Le amichevoli estive ci permettono di ammirare nuovi giocatori, alcuni giovani a cui l'età impedisce di finire tra i protagonisti della stagione, altri su cui invece anche i club più importanti sono disposti a investire cifre importanti da subito. Qui analizzerò cinque ragazzini, al massimo ventenni, su cui stanno scommettendo le squadre inglesi. Cinque predestinati a contendersi la Premier, anche se nel calcio di predestinato c'è poco.
Jordon Ibe (Liverpool)
Le sue promesse stagionali espresse in una delle prime amichevoli della stagione.
È il più grande tra quelli che ho scelto, ed è quello con maggiore esperienza, ma sopratutto Jordon Ibe potrebbe essere alla stagione della svolta. Tatticamente ed emotivamente potrebbe compensare la partenza di Raheem Sterling e le similitudini tra i due sono tante. Curiosamente sono nati entrambi l'8 dicembre (Ibe del '95, Sterling del '94) e in comune hanno anche i genitori non inglesi: jamaicani quelli di Sterling, nigeriani quelli Ibe. Ibe è cresciuto nel sud di Londra, a Bermonsdey, mentre Sterling, dopo cinque anni in Jamaica, è cresciuto a est di Wembley. Sono arrivati a giocare nell'Under 18 del Liverpool a due anni di distanza: Sterling è costato 700.000 sterline (non aveva compiuto 16 anni), Ibe 600.000 (16 anni appena compiuti).
Entrambi sono rapidi, a entrambi piace il dribbling, ma dal punto di vista tattico le differenze tra i due sono evidenti. Sterling ha un fiuto del gol superiore, può giocare e lo ha fatto spesso al fianco di Sturridge (o anche senza di lui) da seconda punta. Al contrario Ibe è il tipico esterno di fascia inglese, che associa oltre alle capacità offensiva un'intensità maggiore che lo rende utile, se non determinante, anche nel ripiegamento difensivo.
Ibe è da sempre nel giro dei club che contano, al Charlton quando aveva 8 anni, scartato poi a causa del fisico quando ne ha 12 (ha vissuto quel rifiuto come se il calcio fosse finito per lui), si sposta allo Wycombe Wanderers dove resta un paio di anni esordendo addirittura in League Cup, poi in Football League One, siglando la sua prima rete fantastica ancora quindicenne: 20 metri di corsa, tre difensori saltati e poi destro sotto l'incrocio; si gira e poi altri 50 metri per raggiungere la sua famiglia a bordo campo ed abbracciarli. Neanche due mesi dopo il Liverpool lo porta via.
17 anni e 162 giorni, è il quarto più giovane di sempre ad esordire con la maglia del Liverpool: prima di lui Jack Robinson, Michael Owen e, neanche a dirlo, Raheem Sterling.
Jeff Reine-Adelaide (Arsenal)
Due partite, "something special".
Il gol di Walcott su una sua giocata sontuosa al min.5.39.
Fino a qualche giorno fa non esistevano molte notizie su di lui, la pagina Wikipedia di Jeff Reine-Adelaide è stata creata rapidamente in concomitanza con i due match dell'Emirates Cup tra il 25 e il 26 luglio. Reine-Adelaide è nato nel 1998, è originario di un paesino sulla Marna ed è francese come la maggior parte dei giovani prospetti portati all'Arsenal da Wenger negli ultimi 19 anni. Proviene dalle giovanili del Lens, tra i migliori settori giovanili di Francia, capace per questo di spuntarla a suo tempo sulle più quotate Marsiglia e Lille. Solo i recenti problemi finanziari hanno fatto si che i giallorossi abbiano dovuto accettare un'offerta di circa 4 milioni per Reine-Adelaide e Yossin Fortune (1999). Cifra comunque alta, ma necessaria perché l'Arsenal riuscisse ad anticipare squadre come il Real Madrid.
L'interesse è sorto anche in seguito alle ottime prestazioni all'Europeo Under17, che si è giocato a maggio in Bulgaria: la Francia ha dominato in lungo e in largo e il giovane Jeff è stato tra i migliori. Nasce come esterno offensivo, ma ha capacità di svariare sul fronte d'attacco occupando anche la zona centrale dietro la punta. Con i "galletti", il ct Giuntini lo preferiva a sinistra, Wenger nelle due amichevoli all'Emirates lo ha schierato prima sulla destra contro il Lione, poi sulla zona mancina con il Wolfsburg.
Come ala è un po' atipico data l'altezza (1.84 cm) e le grandi leve. È dotato di dribbling e di una tecnica sopraffina che, associata alla sua stazza, lo rende estremamente bello da vedere palla al piede. Ha carattere da vendere e la partita contro i tedeschi ha rappresentato la sua vetrina. Il modo in cui scherza con De Bruyne, la cui cifra richiesta si aggira intorno ai 60 milioni, va oltre l'irriverenza. Rischia sempre la giocata, passando da ottime intuizioni a rischi forse eccessivi per le zone di campo in cui agisce.
