Il calciomercato è schizofrenico. Nel giro di un mese Scamacca è passato dal West Ham, alla Roma, all'Inter, all'Atalanta. Dopo aver mancato un paio di trasferimenti per un pelo, alla fine è arrivato all'Atalanta per una cifra notevole, per un giocatore che ha finora dato segnali discordanti sul proprio valore, e che viene da una stagione travagliata. La "Dea" ha speso 30 milioni, 5 in più di quelli che aveva offerto l'Inter, facendone il secondo acquisto più costoso della sua storia - il primo, curiosamente, è El Bilal Touré, arrivato sempre nelle scorse settimane.
Gianluca Scamacca è uno di quei nomi che viene associato alle squadre italiane in ogni calciomercato. Persino prima che vivesse una stagione di consacrazione, come quella al Sassuolo 2021/22, era un nome molto in voga nei siti di calciomercato, delle chat dei procuratori, sulle bocche della gente che sa. Ha sempre goduto di un hype vagamente sproporzionato al suo rendimento. Ancora nella primavera della Roma si è trasferito al PSV. Poi, pur combinando poco, ha attirato l’interesse del Sassuolo. Se ne è andato in giro per diversi prestiti sempre mettendo insieme poche presenze e praticamente nessun gol, ma è come se il mondo del calcio volesse ardentemente che Scamacca in qualche modo riuscisse. Così al primo prestito in cui ha trovato un minimo di continuità, all’Ascoli, pur non essendo nemmeno alla lontana il miglior attaccante della categoria, la sua valutazione è andata fuori controllo. Il Benfica ha offerto 10 milioni per prenderlo in un momento in cui aveva 3 presenze in Serie A e 10 gol in carriera, tutti in Serie B.
Da dove nasce questa misteriosa smania di comprare Scamacca?
Innanzitutto da un contesto, quello del calcio contemporaneo, in cui i centravanti sono in via d’estinzione e quindi ricercatissimi. Se c’è un ventenne che è alto quasi due metri ma che sa stoppare il pallone tutti provano a comprarlo prima che diventi troppo tardi. Prima che la sua valutazione non si alzi verso cime intoccabili. Così con Scamacca siamo arrivati al paradosso che la sua valutazione è diventata molto alta ancor prima che si dimostrasse un giocatore vero e proprio. Come se l’idea stessa di Scamacca, l’idea dello Scamacca potenziale, avesse creato un’urgenza nel mercato calcistico.
Il Sassuolo lo ha trattenuto e in prestito al Genoa ha cominciato in effetti a mostrare qualcosa, ma è soprattutto al primo anno di Dionisi che Scamacca ha finalmente mostrato almeno un pezzetto delle potenzialità che le squadre hanno sempre visto in lui. Quell’anno, per la prima volta, lo Scamacca reale e quello immaginario hanno quasi combaciato. Un miracolo sufficiente ad attirare offerte da svariati milioni di euro. Il West Ham alla fine lo ha comprato per 36 milioni più 6 di bonus. Una cifra che oggi ci può sembrare sensata, se calcoliamo gli oltre 80 milioni spesi per Hojlund, ma una cifra comunque molto molto alta per un giocatore da 16 gol in Serie A in una squadra senza obiettivi come il Sassuolo, che quindi permette ai propri talenti situazioni ideali.
Fuori dall’Italia, in un contesto di maggiore pressione mentale e competitiva, in un campionato difficile, in una situazione tattica per lui non ideale, Scamacca non ha funzionato. Dopo appena un anno dal suo trasferimento è finito praticamente fuori rosa e col West Ham disperato sulla sua situazione. Le ragioni del suo fallimento sono diverse, ma innanzitutto fisiche. Dall’inizio dell’anno si è portato dietro problemi fisici al ginocchio che ad aprile si sono risolti in un’operazione che ne ha chiuso la stagione in anticipo. Interrogato sull’argomento in un podcast, Michail Antonio - bandiera e icona degli "hammers" - ha detto che Scamacca non è un giocatore per David Moyes. Non lo è soprattutto per limiti mentali, perché non ama il gioco “sporco”. «Per il modo di giocare di giocare di Moyes, se giochi davanti hai a che fare con palloni sporchi e devi essere più un combattente, quello che lui non è».
