Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Gianluca Cedolin
Quale futuro per i campi di calcetto
01 nov 2023
01 nov 2023
La Commissione Europea ha vietato i granuli di gomma, e ora?
(di)
Gianluca Cedolin
(foto)
Dark mode
(ON)

Ogni partita si infilano nelle scarpe e nelle calze, inesorabili, ti seguono in spogliatoio e poi a casa, quando trovi infine il coraggio di svuotare il borsone: i granuli di gomma sono compagni fedeli di giocatori e giocatrici di calcetto e calciotto tanto quanto gli acciacchi, le magliette improbabili e gli inesorabili segni del tempo che passa. Hanno un diametro di circa 2,5 millimetri, sono ottenuti dal riciclo degli pneumatici esausti e ricoprono moltissimi campi sportivi di erba sintetica, non solo da calcio, con varie funzioni. Sono necessari intanto per assorbire gli urti, non far scivolare i giocatori e garantire un buon rimbalzo del pallone (controllato o no, non apriamo qui la diatriba). Dal 2030, tuttavia, i campi sintetici non potranno essere riempiti con questi pallini, colpiti dalle nuove misure con cui la Commissione europea vuole tutelare il Pianeta dalla diffusione delle microplastiche. Le chat Whatsapp del calcetto sono in subbuglio: ci sono pericoli per la salute e per l'ambiente a giocare su questi campi? Nei prossimi sette anni si potranno ancora installare nuovi impianti con i granuli di gomma? E poi, su che superfici giocheremo dopo il 2030? Abbiamo provato a capirci qualcosa, chiedendo chiarimenti a chi lavora nel settore.Un piccolo excursus: parliamo di microplastichePartiamo dalla base. Le microplastiche, come suggerisce il nome, sono dei minuscoli pezzetti di plastica, di dimensioni comprese tra 0,001 e 5 millimetri (sotto lo 0,001 diventano nanoplastiche). Sono divise principalmente in due categorie: le microplastiche primarie, disperse direttamente nell'ambiente come piccole particelle (dai cosmetici e dai prodotti per l'igiene, dall'abbigliamento, dall'abrasione degli pneumatici), e in microplastiche secondarie, derivanti dalla disgregazione di rifiuti in plastica di maggiori dimensioni (come buste, bottiglie o reti da pesca che si sono disintegrate in migliaia di parti). Calcolare quanti di questi pezzetti di plastica contaminino oggi il mondo non è facile: una stima condivisa da alcuni scienziati parla di 24 trilioni (24mila miliardi) di microplastiche presenti solamente nella parte superficiale degli oceani nel mondo. Per dare un'ordine di grandezza, nella nostra galassia, la Via Lattea, ci sono circa tra i 100 e i 200 miliardi di stelle.

Un po' di numeri sulla terrificante diffusione della plastica nel mondo (fonte: WWF).

Le microplastiche sono ormai talmente pervasive da aver raggiunto ogni angolo del mondo, dagli abissi degli Oceani fino alla cima dell'Everest, e sono entrate nella catena alimentare e quindi nel nostro corpo: nello stomaco, nel sangue, addirittura nella placenta delle donne in gravidanza. Uno studio uscito sul Journal of Hazardous Materials nel 2021, poi parzialmente rivisto e attenuato, era arrivato a stimare che, sommando tutte le microplastiche ingerite, in una settimana una persona assume in media l'equivalente di una carta di credito di plastica. Tutto questo, capirete, non è un bene per la salute nostra e del pianeta e la Commissione europea, come altre istituzioni, sta cercando di contrastare la produzione di plastica monouso e la diffusione delle microplastiche. Per questo a fine settembre ha approvato una serie di misure per compiere «un altro passo in avanti importante per la protezione dell'ambiente adottando misure che limitano l'aggiunta intenzionale di microplastiche a prodotti disciplinati dalla legislazione Reach dell'Unione europea sulle sostanze chimiche. Con queste nuove norme, che impediranno il rilascio nell'ambiente di circa mezzo milione di tonnellate di microplastiche, sarà vietata la vendita di microplastiche in quanto tali e di prodotti contenenti microplastiche aggiunte intenzionalmente e che liberano microplastiche quando utilizzati».Perché i granuli di gomma saranno vietati?Siccome le nuove restrizioni mettono al bando «tutte le particelle di polimeri sintetici inferiori a cinque millimetri che siano organiche, insolubili e resistenti alla degradazione», nel calderone delle cose che saranno proibite ci sarà, a partire dal 2030, anche «il materiale granulare da intaso utilizzato per le superfici sportive artificiali, che costituisce la principale fonte di microplastiche utilizzate intenzionalmente nell'ambiente». La Commissione, insomma, non fa distinzioni: qualsiasi materiale di sintesi (quindi processato artificialmente, non di origine naturale) più piccolo di cinque millimetri viene considerato pericoloso per l'ambiente. Il problema, forse è meglio specificarlo, non riguarda quindi l'erba sintetica, ma la gomma che riempie gli spazi tra i fili. Secondo Paolo Bucher, di GommAmica (che recupera la gomma e la usa negli impianti sportivi), la Commissione ha preso la decisione «senza aver fatto uno studio specifico, ma basandosi su dati stimati e piuttosto approssimativi».Quando gli pneumatici rotolano sull'asfalto, rilasciano nell'aria sostanze dannose per la qualità dell'aria e per la salute, perché questo minuscolo particolato può causare patologie respiratorie. Questo discorso non vale però per i gommini derivati dagli pneumatici a fine ciclo, ci ha detto Claudio Bettinelli, general manager di Promix Srl, che ricicla granuli di gomma Pfu (Pneumatici fuori uso) e crea pavimentazioni e intasi per campi sportivi per conto di Italgreen. «Dal 2003, proprio per evitare possibili rilasci nell'ambiente di metalli pesanti e altre sostanze inquinanti, è nata la tecnologia dell'incapsulamento, attraverso cui rivestiamo il granulo con una resina colorata. In Italia siamo all'avanguardia su questo e le nostre certificazioni dicono chiaramente che i granuli non rilasciano nulla nell'aria, contrariamente agli pneumatici utilizzati in strada dalle auto».Anche il professor Flavio Deflorian, ordinario di Scienza e Tecnologia dei Materiali all'Università di Trento, sembra concordare con Bettinelli: «A mio parere la presenza di elastomeri (polimeri allo stato gommoso, ndr) riciclati, derivanti da pneumatici a fine vita, non rappresenta di per sé una fonte di rischio per l'immissione di microplastiche, anche perché sono incapsulati in altri materiali che li contengono». Nessun pericolo, quindi? «La gomma può essere dannosa per l'ambiente non più di molti altri materiali, a causa della produzione di micro-particolato, ma possiamo controllare e minimizzare il suo impatto sulla salute. I campi di erba sintetica sono gestibili in modo compatibile con l'ambiente».

