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Lorenzo De Alexandris
Innamorati di Aleksandar Mitrovic
30 lug 2015
30 lug 2015
Abbiamo aggiunto ai nostri giocatori Preferiti il nuovo centravanti serbo del Newcastle.
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Lorenzo De Alexandris
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Ivica Mitrovic e la moglie Natasha percorrevano 120 km per accompagnare il figlio Aleksandar dalla piccola cittadina di Smederevo alla capitale serba, Belgrado, doveva si allenava con la sua squadra dei sogni: il Partizan. Nel 1994, quando Aleksandar Mitrovic è nato a Smederevo, la Serbia centrale si chiamava ancora Repubblica Federale di Jugoslavia: mentre Slobodan Milosevic  conduceva la guerra con i vicini balcanici, un altro Milosevic, Savo, stava portando per mano il Partizan alla vittoria del suo 14.esimo titolo nazionale.

 

Capocannoniere con 21 reti e simbolo di una squadra, Savo Miloševic rappresenta il modello di gioco del giovane Aleksandar: è stato l'ultimo grande attaccante serbo, come pochi in grado di coniugare grandi medie realizzative con un senso collettivo del gioco. Renzo Ulivieri, che lo ha allenato al Parma, 

di lui: «Milosevic era il calcio, non ho mai conosciuto altri attaccanti che sapessero giocare con i compagni e per i compagni come Savo».

 

La vita di Mitrovic ha girato fin da piccolo intorno al calcio: la scuola non era il primo dei suoi pensieri, la frequentava poco e senza grande attenzione, tutto era contorno ai

che si era prefisso.

 

https://www.youtube.com/watch?v=zrDjrKtOdj0

 



Il Partizan cerca Mitrovic quando ha ancora 11 anni, lui cresce da tifoso e a Belgrado frequenta la curva più calda dei supporter bianconeri, mentre il campionato di Serbia e Montenegro sta scomparendo per far posto alla Superliga serba.

 

Il Partizan vince cinque scudetti consecutivi dal 2007 al 2012, anno di svolta per il diciottenne Mitrovic, che nella stagione precedente aveva giocato e segnato 7 gol in 25 presenze nella serie cadetta serba con il Teleoptik, squadra satellite del Partizan utilizzata generalmente per far crescere i giovani del vivaio. Quindi, torna a casa e firma con il Partizan il suo primo contratto professionistico prima di partire per gli Europei Under-19.

 



Di ritorno dall'esperienza non positiva dell'Europeo in Estonia, Mitrović è pronto ad affrontare la prima stagione con la maglia del Partizan. La partita d'esordio arriva alla seconda giornata: una sconfitta a Pecinci contro il Donji Srem, ma Aleksandar ha partecipato all’azione del gol della speranza di S. Markovic. Il mister Vladimir Vermezovic crede in lui e la partita seguente contro lo Jagodina gioca titolare.

 

Da prima punta gli bastano 41 minuti per segnare la sua prima rete. È il 26 agosto del 2012 e non ha ancora compiuto 18 anni. Segna uno dei gol che poi diventeranno parte del suo reportorio: cross dalla trequarti, in salto resta in aria più degli altri e sfrutta a pieno i suoi 189 centimetri.

 

https://www.youtube.com/watch?v=FY5ENFZ5D9c

La sua prima rete, alla prima da titolare.


 

Da qui in poi diviene quasi inamovibile e la squadra inizia a girare anche grazie all'innesto a centrocampo di Milos Jojic. Altre due reti contro Hajduk e Javor, poi il 17 novembre, con nove presenze sulle spalle, arriva il primo derby della carriera.

 

Lo scontro con la Stella Rossa si gioca nello stadio Rajko Mitic, intitolato al grande capitano della Jugoslavia del Mondiale 1950 e poi allenatore della sfortunata formazione che l'Italia sconfisse a Roma nell'Europeo '68. La Stella Rossa è una buona squadra, ma in campionato tiene con difficoltà il passo della capolista bianconera. L’attenzione è concentrata da una parte su Ognjen Mudrinski, centravanti che oggi gioca in Svizzera, e dall'altra su Mitrovic.

 

A far crescere l’attesa non c’è solo il buon inizio di campionato, ma anche le

del c.t. serbo Sinisa Mihajlovic, pronto a convocarli entrambi già per le sfide del febbraio successivo.

