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Marco De Santis
Quanto può spendere il Milan?
26 mag 2016
26 mag 2016
Una guida all’economia del Milan utile per orientarsi nella giostra estiva del calciomercato.
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Marco De Santis
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Il Milan vive il momento più difficile della sua storia recente. Gli ultimi due bilanci si sono chiusi con passivi di circa 90 milioni che pongono il club, rispetto alle richieste del Fair Play Finanziario, in una situazione molto simile a quella dell’ultima Inter di Moratti. È quindi molto probabile che nel corso del prossimo anno il Milan sarà costretto a concludere un “agreement” con l’Uefa che metterà dei paletti alle sue future operazioni. Se fosse arrivata la qualificazione all’Europa League questo accordo transattivo sarebbe stato “subìto” dalla società rossonera, ma data la non partecipazione alle coppe 2016/17 le nuove normative concederanno altri 12 mesi di tempo per arrivare a un “accordo volontario” con l’Uefa sulla carta meno punitivo, e che lascerebbe più margini di manovra sul mercato, ma che dovrà comunque basarsi su un credibile piano di rientro (si dice che il Milan abbia già provato negli scorsi mesi a concludere un “accordo volontario” ma che non ci sia riuscito, segnale non troppo positivo).

 

Il calciomercato estivo sarà quindi “libero” da questi vincoli, ma va da sé che un ulteriore peggioramento dei già disastrati conti comporterà richieste ancora più stringenti da parte dell’Uefa in futuro. Da qualunque parte la si guardi, quindi, lo scenario non è affatto roseo e non è in grado di far sognare i tifosi. Se il Milan fosse venduto alla cordata cinese rappresentata da Galatioto poco cambierebbe nell’immediato: non è infatti più concesso alle nuove proprietà di spendere e spandere appena arrivate come capitato in passato con Manchester City e Paris Saint-Germain. Sarebbe quindi compito dei cinesi presentare all’Uefa un piano di rientro quadriennale che convinca l’organo di controllo del calcio a concedere un’apertura di credito, anche se gli elevati passivi degli ultimi due anni fanno pensare che non sarebbe in ogni caso troppo ampia.

 



 

Inquadrata la situazione, cosa può fare il Milan sul mercato? Per rientrare con le proprie forze in una sola stagione nella perdita triennale massima prevista per il Fair Play Finanziario, anche ipervalutando i costi virtuosi da scorporare, il Milan (che ha bilancio su anno solare) dovrebbe chiudere il 2016 con un attivo di 110 milioni: evidentemente un obiettivo impossibile. A differenza di altre squadre non è quindi possibile “profetizzare” il mercato con il solo “target del Fair Play Finanziario”. L’impressione è che, qualsiasi sia il proprietario, la società non potrà fare a meno di tagliare i costi di monte ingaggi e monte ammortamenti e di provare ad aumentare i ricavi tramite plusvalenze che finanzino il mercato lasciando anche un margine di guadagno. Detto che alcuni giocatori con stipendi piuttosto importanti sono in scadenza di contratto (Zapata, Alex, Cerci, Mexes, Abbiati, Torres, Balotelli e Boateng) e la scelta di confermarli o meno avrà ovvie ripercussioni sul monte ingaggi e sul budget per gli acquisti.

 

La prima uscita che pare certa è quella di El Shaarawy, che garantirebbe una decina di milioni di plusvalenza e altri sei di risparmi su stipendio e ammortamento. A parte il “Faraone”, Niang (ammortamento residuo di 1 milione) e Donnarumma, apparentemente incedibile, la rosa del Milan non presenta tanti giocatori con i quali fare cassa. Diego Lopez, Menez e De Sciglio sono iscritti a bilancio a 0 quindi le loro uscite genererebbero una totale plusvalenza, ma vista l’ultima stagione non ci si può aspettare un incasso elevato dall’eventuale loro cessione. Luiz Adriano ha un ammortamento residuo di 6,6 milioni e chissà che per lui non torni in auge la pista cinese mentre l’eventuale uscita di Bacca, che deve scontare ancora 26,6 milioni di ammortamento, difficilmente potrà portare una succulenta plusvalenza. Vista la situazione verrebbe quasi da pensare che il maggior guadagno immediato (e a prova di Financial Fair Play) che potrebbe avere il Milan nel passare in mani cinesi è la probabile costruzione di un canale privilegiato per cedere i propri esuberi proprio in Cina, mercato che si può permettere di “strapagare” i giocatori e far incassare plusvalenze impensabili in caso di vendite alle nostre latitudini.

 



 

In entrata ci si proverà a muovere fra prestiti di giocatori di livello ma in esubero nelle proprie società (come potrebbero essere Kovacic e Dzeko per esempio) oppure con la ricerca di parametri zero o ancora con la promozione in prima squadra dei migliori giovani del vivaio. L’eventuale “spesa pazza” su un singolo, visti i conti, andrebbe valutata solo se si pensa che questo calciatore possa dare una svolta alla squadra, tale che valga davvero la pena appesantire il bilancio in cambio del suo ingaggio. Ci può quindi stare (per quanto sia di difficile attuazione) l’idea Ibrahimovic, se lo svedese accettasse di ridurre in misura cospicua il suo stipendio rispetto a quanto guadagnava a Parigi, mentre potrebbe creare qualche perplessità in più la scommessa su un giocatore ancora da testare ad alti livelli come potrebbe essere Vazquez del Palermo.

 

 

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