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Flavio Fusi
Quanto contano i km percorsi in campo?
24 feb 2019
24 feb 2019
Matthias ci ha chiesto quanto conta correre nel calcio. Risponde Flavio Fusi.
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Flavio Fusi
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Ai confini della realtà" è la madre di tutte le serie TV americane di culto. Ideata da Rod Serling, è citata in svariate altre opere televisive ed è stata riproposta in tre periodi diversi: dal 1959 al 1964, nella seconda metà degli anni ’80 e tra il 2002 e il 2003.

 

Patrick Thomas McNulty è il protagonista di uno degli episodi più noti di questa serie fantascientifica - A kind of stopwatch. Insopportabile e logorroico impiegato, evitato da colleghi e amici, McNulty viene licenziato a causa della sua inconcludenza. Finito in un bar a cercare conforto nell’alcol, conosce uno strano tipo che gli regala un cronometro in grado di congelare il tempo.

 

Nemmeno davanti alla bottiglia riesce a trattenere la propria boriosa parlantina e anche prima di entrare in possesso di quello straordinario oggetto, McNulty scoccia gli altri avventori del bar con un panegirico sugli sport. L’uomo osserva: “Il baseball non vale niente! È il calcio lo sport più veloce del mondo! Nel baseball si corre solo da una base all'altra, nel calcio invece bisogna sempre correre, correre, correre, correre!”

 

L’affermazione di McNulty è abbastanza banale dal punto di vista puramente numerico, visto che un calciatore percorre in media 11,2 km, mentre un giocatore di baseball accumula una distanza complessiva talmente piccola da essere misurata in piedi. Ma è la seconda parte della sua osservazione ad essere poco convincente: la corsa è un elemento imprescindibile del gioco del calcio, ma è stato dimostrato quanto essa non sia determinante nella valutazione delle prestazioni di una squadra.

 

Non c’è una correlazione tra i chilometri percorsi tra una squadra e il successo della stessa, quando questo viene misurato in base ai punti conquistati nell’arco di una stagione. In uno studio del 2015 “Match Running Performance and Success Across a Season in German Bundesliga Soccer Teams”, è emerso che c’è persino una correlazione negativa tra la distanza totale coperta da una squadra è il totale di punti a fine stagione, seppur non sia particolarmente significativa.

 

La maggior parte dello sforzo di un calciatore è a bassa intensità, tanto che è ormai consuetudine dividere tra jog, run e sprint la distanza percorsa dai calciatori. Ci si potrebbe dunque chiedere se la corsa veloce sia importante per vincere. La stessa ricerca ribalta definitivamente l’affermazione di McNulty, evidenziando come né l’attività motoria oltre i 18 km/h (r = -0,06, p = 0,82) né quella oltre i 22,7 km/h (r = 0,24, p = 0,34) abbiano una correlazione significativa con il successo di una squadra.

 

Lo studio è però particolarmente interessante, perché basato su un dataset che classifica la distanza percorsa anche in base al possesso della palla. Da questa distinzione emerge come esista una correlazione significativa tra la distanza totale percorsa quando la squadra è in possesso e il successo (r = 0,77, p < 0,01). Allo stesso modo, c’è una correlazione negativa tra la distanza totale percorsa senza la palla e il totale dei punti a fine stagione (r = -0,82, p < 0,01).

 

Queste due evidenze statistiche non devono stupire: squadre superiori tecnicamente e sviluppate tatticamente tendono a mantenere il possesso della palla e a riconquistarla più velocemente, per cui percorrono distanze più lunghe con il controllo del pallone, tanto che da solo questo dato spiega il 60% della varianza nei punti conquistati in una stagione di Bundesliga (R² = 0,60). Allo stesso modo, compagini di qualità inferiore e meno organizzate sono costrette a difendersi e dunque a correre di più senza palla.

 

Anche 

 su campionati e stagioni diverse sono giunti a conclusioni simili, per cui possiamo affermare che l’efficienza e l’efficacia tecnica e tattica siano più importanti della performance fisica pura , quando si tratta di stabilire i fattori che determinano il successo di una squadra.

 

Ovviamente le considerazioni globali si ripercuotono anche a livello individuale: il calcio è un gioco di spazio e movimento, per cui le corse dei giocatori sono efficaci quando generano spazio per sé e per gli altri. 

 spende camminando gran parte del suo tempo sul rettangolo verde, ma è impareggiabile per la sua capacità di guadagnare posizioni di campo in cui far valere tutta la propria superiorità qualitativa.

 

Per rispondere alla tua ultima domanda, non deve stupire che i centrocampisti siano i giocatori a coprire più metri di tutti: il loro ruolo li porta a percorrere il campo avanti e indietro all’alternarsi delle due fasi e a dover essere sempre in posizione per costituire un punto di riferimento sia nelle transizioni difensive che in quelle offensive. Gli esterni invece possono avere compiti difensivi più o meno accentuati e non possiamo sorprenderci nemmeno del fatto che siano i centrocampisti esterni i calciatori che in media accumulano la distanza più ampia correndo ad alta intensità (i difensori centrali risultano essere i peggiori tra i giocatori di movimento in questa stessa statistica).

 

Possiamo concludere che l’accumulare chilometri percorsi non è di per sé un fattore determinante per il successo. Il che mi fa tornare in mente una famosa frase di Roberto Baggio: «È sempre meglio far correre la palla. La palla non suda».

 

 

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