 

La scena, dopo solo 10 minuti, la prende Mitrovic. Lancio dalla difesa, con il petto appoggia la sfera a Ilic, che subito lo lancia nello spazio. La palla non è delle migliori: è lenta e dà tempo al difensore di recuperare. Mitrovic però usa il corpo per difendere il pallone e poi con il destro fredda Boban in uscita sotto le gambe. La sua esultanza non ha niente di artificiale: è scomposta e orgogliosa. La sua cresta scivola sul campo prima di essere sommersa dagli abbracci.

 

https://www.youtube.com/watch?v=Hsx1wirpwSI

I colori, le immagini, lo spettacolo di uno dei derby con pochi eguali al mondo.


 



Quella partita non finisce lì: la rimonta della Stella Rossa si concretizza e il risultato finale sarà di 3-2. La classifica si accorcia ed è necessario reagire già dalla partita successiva, in casa contro lo Smederevo. Qui si vedono i giocatori con qualcosa in più: si deve ripartire e il Partizan si poggia sui gol del numero 45: Mitrovic va in rete contro la squadra della sua città, poi ancora nel derby con l'OFK, infine segna la sua prima doppietta contro il Radnicki Nis.

 

Forse durante quella stagione prende qualche giallo di troppo, mentre la Stella Rossa continuava ad avvicinarsi, fino a un nuovo derby, in cui stavolta Mitrovic interpreta un ruolo da comprimario. È Milos Jojic, con una punizione al 90.esimo minuto, a lanciare il Partizan verso il suo sesto titolo consecutivo. Dopo il derby mancava solo una vittoria con lo Smederevo per chiudere il cerchio: i bianconeri vincono 2-0 e Mitrovic raggiunge il terzo obiettivo insieme al quarto: diventare un idolo del pubblico del Partizan Stadium.

 



Nel suo DNA calcistico c'è l'aspetto più tradizionale della punta robusta insieme a una qualità tecnica sopra la media, che rende Mitrovic adatto al calcio più moderno.

 

Nella sua esperienza tra Partizan e Anderlecht ha giocato soprattutto nel 4-2-3-1. Il match più rappresentativo della sua carriera finora è la

contro il Borussia Dortmund del 9 dicembre 2014.

 

Mitrovic è poco spettacolare, ma offre molta sostanza: nonostante sappia di dover affrontare un giocatore forte ed esperto come Neven Subotic non lo evita, andando a giocare dal più inesperto Ginter, anzi.

 

Mitrovic arriva prima su ogni rinvio del portiere Proto; Subotic cerca l'anticipo, ma raramente ci riesce. Usando sia la testa che il petto si appoggia sul compagno di centrocampo, quasi sempre con un passaggio arretrato. Combatte, è spesso impreciso e lento nei movimenti, ma senza perdere di efficacia. Nelle giocate con i compagni sceglie quasi sempre l'opzione più facile, rendendo facile il gioco ai compagni. Conté e Acheampong giocano al suo servizio: loro corrono, lui viene servito al centro, spesso con soluzioni alte.

 

I centrocampisti dietro di lui sfruttano lo spazio che gli viene aperto inserendosi, come nell'occasione in cui arriva al tiro Kljestan. Il gol all'84' non è tra i più belli della storia del calcio, ma è una lezione di come si deve muovere un attaccante con quelle possibilità fisiche, negli ultimi cinque metri. Palla in mezzo di Vanden Borre, Mitrovic mette una mano addosso a Durm tenendolo a distanza e poi "appoggia" di testa in rete.

 

https://www.youtube.com/watch?v=WkTdWSi4HXA

Senza timidezza.


 

Il colpo di testa è il suo più grande punto di forza. In tre anni, più del 30% dei suoi gol sono venuti da una situazione aerea, e la percentuale è addirittura maggiore quest'anno, in cui è sembrato alle volte più in difficoltà, meno mobile, rispetto alle stagioni precedenti, pur affacciandosi con la squadra belga nell'Europa che conta.

 

All'Emirates contro l'Arsenal il suo ingresso, sul 3-1 per la squadra di casa, cambia il match. Prima un movimento da boa con un utilizzo calcistico del piede perno più aderente a uno stile cestistico (è anche grande tifoso del Partizan basket) su Nacho Monreal, "costretto" al rigore per non mandarlo in porta. Poi il più bel colpo di testa della sua carriera, nel quale riesce ad associare la forza fisica all’astuzia nella ricerca dello spazio contro un altro vatusso come Mertesacker. Ma da segnalare anche l'agilità nel tuffo, il fiuto del gol che lo porta ad attaccare con violenza il primo palo. Infine un talento naturale nell “frustare” il pallone.

