Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
PSG - Manchester United: rimontare per caso
07 mar 2019
07 mar 2019
La squadra di Solskjaer è riuscita a gestire meglio le infinite casualità di cui vive una partita di calcio.
(di)
(foto)
Foto di MARTIN BUREAU/AFP/Getty Images
(foto) Foto di MARTIN BUREAU/AFP/Getty Images
Dark mode
(ON)

La nuova eliminazione del Paris Saint-Germain agli ottavi di Champions League, dopo aver sperperato il 2-0 ottenuto all’Old Trafford nella gara d’andata contro il Manchester United, ha fatto tornare in mente la storica rimonta subita dal Barcellona due anni fa, quando il PSG perse 6-1 al Camp Nou vanificando la vittoria per 4-0 dell’andata. Ha fatto cioè pensare che subire rimonte ed eliminazioni rocambolesche faccia parte del DNA del Paris Saint-Germain. Ovviamente le partite si sono sviluppate in modo molto diverso e le due eliminatorie hanno pochi punti di contatto, ma il senso di sorpresa suscitato è stato simile, e forse basta questo a dare un contorno all’impresa compiuta dal Manchester United. Forse la rimonta di ieri è stata aiutata dal contesto. Negli ultimi anni la Champions ci ha abituato a rimonte impensabili, pochi però avrebbero immaginato che la squadra di Ole Gunnar Solskjaer, ridotta ai minimi termini a causa degli infortuni e della squalifica di Paul Pogba, sarebbe riuscita a ribaltare al Parco dei Principi il 2-0 subito all’andata. A Manchester il PSG era sembrato nettamente la squadra migliore e il pensiero alla rimonta subita dal Barcellona due anni fa era la miglior assicurazione possibile contro cali di concentrazione che avrebbero rimesso in partita lo United. Anche i precedenti erano sfavorevoli ai “Red Devils”: in Champions League nessuna squadra aveva mai passato il turno dopo aver perso con due o più gol di scarto in casa. L’unico appiglio era proprio la rimonta compiuta dal Barcellona, un fatto comunque unico, visto che fino a due anni fa nessuna squadra era mai stata eliminata dopo aver vinto con quattro gol di margine la gara d’andata. Quante probabilità c’erano che il PSG avrebbe stabilito un altro record storico, stando ancora una volta dalla parte sbagliata? Come si prepara una rimonta Dopo la partita Solskjaer ha dichiarato di aver utilizzato la rimonta del Barcellona di due anni fa, oltre a quella più recente dell’Ajax contro il Real Madrid e a quella sfiorata l’anno scorso dalla Juventus sempre contro i “Merengues”, per stimolare la sua squadra. Il tecnico norvegese ha probabilmente dedicato buona parte della preparazione alla partita a convincere i suoi giocatori che la rimonta fosse possibile, avendo colto che se la partita fosse andata in un certo modo le certezze del PSG si sarebbero incrinate, facendo riemergere i fantasmi del 6-1 al Camp Nou: «C’è sempre qualche dubbio dal punto di vista mentale, perché loro avevano già avuto l’esperienza di una rimonta», ha spiegato Solskjaer alla fine della gara. L’aspetto mentale ha avuto un ruolo decisivo nel creare i presupposti della rimonta, ma Solskjaer doveva ovviamente concretizzare la sua fiducia in un piano che avrebbe dovuto indirizzare la partita nella direzione voluta: «Il piano era di segnare il primo gol ed essere in partita negli ultimi 5 o 10 minuti». Il tecnico norvegese aveva insomma puntato a tenere in bilico la qualificazione fino agli ultimi minuti, ma è stato sorprendente il modo in cui ha tradotto questo piano sul campo. Lo United non ha forzato in alcun modo la ricerca del primo gol, anzi ha privilegiato innanzitutto la stabilità difensiva, aspettando il PSG nella propria metà campo: «Non si trattava di avere la palla, perché se concedi troppi spazi e troppo tempo a questa squadra, con Mbappé… lo abbiamo visto un paio di volte nel primo tempo quando abbiamo perso la nostra struttura difensiva», ha detto Solskjaer dopo la partita. Il tecnico norvegese ha quindi pensato innanzitutto ad annullare la pericolosità del PSG evitando sia il pressing alto che fasi di possesso prolungate per non alterare la struttura difensiva, una scelta insolita per una squadra con l’onere della rimonta. Lasciando la palla ai parigini, il cui possesso alla fine è stato del 72,4%, lo United si è esposto a lunghe fasi di difesa posizionale che hanno inevitabilmente ridotto le possibilità di risalire il campo e creare pericoli. Anche se alla fine la strategia ha avuto successo, e pur considerando l’inferiorità tecnica rispetto al PSG e il ridottissimo margine di manovra di Solskjaer a causa delle molte assenze, non si può ignorare che lo United non ha fatto quasi nulla per creare almeno i presupposti per i gol necessari alla rimonta. Anzi, si può dire che abbia segnato tre reti senza creare nemmeno un’occasione, sfruttando al massimo ogni situazione favorevole avuta nella metà campo del PSG.

Il conto dello United, escludendo il rigore decisivo di Rashford, che non viene calcolato negli xG, è di 4 tiri: i due pallini più grandi sono i due gol di Lukaku, quelli più piccoli sono i tiri di Rashford e Dalot che hanno rispettivamente originato il secondo gol di Lukaku, dopo una brutta respinta di Buffon, e il rigore segnato da Rashford.

Forse solo il primo gol di Lukaku è stato indirizzato in qualche modo dalla strategia scelta da Solskjaer. Lo schieramento difensivo, un 4-4-2 corto e stretto che puntava soprattutto a coprire il centro e a negare ricezioni tra le linee al tridente offensivo del PSG, ha indirizzato sulla fascia destra il primo possesso prolungato dei parigini e Rashford è andato a pressare Kehrer, che pur avendo abbastanza spazio e tempo per preparare la giocata ha dosato un brutto passaggio a metà strada tra Thiago Silva e Buffon. Lukaku lo ha intercettato, ha saltato il portiere e ha appoggiato la palla in rete a porta vuota. Forse Thiago Silva avrebbe potuto abbassarsi di qualche metro per offrire una linea di passaggio semplice al compagno sotto pressione, ma Kehrer ha commesso un errore piuttosto grave, per la scelta di fare quel passaggio e l’esecuzione. Negli altri due gol segnati lo United ha invece raccolto il massimo possibile da due situazioni poco favorevoli. La seconda rete di Lukaku è arrivata al termine del primo possesso prolungato, dopo mezz’ora, che comunque non ha portato lo United nei pressi dell’area avversaria ma si è concluso con un tiro dalla distanza di Rashford. Buffon ha sbagliato la parata, forse ingannato dal rimbalzo ravvicinato della palla, e Lukaku ha potuto segnare a porta vuota sulla respinta. L’azione decisiva per la qualificazione è arrivata invece al 90’, quando Shaw ha portato avanti la palla e con una circolazione da sinistra a destra è stato liberato Dalot, che tirando da fuori ha colpito il braccio di Kimpembé, spingendo l’arbitro, dopo aver consultato il VAR, a concedere il rigore. Nei minuti trascorsi tra le due situazioni che hanno costruito i due gol, lo United non ha letteralmente creato nulla.

La linea degli xG dello United è piatta dal secondo gol di Lukaku fino al tiro di Dalot che ha portato al rigore decisivo.

Il PSG non ha giocato una brutta partita Non si può nemmeno dire che il possesso del PSG sia stato sterile. Soprattutto nel primo tempo i parigini erano riusciti a trovare spazi in cui manovrare e a creare diverse occasioni, arrivando al tiro 9 volte. Lo United è sembrato vulnerabile soprattutto sul suo lato destro, dove erano schierati un difensore centrale come Bailly da terzino, un ruolo in cui è sembrato piuttosto a disagio, e Young da esterno di centrocampo. Forse per tenere Bailly in linea con i difensori centrali, Young arretrava spesso a coprire l’ampiezza e a tenere d’occhio Bernat. In questo modo lasciava però spazio ai movimenti incontro di Di María o alle conduzioni di Kimpembé, che nella gara d’andata aveva segnato il primo gol su un calcio d’angolo conquistato dal PSG proprio con una sua conduzione palla al piede con cui aveva superato la prima linea dello United e aperto il suo schieramento al centro.

Young si abbassa a seguire Bernat e apre uno spazio in cui riceve Di María, su cui si alza Bailly. L’argentino trova comunque il corridoio per mandare sul fondo Bernat.

Il PSG ha trovato diverse buone combinazioni a sinistra, ma ha segnato il gol del momentaneo pareggio con Bernat sviluppando l’azione a destra. Da quel lato la pressione dello United, orientata più a chiudere le linee di passaggio che a recuperare la palla aggredendo il portatore, funzionava meglio ma comprometteva un po’ la stabilità della struttura difensiva. I “Red Devils” sul lato della palla si spostavano infatti per circondare il portatore e marcare gli appoggi, mentre i compagni restavano in posizione aprendo quindi degli spazi al centro. A destra il PSG si è appoggiato soprattutto a Dani Alves (il migliore per palloni giocati, 130, e cross, 7, ma il peggiore per palle perse, 23) e alla sua abilità nel trovare passaggi complessi che tagliassero lo schieramento avversario. Nell’azione del gol di Bernat, l’ex terzino di Barcellona e Juve ha per due volte sorpreso la difesa dello United con due passaggi in profondità, prima a trovare l’inserimento di Marquinhos e poi lo scatto di Mbappé, autore dell’assist con un cross che ha spalancato la porta a Bernat sul secondo palo.

I due passaggi di Alves, prima a Marquinhos e poi a Mbappé, che portano al gol di Bernat.

Lo United ha gestito tutte le casualità Dopo il 2-1 segnato da Lukaku, il PSG ha fatto più fatica a costruire occasioni, anche perché nel frattempo l’ingresso di Dalot al posto dell’infortunato Bailly aveva migliorato la stabilità difensiva dello United sul suo lato destro e perché nel secondo tempo Solskjaer è passato definitivamente alla difesa a cinque, assecondando una tendenza intravista fin dai primi minuti con l’abbassamento di Young. Rashford è così andato a chiudere lo schieramento a sinistra abbassandosi vicino ai centrocampisti e Andreas Pereira si è spostato a destra. Dopo l’intervallo il PSG ha tirato solo tre volte ma ha creato una grande occasione a poco meno di dieci minuti dalla fine, quando Dani Alves ha messo Mbappé davanti a de Gea nell’unica occasione in cui la difesa dello United è rimasta alta e ha concesso ampi spazi alle sue spalle. Mbappé è scivolato nel tentativo di aggirare il portiere e Bernat ha colpito il palo da posizione defilata. Lo United ha così vinto 3-1 una partita in cui ha tirato in tutto cinque volte, completando appena 40 passaggi nell’ultimo terzo di campo. A sostenere la squadra sono state soprattutto le grandi prestazioni del blocco centrale a protezione dell’area. Smalling ha collezionato 7 spazzate e 3 intercetti (il migliore della sua squadra), Lindelöf si è fermato a 3 spazzate ma come il compagno di reparto non ha commesso neanche un fallo. McTominay ha vinto 3 contrasti (il dato più alto con Fred) e ha recuperato 4 palloni, Fred ne ha recuperati 7 ed è stato il giocatore che più di tutti ha provato a far circolare la palla con pulizia, risultando il migliore per passaggi completati, 32. Davanti Rashford e Lukaku hanno saputo trasformare tutte le situazioni favorevoli, determinando il successo di una strategia così prudente, e non hanno fatto mancare il loro contributo in fase difensiva. Lukaku ha giocato gli ultimi minuti da difensore per aggiungere un saltatore sui lanci lunghi del PSG, prima era stato un ovvio riferimento da cercare alzando la palla e non a caso è stato il migliore della partita per duelli aerei vinti, 5. https://twitter.com/StatsZone/status/1103415309988446208 Al PSG non è bastato dominare il possesso, creare abbastanza da poter gestire la partita senza l’ansia da rimonta e concedere pochissimo allo United per passare il turno. Il risultato uscito dal Parco dei Principi ci ricorda che a volte non basta avere la squadra più forte e giocare meglio, avvicinandosi cioè all’obiettivo a cui tende ogni strategia, creare più degli avversari e limitare le loro occasioni. È altrettanto importante saper gestire le infinite casualità che compongono ogni partita. Lo United ci è riuscito meglio del PSG e, nonostante sia sembrata la squadra meno attrezzata e col piano peggiore, ha strappato una qualificazione improbabile, condannando i parigini all’ennesima delusione europea.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura