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Quanto può durare il Nizza?
17 nov 2016
17 nov 2016
Il Nizza è primo in Ligue 1 ma ancora non è chiaro se è un bluff o un possibile miracolo.
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Con il PSG proiettato su una dimensione diversa, l’Olympique Marsiglia in crisi istituzionale prima che sportiva, il Lione concentrato sulla scelta di chi vendere prima e il Monaco in piena febbre da player trading su mandato di Mendes, era evidente che ci fosse spazio per una squadra in grado di inserirsi in questo vuoto, magari scommettendo su giocatori su cui nessuno crede. Arrivati a metà novembre il Nizza, con 29 punti, è primo nella Ligue 1.

Ovviamente la cosa non è semplice: ci vuole una struttura di scouting di livello eccellente e l’ambiente giusto per poter permettere ai giocatori su cui si scommette il tempo di sbagliare. Ma soprattutto ci vuole una buona dose di liquidità, che nel mercato francese al momento scarseggia. Il Nizza ha tutte queste qualità: in estate un consorzio sino-americano ha acquistato l’80% delle azioni del club, attirato dagli investimenti futuri che un club in un posto tanto glamour come la Riviera può permettere. Vista la fortunata posizione geografica era veramente nell’aria l’arrivo del capitale, che ha comunque deciso assecondare la strategia già iniziata sotto l’ambizioso (ma meno ricco) ex presidente Jean-Pierre Rivère.

La sicurezza economica non ha però comunque permesso di mantenere l’ossatura delle squadra arrivata in Europa League la scorsa stagione. Sono partiti Hatem Ben Arfa, Valère Germain, Nampalys Mendy e Jérémy Pied: tutti titolari. Allora il Nizza è stato costretto a giocare al rialzo, lanciandosi in scommesse ancora più coraggiose delle precedenti: dal centrale spremuto Dante fino all’esterno basso Dalbert, preso dal campionato portoghese, arrivando a quella massima: Mario Balotelli, preso all’ultimo giorno di mercato e trasformato nella punta titolare.

La scommessa ha pagato al punto che la situazione sembrava fuori controllo: le vittorie consecutive stavano prendendo la forma di una valanga e l’entusiasmo di un ambiente aveva portato già a parlare di versione francese del Leicester. In una partita che sembrava una normale scampagnata al nord contro il Caen invece il Nizza ha finalmente perso, in un modo che pesa anche più del risultato in sé. Non tutti i mali vengono per nuocere però, perché con la pausa per le nazionali Lucien Favre ha la possibilità di mostrare con calma ai suoi ragazzi i propri limiti, che lo spauracchio del PSG deve ancora arrivare e che il campionato è lungo e pieno di insidie, persino negli angoli più impensabili.

Lucien Favre starà riflettendo su dove potrà arrivare questo Nizza, e allora vale la pena per noi fare lo stesso.

Flessibilità massima

Bisogna innanzitutto aver chiaro che a Favre il sistema interessa relativamente. Il tecnico svizzero è molto attento alle condizioni dei suoi giocatori, e fa giocare sempre quelli più in forma, anche a costo di cambiare modulo.

Ha affrontato la prima vera partita dell’anno con la difesa con 3 centrali e con una sola punta davanti nel derby con l’Olympic Marsiglia dopo aver iniziato l’anno difendendo a 4 e con un tridente. Partendo dalla vittoria con l’OM ha poi continuato ad aggiustare il tiro, sempre partendo dalla difesa a 3: aggiustamenti che possono andare dal 5-3-1-1 con Belhanda dietro Balotelli, al 5-4-1 con Belhanda tra i centrocampisti e Balotelli unica punta. Stesso discorso in fase offensiva, con un sistema che muovendo il pallone ha variato dal 3-5-2 con i due esterni che salgono a centrocampo e Belhanda che si mette in linea con Balotelli, al 3-3-3-1 con una linea creata dalla salita degli esterni all’altezza del mediano o delle mezzali a quella di Belhanda.

Un esempio della difesa a 5 utilizzata dal Nizza. In questo caso contro l'Olympic Lione ci sono tre centrocampisti davanti e Balhanda dietro Balotelli.

Favre si è dimostrato flessibile anche sui principi: contro il Monaco ha abbandonato l’idea di mantenere il possesso una volta in vantaggio e ha lasciato il pallone all’avversario. Non è ancora chiaro se il tecnico sia alla ricerca del sistema che si addica meglio alle caratteristiche dei giocatori, o se invece la sua idea è proprio quella di cambiare sempre qualcosina per non risultare prevedibile. Se c’è una cosa su cui Favre ha prestato sin dall’inizio grande attenzione è l’impostazione dal basso, che ha deciso di sviluppare attraverso tre centrali, un centrocampista che viene incontro a formare un rombo e due esterni esterni come soluzione per garantire ampiezza in fase di attacco posizionale, usandoli come appoggio alla circolazione che rimane legata al movimento del pallone dalla difesa e alla verticalizzazione per saltare una linea avversaria.

Il rombo con Dante come vertice basso che rischia un passaggio da matti, ma che con l’aiuto dell’esterno Dalbert permette al Nizza di uscire bene dal pressing avversario. Ora Seri ha tutto lo spazio per iniziare realmente l’azione offensiva.

Chiunque giochi a centrocampo tra Jean Michaël Seri, Wylan Cyprien, Vincent Koziello, Rémi Walter e Mathieu Bodmer hanno il compito sia di aiutare l’uscita del pallone con movimenti incontro che a seguire poi l’andamento del possesso. Ci sono sempre due giocatori vicini più l’esterno di riferimento per costruire un triangolo che dia due opzioni di passaggio al portatore. I passaggi in costruzione sono corti, la media è di 16 metri, esattamente come il PSG di Emery e cifra più bassa del campionato. Una volta superata la metà campo il Nizza diventa una squadra verticale. Una verticalità che si esprime in due modi ma sempre iniziata da un passaggio di Seri: la versione scambi veloci palla a terra continuando quanto fatto dalla difesa, solitamente iniziati da Seri che trova un compagno vicino.

Oppure la versione preferita da Favre quando la squadra è in vantaggio, ovvero il filtrante per portare il pallone direttamente a Balotelli vicino all’area di rigore. Favre prova a sfruttare al meglio le dote sia di Seri o Belhanda come passatori e di Balotelli o Pléa come finalizzatori. Questo gioco diretto fa sì che il Nizza quasi non metta piede sulla trequarti avversaria (solo il 19% delle azioni sono sviluppate nella trequarti avversaria, statistica dove è ultimissima), preferendo utilizzare un giocatore solo sulla linea di trequarti (Belhanda o Balotelli a turno) e provare il filtrante per il giocatore che fa il movimento in profondità anche quando la difesa avversaria è schierata. Una visione molto pragmatica perché permette alla squadra di attaccare anche solo con tre uomini (filtrante, giocatore che attacca la profondità e giocatore che arriva in area per la seconda palla) e rimanere sempre coperta in transizione difensiva.

Le mezzali inventano il filtrante o il lancio e l’attaccante non sbaglia: con questa tattica, fino ad ora la squadra di Favre ha giocato e creato 100 occasioni tra passaggi chiave e assist, non una cifra enorme (è settima nel campionato) ma che evidentemente basta perché dove il Nizza domina è la precisione nei tiri. Il Nizza è con il 57% di tiri che finisce nello specchio, primo della Ligue 1 insieme al Monaco, non a caso i due migliori attacchi per gol segnati del campionato. La precisione conta tanto visto che tira 11.7 volte a partita, solamente ottava, ma di questi 5.1 tiri nello specchio. Una squadra che non ha quindi bisogno di un volume di occasioni enorme, gli basta essere efficienti grazie a giocatori come Balotelli, ma anche Pléa e Cyprien, autori in due di 11 gol nelle 12 partite giocate.

Con i piedi e la visione di Seri e le doti di Balotelli fronte alla porta a volte basta anche saltare il passaggio intermedio.

Non è un gioco brillante quanto quello che si sviluppa quando il Nizza parte in fraseggio corto, ma è efficace. Soprattutto considerato che il Nizza si è trovata sempre a dover gestire il vantaggio, tranne che con Montpellier e Caen. La scelta di essere conservativi nel possesso dietro e verticali davanti finora ha premiato, anche se la sconfitta contro il Caen ha dimostrato i suoi limiti quando la squadra è in svantaggio e l’avversario non ha interesse nel contendere il pallone (il Nizza contro il Caen ha tirato in porta solo 4 volte). Le fortune offensive del Nizza dipendono in modo totale dalla precisione davanti alla porta della propria punta.

Contro il Caen l’unico tiro entrato nello specchio si è stampato sul palo e tutto il castello di Favre è crollato.

Una punta in più

Forse proprio per intervenire nel lungo periodo su questa situazione di dipendenza dalla precisione delle proprie punte, Favre ha iniziato a modificare ancora il sistema tornando alla difesa a 4 così da avere un uomo in più davanti accanto a Balotelli. Quell’uomo in più è la punta Pléa, secondo miglior marcatore della squadra e riserva designata di Balotelli che ora viene invece schierato come attaccante destro di un 4-3-3 con Balotelli punta e Belhanda esterno sinistro.

