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Quanti soldi ha davvero il Napoli?
10 lug 2025
I conti in tasca alla società di Aurelio De Laurentiis.
(articolo)
8 min
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IMAGO / Marco Canoniero
(copertina) IMAGO / Marco Canoniero
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Il secondo scudetto in tre anni è stato suggellato, a Napoli, da una prova di forza vista raramente nel contesto della Serie A. Il presidente Aurelio De Laurentiis è riuscito a convincere Antonio Conte a non uscire dal contratto e a tornare alla Juventus, il “club della vita” del tecnico pugliese e il cui approdo sembrava talmente scontato da aver colto la stessa dirigenza della Juventus impreparata. Da fuori sembra un epilogo naturale: la squadra scudettata che trattiene il tecnico nonostante la corte della quarta in classifica. In superficie sembra una cosa scontata, ma dimostra come siano stati scardinati gli equilibri di potere della Serie A. Un processo costruito negli anni da De Laurentiis e che attraverso una gestione economica del club ha costruito un Napoli talmente solido che oggi, con solo un acquisto fatto, i campioni d’Italia sono già i principali favoriti per il titolo con un certo distacco. Una netta discontinuità rispetto alle incertezze e al caos che regnava dopo lo Scudetto con Luciano Spalletti.

La permanenza di Conte ha aumentato le già tante speculazioni di mercato attorno al Napoli, che per bacino d’utenza è una “vittima preferita” di tutto il battage mediatico collegato al calciomercato. Il motivo è anche banale, un tecnico di blasone ed esigente come Conte ha chiesto delle garanzie sul mercato per restare e il primo colpo di mercato del Napoli 25/26 è stato un campione, avanti con l’età ma pur sempre campione, come Kevin De Bruyne.

Non ci sono limiti, per il Napoli? Le voci si sono sbizzarrite, e in entrata sono stati accostati nomi di calibro alto e costo elevato come Viktor Gyokeres e Ademola Lookman. Il Napoli è un club dal bilancio sano ma qui si parla di colpi da più di 60 milioni di euro, fino a dove può spingersi il club di De Laurentiis in questa sessione estiva?

Per un’analisi più completa bisogna partire da una delle stagioni peggiori del Napoli dal suo ritorno in A, la 2023/2024, in cui il club partenopeo ha chiuso al decimo posto al termine di una stagione travagliata con tre cambi allenatore. Fuori dal campo però il Napoli ha mantenuto la sua solidità economica, complici anche i ricavi della Champions League, chiudendo con 63 milioni di euro di utile, rispetto ai quasi 80 dell’anno precedente. Forte di un risultato economico del genere, con una posizione finanziaria netta di 160 milioni di euro, De Laurentiis si è potuto permettere di uscire ancora di più dai soliti binari di rischio del Napoli, mettendo sotto contratto Antonio Conte. La scommessa era un anno di “sofferenza” economica per poter tornare in Champions League e sostanzialmente ricominciare il circolo virtuoso, e la scommessa sul campo è stata azzeccata. Fuori dal campo non abbiamo a disposizione il bilancio chiuso il 30 giugno, ma ci possiamo affidare a una serie di stime, partendo dal costo del calciomercato estivo, estremamente oneroso.

Saltata la cessione estiva di Victor Osimhen, con cui il Napoli contava di fare un’ottima plusvalenza, il Napoli ha ceduto solo Leo Ostigard e Gianluca Gaetano, per una plusvalenza totale di 11,4 milioni di euro. In entrata invece De Laurentiis pur di accontentare Conte è andato oltre le abitudini di calciomercato del Napoli, comprando giocatori meno giovani, come il 32enne Romelu Lukaku, e soprattutto investendo cifre molto importanti per un totale di 146 milioni di euro. Come riportato da Calcio&Finanza tutti gli acquisti estivi del Napoli hanno comportato costi maggiori per 97,3 milioni di euro, parzialmente coperti dai 44,5 di impatto positivo dato dal calciomercato in uscita.

Uno squilibrio importante ma calcolato con tre ottiche principali: il funzionamento degli ammortamenti del Napoli, il mantenimento della competitività della rosa e la possibilità di avere ancora in “faretra” la plusvalenza di Kvicha Kvaratskhelia, poi realizzata nel calciomercato di gennaio. Gli ammortamenti del Napoli sono costruiti in modo da alimentare il circolo di plusvalenze che ha creato la struttura economica del Napoli. Se un club di Serie A mediamente divide l’ammortizzazione del costo di un calciatore a parti uguali, per esempio il 25% annuo su un quadriennale, il Napoli invece carica principalmente il primo anno per poi scendere progressivamente. Su quattro anni se normalmente sarebbe 25-25-25-25, al Napoli è 40-30-20-10, e questo permette anche a investimenti onerosi come Osimhen di poter fruttare un’ottima plusvalenza.

IL BILANCIO 2024/25

Non possiamo ancora sapere come chiuderà il bilancio 2024/25 del Napoli, ma le stime dell’economista Fabrizio Vettosi parlano di un passivo iniziale di 135 milioni di euro, causato dall’innalzamento dei costi e dai mancati guadagni derivanti dalle coppe europee. Sempre per Vettosi, però, le stime migliorano notevolmente grazie alla plusvalenza di Kvara, che ha portato 67,8 milioni nelle casse del Napoli di plusvalenza, per un impatto totale positivo di 69,5 milioni che ha migliorato le stime, assieme ad altre entrate dal calciomercato come la cessione di Caprile al Cagliari, a -55 milioni di euro circa.

