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(di)
Tommaso Giagni
Innamorati di Riechedly Bazoer
20 ott 2015
20 ott 2015
Abbiamo aggiunto ai nostri giocatori Preferiti il centrocampista olandese dell'Ajax.
(di)
Tommaso Giagni
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Bazoer è il giocatore che mancava alla storia recente dell'Ajax. Da quel laboratorio sono usciti o hanno transitato formidabili esterni, difensori rocciosi, grandi prime punte, trequartisti di fantasia, eleganti registi, mediani insuperabili. Ma un uomo di centrocampo tanto completo, di lotta e di governo, un giocatore

come questo classe '96 non si era mai visto nell'Ajax moderno.

 

«Sarà uno dei trascinatori del calcio olandese»

il suo allenatore, Frank de Boer. Che dal gennaio 2015 lo tiene con sé in prima squadra. Che da quest'anno lo schiera titolare fisso. Una manciata di giorni fa, Bazoer ha compiuto diciannove anni. Sembra averne davanti altrettanti di grande calcio.


 



Di origini caraibiche, del Curaçao, formalmente parte del Regno dei Paesi Bassi (con Olanda, Aruba e Sint Maarten), Bazoer è nato a Utrecht. La città di Marco van Basten e Wesley Sneijder. È in quelle strade che

di aver iniziato davvero: «La mia tecnica viene interamente dal calcio in strada. Anche riguardo al fisico, perché devi essere tosto, in strada».

 

Quando è nato, il 12 ottobre 1996, io andavo in prima media, giocavo nel campo in terra della squadra di un oratorio, e diventare un calciatore professionista mi sembrava in qualche modo un obiettivo possibile. Senza nessun motivo, ovviamente, senza nessun talento che potesse giustificare l'idea.

 

Il 12 ottobre sembra un giorno fortunato per nascere, se sei un'atleta: il pioniere del body-building Larry “The Legend” Scott, Marion Jones, Bode Miller. In particolare, Bazoer nasce il giorno del trentesimo compleanno di Néstor Sensini, e soprattutto di Wim Jonk, ex calciatore dei lancieri, ma soprattutto tecnico delle giovanili dell'Ajax al momento del suo acquisto.

 


Di Bazoer ci si dimentica facilmente l'età. L'estate scorsa faceva pensare a un uomo fatto, quando prima di una gara si è avvicinato al nipote, costretto sulla sedia a rotelle da una malattia rara. «Lui è la mia ispirazione» spiegava poi ai giornalisti.



 

un suo allenatore delle giovanili biancorosse, Fons Groenendijk, Bazoer sarà “il Patrick Vieira dell'Ajax”. Lui stesso

al paragone: «Era calmo con il pallone, forte fisicamente e tecnicamente abile. Sono qualità che anch'io posso sviluppare». Sentir parlare di Vieira come di un ex giocatore mi fa strano. La cosa importante di quella frase, comunque, è l'intelligenza che sta dietro all'elevazione della calma, un elemento psicologico, alla pari con le doti fisiche e prettamente tecniche. E il paragone, comunque, mi suona improprio. Per tutto quello che ha fatto Vieira, certo, ma anche perché le caratteristiche in potenza di Bazoer hanno più equilibrio.

 

Nel 2012 proprio il Manchester City, dove Vieira oggi allena le giovanili e allora giocava,

a prendere Bazoer dal PSV. Ci avevano provato anche il Chelsea, l'Arsenal e il Newcastle. Lui era andato a Manchester insieme al fratello Irchandly,

incontrato Vieira, Agüero e Roberto Mancini, c'era un triennale pronto. Una grande offerta sotto tutti i piani, il fratello

in similitudini: «Quando uno studente ha l'opportunità di andare ad Harvard, ci va, no?».

 

No, invece. Perché

Suzette, la madre, che appena c'erano i soldi

in macchina e con 20 euro di benzina andava e tornava da Eindhoven, la madre che intervenne e disse: Riechedly è troppo piccolo per lasciare l'Olanda.