Il problema per ora è la mancanza di concretezza sotto porta. È un diamante da sgrezzare e i suoi diciassette anni ne sono la principale causa. Arsene Wenger già scorge "qualcosa di speciale" in lui. Sembra ancora presto per vederlo giocare più d qualche minuto in Premier League, ma intanto Wenger ha posto il veto alla sua cessione in prestito. Come ha detto lo stesso Reine-Adelaide in una recente intervista sui suoi obiettivi futuri, "tutto può succedere".
Patrick Roberts
La progressione al minuto 0.56 è di quelle da far paura, come anche tutto il resto.
Quando in patria vieni definito "The English Messi", sei mancino, alto addirittura due centimetri meno della Pulce e sei dotato di una tecnica e di un dribbling fatti apposta per creare video su YouTube, sembra difficile rimanere con i piedi a terra. Se poi il 20 luglio di quest'anno il Manchester City investe due milioni di sterline (a salire fino ad otto con i bonus) per acquistarti, vivere giorno per giorno consci del proprio obiettivo finale diventa quasi impossibile.
Patrick Roberts è nato nel 1997 a sud-est di Londra, è un'ala destra o, a suo piacimento, un numero 10 che si muove da seconda punta. Nel giro di un anno e mezzo ha accumulato un'esperienza incredibile. Nel febbraio del 2014 ha firmato il suo primo contratto da professionista con il Fulham, con il quale giocava dall'età di 13 anni: «È una delle migliori sensazioni della mia vita», aveva dichiarato. Felix Magath lo ha fatto esordire un mese dopo al Craven Cottage definendolo un "talento straordinario". La sua seconda presenza in Premier è stata proprio con il Manchester City, che poco più di un anno dopo lo ha voluto, in seguito alle sue splendide giocate in Championship (17 presenze). Il manager del Fulham, Kit Symons, si è infuriato per la sua cessione ma la richiesta è partita proprio dalla volontà diretta del ragazzo.
La sua carriera con la maglia dell'Inghilterra è forse ancor più brillante. L'anno scorso ha vinto l'Europeo Under17 a Malta, con tre reti, quattro assist e il suo nome nella top 11 del torneo. Recentemente si è unito all'U19, disputando anche con loro la competizione europea, seppur sotto età rispetto ai compagni.
Il suo difetto più evidente è l'altezza, e il fisico veramente minuto. Dal punto di vista muscolare dovrà crescere, però senza gravare su i suoi 167 centimetri. Ha uno scarso spirito di abnegazione nella fase difensiva, che lascia volentieri ai compagni (anche perchè quando ci si cimenta i risultati non sono dei migliori, come nel giallo ricevuto nella sua seconda presenza in Premier) e tende ad alzare poco la testa alla ricerca di uomini liberi.
Crede molto nel suo dribbling, capace di spaccare le partite, creare ed aprire spazi fino ad allora inesplorati. L'impressione che desta nelle sue progressioni è enorme, come l'abilità nel saltare l'uomo. L'hanno visto da vicino i ragazzi della nostra Under 19, annichiliti sulla fascia dai suoi movimenti. Anche nel tiro possiede grande potenza, ma è poco preciso.
Appena l'ho visto ho colto in lui quello che i brasiliani chiamano ginghe, ovvero quell'innata capacità di dominio del pallone che, associata alla rapidità di pensiero, diventa utile sia per le giocate tecniche che per i movimenti molleggiati a destra e sinistra del corpo. In questa stagione starà con i giovani dei Citizens, in prima squadra sarà difficile vederlo, ma questo è uno di quei nomi da non dimenticare.
Ruben Loftus-Cheek (Chelsea)
Le sue giocate danno una definizione del concetto di centrocampista box-to-box.
Loftus-Cheek è tra i più pagati in Europa tra i giocatori della sua età: con uno stipendio di 18.000 sterline che con i bonus arriva circa a 34.000 sterline a settimana. Una cifra folle per un centrocampista del 1996, segno che per il Chelsea Ruben Loftus-Cheek rappresenta il futuro del club. In cui, tra l'altro, gioca da quando aveva otto anni.
Erano i tempi del primo Chelsea di Mourinho, e Loftus-Cheek ha postato su Instagram il video del suo primo incontro con l'allenatore portoghese. Precisamente 10 anni dopo Mourinho lo ha fatto esordire, facendogli giocare 7 minuti contro lo Sporting Lisbona. Entrato al posto di Cesc Fàbregas, un cambio non casuale nello scacchiere di Mourinho. Nel corso della stagione scorsa Fabregas è stato schierato sia come trequartista che come regista davanti alla difesa. L'idea che Mourinho associa a Loftus-Cheek è in pratica la stessa, Ruben stesso si definisce un centrocampista box-to-box capace di interpretare sia la fase offensiva, che quella difensiva, che l'impostazione.
