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Quando la Roma è brillante
08 feb 2017
La squadra di Spalletti sfrutta chirurgicamente i limiti di quella di Sousa e gioca una delle sue migliori partite in stagione.
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Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con NOW TV.

Le squadre di Spalletti e Paulo Sousa sono scese in campo con motivazioni diverse: se la Roma doveva dare un segnale alle rivali nella corsa allo Scudetto dopo le vittorie di Napoli e Juventus, la Fiorentina aveva davanti a se l’ennesima occasione per accorciare le distanze dalla zona Europa League, con Atalanta e Inter a 5 punti di distanza.

Ma il risultato rotondo non è solo frutto delle diverse ambizioni delle squadre, ci sono dentro anche tutte le debolezze - ormai croniche - della Fiorentina ’16/’17 e la capacità della Roma di approfittarne senza esitazioni.

Nella partita di andata la Fiorentina aveva prevalso sulla Roma, schierata con un 4-2-3-1 che non era riuscito a contrastare con efficacia la paziente costruzione della manovra della squadra di Paulo Sousa, una partita che pesa molto nel bilancio stagionale della Roma. Da tempo, però, Spalletti ha abbandonato la difesa a 4 disegnando per la sua squadra un 3-4-1-2 piuttosto fluido, soprattutto per le posizioni fluttuanti del trequartista Nainggolan e della seconda punta.

Con Salah appena rientrato dalla Coppa d’Africa, e Perotti infortunato, è toccato a El Shaarawy supportare Dzeko nell’attacco giallorosso. Nel reparto arretrato, l’esperimento Vermaelen (utilizzato contro la Sampdoria per aiutare la costruzione bassa con le qualità del suo piede sinistro) è stato abbandonato in favore del rientro in campo di Manolas, insieme a Fazio (al centro) e Rüdiger (a sinistra). Da parte sua, Sousa doveva fare a meno di Kalinic infortunato e ha scelto Olivera sulla fascia sinistra, schierando ancora una volta Sanchez come difensore centrale destro al fianco di Rodriguez e Astori.

Come ha difeso la Roma

Uno dei quesiti tattici a cui gli allenatori devono rispondere affrontando la Fiorentina è quello di contrastare efficacemente il quadrilatero di centrocampo del 3-4-2-1 offensivo costituito dai due mediani e dai due trequartisti. Non è semplice gestire la potenziale superiorità numerica dei 4 giocatori viola in mezzo al campo, e difendersi al tempo stesso contro l’occupazione degli half-spaces dei due trequartisti e l’ampiezza fornita dai due esterni, sempre alti e con i piedi sulla linea laterale.

Spalletti ha scelto di giocare la fase difensiva in zona centrale per mezzo di una serie di duelli individuali: Badelj e Vecino, i vertici arretrati del quadrilatero, erano marcati stretti da Strootman e Nainggolan, rispettivamente.

Sui trequartisti, invece, Spalletti ha scelto una strategia piuttosto originale: Borja Valero, che giocava prevalentemente sul centro-destra dello schieramento giallorosso e che interpretava il ruolo abbassandosi per ricevere il pallone, era prevalentemente marcato da De Rossi, che quindi veniva trascinato verso la sua destra dalla marcatura dello spagnolo. Su Bernardeschi, impegnato sul centro-sinistra del fronte difensivo giallorosso, usciva costantemente e con aggressività Rüdiger, che giocava una vera e propria marcatura a uomo nella zona.

Il sistema di marcature congegnato da Spalletti garantiva superiorità numerica in zona difensiva con Manolas e Fazio a gestire Babacar, mentre sugli esterni Bruno Peres ed Emerson Palmieri garantivano la necessaria copertura.

Rudiger segue a uomo Bernardeschi che viene incontro a ricevere il pallone. Strootman e Nainggolan marcano i mediani viola. Dietro la Roma è in superiorità numerica, 4 vs 3, contro la Fiorentina.