 

https://youtu.be/k7JsSaOkisU?t=3m36s

Servono gol così per far parlare di sé.


 

Nella faretra di Mitrovic c'è anche qualche freccia extra che lo differenzia dalle comuni punte con le sue caratteristiche fisiche. Con il Partizan gli è capitato spesso (quando aveva qualche chilo in meno in realtà) di partire dall'esterno per poi accentrarsi. Da questa soluzione tattica sono nati gol come quello contro l'OFK Belgrado, con un dribbling a rientrare più da numero 7 che non da colosso d’area. All'Anderlecht ha alternato gol da opportunista ad altri più eleganti (contro l'

) fino a giocate di pura potenza.

 

Quello che gli manca, ricordando in questo molto da vicino Savo Miloševic, oltre alla rapidità, è la possibilità di rendersi pericoloso dalla distanza. Mitrovic ha sempre e solo segnato da dentro l’area.

 

https://youtu.be/r8juLiL_poY?t=6m31s

Protezione del pallone, dribbling secco e semplice, potenza. Se iniziasse a farne di più di gol così...


 



Quando l'aereo di Mitrovic è atterrato all'aeroporto di Bruxelles il serbo era l'acquisto più costoso della storia per una squadra belga, e si è presentato con una

assurda di pois biondi su capelli corti neri. Poi alla sua

in maglia viola (in questo caso bianca, anzi) dell'Anderlecht si presenta con i capelli maculati e la cresta d'ordinanza. Gioca 45 minuti e realizza due assist anche se, come nel suo esordio con il Partizan, la sua prestazione non basta a evitare la sconfitta della squadra.

 

Ha un carattere duro e difficile, anche se non necessariamente negativo per la sua maturazione calcistica. Nel suo primo anno al Partizan ha giocato l'Europa League e si è trovato nel girone dell'Inter, del Rubin Kazan e soprattutto del Neftchi. La doppia sfida con gli azeri non era fondamentale per il passaggio del turno (doppio pareggio, tutte e due fuori) quanto per il conflitto aperto tra Mitrovic e il portiere avversario Sasa Stamenkovic, un ex molto amato dai rivali del Partizan. All'andata a Belgrado, il 22 settembre, poche emozioni e reti inviolate, al fischio finale però il portiere del Neftchi esulta e si alza la maglia. In campo si fionda Mitrovic, ci va faccia a faccia e arrivano quasi alle mani.

 

«Sinceramente non so cosa dire di questo uomo»,

l'attaccante serbo nel post-partita, «ha provocato prima della partita, durante ha perso tempo, non è sportivo». Sull'esultanza finale aggiunge (cosa non corroborata dalle

) che ha mostrato il dito medio verso i tifosi e la sua maglia della Stella Rossa sotto quella ufficiale, «come se avesse dimenticato dove si trovava».

 

Il ritorno a Baku, due mesi dopo, è il giorno prescritto per la vendetta. Al minuto 67 Mitrovic, servito al centro dell'area, scarta un difensore e sigla il pareggio definitivo della partita. Dopo il gol non si ferma a esultare con i compagni, ma si dirige verso Stamenkovic e si ferma davanti a lui con aria di sfida. Neanche dieci minuti dopo, senza motivi apparenti e con un inglese quasi perfetto, invita l'arbitro gallese ad

a quel paese. Inevitabile il rosso, come le sue proteste scomposte e un'ulteriore dose di insulti al portiere serbo. Stavolta nelle interviste che seguono il match, Mitrovic preferisce tacere, Stamenkovic lo

invece di avere problemi seri alla testa.

 

https://www.youtube.com/watch?v=GkHHS-sc00k

Le esultanze non sono il suo forte.


 

Le esultanze strane e le espulsioni fanno parte del pacchetto. Anche in Belgio si è reso protagonista in negativo delle sfide contro i rivali del Bruges: uno

verso i tifosi fiamminghi, notato e punito su segnalazione del guardalinee, e un'espulsione per una

. In questa stagione ha collezionato 10 gialli (in carriera 4 espulsioni dirette), tanti per un attaccante.