 


Per la festa della mamma del 2015, prima di una gara di campionato, i giocatori dell'Ajax sono scesi in campo con le loro madri. Questa foto, Riechedly l'ha messa come immagine del profilo su Facebook.



 

Così la spuntò l'Ajax, nell'estate 2012, strappandolo ai rivali di Eindhoven che lo avevano cresciuto dal 2006, ma dove «mancava un percorso chiaro» come

lui. Prima ancora, da bambino, Bazoer aveva giocato in una squadra della sua città, l'USV Elinkwijk, dove sono passati anche Vanenburg, Afellay e lo stesso van Basten. Un anno dopo l'approdo fra i lancieri, a diciassette anni da compiere, governava il centrocampo in Youth League contro gli Under-19 del Barcellona.

 


Ai tempi di Eindhoven.



 



Il 2015 è stato l'anno dell'esplosione. Nei mesi precedenti Bazoer aveva raccolto appena due presenze in prima squadra. Da gennaio alla fine della stagione scorsa, ha collezionato invece 20 presenze (1.184 minuti). A marzo contro il Dnipro, negli ottavi di Europa League, ha giocato interamente sia l'andata che il ritorno, e addirittura è stato un suo gol a portare l'Ajax ai supplementari, prima dell'eliminazione.

 

Con l'inizio del 2015/16, eccetto una gara per la quale non è stato convocato, ha sempre giocato titolare. Il risultato sono 1.296 minuti in campo, sui 1.440 che ha giocato l'Ajax finora. Lui stesso

: «Ho sempre avuto fiducia nelle mie capacità. L'età non conta».

 

Il passaggio ai rivali di Amsterdam, l'ambiente del PSV gliel'ha fatto pagare. Intanto la società

, dichiarando nullo il suo trasferimento, il che gli ha impedito di essere impiegato dall'Ajax per diversi mesi. Ma soprattutto, qualcuno ha messo in rete il suo numero di telefono, gli hanno mandato sms che lo appellavano traditore e sporco ebreo (i lancieri hanno una forte e rivendicata tradizione ebraica, e “De Joden” è un soprannome del club). Lo scorso marzo, quando l'Ajax ha giocato in casa del PSV, a Bazoer in campo

un iPhone.

 


Il primo gol internazionale, contro il Dnipro. Ruba un pallone ai quaranta metri, il tocco favorisce il difensore avversario, ma ancora in corsa Bazoer se lo riprende, entra in area e con l'esterno batte il portiere sul primo palo. Poi va a recuperare il pallone dalla rete, anche se manca mezz'ora alla fine, invece di perdere tempo a esultare. Mentalità.



 

La sua consistente partecipazione a entrambe le fasi di gioco si vede chiaramente nelle

: dai cross effettuati alle palle intercettate, dai dribbling fatti ai tackle compiuti, Bazoer ha sempre numeri significativi.

 

Slanciato nel fisico, solido ma asciutto, i suoi 185 centimetri per 81 kg gli permettono di farsi sentire in mezzo al campo, ma anche di spaziare dinamicamente. E la completezza si ritrova anche nella disinvoltura con cui usa indifferentemente destro e sinistro.

 

Mezzala nel 4-3-3 previsto da de Boer nella fase di non possesso, interno nel 3-4-3 quando l'Ajax ha la palla, Bazoer ha senso della posizione e visione di gioco. Questo gli permette di ricevere e scaricare rapidamente, offrendo respiro e al tempo stesso accelerando i tempi di gioco. In una squadra che fa della circolazione del pallone una dottrina, lui è uno dei giocatori che lo tocca di più, e con un'alta precisione (gravita intorno all'85% di passaggi riusciti in media a gara, sia in questa che nella scorsa stagione).

 


Riesce a essere nel punto giusto al momento giusto, e con una disinvoltura tecnica notevole uscire da una situazione difensiva, rovesciandola in una possibilità offensiva.



