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Alfredo Giacobbe
Innamorati di Matías Kranevitter
11 giu 2015
11 giu 2015
Abbiamo aggiunto ai nostri giocatori Preferiti il centrocampista del River Plate.
(di)
Alfredo Giacobbe
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A inizio maggio si è parlato di calcio argentino più di quanto si faccia di solito, comunque meno di quanto meriti. Il maggiore interesse era dovuto al triplo scontro in dieci giorni tra le due grandi rivali, Boca Juniors e River Plate: in Argentina l’hanno chiamata “La

de mayo”, mettendo addirittura sullo stesso piano questi fatti sportivi con i sanguinosi eventi del 1810 che diedero il via alla Guerra per l’Indipendenza dell’Argentina. Xeneizes e Millonarios si sono incontrati il 3 maggio per il match di campionato (2-0 alla Bombonera per i padroni di casa del Boca), poi l’8 e il 14 maggio per gli ottavi di Copa Libertadores nel primo turno a eliminazione diretta (1-0 per il River all’andata, partita di ritorno addirittura sospesa per scontri all’intervallo).

 

Titolare in tutte e tre le sfide, con la maglia biancorossa numero 5, un ragazzo classe ’93 che sembra avere già le spalle larghissime per come sa stare in campo: Claudio Matías Kranevitter. Su di lui ci sono già le attenzioni di mezza Europa, tra cui quelle di Napoli, Milan e Inter solo in Italia. Anche per per il suo status di comunitario, dopo che ha preso il passaporto italiano lo scorso dicembre.

 


Kranevitter è uno di quelli che ha riportato le conseguenze peggiori nell’assalto dei tifosi del Boca verso i giocatori del River all’ingresso del tunnel degli spogliatoi. Gli Xeneizes hanno poi perso a tavolino partita e qualificazione.



 

Di umili origini, maggiore di sei fratelli, Kranevitter è originario di Yerba Buena, una cittadina di sessantamila abitanti nel nord dell’Argentina. Matías ha dovuto lavorare fin da piccolo per aiutare la famiglia: portava la sacca al cugino famoso, il golfista Andrés Romero, talmente famoso in Argentina da potersi permettere anche Carlos Tévez come

per un giorno: «Mi pagavano 15 pesos. 10 li davo a mia madre per comprare da mangiare, 5 li tenevo per me».

 

Sostiene che questa esperienza gli ha insegnato la cultura del lavoro e del sacrificio, che lo ha aiutato nella crescita come calciatore. Il quattordicenne Kranevitter intravedeva nel calcio una chance da non sprecare e i dirigenti del River non impiegarono molto tempo per convincerlo a lasciare il suo primo club, il San Martín de Tucumán, per trasferirsi da solo nella capitale.

 

Tutti i numeri 10 in Argentina presto o tardi devono affrontare l’inevitabile paragone con

, Diego Armando Maradona. Da qualche tempo, la stessa sorte tocca anche ai numeri 5, che vengono accostati al

per antonomasia: Javier Mascherano. Lo stesso Kranevitter non ha mai negato la volontà di misurare le proprie gesta con quelle dello

, ma ha spesso aggiunto un altro riferimento: quel

, ora in forza al Quilmes, a cui sembra più simile.

 

In un’intervista ancora più recente, il ragazzo è sembrato quasi volersi sbarazzare di ogni paragone domestico più o meno ingombrante, ergendo a modello un tipo di centrocampista diverso in tutto come Bastian Schweinsteiger.

 

https://www.youtube.com/watch?v=m0aKmlkxJZQ

Il soprannome degli inizi, “El Caddy”, sta lasciando spazio ad un più adeguato “El Cerebro”, il cervello di centrocampo.



 

Kranevitter ha avuto tre mentori al River, tre allenatori (Gustavo Zapata, Ramón Díaz e Marcelo Gallardo) che gli hanno inculcato i fondamenti del gioco in maniera differente. Ha giocato in un centrocampo flat di un 4-4-2, con il

del 4-2-3-1 e come vertice basso di un centrocampo a tre, dimostrando di preferire quest’ultimo sistema ma di riuscire a cavarsela bene sempre.

 

Gallardo lo ha stimolato a velocizzare il suo gioco e a svilupparlo sempre più in verticale; è stato il primo a consegnargli i galloni di titolare in pianta stabile. Matías ha personalità da vendere, l’inizio della manovra del River passa sempre dai piedi di questo ragazzo. Preferisce restare alto, piuttosto che scendere tra i due centrali, tra la prima e la seconda linea di pressing, volgendo le spalle alla metà campo avversaria. Da questa posizione può giocare una palla sicura verso il compagno su una delle due fasce oppure tentare il lancio in profondità a scatenare la velocità della punta. Matías è un metronomo, dirige la squadra sempre a testa alta e con una personalità aliena a un ragazzo che ha compiuto 22 anni il 21 maggio.

 

Per i compagni del River è quello che Busquets era per Xavi: un muro sul quale far battere la palla per riceverla pulita e fuori dal pressing degli avversari. Negli ultimi tempi sta aggiungendo ingredienti alla sua ricetta: calcia solo di destro, ma la fluidità con la quale lascia andare la gamba è un gran bel vedere. Sono sempre più frequenti i suoi cambi di gioco a tagliare tutto il campo in diagonale; e mi sembra di intravedere (mi dichiaro consapevole del rischio scomunica per quello che sto per dire) i prodromi di un possibile erede di Andrea Pirlo.

 

Il suo forte è comunque la fase di non possesso, dove profonde tutte le sue energie per schermare la zona centrale davanti alla difesa. Kranevitter è un vero e proprio libero avanzato: lo si vede spesso tagliare alle spalle del difensore per coprirne l’uscita ed è anche molto bravo nelle scalate laterali. Ma quello che mi ha impressionato di più è il coraggio che questo ragazzo mette nell’accettare la sfida in campo aperto quando un avversario riesce a partire in contropiede: Kranevitter si piega sulle ginocchia, come fa un portiere per aumentare la propria reattività, e lascia all’avversario l’onere della prima mossa. Un duello che spesso lo vede vincitore, lo testimoniano anche il basso numero di cartellini gialli accumulati finora da professionista. Per atletismo e capacità di lettura del gioco, Matías può coprire zone di campo davvero ampie e la squadra sembra approfittarne salendo con tanti uomini sopra la linea della palla.

 


Fa anche le fortune degli allenatori virtuali, in Football Manager Kranevitter è un must buy.



 

Kranevitter ha ampi margini di miglioramento. Ad esempio, non ha ancora segnato il suo primo gol da professionista e le sue conclusioni verso la porta sono rare e poco convinte. Tecnicamente dovrebbe migliorare nel primo controllo, che talvolta non è eccellente e che potrebbe creargli molti problemi, soprattutto in Europa, dove la spinta al recupero palla alto è molto più elevata che in Argentina. E dovrebbe anche migliorare il suo piede sinistro. Un infortunio grave poi, lo scorso settembre, ne ha rallentato il processo di crescita. Non lo vedremo nella prossima Copa América: il "Tata" Martino gli ha preferito Fernando Gago, Lucas Biglia e, ovviamente, Javier Mascherano.

 

Molti pronosticano un futuro in Spagna per Matías e lo fanno sostanzialmente per l’assenza della prima tra le barriere, quella della lingua. Sembra anche che Diego Simeone lo stia seguendo da vicino e da tempo: nella Primavera del River muoveva i suoi primi passi anche il primogenito del

. All’Atlético Kranevitter verrebbe preso sotto l’ala protettiva del capitano Gabi, del quale raccoglierebbe l’eredità.

 

Ma al Monumental di Buenos Aires sono stati visti anche gli osservatori del Manchester City e un’esperienza in Inghilterra potrebbe giovare ancor di più al giovane tucumano. La freneticità e l’aggressività del calcio inglese potrebbe aumentare in Matías quel

nella distribuzione del pallone che oggi, nella Primera División, non ha bisogno di mettere in campo e quindi non ha sviluppato. D’altronde anche Mascherano partì alla conquista dell’Europa infilando per prima la maglia del West Ham United.

 
 

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