È stato strano sentire il capitano della squadra parlare in questi termini di un suo compagno, come se Scamacca fosse già andato. La squadra del resto è un disastro, con Moyes ai ferri corti con la dirigenza che a inizio mercato gli ha venduto il leader e capitano, Declan Rice, senza sostituirlo con nessuno. Scamacca, forse odorando il fallimento, ha tolto il West Ham dalla sua bio su Instagram e ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport in cui ha praticamente pregato alla Roma di comprarlo. I toni sono sopra le righe persino per il contesto auto-riferito di Roma. «Roma è casa e Totti è il mio idolo e quale giocatore al mondo non sogna di essere allenato da José Mourinho? Sono convinto che Mourinho mi stimolerebbe. Migliorerei con lui». Fa sempre strano sentire questi giocatori mercificare le proprie emozioni come valuta di mercato - oppure è davvero sincero? Già verso fine stagione Scamacca si era presentato all'Olimpico per assistere a Leverkusen-Roma, nonostante la stessa sera giocasse il West Ham, la squadra da cui percepiva lo stipendio.
Scamacca voleva farsi comprare dalla Roma, e alla Roma serviva un centravanti. Solo che non aveva soldi. Finché ha potuto, ha provato a prendere Scamacca senza soldi, poi la trattativa è andata per le lunghe e si è inserita l'Inter, e poi si è inserita l'Atalanta, che dopo la cessione di Hojlund aveva più potere d'acquisto di tutte.
Andare all'Inter sarebbe stato strano per Scamacca: avrebbe giocato la Champions League, compiendo un altro passo avanti in questa carriera in cui riceve promozioni senza meriti. Il gioco della squadra si sposava molto bene per le sue caratteristiche. Simone Inzaghi chiede molto alle punte, ma gli offre anche tanto: un contesto in cui ricevono tanti palloni puliti e con una rete di appoggi solida nei paraggi. Alla Roma avrebbe trovato un contesto tattico invece molto complicato per le sue caratteristiche: una squadra che lo userebbe come mulo da traino, che gli chiederebbe di combattere su tutti i palloni sporchi, che non lo metterebbe mai in condizione di esprimere il suo gioco di piccoli appoggi, rifiniture, intuizioni estemporanee.
Scamacca è un giocatore che funziona al contrario delle sue apparenze. È grosso, ma non è forte nei duelli corpo a corpo. È alto, ma preferisce giocare coi piedi che di testa; meglio fronte che spalle alla porta. Ha l’aria truce da coatto di borgata, ma il suo gioco è raffinato, più da videogioco che da calcio reale. Un gioco di colpi di tacco, di suola, di bombe da fuori per il gusto di tirare, di rovesciate da spiaggia. Un centravanti che ha qualcosa dell’estetica estrosa di Ibrahimovic, con un repertorio potenzialmente molto vasto, ma che non ha ancora trovato la strada per la concretezza e l’essenzialità.
Quando il campo attorno si allarga e Scamacca è costretto a un lavoro di fatica, non è forte come l’immagine che abbiamo di lui ci può far pensare. È solo nel 56esimo percentile per duelli aerei vinti tra gli attaccanti - questo nella sua migliore stagione, quella al Sassuolo. Certo, in area di rigore è comunque difficile da spostare, e quando protegge il pallone stiamo parlando di un essere umano di quasi due metri. Tuttavia non è su quello che bisogna concentrarsi quando guardiamo Scamacca.