In zone più avanzate di campo la Roma provava a sabotare la costruzione bassa della squadra di Sousa pressando alto in ogni situazione statica (rimesse dal fondo, calci di punizione) per costringere Tatarusanu al lancio lungo. Quando, però, la Fiorentina riusciva a palleggiare da dietro, Dzeko e El Shaarawy contrastavano i tre difensori viola stringendo sul lato forte e provando a forzare la giocata verso l’esterno; con Nainggolan sempre pronto ad abbandonare la zona di Vecino pressando in avanti, e De Rossi con il compito di scalare in avanti verso il mediano avversario.

La strategia pensata da Spalletti aveva il pregio di limitare i tempi di gioco ai componenti del quadrilatero di mezzo viola, sempre pressati da vicino dal loro marcatore, ma rischiava di liberare enormi spazi centrali, con De Rossi tirato fuori dal presidio della propria zona dai movimenti di Borja Valero, e Strootman avanzato in marcatura su Badelj, si creava molto spazio occupabile tra le linee.

De Rossi segue il movimento di Borja Valero e Strootman controlla Badelj: la zona davanti la difesa della Roma è sguarnita e potrebbe essere occupata proficuamente dai giocatori viola.

Ma la Fiorentina non è riuscita in alcun modo ad approfittare di un potenziale punto debole del sistema difensivo giallorosso, evidenziando l’ eccessiva staticità che talvolta permea la propria fase offensiva, oltre all’insostituibilità di Nicola Kalinic.

Solamente Vecino, occasionalmente, ha attaccato gli spazi liberati da Borja Valero e Bernardeschi, provando a utilizzare la fondamentale leva degli inserimenti contro il sistema di marcature quasi a uomo impostate da Spalletti. Troppo poco. Anche il contributo di Khouma Babacar al dialogo coi compagni è sttao troppo ridotto, sia venendo incontro nella zona centrale che attaccando la profondità.

La manovra offensiva viola non ha trovato sbocchi né centralmente né esternamente, dove Emerson Palmieri ha annullato Chiesa: la Fiorentina è arrivata al cross solamente 11 volte, quando la media stagionale è di 20 cross per partita e, dentro l’area, non ha trovato l’abilità dei movimenti di smarcamento di Kalinic.

Una delle rare occasioni in cui la Fiorentina piega a proprio vantaggio la strategia difensiva giallorossa: Bernardeschi attira fuori Rüdiger e, dopo avere giocato di sponda, attacca lo spazio liberato dal suo movimento e dalla posizione di Borja Valero. Il movimento di Babacar ha però una qualità troppo bassa per potere tradurre in pericolosità la potenziale occasione

Fiorentina aggressiva (all’inizio)

La squadra di Sousa ha pressato alto la prima costruzione della Roma, una delle fasi meno sicure della squadra di Spalletti.

I giallorossi in fase di possesso palla si schieravano con una sorta di 3-1-4-2 asimmetrico con De Rossi basso e le posizioni di Nainggolan, Strootman ed El Shaarawy sfalsate e a diverse altezze. L’idea del tecnico viola era quella di affrontare uomo contro uomo il rombo arretrato della Roma, con Chiesa e Borja Valero gli esterni del terzetto difensivo avversario, Rüdiger e Manolas, mentre Babacar restava avanzato su Fazio, e Bernardeschi più arretrato su De Rossi.

I 4 giocatori della Roma deputati alla costruzione bassa affrontati in parità numerica dalla Fiorentina

Chiesa e Borja Valero affrontavano i loro diretti avversari, uscendo in pressione con un determinato angolo per provare a schermare il passaggio sul proprio fianco esterno, verso Bruno Peres a destra o Emerson Palmieri a sinistra.

In questo modo Sanchez e Olivera potevano restare vicini ai due difensori centrali e la Roma sarebbe stata costretta a passare centralmente, dove però Badelj e Vecino marcavano strettamente Strootman e Nainggolan.

Per i primi 20 minuti la strategia viola ha funzionato: la Roma ha avuto difficoltà a superare la pressione alta e giocava la palla lunga senza correre troppi rischi cercando complesse uscite palleggiate. Ma è bastato un calo nella qualità della pressione della squadra di Sousa per aprire enormi varchi: la pressione su Strootmann e Nainggolan è scesa di intensità e i giallorossi sono riusciti più volte ad approfittare dell’invito viola ad uscire centralmente.

Al contempo sono aumentate le occasioni in cui Borja Valero e Chiesa hanno concesso il passaggio verso l’esterno, innescando a catena ritardi nella pressione della propria squadra, con Sanchez e Olivera sempre nella terra di mezzo tra supporto ai centrali e aggressione alta del proprio avversario in fascia.

Chiesa chiude l’angolo di passaggio tra Rüdiger ed Emerson Palmieri, ma la pressione di Badelj su Strootman è poco aggressiva. La Roma con un semplice triangolo trova spazi enormi da attaccare.

Insomma, dopo avere avuto qualche difficoltà nella prima metà del primo tempo, la Roma ha approfittato delle imprecisioni in pressing della Fiorentina per manovrare palla a terra trovando ampi spazi tra gli errori della squadra di Sousa.

A quel punto il contesto è cambiato e la Fiorentina si è trovata a dover difendere spesso posizionalmente.

I limiti della Fiorentina

Com’è ampiamente noto il 3-4-2-1 in fase di possesso palla della Fiorentina si tramuta fluidamente in un 4-4-1-1 in fase di difesa schierata. In questo caso era Borja Valero a scorrere sull’esterno e ad occupare la posizione di esterno sinistro di centrocampo, con Olivera che arretrava in posizione di terzino e Sanchez che si allargava sull’out di destra. La continua transizione tra i due moduli di gioco ha il pregio di potere sfruttare i vantaggi derivanti dall’uno e dall’altro nelle fasi di gioco in cui sono impiegati, ma sconta qualche pecca nelle fasi di passaggio dalla struttura offensiva a quella difensiva, in cui gli avversari possono trovare spazi nel campo non ancora perfettamente coperto dai giocatori viola.

Se questo potenziale difetto può essere messo in conto in maniera fisiologica nel calcio progettato da Paulo Sousa, sono meno giustificabili i ripetuti errori commessi in fase di difesa schierata. Specie gli errori dei singoli: la prima enorme occasione per la Roma, ad esempio, con Bruno Peres (al minuto 29) è nata proprio da una mancata copertura di Borja Valero abbastanza vistosa.

Borja Valero non vede proprio l’inserimento di Bruno Peres. Prima, la linea della Fiorentina è disordinata e consente la ricezione ad El Shaarawy.

Gli errori dei giocatori sono probabilmente figli anche della strategia difensiva piuttosto complessa ideata dal suo allenatore, di cui si intravedono i principi, sebbene oscurati da un’applicazione troppo spesso insufficiente. L’idea di Sousa è quella di mantenere una certa dose di aggressività sull’uomo anche in fase di difesa posizionale, con i propri difensori pronti a seguire i tagli degli attaccanti o ad aggredirli anche nei loro movimenti incontro al pallone.

El Shaarawy si abbassa e il terzino destro Sanchez lo segue profondamente dentro il campo, con Chiesa che deve gestire la posizione di Emerson Palmieri.

Ma l’aggressività richiesta rende complesso tenere ordinata la linea difensiva della Fiorentina, sempre sollecitata dai movimenti degli attaccanti. I 4 giocatori della Fiorentina sono perennemente disordinati, indecisi se seguire i movimenti degli attaccanti, insicuri del momento giusto in cui mollare la marcatura e riallinearsi e in difficoltà a trovare le giuste distanza reciproche. Come in occasione del gol del vantaggio giallorosso.

Il gol di Dzeko che sblocca la partita riassume le difficoltà della linea difensiva viola. Sanchez è indeciso se accompagnare il taglio di Dzeko: per un po’ lo segue, poi, con la palla scoperta sui piedi di De Rossi, lo abbandona, ma è 4 metri dietro il resto dei compagni della linea difensiva.

All’attenzione ai movimenti degli attaccanti, ispirata ai principi della marcatura a uomo, Sousa mescola una copertura dell’ampiezza tipica dei sistemi a zona, provando a coprire il centro del campo tenendo stretti i 4 difensori con distanze reciproche che dovrebbero essere funzione della posizione del pallone e indipendenti da quella degli avversari. Questo genera continui equivoci nelle letture difensive dei suoi giocatori. Anche contro la Roma i fraintendimenti sono stati tanti e frequenti.

Un esempio: Sanchez è strettissimo sia per la posizione di El Shaarawy sia per stare vicino a Rodriguez. Sul giro palla della Roma, Chiesa abbandona Emerson Palmieri, ma, senza un reale motivo, è troppo aggressivo su Rüdiger e lascia il passaggio tra il tedesco e l’esterno brasiliano. Sanchez è costretto a uscire largo dall’errore del suo compagno.

In questo quadro piuttosto cupo per la fase difensiva della Fiorentina, a Spalletti è bastato mantenere El Shaarawy in una posizione intermedia sul centro-sinistra del proprio attacco per esacerbarne le difficoltà e far esplodere le contraddizioni della difesa viola.

La lettura della posizione di El Shaarawy si è rivelata particolarmente complessa per Sanchez, perennemente indeciso tra la marcatura dell’attaccante e l’aggressiva scalata in avanti su Emerson Palmieri, lasciato troppo libero da Chiesa. L’esterno figlio d’arte è stato impreciso nella chiusura della linea di passaggio di Rüdiger verso l’esterno e pigro, in fase di difesa posizionale, nella copertura della propria fascia di competenza: la zona destra della difesa della Fiorentina è stata quella dove la Roma ha sostanzialmente attaccato a suo piacimento.

Chi prendo, El Shaarawy in mezzo o Emerson Palmieri sull’esterno?

I pregi della Roma

È difficile dire dove finiscano i demeriti della Fiorentina e comincino i meriti della Roma, in una partita che, dopo la prima metà del primo tempo, i giallorossi hanno dominato.

23 tiri in porta subiti e 3.4 expected goal per la Roma: una Caporetto per la difesa di Paulo Sousa.

La strategia di contrasto del palleggio viola, impostata su un sistema di marcature individuali, ha funzionato bene, anche perché la manovra offensiva della Fiorentina, in assenza di Kalinic, ha accentuato le sue difficoltà ad attaccare la profondità.

Il centravanti croato è forse l’unico giocatore veramente insostituibile per i viola: le sue capacità associative sono fondamentali e la precisione spaziale e temporale dei suoi movimenti, sia incontro sia in profondità, fornisce gli sbocchi necessari a una manovra offensiva che oscilla pericolosamente tra la brillantezza e l’inefficacia. L’attacco viola è il decimo nella classifica degli expected goal e un’eventuale partenza di Kalinic, di cui si parlava nelle scorse settimane e di cui si parla ancora, non potrebbe che far precipitare le cose.

La squadra di Spalletti è stata anche abile ad aspettare i primi errori della Fiorentina, senza forzare il proprio gioco quando la pressione dei viola funzionava bene, ed è stata chirurgica nel punire gli imbarazzi in fase di non possesso della squadra di Sousa, aumentandone le difficoltà con la posizione ibrida di El Shaarawy.

Anche nella classifica degli Expected Goal subiti la Fiorentina occupa il decimo posto e la sua fase difensiva appare troppo complessa per gli interpreti a disposizione. Nascono da qui i frequenti errori di lettura, e l’elevata dose di concentrazione richiesta favorisce errori individuali piuttosto grossolani.

Se Spalletti può guardare con ottimismo al resto del campionato della sua squadra, il futuro di Paulo Sousa e delle Fiorentina appare pieno di difficoltà. Anche se la squadra toscana vorrebbe probabilmente archiviarla dopo questa sconfitta, la stagione non è ancora finita.

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