Un passivo sicuramente fuori dagli schemi per una società come il Napoli, attenta al centesimo, ma che fa parte di un piano ben preciso e che si è realizzato in tutto. Se c’è una squadra che poteva permettersi un anno di passivo quella è il Napoli, che forte di 160 milioni di posizione finanziaria netta positiva ha potuto investire i 138 milioni richiesti da Conte per il mercato estivo, anche se per calciatori difficilmente “plusvalenzabili”, come invece era accaduto in passato.

Il Napoli ha una riserva di cassa tale da aver potuto cambiare strategia per un anno intero pur di riposizionarsi all’interno del contesto calcistico italiano, dopo un anno di disastri tecnici ed economici. Anche in quest’ottica va guardato il mercato di gennaio in tono minore del Napoli, che sapendo di avere un passivo importante non ha di fatto sostituito Kvaratskhelia, scommettendo ancora sulla capacità di Conte di portare la barca nel porto con una sola competizione. L'ennesima scommessa riuscita.

QUANTI SOLDI CI SONO SUL MERCATO

Il ritorno in Champions League porterà i ricavi necessari per un mercato di rafforzamento, anche se probabilmente in toni minori rispetto a certi rumor. Nonostante l’effetto Conte il Napoli non è comunque una squadra portata economicamente a un determinato tipo di investimento molto oneroso, come quelli fatti la scorsa estate dalla Juventus, per fare un esempio. Il Napoli ha bisogno di mantenere un rapporto tra costi e ricavi sotto all’80% per mantenere i conti in ordine e intorno al 50% per potersi permettere investimenti migliorativi ulteriori (sempre secondo i dati di Vettosi).

Anche qui, non sappiamo di preciso come sia il rapporto in seguito agli investimenti estivi, presumibilmente si è rialzato, ma l’ultimo dato disponibile è il 40% del 23/24, merito dei costi sempre sotto controllo e che permettono al Napoli di avere margine di spesa. Un margine investito nei 16,18 milioni per il primo anno di Kevin De Bruyne al Napoli (dati Calcio&Finanza) e nel possibile acquisto di Noa Lang per 28 milioni, con uno stipendio lordo annuo di 5,04 milioni di euro e per un costo che il primo anno ammonterebbe anch’esso intorno ai 16 milioni, fossero confermate le cifre. È arrivato anche Luca Marianucci, presumibilmente il sostituto di Rafa Marin nelle gerarchie di Conte, per un costo piuttosto irrisorio (9 milioni complessivi ma un milione di euro annuo lordo), ed è uscito Natan in direzione Real Betis per nove milioni.

Secondo le ultime voci, tra Gianluca Di Marzio e altri esperti di calciomercato, i profili valutati dal Napoli sono il duo del Bologna Sam Beukema-Dan Ndoye e nel ruolo di punta Lorenzo Lucca e Darwin Nunez. Profili sicuramente meno di grido rispetto a Gyokeres e Lookman citati a inizio articolo ma che rappresenterebbero comunque investimenti onerosi per le casse del club. Già solo il difensore olandese del Bologna pare avere una valutazione di 30 milioni, e quasi 40 invece per l’esterno svizzero. Il Napoli ha la capacità economica di replicare un mercato come quello scorso, dove comunque non ha superato i 35 milioni per un singolo giocatore.

Darwin Nunez rappresenterebbe un investimento oneroso dal punto di vista dello stipendio, complici i 5 milioni netti all’anno del calciatore uruguaiano, invece a una valutazione apparentemente simile (40 milioni secondo le ultime voci) l’acquisto di Lorenzo Lucca comporterebbe un risparmio notevole dal punto di vista dello stipendio. Tutto questo senza considerare la probabile cessione di Victor Osimhen, per cui il Napoli chiede la clausola di 75 milioni di euro e su cui è in corso un braccio di ferro tra i partenopei e il Galatasaray, che al momento offre 60 milioni di euro. L’attaccante nigeriano ha un peso a bilancio di quasi 12 milioni di euro e gli 80 milioni spesi per prelevarlo dal Lille sono stati quasi completamente ammortati, rendendo Osimhen una possibile plusvalenza piena.

Le possibilità quindi che il Napoli possa fare un investimento in grande stile, come i 70 milioni richiesti dallo Sporting Lisbona per Gyokeres, sono piuttosto basse, più per una questione di mantenere calmierati i costi che per una reale impossibilità economica. Ma già ora il Napoli sembra vicino a chiudere un investimento importante come Beukema, e ha la possibilità di poter spendere per un altro attaccante grazie all’innalzamento dei ricavi. Per riuscire a coprire più tasselli con investimenti ulteriori probabilmente servirà la già programmata plusvalenza di Osimhen, che però sembra essere in dirittura d’arrivo. E non servirà un calciomercato faraonico ma oculato, replicando in linea di massima la spesa dell’anno passato senza però stressare i suoi conti. Se consideriamo i soldi già spesi per De Bruyne (e probabilmente Lang) non manca molto.

Il Napoli ha la possibilità di potersi rinforzare senza dover vendere necessariamente un pezzo pregiato, ed è un lusso incredibile per un club italiano in questo momento, specialmente se hai appena vinto lo Scudetto e le tue rivali, per vari motivi, sembrano ancora in alto mare.

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