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Christopher Robert Holter
Il PSV è la migliore squadra d'Olanda
03 ott 2018
03 ott 2018
Gli uomini di Van Bommel stanno dominando l'Eredivisie.
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Christopher Robert Holter
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Lo scorso 15 settembre il PSV ha eguagliato il suo precedente record di goal segnati in una vittoria in trasferta (contro il FC Den Bosch nel 1971 e contro il FC Amsterdam nel 1978) vincendo con 7 gol di scarto in casa dell’ADO Den Haag. Una settimana dopo, schierando lo stesso undici iniziale, la squadra allenata da Mark van Bommel ha annichilito l’Ajax, segnando 3 goal in poco più di mezz’ora ed ergendosi al ruolo di unica, vera, pretendente al titolo di campione d’Olanda.

 



 

Con la vittoria dello scorso sabato in casa del NAC Breda (0-2), Van Bommel si candida a diventare l’allenatore che, al suo esordio, ha vinto più partite consecutive in Olanda: meglio di lui, meglio di 7 vittorie su 7, hanno fatto solo Morten Olsen e Eric Gerets. Una stagione, quella del PSV, partita con un ruolino di marcia pazzesco, con 26 goal segnati e solo 3 subiti, con una squadra composta da un mix di giovani e giocatori più esperti (Zoet e Luuk de Jong), talenti purissimi (Lozano e Bergwijn) e instancabili portatori d’acqua (Schwaab e Hendrix). Anche se siamo ancora a inizio settembre, possiamo quanto meno dire che il PSV è partito con il piede giusto per poter vincere il suo 25esimo campionato olandese.





Il progetto del nuovo PSV è partito da lontano, probabilmente già da prima della fine della stagione 2016/17, che ha visto il Feyenoord tornare a vincere in patria e il PSV eliminato prematuramente dall’Europa League per mano dei croati dell’NK Osijek. È stato allora, con lo sguardo rivolto verso il futuro, che la dirigenza ha deciso di puntare sul quarantunenne Mark van Bommel - fino ad allora assistente di Van Marwijk sulla panchina dell’Arabia Saudita - annunciandolo come nuovo allenatore della selezione Under 19.

 

Un anno di apprendistato, caratterizzato da 20 vittorie su 28 partite giocate dai talenti di casa, prima di affidargli le chiavi della prima squadra, formalizzando il passaggio di consegne con Philip Cocu (trasferitosi in Turchia, alla guida del Fenerbahce). In sala stampa, il giorno della presentazione ai media, Van Bommel è stato molto chiaro: «Ho un’idea molto precisa di come voglio vedere giocare la mia squadra. Durante la mia carriera da calciatore ho imparato tanto da chi mi ha allenato. Il mio PSV avrà uno stile di gioco diretto e dominante».

 

Malgrado qualche addio eccellente (Santiago Arias, partito per Madrid, e Marco Van Ginkel, tornato al Chelsea), la società ha saputo muoversi molto bene sul mercato, portando a Eindhoven ben 8 volti nuovi senza spendere eccessivamente (si è registrato un passivo di soli 4,5 Milioni di Euro, secondo

). Sono arrivati calciatori utili alla causa, come il ventitreenne neozelandese Ryan Thomas, versatile centrocampista che con la maglia del PEC Zwolle si è messo in luce per essere stato il calciatore con più recuperi (232) e passaggi completati nella metà campo avversaria (624); il polivalente difensore Nick Viergever, mancino, svincolatosi dall’Ajax; e il promettente centrocampista messicano Erick Gutiérrez.

 

Eccezion fatta per Thomas, infortunatosi al ginocchio e probabilmente fuori fino alla fine della stagione, tutti hanno potuto ritagliarsi il proprio spazio in questa prima, breve, parentesi di stagione. Lo stesso Gutiérrez, il cui acquisto era stato caldeggiato da Hirving Lozano, suo compagno di squadra al Pachuca, nei 20 minuti a disposizione contro l’ADO, ha segnato un gran goal e fornito un assist vincente a un compagno di squadra.

 

La dirigenza, d’accordo con Van Bommel, ha deciso di portare avanti una politica improntata sui giovani e sullo scouting. E l’ex centrocampista del Milan (oltre che del Bayern, del Barça e dello stesso PSV) conosce e ha grande fiducia nei giovani del De Herdgang, il settore giovanile del club: una volta iniziato il suo incarico come allenatore della prima squadra ha immediatamente fatto aggregare i giovani Joël Piroe, Jordan Teze, Matthias Verreth, Michal Sadilek e Laros Duarte al gruppo di calciatori partiti per il ritiro estivo del PSV.

 

Tra i giovani, aspetta ancora la sua chance l’argentino Maxi Romero, arrivato in Olanda a gennaio con l’etichetta di futuro fenomeno ma che fino ad ora ha faticato a trovare spazio per via dei molti infortuni. «Non è una situazione facile. Romero si è allenato a lungo da solo, per riprendersi dai suoi problemi fisici, mentre il resto della squadra è in gruppo, si diverte e sta ottenendo buoni risultati. Dobbiamo avere pazienza con lui», ha detto

.

 

Anche per questa sua capacità di aspettare il momento giusto, Van Bommel sembra poter essere davvero l’uomo giusto per lanciare i vari Donyell Malen, Dante Rigo e Armando Obispo.

 



Il cambio di allenatore sembra non aver influito sulle grandi potenzialità di questa squadra, insomma, che anzi ha mostrato ulteriori progressi. Rispetto ai sei anni della gestione Cocu - che pure hanno portato 3 vittorie negli ultimi quattro campionati - l’impressione è che con il nuovo corso si voglia instaurare una filosofia di gioco effettivamente dominante, basata su un 4-3-3 offensivo, che assecondi il talento di gran parte dei suoi interpreti principali.

 

L’intervento più determinante Van Bommel lo ha effettuato nella zona del campo che conosce meglio: il centrocampo. Rispetto al suo predecessore, l'allenatore olandese ha capovolto il triangolo centrale (passando dal 4-3-3 al 4-2-3-1), mettendo da parte Bart Ramselaar e sostituendo nel migliore dei modi il partente Van Ginkel, dando le chiavi al duo composto da Jorrit Hendrix e Pablo Rosario (prodotto delle giovanili che con l’infortunio di Thomas ha trovato il modo di mettersi in luce). Questo non vuol dire che il PSV abbia abbandonato del tutto il 4-3-3, che però chiede ad uno dei due ad abbassarsi davanti alla difesa, mentre l’altro si allarga, permettendo a Pereiro di spaziare in avanti, come vertice alto del triangolo.

 


Qui invece un esempio del pressing del PSV, che ha costretto il portiere dell’Ajax a rilanciare.


 

Per la sua importanza in fase di costruzione del gioco, uno dei giocatori chiave è Jorrit Hendrix. A 23 anni, con 170 gare giocate in prima squadra, Hendrix è già un veterano del PSV (dove è cresciuto e con il quale sta disputando la sesta stagione da professionista). Nato come difensore centrale, si è messo in luce per la sua buona visione di gioco, spingendo l’allenatore ad avanzarne il raggio d’azione. È un calciatore molto dinamico, bravo nello spezzare il gioco avversario e che, in fase di impostazione, non si limita solo a smistare il pallone lateralmente con lanci quasi sempre precisi, ma ha anche sviluppato una certa dimestichezza con le verticalizzazioni, chiamando il movimento incontro di Luuk de Jong, difficilmente marcabile quando gioca spalle alla porta e bravissimo ad aprire gli spazi per le incursioni di Lozano e Bergwijn.

 

Oltre a Hendrix, e ancor più di Gaston Pereiro o Steven Bergwjin, è Hirving Lozano l’uomo su cui ripone più speranze l’intera società: con 7 goal segnati nelle prime 11 partite giocate quest’anno, il PSV si sente già in diritto di poter chiedere qualsiasi cifra per il 23enne messicano, che interessa, come è ovvio che sia, a tutti i grandi club. Trattenerlo, dopo una stagione da 19 goal e 11 assist in 34 partite giocate, oltre a un Mondiale dove ha ben figurato, è stato un grande colpo della dirigenza dei Boeren, che ora spera di poterlo vendere per non meno di 60 milioni di euro, facendo registrare una ricca plusvalenza.

 


Anche Bergwijn, comunque, non è male. La sua forza straripante ha portato al secondo gol contro il NAC.


 

Il PSV costruisce il proprio gioco dal basso, in modo molto insistito, attirando gli avversari fuori posizione e colpendoli alle spalle con la velocità degli esterni. Il lavoro dei terzini Dumfries e Angelino - altre due facce nuove, arrivati rispettivamente dall’Heerenveen e dal NAC Breda (via Manchester City) - permette al PSV, in fase di possesso palla, di occupare la metà campo avversaria in ampiezza, lasciando ai due centrali difensivi la responsabilità di mantenere l’equilibrio. Ovviamente, questo atteggiamento è possibile soprattutto in patria, dove gli avversari sono di caratura tecnica e fisica decisamente inferiore rispetto alla Champions League.

 

Durante la settimana, Van Bommel lavora su tanti aspetti, curando quasi maniacalmente ogni particolare che riguarda la preparazione alla gara dei propri calciatori, dai movimenti da fare per mettere in difficoltà le squadre avversarie alla dieta dei suoi giocatori. Oltre ad aver fatto ingrandire le aree relax per i propri calciatori, in modo tale da permettere loro di riposarsi tra una sessione di allenamento e l’altra, il nuovo allenatore del PSV ha studiato l’approccio psicologico alle diverse situazioni di gioco e cercato di cementificare lo spirito di squadra.

 

Quelle arrivate fino ad ora sono sembrate tutte vittorie di un collettivo, esaltato ovviamente dalla classe dei singoli: è proprio lo spirito di squadra messo in luce nei primi mesi del post-Cocu a sembrare una delle armi in più del PSV.

 



La cura del dettaglio ha fatto la differenza anche nel Topper, la sentitissima sfida contro l’Ajax. Pur confermando l’undici che aveva annichilito l’ADO Den Haag la settimana prima, Van Bommel ha impostato la gara in maniera totalmente differente, frustrando ogni tentativo di costruzione del club di Amsterdam con un’intensità di gioco che, dopo appena 35 minuti di gioco, aveva già portato il PSV in vantaggio di 3 reti.

 



La vittoria contro l’Ajax di Ten Hag è stata quella che ha fatto più rumore, anche perché mai, negli ultimi 18 anni, una squadra di Eredivisie ere riuscita a cominciare una stagione con 6 vittorie consecutive e un +21 nella differenza reti - record reso ancora più rotondo dalla vittoria contro il NAC Breda nella sfida di sabato. Il PSV adesso è imbattuto tra le mura amiche dal settembre 2016, e l’ultima sconfitta in campionato è arrivata per mano del Feyenoord, che quell’anno si laureò campione. Certo, la stagione è ancora lunga e la trama dell’Eredivisie 2018/19 resta ancora tutta da scrivere, ma i tifosi possono ben sperare, al di là dei punti di vantaggio sui rivali.

 

I risultati, comunque, per ora danno ragione all’allenatore più apprezzato del paese. Willem Vissers, giornalista del Volkskrant, nell’edizione cartacea del quotidiano ha titolato “Mark van Bommel è il miglior allenatore d’Olanda dai tempi di Louis van Gaal”. Proprio come Van Gaal, Van Bommel era un calciatore che sapeva “essere presente” in campo, mettendo la sua visione di gioco superiore alla media a servizio della squadra e che amava farsi coinvolgere in ogni azione. Un allenatore già da quando era in campo, cioè.

 

Quello che tifosi e appassionati si aspettano, ora, è una migliore prestazione durante gli impegni europei. Contro il Barcellona, soprattutto nella prima parte di gara, il PSV ha peccato di inesperienza, crollando nell’ultimo quarto d’ora, quando la rete di Dembelè ha chiuso i conti: il risultato finale è 4-0, ma 3 gol il Barça lo ha segnato nel giro di cinque minuti, a un quarto d’ora circa dalla fine. Il possesso palla, raramente significativo di per sé, stavolta testimonia della differenza dei valori in campo: 75-25 per gli spagnoli. Ma era stato già impietoso, al momento della presentazione delle liste ufficiali, il confronto tra le presenze in Europa dei calciatori che sarebbero scesi in campo: 73 partite giocate in totale dagli uomini di Van Bommel contro le 594 dei blaugrana. I soli Messi (125), Piqué (98) e Busquets (94) avevano più esperienza di tutta la squadra olandese.

 

Al Philips Stadion, probabilmente, l’Inter troverà una squadra diversa, intenzionata a mettersi in luce e che proverà a giocare come sa, puntando sul gioco sulle fasce con continui strappi degli esterni, e sulle combinazioni in profondità per esaltare le caratteristiche dei suoi giocatori migliori. Un’attenzione particolare, poi, i nerazzurri dovranno averla sulle giocate che possono scaturire dai calci piazzati: dei 24 goal segnati fino ad ora, 4 sono arrivati da palla inattiva (ad esclusione dei rigori).

 

Le situazione cambia quando il PSV non deve fare la partita, ma è chiamato a difendersi: anche alla luce dell’esito della sfida contro il Barcellona, Van Bommel ha cercato di catechizzare la linea difensiva, decisamente più alta rispetto a quella vista con Cocu in panchina. Gli esterni difensivi contro il Barça, in fase di ripiegamento (è soprattutto Bergwijn ad abbassarsi quando il pallino del gioco ce l’ha l’avversario), hanno messo in luce le loro lacune difensive. Sarà sulla vulnerabilità di Dumfries e Angelino e sui loro errori nelle transizioni negative che dovrà lavorare la squadra di Spalletti, per tornare dal Brabante con un buon risultato.

 

Come dichiarato dallo stesso Van Bommel subito dopo i sorteggi, l’intenzione del PSV è di “non ridursi a vittima sacrificale” in un girone “bello ma difficile, dove potersi giocare le proprie chances”. L’impressione è che quella contro il Barcellona non possa essere la partita realmente indicativa del valore di questa squadra, apparsa snaturata per l’emozione dell’esordio e per il valore dell’avversario.

 

 

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