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Alfredo Giacobbe
Premier League 2016/17: un bilancio statistico
08 giu 2017
08 giu 2017
Il successo del Chelsea, il crollo del Leicester e le difese di City e Liverpool, dal punto di vista dei numeri.
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Alfredo Giacobbe
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La restaurazione del Chelsea in vetta alla Premier League non era un’operazione così scontata all’inizio di questo campionato, né si è rivelata semplice da portare avanti nell’arco di una stagione lunga 10 mesi e intricata com’è quella inglese - con 2 coppe nazionali e nessuna sosta invernale.

 

Probabilmente, il Chelsea non era la migliore squadra in assoluto, ma è stata quella che ha saputo nascondere meglio i propri difetti e rendere letali i propri innegabili pregi per una parte consistente della stagione. Pregi e difetti sono riflessi nelle statistiche finali: questo vale per il Chelsea così come per le immediate inseguitrici, che dovranno riorganizzarsi per puntare al prossimo titolo.

 

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Perché il City non è riuscito ad ottenere dal campo quanto meritava? Alcune delle cause sono da ricercare in alcune statistiche poco invidiabili che il City condivide con il Liverpool: da un lato sono le due squadre che concedono meno tiri in tutta la Premier League (rispettivamente 282 e 287); ma dall’altro sono anche le due con il peggior rapporto tra gol subiti e conclusioni concesse (gli avversari di City e Liverpool vanno in rete nel 12,4% e il 12,9% dei casi).

 

Il gioco di Manchester City e Liverpool ha alcuni tratti in comune: sono le due squadre con la più alta percentuale media di possesso palla (60,9% per il City, 58,3% per il Liverpool) e difesa alta e

sono due capisaldi per entrambe. Certo, le coperture non si sono rivelate sempre adeguate e quando saltano diventa un affare complicatissimo difendere la porta per City e Liverpool. Si possono mettere in pratica delle opportune soluzioni tattiche, ma probabilmente sia Klopp che Guardiola dovranno pensare ad intervenire anche attraverso il mercato.

 


Nel grafico sono rappresentate le medie mobili su 5 partite delle differenza reti: reale in verde (gol fatti meno gol subiti) e attesa in nero (xG fatti meno xG subiti). Si utilizzano le medie mobili per valutare un andamento nel tempo al di là delle fluttuazioni che ci sono di partita in partita. I risultati ottenuti dal Manchester City sono stati costantemente inferiori alla performance attesa per tutto il campionato.


 

C’è un dato, però, che consente a Guardiola di guardare al futuro con una maggiore serenità: il City è la sesta squadra della lega per valore medio di Expected Goals rispetto ad ciascun tiro concesso (0,09 xG per tiro): cioè concede tiri statisticamente poco pericolosi.

 

Il Liverpool, invece, è al penultimo posto (ogni tiro concesso ha avuto una probabilità media di diventare un gol del 11,4%): cioè è la seconda squadra del campionato inglese a concedere le conclusioni in porta più pericolose ai propri avversari. Il che significa anche che i giocatori del City, rispetto ai “Reds”, sono stati quanto meno poco fortunati (perché alla fine il risultato è più o meno lo stesso).

 

Le difficoltà nella fase difensiva hanno portato entrambi gli allenatori a dubitare dei loro estremi difensori. Le preoccupazioni di Guardiola alla fine si sono rivelate fondate: considerato il valore xG di tutti i tiri parati, Caballero è stato addirittura il terzo portiere della lega dietro Lloris e Cech, mentre Claudio Bravo, finito in panchina, è invece il quint’ultimo tra i portieri che hanno giocato più di 900 minuti in stagione: a causa delle 25 reti subite, 17,2 oltre la media indicata dagli Expected Goals.

 

In modo simile, dopo essere stato messo in discussione, Mignolet non ci ha messo molto a riprendersi il posto tra i pali del Liverpool: lo scarto che ha avuto tra le reti subite e gli Expected Goals affrontati ogni 90 minuti (0,47) è inferiore al valore registrato dal compagno Karius (0,53), che ha parato qualcosina in più (rispetto alle attese) pur giocando poco più di un terzo dei suoi minuti.