 

Fa parecchi falli (in media 1,3 a gara, in questa Eredivisie), ma ancora di più ne subisce (1,9 di media a gara, in questo campionato: è il più colpito della rosa). Ha un numero piuttosto importante di tiri in porta (1,5 in media a gara, sia in questa stagione che in quella passata, dove per esempio ci aveva provato più di Ricardo Kishna). Ma forse il dato più interessante riguarda gli assist: quest'anno ne ha serviti già 4, tutti in Eredivisie. E se finora non ne aveva realizzati, in prima squadra, può essere una chiave per comprendere la direzione che sta prendendo.

 


La partita in cui ha segnato il suo primo gol da professionista, Ajax-Twente dell'anno scorso. Stop a protezione della palla e tiro quasi senza pensare.



 



Di sicuro può e deve ancora crescere. Migliorare nel tiro, che deve padroneggiare se vuole essere un grande

: oggi i suoi tentativi sono scomposti, spesso si posiziona male con il corpo. Per il futuro deve poi imparare a tenere di più il pallone: prendersi la responsabilità e gestire i ritmi, più di quanto non faccia adesso, senza cercare subito lo scarico.

 

I limiti riguardano però il carattere, soprattutto. Per il tipo di giocatore che è, per l'età che ha, può facilmente eccedere in aggressività. Sei gialli nel 2014/15, ma quest'anno ha ricevuto finora solo una doppia ammonizione. Sembra sulla buona strada, insomma, per individuare il confine tra

e irruenza. E in questo senso Vieira può essere un modello positivo, con la calma che Bazoer gli ammira.


 

La consapevolezza del grande talento che ha, poi, lo espone ai rischi di qualsiasi giovane arrivato così in fretta a certi livelli. Nell'

del PSV

problemi con l'allenatore, Phillip Cocu, perché lo schierava al centro della difesa e a centrocampo faceva giocare un altro più grande, e Bazoer non sopportava la cosa. All'Ajax si è demoralizzato,

lui stesso, quando non lo inserivano in prima squadra e lo tenevano nelle giovanili. Uno così, uno che a diciotto anni non si spaventa di essere paragonato a Vieira, come gestirà i periodi critici: con la presunzione o con la lucidità di riconoscere che deve avere pazienza?

 


Lui batte l'angolo, il pallone va direttamente fuori. Anzi, in testa all'assistente di linea.



 

Ha percorso l'intera trafila delle selezioni giovanili olandesi, fino all'Under-21. È stato campione d'Europa Under-17, quando nel 2012 l'Olanda ha superato ai rigori la più quotata Germania in finale. Il passaggio in Nazionale maggiore è arrivato pochi giorni fa, con la convocazione alle delicatissime gare per approdare a Euro 2016. Un ripescaggio, in realtà, dopo l'infortunio occorso a Davy Klaassen, ma l'approdo è sembrato del tutto naturale. Il 10 ottobre sedeva in panchina contro il Kazakistan, il 12 festeggiava il suo diciannovesimo compleanno, il 13 restava ancora a guardare da bordo campo, contro la Repubblica Ceca, gli

eliminati dalla competizione. Nell'estate 2018, per i Mondiali in Russia, viene facile immaginarlo ben più coinvolto.

 



 



Ad Amsterdam gli hanno fatto un contratto fino al 2020. Quest'estate il suo cartellino veniva

intorno ai 3,5 milioni. Credo che già adesso servirebbe qualcosa in più. Difficile immaginare che rimarrà a lungo ad Amsterdam. Un crack del genere verrà presto conteso da grandi squadre europee. Per le sue caratteristiche, può giocare in qualsiasi campionato. La tradizione recente dice che i grandi prospetti olandesi si spostano in Inghilterra o in Germania. Altrove, solo per top club.

 

Lui di recente

di vedersi, intorno ai ventidue, ventitré anni, in Spagna. Al Barcellona, la squadra di cui è tifoso. Prima vuole vincere il campionato con l'Ajax, però, e diventare un giocatore più forte. A ottobre 2019, io avrò trentaquattro anni. Quando giocavo su quel campo dell'oratorio, credevo che i trentacinque anni fossero una soglia cruciale, perché la consideravo l'età del ritiro irrimandabile dei calciatori. E se le cose andranno come si augura Bazoer, lui farà il grande salto quando io starò guardando gli ultimi giorni della mia carriera mancata.

 
 

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