italia e in diversi paesi del mondo. Perché è importante essere sostenibili Dal 2015 è in atto un cambiamento di paradigma economico in direzione di uno sviluppo più sostenibile per tutti e per l’ambiente, uno sviluppo che si propone di non lasciare indietro nessuno e il calcio non può estraniarsi da quello che sta succedendo nel mondo. Non può perché non è giusto, ma soprattutto non può perché, banalmente, vive di capitali che derivano da altri settori. In questo nuovo paradigma di sviluppo, restano cruciali due cose per una società di calcio: i tifosi e gli sponsor. Questi ultimi, essendo aziende di altri settori, hanno sempre più parametri da rispettare per mantenere una buona reputazione e soprattutto, se quotati in borsa, per ottenere buone valutazioni in termini di ESG. Sponsorizzare una società di calcio che non ha a cuore i temi socio-ambientali e che spende soldi senza alcun criterio nella compravendita di giocatori rischia di diventare un boomerang. La maggioranza dei tifosi invece è ancora poco consapevole. Anche le società che hanno ottenuto ottimi risultati nel report del Brand Directory, non sembrano comunicare abbastanza bene le proprie iniziative, i loro benefici e la loro importanza. Una buona parte della responsabilità qui è però anche di chi fa informazione in ambito calcistico. Le iniziative e le notizie che riguardano la sostenibilità delle squadre di calcio, almeno in Italia, non trovano spazio negli organi di informazione perché non lo si ritiene un argomento rilevante. Un esempio è la copertura mediatica quasi nulla raggiunta dal report in questione: in altri ambiti dell’economia la pubblicazione di un report dello stesso osservatorio viene atteso tutto l’anno e ripreso in massa dalle riviste e dai giornalisti specializzati. Nell’ambiente calcistico è invece passata in sordina. La questione più importante che emerge dalla ricerca è però un’altra: la sostenibilità è davvero alternativa ai risultati? Difficile da dire se la squadra più sostenibile d’Europa, in tutte e tre le dimensioni, il Liverpool, negli ultimi cinque anni ha ottenuto tre finali di Champions League (vincendone una), ha vinto una Premier League ed è arrivata seconda due volta. La terza squadra più sostenibile d’Europa, il Real Madrid è anche campione d’Europa del Mondo in carica. L’ottava squadra più sostenibile d’Europa, il Milan, è anche campione d’Italia in carica. Ciò vale anche per le altre squadre in classifica: Betis e Real Sociedad sono, negli ultimi anni, presenza fissa in Europa League e i baschi quest’anno sono in piena zona Champions a +6 sul quinto posto occupato proprio dagli andalusi. Il Lens, nelle ultime due stagioni, è emersa come una delle realtà più importanti di Francia, mentre il Reims ha consolidato la sua presenza in Ligue 1 e ha iniziato a produrre, scovare e valorizzare talenti importanti come Ekitiké, oggi al PSG e Balogun, attuale capocannoniere del campionato; il Friburgo ha centrato, pochi mesi fa, gli ottavi di finale di una competizione europea per la prima volta nella sua storia ed è in piena lotta per un posto in Champions nella prossima stagione; il Nottingham Forest, infine, ultima squadra ad apparire in top 10, nel 2022 è tornato in Premier League, dove mancava dal 1999. Certo, è difficile dimostrare una correlazione diretta fra sostenibilità e risultati, ma di sicuro da questi dati non sembra impossibile coniugare una buona gestione sportiva con la sostenibilità del proprio club.

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