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Quanto è lontana Parigi
17 feb 2016
17 feb 2016
IL PSG vince contro un Chelsea passivo, ma non chiarisce i dubbi sul suo potenziale valore.
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Da quando è subentrato a José Mourinho come allenatore del Chelsea, Guus Hiddink non aveva ancora perso una partita, migliorando la situazione di classifica della squadra ma senza accorciare le distanze dal quarto posto, lontano sempre 14 punti. Vincere la Champions, quindi, sarebbe l’unico modo perché la squadra di Abramovich possa giocare la massima competizione europea anche l’anno prossimo, quando con tutta probabilità verrà dato inizio a un nuovo ciclo. Come lo scorso anno sulla sua strada il Chelsea ha incontrato il Paris Saint-Germain, anche se in questa occasione i rapporti di forza erano invertiti: era il PSG, imbattuto in campionato e con una sola sconfitta subita in stagione (1-0 al Bernabéu contro il Real Madrid nella fase a gironi) a presentarsi da favorito alla vigilia. Hiddink, oltretutto, doveva fare a meno di tre pedine fondamentali a livello difensivo: Matic, sostituito da Obi Mikel, ma soprattutto la coppia titolare Terry-Zouma, la cui assenza ha causato un effetto domino rivoluzionario sulla linea difensiva, con Ivanovic scivolato in mezzo vicino a Cahill, Azpilicueta schierato sulla destra, mentre dall’altra parte ha trovato posto Baba, partito titolare solo in FA Cup contro il Milton Keynes Dons da quando in panchina c’è Hiddink. Blanc invece si è presentato praticamente con la formazione tipo, a parte Aurier, finito fuori rosa dopo gli insulti a Blanc e ad alcuni compagni. Verratti è tornato a completare il trio di centrocampo con Thiago Motta e Matuidi; Lucas, come di consueto negli ultimi tempi, ha affiancato Ibrahimovic e Di María nel tridente, mandando in panchina Cavani. Al posto di Aurier ha invece giocato Marquinhos e non van der Wiel, per avere un marcatore più affidabile su Hazard. Rinunciare a giocare Se subentrare in corsa non è mai facile, la situazione ai limiti del disastro che ha ereditato Hiddink da Mourinho lo ha spinto ancora di più a compiere scelte tattiche conservative. Cioè, era prevedibile che i “Blues” non sarebbero andati a Parigi a fare la partita (d’altronde nemmeno con Mourinho, e in ben altre condizioni, il Chelsea ha imposto il proprio gioco contro il PSG), ma resta comunque difficile da spiegare l’atteggiamento difensivo scelto dal tecnico olandese. Il Chelsea ha praticamente rinunciato a pressare, limitandosi ad aspettare nelle proprie posizioni, facendo stringere i terzini per poter marcare gli esterni d’attacco del PSG e lasciando la copertura dell’ampiezza a Pedro e Hazard, che dovevano tenere d’occhio Marquinhos e Maxwell (lo spagnolo però si è applicato decisamente più del belga in fase difensiva).

Azpilicueta e Baba sono vicini ai centrali per poter uscire in maniera rapida su Lucas e Di María, Hazard e Pedro restano larghi per coprire le discese dei terzini del PSG. In mezzo il Chelsea va facilmente in inferiorità numerica per il movimento ad abbassarsi di Ibrahimovic.

Hiddink ha chiesto un grande sacrificio ai propri giocatori offensivi: Willian (9), Pedro (7) e Hazard (5) hanno recuperato più palloni dell’intera linea difensiva, anche se sarebbe meglio dire che hanno saputo sfruttare meglio dei compagni le imprecisioni del PSG, visto che non c’era una vera e propria strategia per il recupero della palla e la squadra di Blanc ha potuto giocare liberamente, specie al centro del campo, dove il PSG andava facilmente in superiorità numerica per l’abbassamento di uno o più giocatori del proprio tridente d'attacco. Da parte sua, il PSG non ha sfruttato al meglio la propria superiorità, specie all’inizio della partita, quando ha schiacciato il Chelsea nella propria metà campo e riusciva a recuperare velocemente il pallone grazie all’aggressività delle marcature preventive: in particolare quella di Motta su Willian, e quella di Marquinhos su Hazard. È uno dei difetti del PSG, che non sempre ha una struttura posizionale ordinata e, pur dominando il possesso, non ha creato un numero proporzionale di occasioni da gol.

Ibra si muove incontro e crea la superiorità numerica, Matuidi serve un bel filtrante sulla corsa di Maxwell, ma ad attaccare la porta sono solo Lucas e Di María. Alle loro spalle i compagni sono troppo lontani per fornire un’alternativa a Maxwell ed essere in vantaggio su un’eventuale respinta.

Per tutta la fase iniziale della partita il Chelsea non è riuscito ad attaccare il PSG, anche perché è sembrato mancare un piano che andasse oltre le ripartenze e la fase offensiva è sembrata davvero poco organizzata.

Impossibile creare problemi con una simile distanza tra centrocampo e attacco.

