Come probabilmente saprete, domenica pomeriggio, nel girone A di Serie C, è avvenuto qualcosa di straordinario: il Pro Piacenza ha perso 20-0 in trasferta contro il Cuneo, dopo aver iniziato la partita con soli sette giocatori, e per di più tutti Under 19. Il giorno successivo il Giudice sportivo ha sanzionato le irregolarità commesse dal Pro Piacenza nel tesseramento dei giocatori, infliggendo la sconfitta per 3-0 a tavolino e la conseguente esclusione dal campionato causa quarta sconfitta a tavolino. Una pezza tardiva che non ha evitato una partita incredibilmente surreale, le cui radici affondano molto tempo indietro.
La vicenda ha inizio quest’estate. Dopo aver raggiunto una salvezza abbastanza tranquilla e nonostante la società non versasse in condizioni finanziarie critiche, lo scorso giugno il Pro Piacenza viene venduto dall’ex patron Alberto Burzoni alla Sèleco per la simbolica cifra di un euro. Maurizio Pannella, titolare dell’azienda di elettronica ed elettrodomestici già sponsor milionario di Lazio e Salernitana, diventa il nuovo presidente.
Dopo la cessione, però, iniziano a rincorrersi diverse voci su una possibile penalizzazione per alcuni problemi legati alla fideiussione per l’iscrizione al campionato di Serie C, che per la verità è cominciato piuttosto bene per la squadra piacentina. C’è da dire che l’ambiente è sereno anche perché, un po’ per la convivenza con il più ben più blasonato Piacenza, un po’ per le continue fusioni che hanno annacquato l’identità del club, il Pro, di tifosi, non ne ha tanti. Escludendo il derby dal calcolo, lo scorso anno la media degli spettatori nelle partite casalinghe è di 377 paganti. Tra l’altro, a Piacenza, nessuno lo considera un vero derby, dato che il Pro non ha gruppi di tifoseria organizzata.
I fatti
Ad ogni modo, questa stagione sembrava dover portare a grandi cose. Al Pro Piacenza sono approdati diversi volti noti al grande calcio: c’è Cristian Ledesma, già capitano della Lazio con oltre 350 presenza in Serie A; Christian Maldini, figlio e nipote d’arte dalle belle speranze; e in panchina c’è un altro ex biancoceleste dal passato prestigioso, Giuliano Giannichedda.
L’8 ottobre 2018 il Pro Piacenza, grazie ai gol di Nolé, Zanchi e Volpicelli, liquida il Gozzano raggiungendo la terza vittoria consecutiva in trasferta e agganciando la Carrarese al primo posto in classifica nel girone A di Serie C. Ma i risultati si rivelano presto una foglia di fico di fronte a una situazione societaria più che complessa.
Il 26 ottobre giocatori e staff decidono di mettere in mora il club per il mancato pagamento di stipendi e contributi dal mese di luglio in poi. Poco dopo a questo si aggiunge un’altra messa in mora, quella da parte del Piacenza, a causa del mancato rispetto del canone d’affitto dello stadio Leonardo Garilli. È una situazione che si rivela presto drammatica e che diventa addirittura paradossale quando la sentenza del Tribunale Federale Nazionale annulla la sanzione economica e la penalizzazione precedentemente inflitta per il caso della fideiussione.
Nel mese di novembre vengono pagate le prime mensilità ma la speranza si dimostra presto vana. Il direttore generale Massimo Londrosi denuncia pubblicamente la malagestione della presidenza. Il responsabile della cantera rossonera Settimio Lucci rassegna le dimissioni. Giannichedda viene esonerato per motivi poco chiari. Anche la rosa inizia a sfaldarsi: prima i giocatori in prestito vengono richiamati dalle rispettive squadre, poi quelli di proprietà del Pro Piacenza decidono di rompere gli indugi e, in accordo con l’Associazione Italiana Calciatori, proclamano lo sciopero, rifiutandosi di scendere in campo. Sia i calciatori che gran parte dell’organigramma societario ottengono lo svincolo dai contratti.
Durante il periodo di Natale il Pro Piacenza non si presenta alle gare contro Pro Vercelli, Juventus Under 23 e Robur Siena. Nel frattempo viene notificata l’istanza di fallimento. Sembra davvero la fine perché il quarto forfait consecutivo significherebbe radiazione.