Ecco il nuovo 4-3-3 con cui Favre ha sperimentato nelle ultime tre partite. Va ricordato quanto le due mezzali siano libere di abbassarsi o alzarsi in fase di possesso e che i due esterni non sempre sono in linea con Balotelli.

Con Pléa e Belhanda che partono sui due esterni è ovviamente difficile parlare di 4-3-3 classico, visto che soprattutto il marocchino è solito entrare in mezzo al campo per giocare il pallone mentre lo stesso Balotelli non rispetta propriamente i movimenti di una punta scolastica, venendo incontro al pallone fin troppo spesso. Nel sistema attuale si può però dire che i movimenti quasi caotici delle tre punte aiutano anche le due mezzali Seri e Cyprien, che possono sfruttare gli spazi che una difesa sempre in tensione, vista l’imprevedibilità di dove andrà il Nizza ad attaccare, finisce per concedere. Se Seri ha il talento per eccellere in qualsiasi contesto, Cyprien gioca ancora meglio ora che la sua mobilità viene premiata dagli spazi che un tridente crea naturalmente impegnando tutta la dieta avversaria invece che solo i due centrali.

Balotelli viene a giocare sulla trequarti e Cyprien capisce che deve allora salire lui nello spazio lasciato libero dall’italiano. L’azione continua con l’intuizione del francese che viene premiata.

Cyprien è stato l’acquisto più caro di questo nuovo corso del Nizza, che ha pagato 5 milioni al Lens per portarlo sulla riviera dopo un anno da titolare in seconda serie. Cyprien è il giocatore che Favre utilizza per bilanciare il suo sistema: pur con un repertorio di passaggi ancora limitato, è un giocatore mobile, di ottime letture e che vede benissimo la porta. Per questo dà il meglio proprio ora che può muoversi liberamente come mezzala destra. La mobilità di Cyprien aiuta anche il regista Seri, di cui bilancia i movimenti e che a sua volta ora ha più spazio per ricevere e permette all’uscita del pallone della squadra di non essere così prevedibile sotto pressione: ora si possono abbassare a turno Seri per ricevere tra i centrali o addirittura il mediano Bodmer per fare una salida Lavolpiana e comunque davanti non sono più in due a ricevere la verticalizzazione, ma in tre.

Questo cambiamento di sistema, pensato per proteggere una possibile regressione della produzione offensiva ha però portato con sé sia la prima sconfitta della stagione che la generale sensazione che qualcosa non quadri. Sembra che il Nizza stia difendendo troppo male per prendere così pochi gol.

Pur difendendo con una linea a 5 il Nizza aveva mostrato la paradossale incapacità di difendere posizionalmente. Il motivo principale è dato dal fatto che ognuno dei tre centrali porta con sé difetti troppo grandi da poter essere mascherati anche con la superiorità numerica. Baysse ad esempio, per quanto carismatico e perfetto nei contrasti aerei, è più un giocatore di rugby che di calcio, che patisce molto i giocatori rapidi e tecnici. Dante invece è tanto utile in impostazione quanto in difficoltà in copertura, soprattutto nella mobilità laterale.

Eccovi un gol a difesa schierata.

Un discorso a parte lo merita Sarr che a 17 anni, promosso titolare senza neanche un contratto da professionista (cosa che lo fa giocare senza nome stampato). Ancora sbaglia tanto durante la partita, e più di una volta questi errori sono costati gol al Nizza (un suo controllo sbagliato ha portato al rigore del vantaggio del Montpellier; una sua chiusura blanda ha lasciato pareggiare l’Olympique Marsiglia e un suo stop errato ha portato al rigore con cui il Caen ha segnato nella sconfitta per 1-0). Ma ha dei veri lampi di dominio assoluto durante i novanta minuti e sicuramente migliorerà con l’andare avanti della competizione.

Già prima del cambio di modulo i problemi difensivi del Nizza erano evidenti, anche se coperti dalla scarsa precisione degli avversari (5 gol subiti a fronte di 14 tiri subiti a partita). Col cambio di modulo sono arrivati 4 gol in tre partite. Nel tentativo di aiutare il proprio attacco Favre ha esasperato un problema difensivo fino a quel momento rimasto sotto traccia. Il Nizza al momento sembra una bolla, che Favre si augura esploda più tardi possibile. Nonostante le tante nuvole nere all’orizzonte, le scommesse del Nizza sono state vinte e la squadra è ora nella posizione di lottare per il titolo, mentre la concorrenza non sembra dare grandi cenni di risveglio. È pur sempre il 2016: pensare a un altro miracolo non è vietato a nessuno.

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