 

 



 

Nella parte centrale del campionato è stata la fase difensiva del Chelsea a fare la differenza: dal 1 ottobre 2016 al 31 marzo 2017 nessuno ha subito meno reti del Chelsea (10, rigori esclusi), ha concesso meno tiri nello specchio (53), ha lasciato meno xG agli avversari (12,9). Per volumi di tiro solo il Manchester City ha fatto meglio nel periodo indicato, concedendo 159 tiri in totale, 9 in meno rispetto agli uomini di Conte.

 

In attacco la differenza tra le prime l’hanno fatta le situazioni da calcio piazzato: il Chelsea ne ha convertite in rete 22, contro le 13 del Tottenham e le 11 del Manchester City. Occasioni a basso potenziale - un tiro su calcio piazzato ha una probabilità media di diventare gol del 9%, contro il 15,3% di un tiro assistito in open-play - sulle quali i Blues hanno capitalizzato al massimo.

 


Il grafico mostra le medie mobili su 7 partite delle due differenze reti: l’andamento dei risultati ottenuti del Chelsea sul campo è rimasto al di sopra della prestazione registrata dagli Expected Goals praticamente per tutta la stagione. Inoltre la performance è rimasta sempre sopra allo zero ed è esattamente quel che accade alle squadre che finiscono per vincere i campionati.


 

I risultati del Chelsea campione nella stagione 2014/15, per fare un esempio diverso, hanno seguito molto più da vicino la linea delle aspettative e la performance aveva iniziato a peggiorare nella seconda parte del campionato. Da una stagione all’altra, con la performance sono precipitati anche i risultati e ciò ha portato all’allontanamento di José Mourinho nel dicembre 2015.

 

Conte è riuscito a riportare questa squadra sui propri livelli, soprattutto all’inizio e alla fine di questo campionato. Probabilmente sarà difficile migliorare ancora, anche solo tenendo insieme i pezzi alla fine di questo mercato estivo: il Chelsea dovrà affrontare l’impegno europeo e dovrà confrontarsi col progetto di Mauricio Pochettino e del suo Tottenham, in

e pronto ad esplodere.

 

Il Leicester, al contrario, è tornato sulla Terra e l’impatto è stato duro soprattutto per Claudio Ranieri, probabilmente oltre i suoi oggettivi demeriti. La squadra già sotto Nigel Pearson aveva mostrato un livello di performance superiore che aveva permesso loro di salvarsi sul finale della stagione 2014/15. Su quella spinta Ranieri ha poi compiuto, l’anno scorso, un vero e proprio miracolo sportivo.





 

Dal punto di vista statistico ci sono differenze sostanziali tra questa stagione e quella scorsa, e riguardano sia l’attacco che la difesa. La fase offensiva del Leicester quest’anno ha prodotto occasioni in media meno pericolose: la media per ogni tiro in questa stagione è di 0,09 xG, del 20% inferiore alla prestazione dell’anno del titolo. Occasioni più difficili da convertire, quindi, che hanno causato un abbassamento del tasso di conversione gol/tiri dal 11,1% al 9,8%.

 

Le differenze tra le due annate sono ancora più evidenti dal punto di vista difensivo: lo scorso anno il Leicester ha concesso 32 gol a fronte di 43,8 xG, mentre quest’anno i gol incassati sono aumentati del 42,8% a fronte di un incremento negli xG concessi appena del 7,4%. Cioè: ha subito molti più gol con occasioni a un livello di pericolosità non così superiore.

 

I tassi di conversione delle squadre che hanno affrontato il Leicester sono tornati su livelli normali rispetto alla scorsa stagione: la percentuale di tiri nello specchio si è attestata al 35,2% (era un incredibilmente basso 28,9% l’anno prima), e il rapporto gol/tiri si è salito fino al 10,6% (era 6,3% alla fine dello scorso campionato).

 

Tutti gli indicatori citati, insieme con la differenza tra gli xG fatti e subiti, attestano il Leicester al decimo posto. Che è la stessa posizione che Ranieri si augurava di raggiungere all’inizio della stagione.



. A volte neanche fuori dalla patria.

 

 

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