Il pericolo di dispersione nell'ambiente dei granuli di gomma dovrebbe invece essere attenuato molto dall'obbligo di installare nei campi delle canaline di scolo, che trasportano l'acqua verso un "pozzetto sifonato" con un filtro per trattenere i pallini: «Come una lavatrice può installare un filtro per catturare le microplastiche - ha detto Bucher - così ai campi da calcio deve essere permesso di mettere a punto sistemi per evitare la dispersione nell’ambiente». La decisione di bandire i gommini, quindi,fa bene all'ambiente?Come abbiamo detto, le microplastiche sono un'emergenza: «La presenza diffusa delle microplastiche rappresenta un problema globale che deve essere affrontato in modo sistematico, a livello europeo - ci ha spiegato ancora il professor Deflorian -. L'auspicio è che con questa direttiva europea si riesca a ridurre la presenza di microplastiche nell'ambiente». Le nuove misure sono quindi importanti sia per segnalare la direzione presa dall'Europa, sia a livello pratico per diminuire l'inquinamento. Nel caso dei granuli di gomma, però, forse si poteva fare dei distinguo e non basarsi solo sulla generica definizione di microplastica, perché l'incapsulamento li rende meno dannosi per l'ambiente e ogni campo deve superare rigorosi standard di qualità e essere dotato di canaline che raccolgono l'acqua in un pozzetto e la filtrano, impedendo la dispersione nell'ambiente dei gommini (e quindi delle microplastiche).Bisogna considerare che i granuli danno una seconda vita agli pneumatici arrivati a fine ciclo: «In questo periodo in cui si parla di economia circolare e di riutilizzo è stata presa una decisione che va in senso inverso» contesta Bettinelli. «Considerate che per un campo da calcio grande si utilizzano 80, 90 tonnellate di pneumatici a fine vita macinati, polverizzati e granulati. Dal 2030, che fine farà tutta questa gomma, se non potrà essere riutilizzata? Finirà al brucio: si accorcerà il suo ciclo di vita e si genereranno emissioni durante l'incenerimento. Ci dispiace perché hanno rovinato un mercato e, allo stesso tempo, aumenteranno le emissioni di gas serra».Secondo l'Unigrom, l’Unione dei recuperatori italiani della gomma, in Italia vengono raccolte e gestite ogni anno circa 370mila tonnellate di pneumatici fuori uso, il 48 per cento delle quali viene destinato al recupero di materia. Di questa parte, circa 135mila tonnellate sono avviate alla granulazione e oltre il 50 per cento (quindi quasi 70mila tonnellate) è impiegato come intaso per superfici sportive. Quella della granulizzazione rappresenta quindi sicuramente una strada importante per allungare la vita delle gomme, ma non l'unica, a dire il vero. «Gli pneumatici esausti hanno diverse possibili vie di recupero e riciclo» ha specificato Deflorian. «Un possibile impiego è nella additivazione di asfalti speciali per pavimentazioni stradali, oppure nell'utilizzo per terrapieni drenanti. Le scelte sono molte, ma non va nemmeno escluso il recupero energetico, non tanto in inceneritori, ma in impianti specifici per creare energia».Cosa faranno ora i produttori e i gestori dei campi?Rimane il fatto che i produttori e i gestori dei campi dovranno, nei prossimi anni, adeguarsi alle nuove regole, cercando soluzioni alternative ai granuli di gomma. Secondo i dati della Figc, i campi in erba sintetica solo in Italia sono 2.954, il 22 per cento circa dei 13.249 totali (parliamo di campi da calcio, ma come detto tante altre discipline usano una tecnologia simile). Molti di questi usano come materiale da intaso i granuli di gomma e dovranno quindi riconvertirsi. Serviranno degli incentivi, probabilmente, per non rischiare un calo nell'attività sportiva soprattutto dilettantistica e amatoriale, dov'è più difficile trovare i soldi per aggiornare gli impianti. Sostituire quelli esistenti costerà circa 300mila euro a campo, per un totale di circa 900 milioni di euro per riconvertirli tutti.Il tempo c'è, perché le nuove regole entreranno in vigore dal 2031 in poi. Considerando che un campo da calcio o da calcetto sintetico ha una vita media di circa dieci, dodici anni, comunque la maggior parte degli impianti avrebbe dovuto cambiare la superficie in questo periodo di transizione. I granuli di gomma non potranno essere installati dopo il 2030, ma i campi che per quell'anno saranno ancora in buono stato molto probabilmente potranno continuare a essere utilizzati anche oltre la data limite. In teoria, inoltre, fino al 2030 si potranno ancora installare campi con la gomma, gli ultimi con questa tecnologia spariranno definitivamente dal 2040 in poi circa.Quando abbiamo chiesto a Paolo Bucher di GommAmica se il tempo per la transizione fosse sufficiente, ha risposto con delle distinzioni: «Per trovare un intaso alternativo forse no. Per trovare altre applicazioni per la gomma riciclata non saprei dire, ma ci lavoreremo. Per evitare la dispersione delle microplastiche, direi invece di sì, soprattutto nei paesi del nord Europa, a patto di migliorare la progettazione dei campi». Le possibili alternative alla gommaIntanto, comunque, bisognerà studiare nuove opzioni. Società come la Promix Srl dovranno cambiare modello di business e riconvertire la loro produzione, per continuare a rimanere nel settore. Ammette Bettinelli «Dovremo reinventarci perché non ci sono possibilità di deroghe. Italgreen continuerà a produrre erba sintetica, che ribadisco non è cancerogena, come ha detto qualcuno in questi giorni, mentre noi di Promix ci focalizzeremo su altri composti per gli intasi. Le alternative per i campi in sintetico arriveranno dai materiali di natura organica, come il sughero o il macinato di cocco, che sono prodotti non di sintesi. Per quanto riguarda il sughero però non ci sono grandi quantità e i costi sono decisamente alti, mentre il macinato di cocco dovremmo importarlo da paesi come lo Sri Lanka, una filiera non certo corta ed efficiente a livello ambientale». Altre opzioni valide, già utilizzate da alcuni produttori europei, sono i trucioli di legno, la sabbia, i semi di oliva compressi, le scorze di noci o riso.

