Un anno fa avevamo analizzato il modo in cui si gioca a centrocampo in Serie A cercando gli elementi che rendevano unici alcuni sistemi. Questa volta ci concentreremo sulla capacità e sull’efficienza con cui le squadre del campionato italiano fanno progredire il pallone attraverso la zona centrale del campo (da qui in poi farò riferimento al rettangolo lungo 40 metri compreso tra le due trequarti campo, difensiva e offensiva, come zona mediana).
La difficoltà nello sviluppare il palleggio nella zona più congestionata del campo costringe le squadre a sviluppare strategie differenti, anche in base alle doti tecniche degli undici in campo.
L’impostazione dal basso
Anzitutto è interessante capire come le squadre escono dalla propria trequarti difensiva, facendo entrare il pallone nella zona mediana. L’impostazione dal basso è un processo complesso, nel quale le squadre arrivano a coinvolgere i portieri, secondo le loro caratteristiche tecniche.
Tra le prime cinque della classifica di A, il Napoli è la squadra che ha la migliore percentuale di passaggi completati in ingresso al terzo centrale di campo. Anche la lunghezza media di questi passaggi è la minore del campionato: il Napoli, quindi, è la squadra che meglio di tutte riesce a progredire dal basso con brevi e precise combinazioni di passaggio. È un aspetto distintivo della squadra di Sarri, che salta all’occhio quando si guardano le loro partite, e che risalta brillantemente anche nei numeri.
La percentuale dei passaggi giocati dal portiere può indicare un coinvolgimento più o meno volontario. Spesso non c’è bisogno di coinvolgerlo anche se tecnico, ma quando il portiere non è a suo agio con i piedi allora diventa sconsigliato anche in casi estremi… come sempre i numeri vanno contestualizzati.
Il Napoli sfrutta la leva offerta da Pepe Reina, abile a calciare indifferentemente sia di destro che di sinistro: il suo palleggio – 15,6 passaggi corti in media ogni 90’ di gioco, e 12,1 passaggi lunghi – attira il pressing degli attaccanti e crea spazio alle loro spalle per generare la superiorità bassa che il Napoli cerca per uscire palla al piede anche dalle situazioni più difficili.
La maggiore lunghezza media dei passaggi che arrivano nella zona mediana della Roma (poco meno di 3 metri in media) si può spiegare con il diverso coinvolgimento di Szczesny, che preferisce calciare lungo più spesso di quanto cerchi l’appoggio corto. Il portiere polacco ha una media di 10,8 passaggi corti e 13,3 passaggi lunghi ogni 90 minuti. Quella di Szczesny (pardon, di Spalletti) è una scelta consapevole: calcia lungo anche perché è più preciso di altri portieri e ha in Dzeko un target preferenziale.
La Juventus, invece, ricorre a Buffon solo in caso di necessità (anche perché il portierone sbaglia il 57% dei suoi lanci). Ed è interessante notare come l’atteggiamento dei bianconeri da una stagione all’altra non sia cambiato: la lunghezza media dei passaggi giocati verso la mediana è praticamente la stessa dello scorso anno; ma è peggiorata la precisione con la quale questi passaggi sono giocati, di 3 punti percentuali. Le difficoltà che la Juventus ha incontrato nell’impostare gioco quest’anno, evidenti in alcune partite, sono confermate dai numeri.
Una corrispondenza intuitivamente valida è quella tra la diminuizione della precisione e l’aumento della lunghezza dei passaggi.
Tra le peggiori squadre in termini di precisione spicca il Milan, che tenta quasi lo stesso numero di passaggi a partita del Napoli verso la zona centrale del campo – 49 per i rossoneri, 51 per gli azzurri – ma commettono molti più errori.
L’imprecisione nell’impostazione dal basso dei rossoneri ha molti padri: Donnarumma quando è costretto ad andare sul lungo sbaglia 2 passaggi su 3; i due centrali, Paletta e Romagnoli, hanno rispettivamente il 76,5% e il 68% di precisione quando vanno in verticale; Manuel Locatelli, dalla posizione di vertice basso di centrocampo, ha il 70% di successo.
Per capirci, i migliori interpreti del campionato negli stessi ruoli, gente come Bonucci o Jorginho, si aggirano intorno all’83% dei passaggi conseguiti con successo.
Nelle ultime posizioni la Sampdoria, che paga anche l’atteggiamento imposto da Marco Giampaolo che preferisce che i difensori rischino prima possibile una verticalizzazione (lo dice anche il numero basso di passaggi che entrano dalla trequarti difensiva alla zona mediana) piuttosto che giocare una palla larga sul terzino. Insomma, dipende anche dalla strategia che si vuole applicare.
Cosa fare a centrocampo
Il lavoro di Sarri spicca in maniera inconfondibile nel palleggio a centrocampo.
Ma è all’interno della mediana che l’atteggiamento da squadra a squadra varia con differenza più marcate. Il Napoli conferma di avere l’organizzazione nel collettivo, oltre alla qualità dei singoli, per poter giocare il maggior numero di passaggi, e con la precisione più alta, nei 40 metri centrali del campo. La densità portata dai napoletani costantemente in zona palla fornisce al portatore di palla scelte di passaggio multiple, poi l’eccellente tecnica dei suoi interpreti aiuta a tenere alta la precisione.
Oltre agli azzurri di Sarri e ai crotonesi di Nicola – che si distinguono in negativo – il resto del plotone è aggregato intorno ad un trend ben delineato. Fiorentina, Inter, Juventus e Roma sono tutte più o meno allineate per il numero di passaggi effettuati in zona centrale (tra le quattro c’è una distanza massima di 8,3 passaggi a partita) ma si distinguono per la diversa precisione nell’esecuzione: la peggiore è l’Inter, 3 punti percentuali sotto la Juventus.
Guardando agli stessi dati riferiti allo scorso anno, si nota che i volumi nella zona mediana di Napoli e Fiorentina sono diminuiti: il Napoli è passato da una media di 489 passaggi a partita ai 454 passaggi attuali; la Fiorentina è scesa dai 399,5 passaggi dello scorso ai 361,7 passaggi di quest’anno.
Gli azzurri un anno fa spendevano il 49% del tempo passato in possesso nella zona centrale del campo, mentre quest’anno la stessa percentuale si è ridotta al 47%: a causa della marcatura praticata dagli avversari sul vertice basso del triangolo di centrocampo (il volume di gioco di Jorginho da una stagione all’altra è diminuito del 21%) il Napoli è stato costretto a distribuire l’onere del gioco più in basso, sui due centrali difensivi; ma è anche la squadra di Sarri che cerca la verticalità più rapidamente, sfruttando la prima apertura possibile per provare a creare un pericolo nella trequarti avversaria.
La Fiorentina, invece, ha ceduto parte del controllo agli avversari: il possesso palla medio, alla fine dello scorso campionato, aveva toccato il 59%; mentre oggi il tempo speso dalla col pallone nei piedi si è assestato su una quota più bassa, pari al 54,7%. La proporzione di palloni che transitano nella zona mediana è la stessa, ma il volume totale è inferiore, e per capire perché esattamente forse bisognerebbe chiederlo a Paulo Sousa.