 

Poi ha fatto parlare di sé per un'esultanza erotica a Dortmund: dita a V e lingua di fuori. Per tutto il mondo ha un senso chiaro, per lui «non significa niente, è soltanto qualcosa di mio».

l'ha subito etichettata come «indecente e offensiva», l'Anderlecht ha reagito postando subito un video con la sua esultanza stile Vidal o Di María con il cuore, facendola anche interpretare da alcuni bambini. Tentativo fallito, dato che Mitrovic ha riproposto l'altra esultanza anche in seguito.

 



Questi atteggiamenti legittimano per certi versi l’accostamento dei media a un altro 45, anche lui poco incline alle regole, come Mario Balotelli. Già ai tempi del Partizan il taglio di capelli, l'immagine da bad boy e il comportamento malizioso avevano dato vita a questo paragone, che a Mitrovic in fondo non sembrava dispiacere: si faceva chiamare Super Mario, e l'allenatore di allora

ha subito posto un freno alla follia.

 

https://www.youtube.com/watch?v=yNk-gAFUFek

A tutto il mondo il senso pare chiaro.


 

E però, il 45 sulle sue spalle non è un riferimento al calciatore italiano. 4+5, questo è il motivo dietro la scelta di questo numero. Lui avrebbe voluto come ogni centravanti il 9, ma non essendo disponibile ha virato su una somma alternativa. Una citazione di Zamorano, più che un omaggio a Balotelli.

 

In molti lo confrontano comunque con Balotelli, ma a differenza sua Mitrovic non ama finire sulle riviste di gossip fuori dal campo, considerandosi, più "calmo" e "timido". Il suo idolo è Didier Drogba, ideale di punta spigolosa e carismatica. Tecnicamente il divario è ampio, ma la decisione sul terreno di gioco, la fisicità e il disprezzo per la sconfitta sembrano somigliarsi.

 

Mateja Kezman, onesto attaccante serbo di qualche anno fa, lo ha sponsorizzato in Inghilterra proprio con questo paragone,

«lui è meglio di me».

 

https://www.youtube.com/watch?v=gCVRLNkFxHY

Con traduzione in inglese.


 



6 settembre 2013, con il pareggio di Belgrado contro la Croazia, la Serbia non può più andare in Brasile. Ma al Marakana ha brillato ancora una volta il ragazzo di Smederevo: «Mitrovic è stato il miglior giocatore in campo. È riuscito a mantenere bene la palla e quella è stata la chiave. Quel ragazzo ha tutto per essere una star europea». Le parole sono di

, che assiste alla partita e lo vede prendere un giallo nel primo tempo e svettare

nel secondo, pareggiando il gol di Mandzukic.

 

Non teme le sfide ed è una cosa che Mitrovic riesce a trasmettere: ama le responsabilità e non a caso anche in Belgio avrebbe voluto tirare più rigori. Per questo il suo aspetto non rende del tutto giustizia al ragazzo deciso e di carattere che c'è dietro. Basta avvicinarsi per capire che è un personaggio più complesso dei suoi coetanei. I tatuaggi di cui è coperto, ad esempio, hanno un significato legato alla religione e alla sua famiglia, quelli che per lui rappresentano i cardini della sua vita. Mitrovic cura il suo corpo, nonostante abbia avuto un momento di sbandamento in cui era ingrassato visibilmente, non solo con gli allenamenti in campo, ma anche in palestra con la boxe e la kick boxing, che ama particolarmente.

 

La passione per gli sport di combattimento ha spinto al paragone con Zlatan Ibrahimovic e lui stesso ha detto, prima di incontrarlo in Champions League quest'anno, di cercare da sempre di imparare da lui.

 

Anche in occasione dell'incontro con uno dei suoi idoli, nella partita di Parigi con il PSG, è uscito fuori il suo caratterino. Mitrovic ha difeso una palla sulla linea laterale destra, con Ibra che lo pressava, Mitrovic abilmente lo ha saltato aggirandolo, lo svedese lo ha toccato da dietro e lo ha fatto cadere. Mitrovic è schizzato in piedi, ha guardato Ibra in faccia e gli ha gridato: «Šta je bilo picka?», ma cosa fai, fichetta ('picka' può significare sia fichetta che vaffanculo. Io preferisco pensare che abbia dato della 'fichetta' a Ibrahimovic).

 
 

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