Nella sua partita d'esordio in Premier League, contro il Liverpool del suo idolo Steven Gerrard, le sue statistiche parlano di un apporto offensivo nei 60 minuti giocati pari quasi a zero: solamente un paio di dribbling ma nessun tiro; ma per quanto riguarda la fase difensiva e di impostazione il discorso è diverso: con molti intercetti e tackles e il 100% dei passaggi riusciti (27 su 27, quasi tutti di prima, un po' alla Matić). Gli si chiede di non sbagliare, interrompere il gioco avversario e ripartire, e la sua fisicità (191 centimetri) assieme all'eleganza che possiede gli permettono tutto questo.
Se esiste un problema, può esssere solo nella sua tenuta mentale. Ma Mourinho però ha già iniziato ad impartirgli lezioni: nell'amichevole post-season contro il Sidney, lo scorso giugno, Loftus-Cheek è rimasto in campo per soli 27 minuti prima di essere sostituito. Era la punizione di Mourinho per un atteggiamento in campo non adatto: "Deve imparare che a 19 anni devi correre tre volte più degli altri". Il tecnico portoghese ha anche aggiunto: «Non deve giocare come una superstar con la palla tra i piedi perchè questa non è l'Under 18». Nel giro di un mese rispetto alla partita ordinata con i Reds, l'intensità e lo spirito di sacrificio avevano già lasciato il posto alla supponenza e alla superbia. Bastone da parte di Mourinho, a cui è seguita pochi giorni dopo la carota «Se non hai talento, non puoi incolpare te stesso, ma quando sei un grande talento, non puoi sprecarlo».
Andreas Pereira (Manchester United)
I suoi numeri con la maglia del Brasile ai Mondiali U20,
tra cui il gol tanto bello quanto inutile nella finale persa contro la Serbia. (min. 0.51)
Di talenti Under 20 Louis Van Gaal nella scorsa stagione ne ha impiegati molti e con grande costanza. Paddy McNair come terzino destro, Tyler Blackett a sinistra o come difensore centrale, James Wilson in attacco. Quest'anno ci sono stati altri innesti: Lingard (22 anni, tornato dai vari prestiti), il sedicenne Callum Gribbin allenatosi all'inizio con la prima squadra e tornato ora con i suoi coetanei. Nella stagione appena trascorsa, pur giocando relativamente meno rispetto ai primi citati, il giovane ad impressionare di più addetti ai lavori e tifosi, tanto da meritarsi il premio come miglior giocatore U21 dello United, è stato Andreas Pereira.
È numero 10, un trequartista abile nello svariare su tutto il fronte di attacco fino ad essere impiegato, all'occorrenza, anche come falso nueve. È al suo terzo anno al Manchester United, che se lo è andato letteralmente a prendere, scomodando addirittura Sir Alex Ferguson in persona, ad Eindhoven, dove giocava nel PSV. Nato in Belgio, ma solo a causa degli spostamenti continui del padre calciatore brasiliano, ha preferito l'Under 20 del Brasile. Di fronte a Ferguson la sua scelta non poteva essere che di accettare l'offerta del Manchester, dove è andato già nel 2011 anche se per motivi di età (non era ancora sedicenne) ha dovuto aspettare il suo compleanno il primo gennaio dell'anno dopo.
È un 1996 dalle enormi qualità tecniche: è del tutto ambidestro e sa calciare con la stessa efficacia punizioni e calci d'angolo con ambedue i piedi. In questo ricorda da vicino Hernanes, ma il suo idolo è Ricardo Kaká. Ne ammirava la forza, la qualità tecnica, la rapidità e la capacità di mantenere la calma in ogni situazione. Pereira, seppur con minore fisicità (177 centimetri) e tanta esperienza ancora da fare, possiede queste caratteristiche.
Van Gaal lo tiene in grande considerazione; gli ha recentemente fatto rinnovare il contratto per altri tre anni. In questa mossa si vede tutta la volontà dello United di non rivivere un nuovo caso Pogba, dato l'interessamento esplicito del PSG nei suoi confronti. Gli stata data anche molta fiducia durante la tournée americana.
Pereira è cresciuto in fretta e non si è fatto mancare uno scandalo sessuale e un gol in amichevole contro il San Jose con un inserimento da vero trequartista. Quest'anno avrà molte occasioni per esprimersi e per crescere, d'altronde come ha detto Van Gaal, oltre ad essere un talento naturale, ha grande voglia di imparare.