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L'Arsenal non si è dimostrato all'altezza di Donnarumma
08 mag 2025
Il portiere italiano ha ben difeso il passaggio in finale del PSG.
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9 min
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Non era facile pareggiare lo spettacolo di Inter-Barcellona e ovviamente Paris Saint-Germain e Arsenal non ci sono riuscite. Le due squadre si sono comunque affrontate con un livello di intensità e agonismo degno del palcoscenico in cui si trovavano, e la partita ha prodotto diverse occasioni da gol (2.91 a 1.74 gli xG a favore dell’Arsenal).

L’Arsenal arrivava al Parco dei Principi con uno svantaggio di un gol da recuperare, frutto di un'andata in cui il PSG era riuscito a controllare abbastanza agilmente il possesso, soprattutto nel primo tempo, aiutato comunque da una grande prestazione di Donnarumma che gli ha permesso di non subire gol.

L'ATTEGGIAMENTO DIFENSIVO DELL'ARSENAL
L’inizio della partita di ritorno è stato all'opposto. La squadra di Arteta è riuscita a sporcare costantemente ogni costruzione manovrata del PSG attraverso una buona organizzazione del pressing, sia in termini di struttura di partenza che di adeguamenti dinamici, e una riaggressione a palla persa molto efficace che non ha consentito alla squadra di Luis Enrique di uscire dalla propria metà campo per molto tempo.

L’atteggiamento difensivo dell’Arsenal ha portato il PSG in impostazione a orientarsi prevalentemente verso il lato sinistro del campo, senza però trovare sbocchi efficaci. L'idea di Arteta era di chiudere tutte le linee di passaggio interne dei francesi attraverso una pressione abbastanza intensa della punta, Mikel Merino, insieme a un centrocampista (prevalentemente Odegaard), mentre alle loro spalle gli altri due mediani Rice e Partey dovevano dare copertura e seguire gli eventuali tentativi di smarcamento di Fabian Ruiz e Vitinha, e Martinelli e Saka stringere la propria posizione tenendosi pronti a uscire in avanti.

Questa azione, culminata con un recupero alto del pallone vanificato poi da una scelta sbagliata di Odegaard, è abbastanza indicativa di come era organizzato il pressing dell’Arsenal. Quando la palla arriva a Nuno Mendes da destra, il terzino portoghese si ritrova Saka davanti, Fabian Ruiz seguito da Partey e Odegaard reattivo nel ripiegare per chiudere l'eventuale passaggio di Vitinha. Nuno Mendes è così costretto a rientrare verso destra, dovendo poi forzare il passaggio sotto la pressione di Saka, e favorendo l’intercetto di Martinelli, la cui posizione era particolarmente stretta.

La distanza tra Kvaratskhelia e Nuno Mendes, l’atteggiamento aggressivo dei quattro difensori di Arteta e la densità che l’Arsenal è riuscito a mantenere al centro, hanno reso molto complicata la partita in costruzione del PSG, che di fatto è riuscito a organizzare il primo vero possesso consolidato abbastanza in alto sul campo solo dopo un quarto d’ora di gioco, con un’azione che, ironicamente, si è conclusa con un palo di Kvaratskhelia, il quale aveva ricevuto una lunghissima verticalizzazione diagonale di Marquinhos, giocato di prima su Doué al centro dell’attacco, per poi allargarsi e ricevere il pallone di ritorno.

È stata un'azione che non si è ripetuta nel corso della partita, ma che rende bene l’idea di come il PSG, anche se in sofferenza nell’organizzare il possesso con il ritmo e la continuità che avrebbe voluto, poteva creare pericoli all'improvviso grazie al talento dei singoli.

L'ARSENAL POCO PERICOLOSO, LE RIPARTENZE DEL PSG
L’Arsenal ha mantenuto il controllo territoriale nella metà campo del PSG per tutto il primo, ma le occasioni più pericolose sono nate quasi esclusivamente da calci piazzati o da rimesse laterali nella zona offensiva. Nonostante la costante pressione e la capacità della squadra di Arteta di guadagnare metri con aggressività, le azioni manovrate non trasmettevano la stessa fluidità, e i tentativi di penetrazione sembravano dipendere in gran parte dall’ispirazione di Saka e Martinelli sulle fasce. L’Arsenal ha provato a rompere gli equilibri difensivi del PSG con rotazioni posizionali nei triangoli laterali, in particolare sulla destra, ma la difesa francese ha saputo mantenere concentrazione ed efficacia per l’intera durata della gara. Emblematica in questo senso l’applicazione di Kvaratskhelia, costantemente attento nel supportare Nuno Mendes per contenere la coppia Saka-Timber.

Due delle occasioni più nitide dell’Arsenal sono nate da rimesse laterali battute nei pressi dell’area del PSG. Da entrambi i lati, Thomas Partey si è incaricato della battuta, sfruttando una forza notevole nel lancio, capace di far arrivare il pallone con regolarità fino al cuore dell’area di rigore. Nella prima occasione, al quarto minuto, è stato Rice a impattare direttamente lo spiovente di Partey, partendo lontano da Fabian Ruiz e tagliandogli davanti. Donnarumma, nonostante la distanza ravvicinata (dal limite dell’area piccola) si è fatto trovare prontissimo. Poco dopo, il PSG ha provato a presidiare meglio la zona calda, ma la palla è comunque filtrata, arrivando sulla testa di Joao Neves, che ha respinto in modo impreciso. Sul pallone vagante si è fiondato Odegaard, il cui tiro potente e angolato verso il primo palo ha trovato l'opposizione di Donnarumma mostruosamente reattivo nello scendere a terra, in quella che sappiamo essere la sua più grande qualità.

Per vedere nuove occasioni degne di nota, da una parte e dall’altra, è stato necessario attendere qualche errore in fase di uscita da parte dell’Arsenal. Il PSG si è dimostrato abile nel capitalizzare queste disattenzioni, sfruttando le transizioni rapide sia in campo aperto sia più in alto, dando così forma alle sue opportunità più nitide dopo il palo colpito da Kvaratskhelia. Al 22’, Saliba ha tentato un retropassaggio troppo lento e centrale verso Kiwior, intercettato prontamente da Barcola. La palla è finita a Doué, che ha vinto il duello diretto con Saliba ma ha poi sciupato tutto con una conclusione debole, rinunciando anche a servire Barcola, rimasto libero sul secondo palo.

L’episodio del gol è arrivato come naturale conseguenza delle difficoltà dell’Arsenal in fase di costruzione, già emerse in precedenza. Anche la punizione da cui scaturisce la rete nasce infatti da un errore in impostazione: Rice sbaglia il controllo su un passaggio basso di Raya nella propria trequarti e commette fallo. Sul successivo sviluppo, Fabian Ruiz si avventa sulla respinta corta di Partey dopo il cross di Joao Neves e realizza ciò che, poco prima, era mancato a Odegaard. Con uno stop di petto orientato verso il centro, il centrocampista del PSG salta Martinelli e, leggendo perfettamente il rimbalzo della palla, lascia partire un tiro preciso e potente, su cui Raya non può nulla.

È stato sempre Fabian Ruiz, appena tre minuti dopo, a creare i presupposti per un raddoppio immediato, intercettando un passaggio verso destra di Lewis-Skelly e, con lo stesso tocco, mandando in profondità Kvaratskhelia in campo aperto. L’ex giocatore del Napoli ha servito subito Barcola da solo in posizione centrale, ma per anticipare il passaggio ha utilizzato il piede debole, il sinistro, e la traiettoria non è stata perfetta, risultando un po’ troppo orizzontale e lunga. Attimi di ritardo decisivi che hanno consentito a Rice di recuperare terreno facendo un miracolo difensivo.

Insomma, il PSG nonostante l’avvio sofferto ha avuto delle occasioni pesanti per passare in vantaggio e persino raddoppiare, sfruttando principalmente situazioni di ripartenza. L’Arsenal, se può recriminare di essersi trovata davanti un Donnarumma particolarmente reattivo, ha mantenuto il controllo della partita, ma non è sembrata in grado di creare pericoli direttamente dalla fase di possesso, né abbastanza pungente nelle iniziative personali.

UN COPIONE SIMILE
Nel secondo tempo la partita ha seguito un copione simile, anche se l’Arsenal ha progressivamente perso brillantezza nella pressione alta, concedendo al PSG qualche fase di possesso più prolungata. Tuttavia, le vere occasioni per i parigini sono nate ancora una volta in ripartenza. Prima il rigore sbagliato da Vitinha, poi il gol del 2-0: Kiwior sbaglia un passaggio in uscita, Kvaratskhelia intercetta e con una delle sue accelerate brucia la metà campo avversaria fino all’area, servendo all’indietro Hakimi. Il marocchino viene chiuso da Partey nel tentativo di controllo, ma Dembelé, trovandosi il pallone tra i piedi a pochi passi, lo scarica immediatamente di prima proprio per Hakimi, che stavolta riesce a calciare a giro sul palo lontano, battendo Raya. Una nuova doccia fredda per l’Arsenal, che appena dieci minuti prima aveva sfiorato il pareggio con un tiro a giro di Saka, respinto ancora una volta da un Donnarumma insuperabile.

Proprio quando sembrava non esserci più molto da chiedere alla partita, la squadra di Arteta è riuscita a riaprirla grazie a un’azione abbastanza rocambolesca, favorita dall’iniziativa di Trossard, entrato abbastanza bene dalla panchina al posto di Martinelli, che è andato a contendere un pallone quasi in totale controllo di Marquinhos, mettendolo poi in mezzo verso Saka, su cui Lucas Hernandez (entrato al posto di Doué, con Nuno Mendes alzato a sinistra e Kvara spostato a destra), era anche arrivato in tempo, senza però riuscire a fermare l'avversario, avvantaggiato da un rimpallo fortunato.

L’occasione per riaprire la qualificazione è arrivata poi minuti dopo, sempre sui piedi di Saka: su un traversone di Calafiori dopo una sovrapposizione a Trossard dalla sinistra, l’attaccante inglese non è riuscito a trovare lo specchio della porta nonostante la porta vuota, dopo un'uscita a vuoto di Donnarumma. Un gol avrebbe reso gli ultimi 10 minuti un inferno per il PSG, costretto a difendere il singolo gol di vantaggio. Dopo quell'errore la squadra di Arteta non ha avuto la forza di riprovarci, accettando il verdetto del campo, che è giusto se guardiamo ai 180 minuti totali della sfida.

L'Arsenal pur risolvendo i problemi difensivi della gara di andata rendendo molto più complicata la partita del PSG col pallone, e pur trovando delle concrete opportunità per passare in vantaggio o pareggiare, non si è dimostrato all’altezza della partita quasi perfetta di Donnarumma, e non è riuscito a essere abbastanza imprevedibile in attacco. Il PSG invece si è dimostrato abbastanza preciso e organizzato nella difesa della propria area e letale nelle ripartenze, pur sciupandone un paio, e il tutto senza poter contare dal primo minuto sul suo giocatore più prolifico della stagione, Dembelé, portando a casa la qualificazione con merito.

Luis Enrique ha ritrovato così la finale di Champions dieci anni dopo la grande vittoria contro la Juventus. Si troverà di fronte a un’altra italiana, forse meno implacabile dell’Arsenal dal punto di vista del pressing, ma, di contro, più precisa nella costruzione delle occasioni e versatile nel tipo di attacco all’area. E chissà se sarà ancora necessaria e decisiva un’altra grande partita di Donnarumma per portarla a casa.

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