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Daniele V. Morrone
Psico-Liga
06 mag 2016
06 mag 2016
A due giornate dal termine Barcellona, Atletico e Real sono distanziate da un solo punto. E il derby di Barcellona è alle porte.
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Daniele V. Morrone
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In attesa del derby madrileno che metterà in palio la Champions League, è tornata d’attualità una Liga che solo un mese fa sembrata già assegnata. A 180 minuti dal termine Atletico, Real e Barcellona sono separate da un solo punto, dopo che i “blaugrana” sono riusciti a bruciarne 12 di vantaggio nel “

. In questo momento anche un pareggio può essere fatale e questo equilibrio si ripercuote sulle partite, in cui tutte le squadre hanno paura di sbagliare ed esprimono un calcio abbastanza povero. A due giornate dalla fine solo il Barcellona ha in mano il proprio destino, ma è quella con più paura di sbagliare e ha di fronte un derby che fa tremare le gambe. Niente può essere dato per  scontato.

 

 



 

Nell’intervallo a Siviglia, contro il Betis, per la prima volta in stagione Luis Enrique ha cambiato registro. Le grida nello spogliatoio si sono sentite persino da fuori, dopo un primo tempo letargico il tecnico non è riuscito più a mantenere la calma: «Volete vincere la Liga sì o no? Perché sembra di no» e ancora: «State giocando senza intensità né velocità. Sembra che non ci stiamo giocando nulla. O fate un passo avanti o buttiamo la Liga!».

 

Nel secondo tempo la fortuna ha sorriso al Barcellona, con il Betis già finito in dieci per un doppio giallo al centrale Heiko Westermann, arriva anche il regalo di un gol nato a causa dell’uscita pazza del suo portiere, Antonio Adán. Un vero suicidio.

 


A tenere a galla in Barcellona ci stanno pensando Suarez (9 gol e 2 assist in 3 giornate) e Messi (2 gol e 5 assist in 3 giornate).



 

Il Barcellona ha vinto le sue ultime tre partite, ma ognuna di queste ha visto la squadra veleggiare su una sottile linea che va dallo psicodramma al dominio assoluto. Ha iniziato tre partite giocando male (le prime nonostante abbia segnato subito), come a sembrare di non voler essere lì in quel momento, poi il risultato favorevole fa uscire la squadra dall’apnea e inizia una fase di dominio fino a terminare le gare in scioltezza. 8-0 al Deportivo La Coruña, 6-0 allo Sporting Gijón e 2-0 al Betis Siviglia. Viste così sembrano tre vittorie tranquille, ma portano tutte all’interno lo stesso schema. Il talento è tale da riuscire a sbloccare le partite contro squadre nettamente inferiori ma, prima di tutto dal punto di vista psicologico, la squadra non ha minimamente superato la crisi. Sul piano fisico il Barcellona è in riserva e non sembra mai riuscire a divertirsi giocando. Una caratteristica che solo un mese fa segnava la differenza principale tra loro e tutte le altre squadre della Liga.

 

Proprio qui si inserisce la sfida che potrebbe decidere il titolo. La partita di domenica contro l’Espanyol è dove le madrilene ripongono tutte le loro speranze di un passo falso del Barcellona. Il derby in questa stagione è stato giocato tre volte, sempre a gennaio, una in campionato e due in Coppa del Re, ed è stato caratterizzato da un’enorme tensione, sia in campo che fuori. In campionato il Barcellona ha chiuso la sua unica partita senza gol del 2016 proprio contro l’Espanyol. La seconda squadra di Barcellona è stata l’unica a rendere tutte e tre le gare un calvario.

 


Un Espanyol brutto, sporco e cattivo le ha provate tutte per far uscire di testa i giocatori del Barcellona. Nella sconfitta in Coppa hanno preso 9 gialli e due rossi.



 

Dalla sua l’Espanyol non ha più nulla da chiedere alla Liga, se non riproporre ancora una volta l’incubo del “

”. Nel 2007, sempre a due giornate dal termine e sempre con la Liga in bilico e il Barcellona in vantaggio, il gol del pareggio al minuto 89 del capitano dell’Espanyol, Raul Tamudo, ha regalato al Real Madrid il sorpasso che poi valse il titolo. Avendo l’ultima partita da giocare contro un mediocre Granada, il Barcellona si gioca praticamente la Liga nei novanta minuti contro una squadra che proverà a rendere il Camp Nou un campo di battaglia. La punta Caicedo è tornata in forma giusto in tempo per il derby e l’ossessione di un “

” ha già mobilitato la tifoseria.

 

Vincere con l’Espanyol, teoricamente, equivarrebbe a chiudere la questione e il Barcellona arriva al derby numero 200 della storia con tutti disponibili -  meno il portiere Bravo che ha terminato la stagione in anticipo. In porta anche in campionato quindi tornerà ter Stegen, un giocatore che come se non bastasse la pressione di non dover far rimpiangere Bravo nella partita decisiva, è stato anche al centro dei discorsi di mercato. In una situazione quasi straniante, il giocatore ha passato la settimana a chiarire la sua posizione rispetto al suo futuro (sì: resta) invece di parlare del presente. Come al solito il mercato anche in Catalogna vende più del calcio giocato, persino in un momento in cui c’è un titolo in palio.

 

 



 

Dove nessuno si azzarda a parlare di mercato è nel regno di Simeone. L’Atlético arriva sulla striscia di 6 vittorie consecutive e si appresta a giocare 180 minuti contro due squadre che non hanno più niente da dare come Levante e Celta Vigo. Con Simeone che deve ancora terminare di scontare la squalifica di tre giornate - rimediata per il lancio del pallone in campo durante un contropiede del Málaga (sic!) - la squadra ha risentito del doppio impegno e dell’assenza del suo leader a bordo campo.

 

Sia contro il Málaga che contro il Rayo Vallecano è passata di misura, salvata da un gol quasi estemporaneo. Contro il Málaga ci ha pensato Correa a far valere ancora un volta il titolo di riserva microonde, in grado di entrare e scaldare in un attimo la gara con le sue giocate. Contro il Rayo in piena lotta salvezza, nel mezzo del doppio confronto con il Bayern Monaco, a salvare la squadra ci ha pensato la stella Griezmann, entrato nel secondo tempo dopo che la squadra formata dalle riserve non riusciva a sbloccare la partita.

 


Il tiro per il gol numero 21 in campionato e che vale anche 3 punti



 

Il ritorno di Carrasco, e soprattutto di Diego Godín, nella partita contro il Bayern porta l’Atlético a poter affrontare le ultime due gare al completo e potendo schierare i titolari fin dall’inizio. Ormai c’è poco da poter aggiungere su di una squadra che non prende gol da quattro giornate. La solidità difensiva permette ai “colchoneros” di limitarsi a dover trovare, in ogni partita, una giocata vincente e un eroe di giornata: Koke, Torres, Correa, Griezmann. Nelle ultime quattro sempre un giocatore diverso a portare aventi una squadra dalle risorse infinite. E che adesso può preparare le partite con calma, visto che la finale è lontana venti giorni.

 

https://youtu.be/b6zTqdHMwIg?t=1m29s

Quanto successo in panchina contro il Rayo in assenza di Simeone è stata una partita nella partita. Probabile che vedremo lo stesso spettacolo anche nelle ultime due.



 

La vittoria sul Levante già retrocesso deve essere considerata come punto di partenza certo, perché la squadra di Pepito Rossi, che non subisce meno di due gol da quattro giornate, ormai può mettere in campo solo l’orgoglio, cosa che difficilmente scalfisce le sicurezze dell’Atlético. Ben più difficile invece è la sfida contro il Celta Vigo di Berizzo all’ultima giornata. Il Celta è già in Europa e ha tolto il piede dall’acceleratore in campionato e questo Simeone spera continui anche per l’ultima giornata.

 

La squadra di Berizzo è costruita per far male all’Atlético in una partita secca: in questa stagione il record è una vittoria in campionato per l’Atlético, un pareggio e una vittoria del Celta in Coppa del Re. Proprio al Calderón il ritmo indiavolato ha portato ad un dominio di un’ora abbondante per il Celta, in un campo dove prendere il sopravvento sui padroni di casa sembra quasi utopico. L’unica sconfitta in casa del 2016 l’ha firmata il Celta Vigo segnando tre gol.