Come detto, è piuttosto un giocatore che ama il gioco palla a terra, efficace quando la propria squadra tiene un baricentro alto nella metà campo avversaria. È anche per questo, probabilmente, che ha faticato più del previsto in contesti di basso livello, mentre è sembrato subito a proprio agio in situazioni di livello superiore. È un attaccante bravo nell’ultimo passaggio e con un grande estro nell’inventare la conclusione: nel primo gol con la maglia del Sassuolo, per esempio, segna con un tiro forte d’esterno mentre ha la palla addosso, che è praticamente l’unico tiro che avrebbe potuto fare.
Nel gol a San Siro contro il Milan si nota invece la sua pulizia di calcio. Una potenza nel tiro che deriva esclusivamente dalla sua tecnica. In quello al Napoli la capacità di coordinarsi anche in situazioni d’equilibrio precario. Il suo repertorio di finalizzazione, insomma, è piuttosto vario, in carriera però ha segnato solo 3 gol di testa, pochissimi per un centravanti della sua stazza, e non ha MAI segnato di sinistro.
Nel gioco di raccordo usa più la tecnica che il fisico, e come per le conclusioni è in grado di strepitosi intuizioni estemporanee. Come questo assist di prima di tacco.
Scamacca però non ha ancora trovato il modo per usare questo repertorio di conclusioni e rifiniture con costanza. Il suo è ancora un gioco rapsodico, che solo per alcuni brevi momenti riesce a combaciare con l’idea mitica che il mondo del calcio ha di lui. È un giocatore più da video che da statistiche, capace di cose incredibili, ma di poche cose.
Scamacca, insomma, somiglia a quei tennisti estremamente talentuosi che a volte si perdono nella vastità del proprio repertorio. È bello avere colpi incredibili, ma la continuità, la presenza all’interno di un match, sono più importanti. Anche senza palla l'apporto di Scamacca è piuttosto vacuo. ma il volume di cose che fa nelle partite deve necessariamente aumentare, così come il suo apporto difensivo. I suoi numeri sul pressing sono praticamente nulli, e l'Atalanta come sappiamo è una squadra che vive anche di pressing. In generale, il volume di cose che deve fare Scamacca in campo deve per forza aumentare.
Duvan Zapata, per esempio, lavora tanto fisicamente spalle alla porta per abbassare le linee difensive avversarie. Hojlund faceva meno, ma anche lui ha dovuto adattarsi a giocare di più in quel gioco di raccordo che non gli veniva troppo naturale.
All'Atalanta è però arrivato nel posto che meglio di tutti gli altri, negli ultimi anni, ha saputo prendere il talento grezzo per dargli un senso. Duvan Zapata è arrivato all'Atalanta come un centravanti sgobbone, bravo solo a battagliare con le difese: Gasperini gli ha insegnato a vedere la profondità, a essere letale in area di rigore. Stessa cosa fatta con Hojlund, arrivato con poche presenze tra i professionisti e rivenduto a 80 milioni.
Nell'esordio dell'Atalanta in campionato Scamacca è entrato nel secondo tempo ed è sembrato avere subito un impatto su una partita che si stava facendo complicata. Pochi secondi dopo il suo ingresso, un suo dribbling al limite dell'area ha portato alla traversa di De Keteleare, che poteva rendere ancora più dolce il suo esordio. Sul gol del belga, poi, si era liberato molto bene alle spalle del diretto marcatore e ha provato a ribattere in rete la palla che in realtà era già entrata. Segnali di una crescita?
Appena arrivato Scamacca ha subito citato Gasperini come motivo per aver scelto Bergamo e poi ha detto una frase che suona particolarmente bene per il nostro discorso: «L'allenatore mi ha detto che ho qualità nascoste che però lui vede: è la cosa che mi ha colpito di più». Gasperini, come tanti altri prima, ha un'immagine di Scamacca che ancora non combacia con la realtà. Sembra però avere un'idea più precisa di come scolpire il suo gioco fino a far emergere ciò che c'è di prezioso. Qualcosa che finora abbiamo solo potuto immaginare, o vedere per brevi sprazzi. Diceva Michelangelo: «Tu vedi un blocco, pensa all'immagine: l'immagine è dentro, basta soltanto spogliarla».