Una situazione che si è ritorta contro alla squadra di Hiddink in maniera paradossale, perché la prudenza e la paura di scoprirsi hanno avuto come effetto anche quello di concedere contropiedi una volta perso il possesso:

Il PSG sa anche attaccare in maniera diretta. In questo caso Di María serve un filtrante profondo sullo scatto di Lucas, che però viene fermato dall’ottima diagonale di Azpilicueta. Dall’immagine si nota anche lo scarso affiatamento tra Ivanovic e Cahill, con il serbo che praticamente se ne sta per i fatti suoi.

La passività della fase difensiva del Chelsea è stata determinante anche in occasione del gol che ha sbloccato la partita: Lucas punta Mikel, che alle sue spalle non ha nessun compagno a dargli una mano.

Un invito a nozze.

Punire la passività Eppure, prima del fallo di Mikel e della sua successiva deviazione che ha portato in vantaggio il PSG, era stato il Chelsea ad avvicinarsi di più al gol dell’1-0. La traversa colpita da Diego Costa aveva messo in evidenza un altro difetto della squadra di Blanc, che non è sempre ordinata se viene costretta a difendersi nella propria metà campo. Anche in quel caso il PSG non perde la propria aggressività, i giocatori escono di continuo sul portatore di palla, col rischio di esporsi a una sorta di “torello”, se i tempi di uscita sono sbagliati e la squadra avversaria ha buone qualità nel palleggio. Nell’azione della traversa di Diego Costa, il Chelsea ha consolidato il possesso per molti secondi dopo un contropiede fallito, riuscendo poi a sfondare dal lato di Di María, in ritardo nella chiusura. Anche nell’azione del corner dell’1-1, è stata decisiva l’aggressività dei parigini che a volte si trasforma in vera e propria confusione.

Motta, Matuidi e Verratti corrono verso la palla e anche Lucas sta ripiegando. Il Chelsea riuscirà a conservare il possesso e a guadagnare il calcio d’angolo con l’unico inserimento della partita di Fàbregas.

Nel secondo tempo l’andamento della partita è stato ancora più chiaro, con il Chelsea che si è affidato soltanto al talento individuale dei propri giocatori offensivi per spezzare ogni tanto il dominio del PSG. Il più attivo tra tutti è stato Willian: 4 occasioni create (il migliore per distacco dei suoi) e 2 dribbling riusciti (gli stessi di Hazard e Pedro).

Tutto il talento di Willian, che protegge il pallone su Motta, resiste al tentativo di fallo di Marquinhos e poi serve un pallone perfetto a Diego Costa, che si farà respingere la conclusione da Trapp.

Alla lunga però la passività dei “Blues” è stata punita da Cavani, che con uno splendido movimento ha sottolineato ancora una volta tutte le difficoltà di Ivanovic nel ruolo di difensore centrale (e le qualità del poliedrico di Di Maria, capace di servire una palla perfetta alle spalle della difesa).

Inizialmente la difesa dei “Blues” sembra riuscire a difendere la ripartenza del PSG, poi però l’azione rallenta e la linea difensiva e Mikel vanno in crisi, restando troppo passivi e lasciando il tempo e lo spazio a Di María per vedere Cavani, che brucia Ivanovic.

I dati a fine partita descrivono un dominio totale del PSG: 64,6% di possesso palla, baricentro a una buona altezza (53,3 metri, quello del Chelsea si ferma a 42,1), squadra corta (30,8 metri in media, i “Blues” addirittura sono a 48,7 metri), 24 palle recuperate nella metà campo avversaria contro le 5 del Chelsea. Ma, va detto, la qualificazione è ancora in bilico. Luci e ombre Se doveva essere un primo esame sulla reale consistenza in campo europeo dei parigini, si può dire che non sia stato superato del tutto. La mancanza di una struttura posizionale ordinata in alcuni momenti della partita ha reso sterile il possesso palla e ha esposto la squadra quando ha difeso nella propria metà campo. In qualche modo è il prezzo da pagare alla sovrabbondanza di talento e agli accentratori di gioco a disposizione di Blanc. Non è un caso che la svolta sia arrivata quando a Di María e Ibra è stato affiancato Cavani, che ha risolto la partita con un movimento da grande centravanti. Però la coesistenza dei tre è difficile e Lucas e Pastore (rientrato da poco da un infortunio e schierato negli ultimi 10 minuti), per caratteristiche, si sposano meglio allo stile di gioco ragionato e sicuro del PSG. La squadra di Blanc resta ancora largamente favorita, soprattutto perché il Chelsea non sembra nelle condizioni di poter sfruttare i limiti dei parigini, neanche in casa. Le assenze in difesa hanno sicuramente indebolito i “Blues”, ma non spiegano del tutto l’eccessiva passività della squadra (e ci sono state anche belle sorprese, tipo l'ottima prestazione di Baba a sinistra) esposta sia tra le linee che sulle fasce: viene da chiedersi quanto sia produttivo chiedere un sacrificio così grande a Hazard, che non ha l’attitudine per difendere con continuità e, in una posizione così bassa, viene molto limitato. Lo stesso vale per Pedro, che ha tirato una sola volta in tutta la partita. Il peso delle azioni offensive del Chelsea è rimasto così tutto sulle spalle di Willian e Diego Costa. A Stamford Bridge probabilmente non basterà avere più coraggio per passare il turno, ma sarebbe già un bel passo in avanti.

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