Clamorosamente, però, a metà gennaio la società trova i soldi per pagare gli arretrati dell’affitto del Garilli, riesce a tirare su una squadra minima composta da ragazzi nati tra il 1999 e il 2002 e si presenta ad Alessandria per disputare il match in programma. La Lega Pro però giudica irregolari le procedure di tesseramento messe in atto e rinvia la partita.
Il presidente del campionato, Francesco Ghirelli, che pare essere intervenuto in prima persona per bloccare lo svolgimento della gara, dichiara: «Il comportamento del Pro Piacenza è vergognoso. Non c'è più spazio per i furbi. Quello che ha fatto oggi il Pro Piacenza rappresenta davvero una vergogna dopo non aver giocato tre partite. Oggi per evitare la radiazione pensavano di scendere in campo con dodici ragazzini, di cui cinque peraltro senza contratto. Quindi con sette effettivi. E mi dicono anche, ma la cosa va accertata, che ad aver firmato la lista sia stato uno dei ragazzi non regolarizzati. Quindi irregolarità su irregolarità. Ma i furbi hanno finito di fare come vogliono. Il segnale di oggi è netto. Chi pensa di poter violare le regole non ha scampo!».
Per quanto netto, il segnale non sembra arrivare alla società, che sostituisce il dimissionario Riccardo Maspero (tecnico che aveva raccolto l’eredità di Giannichedda) con il monegasco Grégory Campi e si presenta a Pistoia con undici ragazzi e uno staff rabberciato all’ultimo minuto. La Lega non ci sta e rinvia a tempo indeterminato le partite del Pro Piacenza.
Nel frattempo continuano a piovere guai per i rossoneri: la Guardia di Finanza perquisisce la sede della squadra nell’ambito di un’inchiesta sulla gestione amministrativa della società, mentre la FIGC avvia le procedure per revocare l’affiliazione della squadra.
Della vicenda inizia ad interessarsi anche la stampa nazionale. Un’inchiesta de Il Fatto Quotidiano sottolinea gli aspetti controversi della vicenda dal punto di vista finanziario: la Sèleco, ad esempio, ha chiuso il bilancio 2017 (bocciato dal collegio sindacale per “gravi irregolarità”) con un passivo di oltre 7 milioni (4 dei quali riconducibili al contratto di sponsorizzazione con Lazio e Salernitana) a fronte di un fatturato di soli 1,5 milioni. E nonostante questo, ha comunque deciso di comprare il Pro Piacenza. Come mai?
In ogni caso, la situazione sembra scivolare “tranquillamente” verso il fallimento del club fino a quando, durante l’udienza pre-fallimentare dell’11 febbraio, l’avvocato del presidente Pannella dimostra di aver provveduto al pagamento di diversi creditori e dichiara l’intenzione di ripianare tutti i debiti. La Lega, alla luce di questa notizia, decide il ripristino del regolare svolgimento delle gare del Pro Piacenza, “al fine di evitare gravi pregiudizi alle altre società e quindi all’intero campionato”. E lo spettacolo, per andare avanti, ha bisogno che il Pro Piacenza riesca a schierare il numero minimo di giocatori, cioè sette, nella trasferta successiva, a Cuneo.
La partita
E arriviamo dunque al fatidico 20-0, che è una storia a parte all’interno della più grande tragedia del Pro Piacenza. La notizia che la squadra partirà alla volta di Cuneo per affrontare la trasferta è confermata dal nuovo, ennesimo, direttore generale degli emiliani, Carmine Palumbo: si parte in una quindicina, di cui solo in sette, forse otto, sono in possesso del disco verde della Lega che dà validità al tesseramento. Manca un allenatore - e questo sarà un problema al momento della compilazione della distinta - ma il direttore è fiducioso e promette che ne è già stato contattato uno per la prossima settimana. Un trafiletto de La Gazzetta dello Sport di ieri riporta il tentativo della squadra emiliana di tesserare “calciatori nati dopo nel 2003 e addirittura donne”.
Arrivati allo stadio Paschiero, ci si conta. La distinta che arriva in tribuna stampa recita: 1 Sarr Lamine, 49 Di Bella, 3 Isufi, 39 Valente, 17 Migliozzi, 77 Cirigliano (capitano), 15 Del Giudice. Allenatore: vedi capitano.
https://twitter.com/MatteMiglio10/status/1097119110662684672
Ancora non si può giocare, però. C’è chi dice che Isufi abbia dimenticato la carta d’identità a casa e non possa provvedere al riconoscimento. Qualcuno smentisce, dicendo che in realtà c’è un problema col tesseramento. Le informazioni che arrivano da Cuneo, principalmente via Twitter, sono frammentarie e contraddittorie. Sta di fatto che alla fine Isufi viene sostituito da Picciarelli, il massaggiatore, l’unico altro membro della delegazione piacentina. Ha 39 anni e il suo nome è stato scritto su un pezzo di scotch che copre quello di un vecchio proprietario della maglia rossonera numero 10.
Le squadre scendono in campo e siamo costretti a farci un’idea dalle poche foto che circolano. Quella più popolare è stata scattata dall’inviato del sito gianlucadimarzio.com ed è rivestita da una patina giallastra che probabilmente è un filtro pre-impostato di Twitter e che conferisce un effetto ancora più straniante al rettangolo di gioco, ai ventidue protagonisti (arbitro e guardalinee compresi), agli spalti semi-deserti, alla neve sporca sui bordi del campo, alle palazzine dietro le tribune. È un’istantanea emblematica di un pomeriggio che in alcuni tratti sembra appartenere a un passato lontanissimo, in altri al peggiore dei futuri distopici.
Il capitano del Cuneo è Fabiano Santacroce, ex promessa del calcio italiano con 50 presenze nel Napoli e una convocazione in Nazionale alle spalle. A dare il calcio d’avvio è proprio il Cuneo, in completa tenuta bianca. Migliozzi e Valente partono in un pressing del tutto fuori luogo. Gli equilibri, se così si possono definire visto la differenza numerica tra le due squadre, si rompono dopo appena due minuti e mezzo, quando Defendi ribadisce in rete un cross dalla sinistra smanacciato dal portiere Sarr Lamine. A nove minuti dall’inizio il risultato è 3-0.
Il quarto gol arriva su un calcio d’angolo in cui inspiegabilmente due dei sei giocatori di movimento del Pro Piacenza marcano avversari fuori area. Sul gol del 5-0 Picciarelli prova a frapporsi all’ala cuneese Emmausso e coprire l’eventuale cambio di direzione con il tacco, una mossa che dimostra quanto sia fuori luogo la sua presenza in campo in quel momento. Dopo il gol subito Picciarelli allarga le braccia per tre volte e si lamenta genericamente, verso nessuno in particolare. Sull’ottavo gol Defendi decide di siglare il poker personale umiliando lo stesso Picciarelli con un dribbling in area piccola. Il Cuneo inizia a provare degli schemi in modo tanto scolastico quanto sadicamente efficace. Dopo ogni gol subito le teste dei giocatori del Pro si chinano più in basso, i corpi si fanno più pesanti, le distanze si allargano a dismisura. Sull’azione dell’undicesima rete Picciarelli prova una diagonale difensiva ma cade rovinosamente a terra, poi fa il gesto di mandare a quel paese qualcuno, ma ancora una volta non si capisce bene chi. Santacroce chiede il cambio. Prima ancora che la partita finisca pubblica un post su Instagram. Il primo tempo termina sul 16-0. Defendi ne ha messi a segno 5, Hicham Kanis addirittura 6: è il nuovo record di gol segnati in una singola partita di calcio professionistico in Italia.
Nel secondo, il Cuneo preferisce girare palla senza affondare il colpo. Il diciassettesimo gol è uno scavetto che il telecronista di Eleven sport sottolinea con tono ironico. Al 70esimo minuto, inaspettatamente, entra Isufi. Il padre del ragazzo ha percorso per due volte e a velocità record i 98 km che separano Cuneo da Torino ed è tornato con la carta d’identità. Si potrebbe proseguire in otto, se non fosse che Picciarelli, il massaggiatore, è costretto a uscire per crampi.
Il diciannovesimo è forse il più surreale: la regia dedica un replay a una parata di Lamine Sarr che considerando il contesto non esiterei a definire straordinaria; quando si torna in diretta il capitano Cirigliano ha la palla fra i piedi sul lato corto della sua area di rigore e con un passaggio sciatto praticamente serve il cuneese Emmausso, che da fuori area colpisce pigramente in rete. Il gioco sembra fermo, almeno a giudicare dal linguaggio del corpo di tutti i giocatori in campo, compreso il portiere rossonero, che passeggia in area piccola. Qualcuno prova a indicare all’arbitro che c’è un secondo pallone in campo ed in effetti, seppure in una zona di campo totalmente ininfluente, il secondo pallone sembra essere sulla riga di fondo. L’arbitro assegna la rete, nessuno prova a lamentarsi. Anche Il ventesimo gol, quello che “chiude” l’incontro, è l’ennesimo segnato su una ribattuta che nessuno ha voglia di raccogliere. Dovrebbe essere il massimo scarto tra due squadre nel calcio professionistico italiano, ma a nessuno interessa davvero la rilevanza statistica della partita, che fa il giro del mondo più che altro per quello che rivela sullo stato di salute del calcio italiano.
Gli highlights della partita.
Le reazioni
Sulla vicenda è tornato a parlare, e non potrebbe essere altrimenti,il Presidente della Lega Pro Ghirelli, che ha parlato di “norme della lealtà sportiva violate in modo inverecondo”ed ha aggiunto che sarà “l’ultima farsa”. Il Presidente dell’AIC Damiano Tommasi ha detto che si è trattata di “un’umiliazione”e ha chiamato in causa i genitori dei ragazzi, a suo avviso rei di averla consentita. Anche l’atteggiamento apparentemente cinico del Cuneo è finito nel mirino delle polemiche. Tra i commenti al post Instagram di Santacroce molti utenti hanno chiesto, più o meno educatamente, spiegazioni al capitano, il quale ha risposto dicendo che si “voleva dare un segnale a tutto il mondo calcistico”, da un lato,e che i ragazzi del Pro Piacenza dovrebbero essere contenti di aver avuto l’occasione di giocare fra i professionisti anziché sentirsi umiliati, dall’altro.
Da ieri, la pagina Facebook del Pro sta ricevendo numerose proposte di aspiranti giocatori. Sally Rosso scrive: “Salve Pro Piacenza. Io mi candido come mezza punta. Sono magro, ho 43 anni, ho una buona visione di gioco. Vi pago io 30 euro a partita per giocare.” Andrea: “Se vi serve un giocatore domenica, posso venire io, non sono fortissimo a calcio, però sono un maratoneta e alpinista, il fiato non mi manca, vi assicuro che non mi fermo un attimo, correrò come un leone.” Cristiano (non quel Cristiano): “Vengo a giocare io gratis anzi offro 2000 euro per ogni goal che riesco a segnare”. E così, decine.
Sono commenti che possono quasi far ridere se astratti dal contesto, ma che assumono un sapore grottesco alla luce della sparizione di un’altra piccola realtà del calcio italiano, con tutte le piccole tragedie che una situazione di questo tipo comporta. Alla fine, la situazione del Pro Piacenza non è poi così diversa da quella del Matera, che è stato radiato dal girone C dopo 4 partite perse a tavolino dopo un’altra storia di stipendi non pagati e problemi finanziari. Per una forma di ironia particolarmente significativa dello stato grottesco in cui versano le nostre serie inferiori, è di ieri la notizia che anche il Cuneo è stato sanzionato - con 8 punti di penalità - per la mancata presentazione di fideiussioni (il Cuneo non è la sola squadra, ci sono anche Lucchese e Matera, oltre ovviamente al Pro Piacenza). Allora forse questo 20-0 può essere almeno utile per fare luce sulla salute del calcio italiano nel suo complesso, che non può certo ridursi ai 20 club della Serie A o alle fortune di un paio di squadre in Champions League.
Ma non sta a me adesso indicare le soluzioni per rendere l’intero movimento sostenibile e funzionante. E temo che quando l’eco mediatico sarà finito, di questa storia non rimarrà altro che l’unicità della concatenazione di eventi che ha consegnato un Cuneo-Pro Piacenza che, a suo modo, rimarrà negli annali del calcio. La prestazione goffa di Picciarelli, 39enne massaggiatore con una presenza fra i professionisti; il record di Hicham Kanis, 21enne calciatore che prima della partita contro la Pro aveva messo a segno 7 gol in carriera e che adesso si è lasciato alle spalle attaccanti come Pruzzo e Klose o il primato di Cirigliano, 18 anni, probabilmente il primo allenatore al mondo nato nel nuovo millennio, e forse anche il più giovane di sempre.
In questa vicenda nessuno dei protagonisti ha fatto qualcosa per meritare questi record, se non dover affrontare la vergogna di quei 90 minuti. E questo forse dice già tutto della gravità dei problemi che ha scoperchiato questa partita.