Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Innamorati di Juan Bernat
28 mag 2015
Abbiamo aggiunto ai nostri giocatori Preferiti l'esterno basso del Bayern Monaco.
(articolo)
8 min
Dark mode
(ON)

La nostra rubrica Preferiti è realizzata grazie alla collaborazione con Wyscout: il database calcistico che ci permette di visionare giocatori di tutti i livelli, di tutte le età e di tutto il mondo.

Come tutte le storie d’amore che si rispettino anche quella tra me e Bernat inizia con un cuore infranto: il mio, ovviamente. La prima volta che mi accorgo veramente di lui è il 21 ottobre dell’anno scorso. Quel giorno il terzino spagnolo sta scorrazzando con il resto del Bayern Monaco sul cadavere della squadra per cui tifo. Qui mi infligge l’ennesimo affondo al cuore della serata, mettendo sulla testa di Lewandowski la palla dello 0-3: le marcature sono imbarazzanti, ma il cross è bello.

L’arretramento

Bernat nasce calcisticamente a Valencia, una scuola per certi versi agli antipodi rispetto a quella catalana di Guardiola. Le giovanili dei pipistrelli si sono specializzate nella produzione di esterni alti piccoli e veloci, particolarmente abili nella verticalizzazione improvvisa e nel dribbling nello stretto. Nelle giovanili del Valencia Bernat era inquadrato come un possibile erede di Vicente, Villa, Silva e Mata.

Nell’estate 2011 Juan Mata viene ceduto al Chelsea. Bernat è la soluzione naturale per sostituirlo: Bernat fa tutto il precampionato con la prima squadra ed esordisce in quella stagione contro il Racing di Santander alla seconda giornata. In questo articolo del febbraio del 2012 viene chiamato “successore di stelle”, in questo di inizio 2013 “Il prodigio”. I tifosi lo definiscono un mix tra Vicente e Silva.

Ma sia nella stagione 2011/2012 che nella stagione 2012/2013 il talento di Bernat rimane sotto la cenere, una gemma riservata a pochi intenditori. Sia Emery che il successivo allenatore del Valencia, Mauricio Pellegrino, probabilmente lo considerano ancora acerbo e lo utilizzano a singhiozzo.

Il problema è che quando Bernat diventa un giocatore vero nel mercato del Valencia si apre un nuovo fronte: quello della difesa. Nell’estate del 2013 Cissokho viene ceduto al Liverpool e in mancanza di mercato in entrata il nuovo allenatore, Djukic, si trova costretto a portare al centro della difesa Mathieu. La mossa, per quanto lungimirante, lascia una falla a sinistra. Essendo il Valencia saturo di esterni alti dribblomani si decide quindi di adattarne uno a terzino e la scelta ricade proprio su Bernat. L’Erede cade in disgrazia.

La scelta in realtà non è nuova. Unai Emery aveva già arretrato Jordi Alba a ruolo di terzino quando era sulla panchina dei pipistrelli. Anche lui lo fece più per necessità che per reale intuizione, ma si sa che tutte le più grandi innovazioni derivano da coincidenze, e il calcio non fa eccezione. In questo senso Bernat si inserisce in una nuova futuribile genealogia che parte proprio da Jordi Alba e arriva a Gayà.

Chissà se quando è stato schierato per la prima volta terzino, Bernat conosceva la citazione del Dalai Lama: «A volte non ottenere ciò che si vuole è un meraviglioso colpo di fortuna».

L’attacco è la miglior difesa

Se nasci esterno alto non te lo dimentichi. Nella prima annata da esterno basso, cioè la 2013/2014, Bernat risulta quinto in Liga tra i difensori che dribblano di più, davanti a gente come Marcelo, Dani Alves e Juanfran. In quell’anno il clone di Jordi Alba, come lo definisceEl Pais, dribbla più di tre volte tanto rispetto all’originale.

L’efficacia del dribbling di Bernat è un mix perfetto tra tecnica e velocità. I suoi 172 centimetri e il baricentro bassissimo gli permettono un’accelerazione nello stretto impressionante. Come la scuola spagnola insegna, Bernat nella corsa riesce comunque a mantenere la schiena dritta e la testa alta, senza lasciarsi ipnotizzare dalla palla.

Valencia-Real Madrid, stagione 2013/2014. Dovrebbe essere Di Maria a far impazzire il terzino del Valencia e invece accade il contrario: al minuto 0:20 Bernat lo anticipa schizzando poi immediatamente in avanti; a 1:05 prima lo supera in velocità e poi mette il cross per il goal di testa di Piatti; a 1:30 approfitta di un controllo leggermente imperfetto e gli sradica il pallone dai piedi; a 2:48 lo supera di nuovo con una finta e Di Maria per la frustrazione prova a colpirlo da dietro.

In fase offensiva i vantaggi garantiti da Bernat sono scontati. Avere un’ala che agisce da terzino aumenta sia la quantità che la qualità dei cross e degli assist per gli inserimenti degli attaccanti e dei centrocampisti. Il sinistro di Bernat è delizioso e raramente sbaglia il traversone.

Paradossalmente le caratteristiche tecniche di Bernat sono persino più utili in fase di non possesso. Bernat permette alla propria squadra di uscire facilmente dal pressing (a volte lo si ritrova a portare la palla dalla difesa fino alla trequarti dopo aver dribblato tra i due e i tre avversari) ed è praticamente impossibile da saltare nell’uno contro uno, con gli esterni alti avversari che, non potendo sfruttare la profondità, sono costretti a ripiegare e dare palla al centro o indietro. La pericolosità potenziale di Bernat nelle ripartenze costringe gli esterni alti avversari sempre alla difensiva, annullandone così la pericolosità solamente con la sua presenza.

Bernat&Guardiola: a love story

Le caratteristiche di Bernat lo rendono perfetto per il gioco di Guardiola, anche se all’inizio nessuno l’aveva capito, forse nemmeno Guardiola stesso. Teoricamente il terzino valenciano era venuto a Monaco per fare il secondo (se non il terzo) di Alaba sulla corsia bassa di sinistra. Ma da esterno basso Bernat garantisce diversi vantaggi.

Bernat è più veloce di Alaba, e questo permette a Guardiola di avere con Rafinha due terzini ipercinetici in grado di tagliare alle spalle dei centrali (di solito abbastanza lenti, come Boateng, Dante e Benatia) nel caso in cui la squadra avversaria riesca a uscire dal pressing oppressivo del Bayern. Bernat è l’ultimo uomo che nel rugby tenta di placcare il giocatore che, uscito dalla mischia, sta per andare in meta (con l’unica differenza che nel Bayern la meta è protetta da un signore che si chiama Neuer).

Per Guardiola Bernat è il tassello del puzzle che fa quadrare tutto il resto. Con il terzino valenciano, infatti, può spostare Alaba al centro del campo (dove è molto più utile: ha una media passaggi completati e passaggi chiave praticamente doppia rispetto a Bernat) e formare un triangolo completato da Götze (o Ribery). I tre sono perfettamente interscambiabili, rendendo il triangolo sempre mobile.

«Sapevo quanto fosse bravo Bernat ma che giochi così a 21 anni mi sorprende. Juan è molto rapido e incisivo, è perfetto per il club». Al momento Bernat è il secondo giocatore più utilizzato dopo Neuer.

Tra Germania e Spagna

L’ambientamento in Germania di Bernat non deve essere stato dei più semplici. È arrivato al Bayern a 21 anni tra lo scetticismo generale, senza l’aura di predestinazione di Thiago Alcantara, essendo uno degli obiettivi polemici di parte della stampa teutonica, che accusava la squadra bavarese di eccessiva spagnolizzazione. Il primo a fargli da scudo, però, è stato proprio un tedesco. Matthias Sammer, d.s. del Bayern, lo presentò dicendo che Bernat «gioca al calcio come parla: nello stretto, preciso, rapido, in maniera significativa».

Effettivamente Bernat è uno di quei pochi calciatori che nel magma di banalità delle interviste lascia sempre una qualche perla su cui riflettere. Nell’intervista in cui definisce Guardiola un genio, ad esempio, dichiara: «Non pensiamo a vincere titoli, siamo solo concentrati su giocare bene a calcio». Riassumere un’intera filosofia in due periodi.

L’esordio con la Spagna, il 12 ottobre dell’anno scorso contro il Lussemburgo, ha dimostrato una sua evoluzione tattica. Jordi Alba è per adesso il titolare come esterno basso a sinistra. Bernat è invece entrato a partita in corso al posto di Iniesta facendo l’ultima mezz’ora come mezzala. Nella partita contro l’Ucraina, sempre valida per le qualificazioni ai prossimi Europei, Bernat ha preso proprio il posto di Jordi Alba. In questo senso Bernat non è solamente più giovane ma anche più moderno rispetto al terzino blaugrana, potendo ricoprire con la stessa naturalezza tutti e tre i vertici del triangolo di sinistra.

https://www.dailymotion.com/video/x27u90j_luxembourg-0-4-spain-all-goals-highlights-euro-2016-qualification-12-oct-2014_sport

Un esordio da sogno. Brutale la velocità con cui taglia a metà la difesa del Lussemburgo (minuto 2:25).

Erede di chi?

A Monaco qualcuno immagina per Bernat un futuro di nuovo da ala. Secondo alcuni tifosi il terzino valenciano sarebbe l’uomo che prenderà lo scettro di Ribéry, ormai al capolinea della sua carriera in Germania.

Bernat in realtà è perfettamente a proprio agio nell’epoca in cui è più importante la posizione del ruolo. In questo senso, si trova a metà tra i giocatori completamente moderni (come Alaba e Müller) e quelli completamente pre-moderni (come Ribéry, per l’appunto).

Se bisogna trovare un campione di cui Bernat può essere erede quello è Lahm. Il capitano del Bayern ha avuto una carriera “inversa” rispetto al terzino valenciano: è partito facendo il terzino (in questo caso, destro) per poi scalare tutto il triangolo laterale. Ma adesso che Lahm è in parabola discendente e Bernat in parabola ascendente, i due si trovano nella stessa posizione, tattica e mitica.

Per accettarlo, i tifosi del Bayern devono solo abbandonare definitivamente il Blut und Boden come criterio d’accesso all’Olimpo della squadra bavarese. E Bernat, magari, imparare qualche parola di tedesco.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura