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Daniele V. Morrone
Prendersela con calma
16 feb 2015
16 feb 2015
Il Napoli rallenta senza allontanarsi troppo, ma il Palermo sta continuando a crescere.
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Daniele V. Morrone
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Il Napoli sembrava la squadra più in forma del campionato dopo una scia di quattro vittorie consecutive (sei totali con la Coppa Italia) e la distanza con la Roma seconda in classifica ridotta a 4 punti. Le scelte di Benitez a Palermo per l'undici di partenza mostravano l'ambizione di giocare una partita propositiva, mi riferisco in particolare all’italo-brasiliano Jorginho al centro del campo e all’olandese de Guzmán sulla fascia sinistra: due giocatori di possesso, in grado di far circolare il pallone e produrre significativi volumi di gioco sulla catena di sinistra insieme all’esterno basso Strinic, così da bilanciare la fascia destra dove invece Maggio e Callejón sono maggiormente in grado di sfruttare le transizioni offensive e gli spazi aperti.

 

Una scelta coraggiosa, quella di optare per una strategia complessa contro un avversario difficile, messa però in ombra da quella più estrema di Iachini: il passaggio dal 3-5-2 al 4-3-2-1 con l'abbandono della difesa a tre per la prima volta in stagione. Con solo una settimana di tempo per provare il nuovo assetto, l’allenatore del Palermo è rimasto comunque fedele alla strategia di sempre, con il duo Vázquez-Quaison dietro Dybala, rendendo difficile la vita al centro del campo per il Napoli. Se la squadra di Benitez vuole il pallone, Iachini decide di fargli sudare ogni singolo passaggio per il centro, grazie sia alla superiorità numerica pura che alla pressione dei centrocampisti. La squadra di Benitez potrà anche controllare il pallone, ma il campo e i ritmi di gioco li vuole controllare Iachini.

 



Così, la partita inizia con il Napoli che può cominciare l'azione con i difensori ma con il centro del campo che è

. Il pressing del Palermo detta subito ritmi molto alti alla partita e la squadra di Benitez si fa prendere dalla voglia di giocare il pallone velocemente, con una manovra frenetica e imprecisa. Il Palermo, con dieci uomini, compreso Dybala quindi, costringe il Napoli ad attaccare solo in modo posizionale, con l’impossibilità di giocare nella trequarti centrale. In particolare i due trequartisti del Palermo sono attenti a non concedere linee di passaggio pulite per i centrocampisti centrali del Napoli, che vengono comunque attaccati rapidamente dagli interni Barreto e Bolzoni appena ricevono palla.

 

La costruzione del Napoli dal basso fa arrivare il pallone nella trequarti solo passando per gli esterni, con Higuain e Hamsik tremendamente lontani dal gioco. I due cercano di andarsi a prendere il pallone, ma un conto è abbassarsi a centrocampo e prendere palla spalle alla porta, un altro è ricevere nei pressi dell'area di rigore. E nell'area di rigore del Palermo il pallone non ci arriva per niente.

 


La pressione sulle fonti di gioco del Napoli voluta da Iachini è portata da chiunque si trovi in zona, in questo caso Jorginho riceve palla ed è raddoppiato da Dybala e Quaison con Rigoni e Vázquez a coprire le linee di passaggio.



 

Con Hamsik che non riesce a ricevere il pallone e i due centrocampisti centrali tagliati fuori dalla vera produzione offensiva, il volume di gioco verte principalmente su Strinic, che intelligentemente finisce per giocare nella terra di nessuno tra i tre di centrocampo e i due trequartisti del Palermo. In questo modo l’esterno croato diventa il catalizzatore del possesso del Napoli ricevendo il pallone dalla difesa e facendolo girare verso i compagni. Più una soluzione di emergenza, però, che un'alternativa valida al solito gioco del Napoli per vie centrali: i dati Sics evidenziano come Strinic abbia eseguito 1 solo passaggio chiave (peraltro nella propria metà campo difensiva).

 

Devono passare dodici minuti per avere il primo tiro del Napoli, con un tentativo dal limite dell’area di de Guzmán parato da Sorrentino. Passa un minuto ed è il Palermo a tirare da fuori area, da più di trenta metri anzi, con l’esterno basso di sinistra Lazaar che con spazio a disposizione ha provato a vedere se era la sua domenica. La parabola non era impossibile, ma Rafael ha sbagliato clamorosamente l'intervento. Quindi, forse, era proprio la domenica di Lazaar. E di Iachini, dato che dopo nemmeno quindici minuti giocati la partita si è messa benissimo per la sua squadra.

 

La strategia del Palermo improntata alle transizioni ha trovato un aiuto inaspettato: con il Napoli costretto alla ricerca del pareggio, il piano di Iachini ha ancora più ragione di essere. Il Napoli adesso alza il baricentro per accompagnare l’azione e far girare meglio il pallone, il Palermo da parte sua ha più spazio per sfruttare i movimenti di Dybala, mai fermo nello stesso punto, per ricevere il pallone in contropiede. La difesa del Palermo resta bassa e la squadra è caricata come una molla pronta a scattare una volta recuperato il pallone.

 


Dybala va in pressione, i compagni sono posizionati in modo da spingere Albiol ad avanzare palla al piede, ignorando il compagno sull’esterno che verrebbe subito raddoppiato. La palla è del Napoli ma il controllo del campo è del Palermo.



 



La fase di recupero del Palermo coinvolge tutti, dall’autore del gol Lazaar, sempre deciso in contrasto su Callejón (9 palle recuperate a fine partita, più di tutti nel Palermo), alla punta Dybala che non si risparmia nel raddoppiare quando è nella zona del pallone (chiuderà con 6 palle recuperate, cifra considerevole per un attaccante). Proprio da una palla rubata da Dybala, al ventunesimo minuto, arriva la prima transizione offensiva perfetta giocata dal Palermo: l’argentino parte in progressione, attira gli avversari su di sé e poi scarica sulla sinistra per Vázquez, che con un'ottima visione di gioco serve Bolzoni dalla parte opposta, il suo tiro sul secondo palo finisce di poco fuori. Tolta la conclusione, per velocità e precisione nell’esecuzione il Palermo mostra agli avversari cosa si rischia a perdere il pallone.

 

Se il Palermo ha capito come attaccare il Napoli, non si può dire altrettanto della squadra di Benitez che continua imperterrita con un attacco posizionale sterile in cui non arrivano tiri in porta. La palla gira ma i giocatori, ad eccezione di Hamsik, si muovono poco rispetto a quanto sembra richiedere la partita. L’ampiezza del campo è coperta bene ma i giocatori in maglia azzurra si accendono uno per volta per andare a ricevere il pallone, rendendo facile per gli avversari capire chi seguire in marcatura.

 

Higuain non riesce a ricevere il pallone e la solita ricerca della profondità di Callejón non dà frutti. Lo spagnolo si limita a dialogare con Maggio o con López finendo per fare lo stesso lavoro di de Guzmán sulla fascia opposta, appiattendo così il Napoli.

 


Jorginho non riesce a crederci: il Napoli gestisce la circolazione ma nessuno si muove senza palla per rendere difficoltose le letture difensive del Palermo. L’italo-brasiliano si sbraccia per indicare al compagno lo spazio vuoto dove de Guzmán e Higuain tardano a muoversi per ricevere. Quando finalmente l’olandese si muove riceve libero il pallone e tira in porta.



 

Con trentacinque minuti sul cronometro e l’ennesimo pallone giocato dal Napoli sugli esterni arriva la seconda transizione perfetta da parte del Palermo, e questa volta va a buon fine. Sempre Strinic gestisce il primo possesso, solo che questa volta il suo passaggio è di facile lettura per Rigoni, che con una bella scivolata anticipa la ricezione di Hamsik. A quel punto Quaison fa valere i muscoli in progressione, difendendo il pallone dalla pressione di Jorginho e lanciando per Dybala. L'assist è trasformato elegantemente da Vázquez.

 


Strinic passa distrattamente un pallone che Hamsik non arriva neanche a toccare per colpa di un ottimo intervento in recupero di Rigoni: da qui nasce il secondo gol del Palermo. Il Napoli si è cullato con la sicurezza di avere il pallone ed è stato punito appena ha abbassato il livello di concentrazione.



 

Il gol del 2-0 non ha comunque chiuso la partita. Almeno non per Higuain che, dopo aver faticato a trovare la posizione per tutto il primo tempo, riceve finalmente il pallone da buona posizione e può calciare in porta. L’occasione si spegne tra le braccia di Sorrentino, ma il movimento aggressivo nello spazio di Jorginho e la mancanza di frenesia nella giocata di Hamsik mostrano al Napoli che è possibile servire il proprio attaccante.

 

Invece di poggiarsi su questa nuova consapevolezza i giocatori del Napoli si fanno prendere dalla frustrazione, la fretta e il nervosismo si impadroniscono della squadra. Con la ripresa iniziata il Napoli tenta anche un paio di lanci lunghi prima di tornare ad attaccare in modo posizionale.

 

Un problema fisico costringe Hamsik (più bravo a farsi trovare dai compagni in una zona di campo congestionata, ricevendo 6 passaggi chiave, più di tutti, che a trovare a sua volta compagni liberi in posizione pericolosa) ad essere sostituito per Gabbiadini, con de Guzmán che passa nel ruolo dello slovacco. In questo modo, però, il Napoli diventa ancora più prevedibile perdendo il dinamismo di Hamsik, che si spostava di continuo per dialogare con Strinic e Jorginho. Proprio l’italo-brasiliano comincia a dettare i tempi abbassandosi a collaborare con la difesa e verticalizzando per gli esterni, ma anche questa nuova soluzione non funziona con continuità.

 

Esattamente l’opposto rispetto a Vázquez, che gestisce il pallone sempre con i tempi giusti accompagnando le transizioni offensive del Palermo.

riceve palla senza una posizione prestabilita e con quel pizzico di pausa sudamericana in grado di aiutare tutti i compagni a completare i propri movimenti senza palla. La sua partita è solidissima ben oltre il gol (i dati Sics lo confermano: più assist, 3, più passaggi chiave, 6, più duelli vinti, 11 su 22, di tutti gli altri giocatori in campo; da sottolineare anche i 3 falli spesi, quanti Rigoni).

 



Il Napoli è concentrato alla ricerca di un varco offensivo ma non sa come fermare le transizioni offensive degli avversari, che partono da palloni rubati dai giocatori offensivi in pressione, o addirittura da regali del Napoli come nel caso del lancio di Albiol che finisce su Rigoni, bravo a fa arrivare subito il pallone a Dybala. Con l’ennesima transizione eseguita alla perfezione, Dybala mostra la creatività e la tecnica necessaria per superare il proprio marcatore con semplice tocco ad allungarsi il pallone, dopo una progressione palla al piede crossa per Vázquez, dalla parte opposta dell'area. A sua volta Vázquez mostra un pezzo forte del proprio repertorio, spesso sottovalutato vista l’abilità con i piedi: il colpo di testa. Leggendo il movimento di Rigoni, appoggia il cross di Dybala per il compagno che prima segna e poi corre a ringraziarlo. La bellezza dell’azione merita un

.

 

Con tre gol di scarto la partita può considerarsi vinta da parte della squadra di Iachini, cambiano poco nell’economia della partita i cambi da parte delle due squadre del bulgaro Chochev per Quaison e di Gargano per López. Il Napoli ormai è mentalmente fuori dalla gara, persino una bella sovrapposizione di Strinic, che arriva sul fondo per la prima volta in partita, si chiude con il croato che crossa direttamente sul fondo per la disperazione di Higuiain, Callejon e Gabbiadini accorsi in area.

 

Non che la fascia opposta sia andata tanto meglio, anche se il Napoli ha sfruttato praticamente solo quella (10 cross da destra, solo 2 da sinistra) è mancata la precisione, a partire da Maggio ha tentato 5 cross senza mai trovare la testa di un compagno. Per cambiare le carte Benitez manda Gabbiadini al centro e sposta di nuovo de Guzmán sulla fascia.

 


Non sempre la stella della squadra corre in scivolata a recuperare il pallone sul 3-0. La grandezza di Dybala sta nel fatto che i gol sono solo una piccola parte del gioco dell’argentino.



 



Superata la metà del secondo tempo lasciano la partita anche Higuain (per Zapata) e Vázquez (per Belotti). Uno da protagonista mancato, con le immagini che si sono soffermate più sui suoi gesti di frustrazione che altro, e una sola palla ricevuta in area in tutta la partita. Il secondo invece invece esce tra gli applausi del Barbera, dopo una grande partita, impreziosita dai 3 assist.
Con l’uscita di Vázquez il Palermo perde la pausa nella gestione delle ripartenze ma non la fisicità in fase di non possesso, compensando con i centimetri di Belotti. I minuti finali regalano al Napoli il gol del 3-1, il gol di Gabbiadini riaccende la voglia della squadra di provarci ma il Napoli continua a mancare di idee e soprattutto precisione.

 

Iachini ha impostato una gara di transizioni e ha meritatamente vinto la battaglia tattica con Benitez, aiutato anche dal primo gol fortunoso e dalla precisione nell’esecuzione dei suoi uomini, sia nel pressare le fonti di gioco avversario, che nel gestire il contropiede. Il Palermo ha gestito gli spazi, i ritmi ed eseguito perfettamente le occasioni a disposizione. La sconfitta contro l’Inter può essere dimenticata: giocando così il Palermo si potrà togliere altre belle soddisfazioni nel resto della stagione.

 

Il tecnico del Napoli, invece, ha provato a impostare una partita di controllo, con una strategia asimmetrica interessante, senza però riuscire a incidere né a bloccare il gioco avversario. A dimostrazione della partita deludente: il Napoli chiude con un IPO di 34 che stride davanti a quello stagionale di 70 (il migliore della Serie A, tra l'altro). Complimenti al Palermo, quindi, che ha privato il Napoli delle transizioni con cui di solito riesce ad essere imprevedibile. Sta a Benitez adesso dimostrare che la partita di Palermo è solo un incidente di percorso nella rimonta per il secondo posto.

 
 



 
 

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