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Andrea Pracucci
Prodigi: Marcin Oleksy
03 dic 2023
03 dic 2023
Un ritratto del giocatore polacco di calcio per amputati, vincitore del Puskas Award 2022.
(di)
Andrea Pracucci
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IMAGO / Forum
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La rovesciata è uno dei gesti tecnici più creativi ed entusiasmanti del calcio, uno di quei colpi che provavo ad emulare quando giocavo con gli amici. Un gesto che supera i confini dello sport per parlarci delle possibilità che ha l’essere umano col proprio corpo. Sembra banale ma insomma, una rovesciata ci parla della straordinarietà dell’essere umano, che calcia al contrario negoziando attraverso la tecnica con la forza di gravità. Per questo la rovesciata ci colpisce tanto. Il logo più famoso del calcio, quello dell’album Panini, è fatto da una rovesciata, quella di Carlo Parola.

In ogni rovesciata, in controluce, è sempre possibile vedere la rovesciata di qualcun altro. Come se ogni rovesciata fosse in realtà derivativa, come l’opera teatrale: magnifica e fatta di piccole variazioni. Quando Garnacho ha segnato con quell’incredibile rovesciata, hanno tutti pensato a Wayne Rooney.

In un articolo dedicato alla celebre rovesciata di Cristiano Ronaldo - eseguita durante la partita d’andata del quarto di finale di Champions League tra Real Madrid e Juventus, nel 2018 - Daniele Manusia scriveva così: "Potremmo mostrare la rovesciata ad un alieno in visita da un’altra galassia dicendogli: 'Ecco, questo è uno degli esseri umani più straordinari sul pianeta'". Ronaldo aveva segnato il gol del 3-0 per gli spagnoli saltando a più di due metri e venti di altezza, impattando il pallone con precisione e potenza, lasciando stordita la difesa bianconera. Dopo i primi istanti di delusione, il pubblico dello Juventus Stadium gli aveva dedicato un applauso sincero.

La rovesciata di Ronaldo ha rappresentato qualcosa di diverso. È stata celebrata come un’azione eccezionale e in effetti lo è stata: chi prima di lui aveva colpito un pallone così in alto, con il piede? Chi era stato in grado di compiere un salto così incredibile e, allo stesso tempo, di coordinarsi, calciare il pallone e indirizzarlo esattamente dove voleva? Ho avuto la sensazione di avere davanti qualcosa di innovativo, di mai visto prima, anche quando ho guardato per la prima volta questo gol in mezza rovesciata di Marcin Oleksy.

Oleksy ha 36 anni. Ha alle spalle una carriera come portiere nelle leghe minori polacche, ma ha iniziato a brillare dal punto di vista sportivo solo negli ultimi anni, da quando è entrato nel circuito del calcio per amputati. Dopo essere stato investito da un'auto, nel 2010, ha subito l’asportazione della gamba sinistra; dieci anni dopo ha cominciato la sua nuova carriera tra le fila del Warta Poznań, una delle squadre che compongono il campionato polacco di calcio per amputati.

Questa disciplina ha una storia molto recente. Il primo torneo si tenne nel 1984 a Seattle; oggi esistono federazioni di calcio per amputati in tutto il mondo - che fanno riferimento alla World Amputee Football Federation - e si disputano regolarmente competizioni come i Mondiali e gli Europei. Tra le Nazionali più competitive c’è spazio per selezioni che non fanno parte dell’élite del calcio professionistico: la Turchia è campione del mondo (2022) e d’Europa (2021) in carica, l’Angola ha collezionato una vittoria (2018) e due secondi posti (2014, 2022) nelle ultime tre edizioni della Coppa del Mondo, mentre l’Uzbekistan si è imposto ai Mondiali del 2007, 2010 e 2012.

Da qualche anno si disputa anche un torneo per club ispirato alla Champions League, con una manciata di partecipanti che si ritrovano in una città europea per alcuni giorni di partite. L’ultima edizione si è disputata a metà novembre nella località di Estepona, in Andalusia. L’edizione precedente, disputata in Polonia, è stata promossa anche da Jakub Błaszczykowski, leggenda del Borussia Dortmund e ambasciatore della Amputee Football Champions League. Hanno partecipato alla competizione le divisioni per amputati di alcuni club molto importanti: Portsmouth nel 2023, Manchester City e Wisla Cracovia nel 2022, Vicenza e Legia Varsavia nel 2021, Everton nel 2019. Chi ha conquistato le quattro edizioni disputate? Quattro squadre turche: Ortotek Gaziler nel 2019, Şahinbey nel 2021 e 2023, Etimesgut Amputee Sport Club nel 2022.

La Turchia sta dominando il calcio per amputati. L’ex-presidente della Federazione sportiva turca per disabili, Arif Ümit Uztürk, nel 2019 si disse convinto del fatto che il trofeo continentale per club non sarebbe più uscito dal Paese - e per ora ha avuto ragione.

La stampa internazionale si occupa di rado del calcio per amputati e le storie degli atleti che praticano questo sport emergono con fatica. La marginalità mediatica della disciplina deriva anche dal fatto che, come in tanti altri contesti sportivi che coinvolgono persone disabili, nel calcio per amputati il professionismo non è contemplato; i giocatori spesso hanno un altro lavoro principale. È difficile mediatizzare qualcosa di così poco sviluppato, nonostante il notevole potenziale che queste storie hanno.

Tra i pochi contenuti interessanti in lingua inglese su questa disciplina c’è questa intervista uscita sul sito della UEFA a Barış Telli, calciatore - guarda un po’ - turco, MVP dei Mondiali del 2014 e insegnante di ginnastica.

Telli è stato vittima di un incidente d’auto da bambino e ha subito l’amputazione della gamba destra, un caso che permette di ricordare come le disabilità dei calciatori amputati abbiano origini molte diverse. Talvolta si tratta di infortuni legati a una dimensione individuale, ma in altri casi si ricollegano a casi di portata sociale. Il difensore Okan Şahiner, per esempio, ha subito l’amputazione del piede sinistro dopo essere rimasto per cinquantuno ore sotto le macerie di un terremoto, avvenuto nel 2011 nella città turca di Van. Oggi è campione d’Europa in carica.

Abbiamo visto tutti quel gol di Oleksy, perché ha circolato molto sui social, rompendo la classica bolla di chi è interessato al calcio per disabili. Una disciplina di cui in pochi conoscono anche solamente le regole. Forse vale la pena metterle per iscritto, allora. Sette atleti per squadra, tra cui sei giocatori di movimento (che devono necessariamente avere una sola gamba e non possono usare protesi) e un portiere (devono avere una sola mano). Le stampelle sono d’aiuto ai giocatori di movimento per spostarsi sul campo. Le misure del terreno di gioco sono di massimo 70x60 metri, paragonabili a quelle tradizionali del calcio a 7; anche le porte sono più piccole rispetto a quelle del calcio professionistico. La durata complessiva degli incontri è di 50 minuti, divisi in due tempi da 25.

Nella stagione 2022 dell’Amp Futbol Ekstraklasa - la sesta edizione del campionato polacco, disputata tra marzo e novembre - il Warta Poznań si è posizionato al quarto posto in classifica. Non un risultato eccezionale. Eppure si è trattato di un'annata memorabile, in particolare grazie al gol segnato da Oleksy nella partita contro lo Stal Rzeszów, che è stato premiato dalla FIFA con il Puskas Award 2022. Il suo gol è stato preferito ad un gran destro da fuori area di Payet, segnato quando giocava nell’Olympique Marsiglia, e alla mezza rovesciata di Richarlison contro la Croazia ai Mondiali 2022.

L’azione sembra piuttosto veloce. La partita è sullo 0-0, siamo intorno al sesto minuto del primo tempo. Il Warta Poznań sta attaccando. La palla arriva sulla corsia destra del campo; il numero 7, Dawid Nowak, la fa scorrere lentamente verso il suo piede mentre Oleksy, al centro dell’area, si sta girando, così da mettersi nella posizione giusta per vedere il pallone.

Si è ritagliato uno spazio tra i due difensori avversari, da cui mantiene una certa distanza per potersi rendere pericoloso se la palla dovesse arrivare nei pressi della porta avversaria. Il cross arriva: dal sinistro di Nowak è uscito uno spiovente a mezza altezza che sembra buono per un colpo di testa, oppure per uno stop e un tiro veloce - con il rischio di essere intercettato dai difensori avversari.

Oleksy gioca con l’immaginazione e la fiducia nei suoi mezzi atletici. La coordinazione che precede la sforbiciata è elaborata. Quando il cross è a metà della sua parabola, l’attaccante polacco pianta le stampelle sul campo in diagonale - a destra rispetto al suo busto - per completare la torsione del corpo. A questo punto può eseguire il colpo: la stampella destra taglia l’aria sopra la sua testa e la sinistra resta a contatto con l’erba, mentre il piede si stacca dal terreno e impatta il pallone, che finisce nell’angolo sinistro della porta. Il portiere dello Stal Rzeszów resta immobile. Oleksy si rialza e per qualche istante sembra sorpreso da ciò che ha appena fatto. Rimane fermo sul posto, aspettando l’abbraccio di Nowak e degli altri compagni - anche il portiere arriva a festeggiare, un evento che nel calcio si verifica solo in caso di gol davvero importanti - senza prodigarsi in esultanze particolarmente scomposte.

D’altronde, la sua occupazione primaria è quella di operatore di macchine escavatrici: un mestiere in cui immagino si privilegi una certa sobrietà pratica.

Guè, in un vecchio brano dei Club Dogo, diceva che le sue strofe sono così raffinate che per capirle serve ascoltarle una seconda volta. Allo stesso modo, quest’azione richiede di essere guardata e riguardata. Un movimento come quello di Oleksy non è presente nella memoria visiva del pubblico, quasi nessuno può dire di aver mai visto qualcosa di simile. Anche perché, prima che venisse premiato questo gol, in pochissimi conoscevano l’esistenza dell’amp football; e questo potrebbe farci ragionare su quanto venga sottostimato lo spettacolo che certi sport possono offrire. La curiosità mi ha portato a indagare minuziosamente ogni spostamento, come se nei dettagli di questa acrobazia ci fosse una cifra d’avanguardia, di originalità, che non va dispersa.

Nel suo libro Ripartire dal desiderio Elisa Cuter ricorda che l’esperienza dei soggetti marginalizzati "aggiunge qualcosa di nuovo alla nostra interpretazione del mondo". Per questo anche chi non fa parte di una comunità minoritaria dovrebbe spendersi per creare un mondo in cui ci sia spazio per tutti e tutte. Questo concetto risuona nelle parole pronunciate da Oleksy in questa intervista, pubblicata sul sito del giornale polacco Fakt dopo la nomina per il Puskas Award: «Dopo quel gol pensavo di poter segnare in tutti i modi possibili. Penso che il calcio stia aspettando gol come questi». Questo gol genera emozioni, non solo nelle persone che hanno una condizione di mobilità ridotta - che potrebbero immedesimarsi in modo particolare con il suo autore - ma più in generale in tutto il pubblico, in chi fruisce dello sport per sorprendersi e divertirsi.

Siamo abituati a pensare che ciò di cui non possiamo fare a meno nell’evento sportivo sia la performance efficiente, il gesto atletico svolto alla maggior velocità e intensità possibile. Da qui la diffidenza che molti hanno nei confronti delle discipline paralimpiche, ma anche, per esempio, del calcio femminile, che è in grande crescita ma continua ad essere bollato da molti appassionati come “inferiore” a quello maschile. Un gesto sportivo può toccare corde profonde e lasciare un’impronta anche quando non è eseguito alla massima velocità e potenza possibile. Può comunque esprimere l’eccezionale, e la strada tortuosa con cui l’essere umano riesce a raggiungerlo. E poi sottovalutiamo la forza delle storie: la rovesciata di Oleksy può ricordarcelo.

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