Anche da GommAmica, com'era prevedibile considerando che il riciclo della gomma rimane il loro core business, ci fanno sapere che le alternative sono «molto costose e poco disponibili» e che «rispetto alla gomma richiedono molta manutenzione, moltissima acqua e non hanno performance elastiche e di durata paragonabili». A differenza di Promix Srl, che sta già pensando a cambiare la produzione, GommAmica fa sapere che non lo farà, almeno nei prossimi due o tre anni: «Non ci arrenderemo alla decisione - promette Bucher -. Ci batteremo per avere la possibilità di dimostrare che con i nostri sistemi di contenimento non ci saranno rilasci di microplastiche nell'ambiente».Difficilmente, però, la Commissione europea tornerà indietro, ragion per cui nei prossimi anni la maggior parte dei produttori e dei gestori di campi sportivi sintetici comincerà a guardarsi intorno. Le nuove regole europee possono anche essere uno stimolo per trovare e sviluppare alternative naturali, sostenibili ed efficienti ai granuli di gomma e, allo stesso tempo, studiare destinazioni alternative per gli pneumatici a fine vita. Noi, nel frattempo, continueremo a giocare a calcetto su qualsiasi superficie ci proporranno i centri sportivi, perlomeno quelli che non hanno ceduto tutti i campi al padel. Probabilmente non conterà molto se poggeremo sui granuli di gomma, sulla sabbia o sul macinato di cocco: il giro palla continuerà a essere difficoltoso, le ginocchia si rovineranno in ogni caso, ma noi non molleremo.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura