Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Charles Onwuakpa
Il Tottenham è partito col piede sbagliato
25 set 2018
25 set 2018
La squadra di Pochettino non aveva mai perso tre partite di fila.
(di)
Charles Onwuakpa
(foto)
Dark mode
(ON)

Prima del rocambolesco tracollo contro l’Inter lo scorso mercoledì in Champions League, il Tottenham non aveva mai perso tre partite di fila (in tutte le competizioni) sotto la guida tecnica di Mauricio Pochettino. Una crisi solo parzialmente rientrata con la vittoria di sabato per 2 a 1 in casa del Brighton.

 

Il risultato europeo, assieme alle due sconfitte rimediate in campionato contro il Watford (sempre in rimonta per 2-1) e Liverpool a cavallo della sosta per la Nations League, aveva già fatto scattare un campanello d’allarme tra tifosi e media inglesi. Il Tottenham non si è mosso sul mercato in estate, confermando la strategia conservativa adottata in sostanza nelle ultime stagioni. Il gruppo è rimasto sempre lo stesso, ma ogni anno c'è il dubbio che il ciclo possa essere finito: per quanti anni lo stesso gruppo di giocatori può stare insieme senza vincere niente e mantenere alte le motivazioni?

 

Il Tottenham era chiamato quindi di nuovo a smentire la sensazione di fine impero che circonda Pochettino ogni inizio di stagione, ma in sole tre partite sono riemersi tutti i limiti tecnici-tattici e psicologici degli Spurs, mai veramente superati negli ultimi quattro anni e che, paradossalmente, sembrano addirittura aumentati.

 

 



Sin dalla stagione 2015/16, al suo secondo anno sulla panchina degli Spurs, Pochettino aveva impostato una grande fase difensiva, basata essenzialmente su meccanismi di pressing e gegenpressing nella metà campo avversaria. Il Tottenham limitava le situazioni difensive nella propria metà campo a un blocco compatto e dal baricentro medio-basso. Lo spazio era il riferimento primario (difesa a zona “pura”). I “Lilywhites” chiusero il campionato con la migliore difensa del campionato (35) e la terza per Expected Goals subiti (37,47). L’anno dopo i numeri sono addirittura migliorati, con 26 reti reali e 33,78 xGs subiti (primato in ambo le classifiche).

 

Nell’ultima stagione, però, si è registrato un piccolo peggioramento difensivo con 36 gol e 35,86 xGs subiti (terza e quarta miglior difesa della Premier), e anche quest’anno la partenza non è stata delle migliori: il Tottenham ha messo insieme un solo clean sheet in 6 partite, 7 reti a fronte di 8,15 xGs subiti.

 

Nonostante il campione di partite sia ancora relativamente basso, il valore medio di xGs subiti ogni 90 minuti è alto (1,35), specie se confrontato ai dati del 2017/18 (0,94), 2016/17 (0,88) e 2015/16 (0,98) e se si pensa che, ad eccezione di United e Liverpool, gli Spurs hanno affrontato avversarie da medio-bassa classifica (Newcastle, Watford) e una neopromossa (Fulham).

 

Tale peggioramento può essere attribuito a una scarsa attenzione nel proprio terzo di campo difensivo, soprattutto quando la squadra collassa verso la propria area di rigore: parlando di singoli. Davinson Sanchez da quando è arrivato lo scorso anno sta alternando grandi prestazioni ad altre molto negative. È a suo agio quando la squadra può difendere in avanti e con aggressività ma nella fasi di difesa più statiche e prolungate diventa un pessimo marcatore. Oggi il Tottenham non sembra essere il miglior contesto per limare questi difetti.

 


I gol subiti contro Newcastle e Fulham sono il frutto dei suoi errori di lettura e copertura in area di rigore.


 

Il colombiano è un difensore istintivo, al contrario di Toby Alderweireld che è un difensore più cerebrale sia col pallone che senza: l’unico clean sheet ottenuto finora dagli Spurs contro lo United (arrivato con un po’ di fortuna) finora è avvenuta con i due belgi in campo. Non sempre la linea difensiva interpreta correttamente le situazioni di palla scoperta ed in generale fatica molto a ritrovare velocemente la compattezza in orizzontale se particolarmente sollecitata a scappare verso la propria porta, come si è visto nei minuti finali contro l’Inter.

 


I 90 secondi prima del gol di Vecino sono un saggio delle difficoltà difensive degli Spurs nel proprio terzo di campo fino all’area di rigore. Borja Valero sul vertice sinistro dell’area e almeno tre soluzioni di passaggio disponibili in area.


 

Lo spazio tra i due centrali, soprattutto nelle scalate verso le fasce con l’uscita aggressiva del difensore più vicino all’esterno o attaccante avversario, è spesso territorio di inserimenti e contro il Liverpool Firmino ne ha approfittato per ben due volte nei primi due minuti di gioco: le difficoltà degli Spurs poi continuano su

(4 dei 9 gol complessivi subiti in stagione sono arrivati da colpi di testa).

 

Se da un lato la difesa fatica, non si può dire che il centrocampo dia una grossa mano in copertura: qui arriviamo al secondo macro-problema del Tottenham.

 



Al recente Mondiale ben 9 giocatori - quasi tutti titolari - del Tottenham (Lloris, Alderweireld, Dembélé, Vertonghen, Alli, Dier, Kane, Rose e Trippier) sono arrivati in semifinale, saltando così tutta la preparazione atletica estiva, mentre altri (come Son, impegnato nei Giochi Asiatici in cui ha ottenuto

) l’hanno fatta solo parzialmente. Quello della condizione fisica è un aspetto sempre difficile da valutare, e a cui spesso ci si riferisce in assenza di motivazioni più concrete, ma che in questo caso non va sottovalutato. Specie per una squadra dallo stile di gioco intenso come quella di Pochettino, che richiede ai suoi giocatori sempre un grande dispendio di risorse psico-fisiche.

 


Icardi fa un grandissimo gol, ma nell’occasione il Tottenham è passivo sia sulla prima progressione palla al piede di Vecino che nella copertura dell’area di rigore. Sono tutti schiacciati dietro, lasciando a Icardi lo spazio al limite dell’area.


 

A pagarne le spese sono stati soprattutto i mediani Dembélé e Dier, meno mobili del solito in ambo le fasi (tant’è che Pochettino ha spesso dovuto optare per il centrocampo a tre), ma anche il

, vincitore della Scarpa d’Oro al Mondiale. Nonostante si sia finalmente sbloccato in carriera ad agosto con 3 reti in Premier League, ci sono diversi dati che testimoniano le difficoltà che sta riscontrando in queste settimane: seppure il campione statistico abbastanza piccolo, Kane tira di meno (da 5,28 conclusioni ogni 90 minuti agli attuali 2,8) ed è meno attivo in area di rigore.

 

Giocando in coppia con il velocissimo Lucas Moura, l’inglese lascia al brasiliano il compito di attaccare maggiormente la profondità preferendo muoversi incontro e lateralmente: senza la pericolosità in area del suo terminale di riferimento, la produzione offensiva del Tottenham ne risente particolarmente.

 



Il grafico qui sopra mostra come Kane sia soggetto a cali vistosi nel suo volume di tiri quando non è al massimo della condizione.


 



L’attuale condizione atletica degli Spurs non deve però preoccupare. La squadra di Pochettino è solita effettuare doppie sedute intensive nel pre-campionato e nei mesi autunnali fino a carburare in inverno, dove di solito viaggia a ritmi altissimi. La scorsa stagione gli Spurs hanno messo insieme una striscia d’imbattibilità lunga 17 partite in tutte le competizioni tra il 16 dicembre 2017 (sconfitta esterna per 4-1 col City) e il 7 marzo 2018 (sconfitta interna per 1-2 con la Juventus).

 

Se dunque questo problema è risolvibile, lo sono meno i costanti blackout mentali di 5-15 minuti della squadra in cui la concentrazione manca e vengono palesati tutti i suoi limiti difensivi. Una situazione quest’anno già vista in campionato contro il Watford e in Europa contro l’Inter, ma che lo scorso anno era ad esempio costata l’eliminazione dalla Champions, quando gli Spurs si sono fatti segnare 4 gol, tra andata e ritorno, nell’arco di 10’ complessivi.

 

Non è chiaro se è un aspetto connaturato all’intensità della squadra e alla concentrazione richiesta ai giocatori, ma il Tottenham non riesce mai a controllare una partita per tutti e novanta i minuti. Non aiutano anche alcuni difetti gestionali di Pochettino, soprattutto nelle grandi partite. I giocatori del Tottenham in Inghilterra sono soprannominati “bottlers”, ossia spreconi.

 

Ma tutti i problemi elencati finora sono legati tra loro. Per far crescere mentalmente la sua squadra Pochettino dovrà migliorarne i meccanismi difensivi: fasi difensive più solide possono far crescere l’autostima e consapevolezza delle proprie forze in un gruppo e il percorso della Juventus di Allegri nell’ultimo quadriennio è un ottimo esempio.

 

La pressione sugli Spurs, che non hanno acquistato nessuno in estate e che aspettano il completamento del nuovo stadio (non senza polemiche), è tanta e la mancanza di trofei per un’altra stagione potrebbe presto allontanare gli elementi più talentuosi in rosa come Eriksen, Alli e Kane: spetta dunque a Pochettino e la squadra stessa cambiare il corso degli eventi.

 

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura