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Daniele V. Morrone
Il Napoli a un passo dalla perfezione
25 ott 2018
25 ott 2018
Contro il PSG, la squadra di Ancelotti ha sfoderato un'altra grande prestazione.
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Daniele V. Morrone
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Questo grafico di posizioni medie e passaggi fino all’uscita di Insigne mostra bene la dualità tra 4-4-2 e 3-5-2 nelle differenti altezze medie di Mario Rui e Maksimovic, e nell’asimmetria del centrocampo.




 



 



 





La traversa di Mertens è un’azione praticamente speculare a quella del gol, a riprova del piano gara pensato da Ancelotti.


 



 



 



Qui si possono vedere i suoi passaggi ricevuti e quelli effettuati nella partita. Va ricordato che con l’infortunio di Insigne dal minuto 53 è andato a fare la seconda punta.


 

Le contromisure di Tuchel

Nonostante il dominio tattico del Napoli, il PSG poteva comunque contare su due fattori imprescindibili per vincere a questi livelli, e cioè un allenatore di alto livello in panchina e tanti talenti offensivi di altissimo livello in campo.

 

Tuchel si è reso conto delle difficoltà nel primo tempo e, cambiando il terzino sinistro Bernat con il centrale Kehrer, è passato alla difesa a tre, con Di Maria esterno sinistro e Neymar e Mbappé dietro a Cavani, in una sorta di 3-4-2-1. Il cambio di modulo ha permesso al PSG di aiutare i due centrocampisti centrali a resistere all’intensità del Napoli perché ora Neymar e Mbappé si potevano muovere liberamente nei mezzi spazi, permettendo quindi alla squadra parigina di alzare il baricentro della squadra. Il PSG di conseguenza ha anche alzato l’altezza della pressione, con il vantaggio che adesso, grazie al modulo, poteva coprire in maniera efficace sia il centro che l’esterno. Un cambio di sistema che ha disinnescato il meccanismo di scivolamento di Mario Rui, portando il Napoli a fasi prolungate di difesa posizionale.

 



 

Ancelotti ha capito il cambio di inerzia della partita ma non si è opposto, chiedendo anzi ai centrocampisti un atteggiamento meno aggressivo al fine di non allargare le linee e a Maksimovic di rimanere più largo a destra, per tamponare i cross verso il secondo palo. L’uscita forzata di Insigne per Zielinski ha poi cristallizzato ulteriormente il cambio di sistema, che non ha comunque impedito al Napoli di rispondere al temporaneo pareggio del PSG con il gol di Mertens.

 

La risposta del Napoli è stata prima di tutto mentale, contro un PSG che nel secondo tempo era più in grado di gestire la palla e attaccare gli avversari (alla fine la squadra di Tuchel giocherà il pallone in area di rigore del Napoli 23 volte, arrivando 8 volte alla conclusione). In questo modo, la squadra di Ancelotti è riuscita ad arginare l'enorme talento offensivo del PSG che anche ieri, nonostante tutti i problemi descritti, si è comunque visto. Per esempio, nell'accelerazione di Mbappé, che all’ora di gioco parte da fermo a centrocampo e taglia in due il Napoli con un triangolo in velocità, e nel passaggio in area a Meunier che ha portato all'autogol di Rui. O, ancora nel cambio in velocità di Neymar in pieno recupero, dopo una finta di corpo che ha mandato fuori tempo Allan e ha portato il brasiliano ad essere libero di poter servire il compagno in area.






 


Seppur non nella loro migliore partita della stagione, Neymar e Mbappé sono stati comunque decisivi, determinando i due gol che hanno permesso al PSG di pareggiare la partita. Neymar e Mbappé hanno una capacità di creare dal nulla pericolosità offensiva come pochi al mondo. La squadra parigina insomma sta ancora una volta privilegiando il talento alla tattica, e forse non potrebbe essere altrimenti, ma capire se questo possa bastarle per alzare la coppa è molto difficile. La schizofrenia del PSG risiede nel fatto che ancora una volta si è affidato ad un allenatore che vede nella tattica il modo migliore per esaltare il talento, ma con uno spogliatoio che pensa che il talento non debba mai e poi mai piegarsi alla tattica.

 

L'altra domanda che ci lascia questa partita è se questo sistema del Napoli sia sostenibile nel lungo periodo anche in campionato. La risposta ovviamente dipenderà dalla capacità dei giocatori di interpretare i singoli momenti della partita e dalla bravura di Ancelotti nell'adattare il sistema alla partita e agli avversari. L’attenzione nella precisione della circolazione del pallone, ad esempio, non può essere negoziabile se si vuole utilizzare il meccanismo di uscita palla con il passaggio alla difesa a 3 con esterni così alti perché perdere palla gratuitamente renderebbe la fase di transizione difensiva insostenibile.

 

Forse Ancelotti si è reso conto che dominare per tutta la partita è impossibile, e che quindi bisogna essere consapevoli del momento in cui si ha in vantaggio tattico per sfruttarlo appieno. Parliamo di un’ovvietà, che però in Champions League, con avversari come il PSG, e contro talenti come quelli di Neymar e Mbappé, diventa ancora più importante. Il Napoli forse avrebbe potuto aumentare il proprio vantaggio prima che Tuchel potesse riordinare la sua squadra, ma questa è praticamente l'unica cosa che può recriminarsi della sua prestazione.


 

Il Napoli che contro il Liverpool aveva trovato nel finale la giusta ricompensa per la sua partita, ora si vede negati tre punti che sembravano più che meritati. Certo, il pareggio rimane un risultato positivo ma rimane la delusione per come è arrivato. Questo, però, nulla toglie alla sua partita.

 

Il Napoli ormai è una squadra matura in ogni aspetto del gioco, affiatata e determinata. La squadra di Ancelotti ha confermato un ulteriore passo in avanti nella consapevolezza che ha della forza del suo gioco e ogni dubbio sul fatto che sia una grande squadra anche rispetto agli altri top club d’Europa ormai sembra essersi dissipato. Che riesca a superare questo girone tanto complicato o meno.

 

 

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