 

 



 

Con un punto in meno delle altre due il Real Madrid ha un calendario speculare ai cugini, con una penultima giornata complicata e un’ultima invece che dovrebbe superare senza problemi. Zidane, poco dopo essere arrivato, aveva dato la Liga per persa dicendo di doversi concentrare sulla Champions League per dare un senso alla stagione. Un mese dopo l’obiettivo in Champions è arrivato e potrebbe addirittura arrivare un insperato “doblete”.

 

L’ultima sconfitta in campionato risale ormai al derby con l’Atlético, di febbraio. Il Real Madrid arriva come le altre tre con il fiato un po’ corto, ma con i giocatori talmente forti da riuscire a salvare sempre la situazione. L’assenza di Ronaldo ha provocato l’esplosione del rendimento di Bale, diventato leader tecnico nelle ultime partite. Il gallese ha dato un apporto fondamentale nella vittoria in rimonta contro il Rayo Vallecano dopo uno svantaggio di 2-0 e il gol vittoria contro la Real Sociedad.

 



 

Gareth Bale ha colmato da solo le lacune, tecniche e carismatiche, lasciate dalle assenze di Ronaldo e Benzema. Partendo da destra, il gallese è stato il punto di riferimento per la definizione di ogni giocata della sua squadra, intervenendo senza sosta e simulando addirittura i movimenti di Ronaldo ad attaccare l’area quando spostato a sinistra da Zidane. Bale è determinato su ogni pallone, non toglie mai la gamba sul contrasto e non ha paura di sbagliare. Bale è stato l’unico elemento di qualità all’interno di tridenti sperimentali, fatti da giocatori utili ma comunque limitati come Jesé e Lucas Vazquez. Con Benzema ormai fuori discorso per la Liga, la Champions League ha visto il ritorno di Cristiano che se pur non al 100% è da solo un salto di qualità enorme e toglie responsabilità a Bale.

 

La squadra ha un leader per reparto: Sergio Ramos in difesa, Modric in mezzo e, appunto, Bale. Il processo di “normalizzazione” di Zidane se dal punto di vista tattico non ha risolto i problemi strutturali, ha creato un ambiente determinato e pronto a non cedere nulla.

 



 

Dalla partenza di Gary Neville il Valencia ha avviato una lenta risalita in termini di gioco. I giocatori sembrano avere più chiari i compiti da svolger in campo e con anche l’arrivo della meritata vittoria contro il Barcellona. La sconfitta contro il più motivato Villarreal ha mostrato però che il Valencia rimane comunque una squadra da mezza classifica. Ha un ottimo organico e una buona organizzazione, ma un Real Madrid così determinato, con un Bale nel miglior periodo della stagione, aggiungendoci magari un Cristiano anche all’80%, non dovrebbe avere problemi a superare. Per poi probabilmente passeggiare nell’ultima contro un Deportivo in crisi d’identità e che non ha l’organico per reggere l’urto dell’attacco madrileno.

 

 



 



Barcellona - Espanyol             Espanyol salvo ma ultra motivato

Levante - Atlético                    Levante retrocesso

Real Madrid - Valencia           Valencia senza ambizioni





Granada - Barcellona              Zona retrocessione (al momento +1)

Atlético - Celta Vigo               Già in Europa League ma tatticamente ostico

Depor - Real Madrid               Zona retrocessione (al momento +4)

 

Con questo calendario tutto quindi gira attorno al derby di Barcellona. Al Barcellona basterebbe un pareggio per spianare la strada all’Atlético e alla realtà di un Simeone che in tre anni potrebbe vincere due campionati e raggiungere due finali di Champions League. Per il Real Madrid ci sarebbe la consolazione di essere tornata in corsa per la Liga e di potersi prendere il titolo più importante a Milano. E per il Barcellona la magra consolazione di potersi giocare la Coppa del Re e la necessità di dover tifare per l’Atlético a Milano. Perché meglio un “doblete” dei Colchoneros che l’undecima del Real Madrid per un ambiente già sotto stress e che ha di fronte un’estate da regime del terrore.

 

 

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