Ogni sera Pow3r, cioè Giorgio Calandrelli, va nella sua camera a Ostia costantemente illuminata da una forte luce al neon rosa fluo per giocare a Fortnite, o a Call of Duty: Warzone, o a Valorant. La differenza tra lui e un qualsiasi altro videogiocatore italiano, però, è che lo fa ogni giorno in diretta sul suo canale Twitch, davanti a un pubblico in media di più di quattromila persone. Il suo canale è il più seguito in Italia, con oltre 960mila follower, a cui si aggiunge il milione abbondante che lo segue su YouTube, dove i suoi video di highlights dei suoi streaming hanno un numero di visite che si aggira tra le 30mila e le 750mila.
Anche se nella forma non è praticamente mai cambiato, lo streaming, e in particolare lo streaming sui videogiochi, negli ultimi mesi ha assunto un’influenza inimmaginabile rispetto agli inizi, complice anche la pandemia di Covid-19 che ha dato una spinta forse decisiva all’intero movimento. Durante il lockdown non solo abbiamo visto programmi televisivi avvicinarsi esteticamente al mondo dello streaming, con ospiti collegati da casa attraverso le webcam dei propri cellulari, ma soprattutto una parte del mondo della televisione approdare su internet. Rovazzi, ad esempio, ha recentemente aperto un proprio canale Twitch, in cui invita a parlare ospiti e a volte gioca a Fortnite (anche con lo stesso Pow3r), mentre per altri personaggi televisivi il rapporto si è addirittura invertito e sono stati loro ad essere andati ospiti da alcuni degli streamer più importanti. Fabio Caressa pochi giorni fa ha fatto uno streaming con Homyatol, uno degli streamer italiani più seguiti al momento, mentre il talk show Twitch Il Cerbero, che a volte fa anche streaming di Grand Theft Auto V, ha visto recentemente tra i suoi ospiti Fedez. Pow3r, dal canto suo, nei suoi streaming ha giocato a Fortnite con Paolo Condò e a Warzone con Charles Leclerc (che ha a sua volta un suo profilo Twitch), oltre che con diversi calciatori, tra cui Alex Sandro, Douglas Costa e Paquetà, tutti atleti Adidas come lui.
C’è una ragione semplice sotto questa tettonica a placche del mondo dell’intrattenimento. E cioè che sempre più persone, e in particolare sempre più persone giovani, guardano Twitch o YouTube invece della televisione. Secondo il report Digital 2020, elaborato da We are social in collaborazione con Hootsuite, gli utenti di internet in Italia sono ormai quasi 50 milioni (cioè l’82% della popolazione totale), 1,2 milioni in più rispetto allo scorso anno, e passano quasi il doppio del tempo su internet rispetto a quanto ne passano a guardare la televisione (in media 6 ore al giorno contro poco più di 3). Di questi, il 12% ha guardato almeno uno streaming di qualcuno che giocava a un videogioco e il 5,1% ha addirittura visto un torneo di esports. E se YouTube la fa ancora assolutamente da padrone (con ben l’88% degli utenti che dichiara di averlo utilizzato almeno una volta nel mese precedente all’elaborazione del report, più di qualunque altro social network), Twitch è ancora in fase di crescita (14%).
In questo panorama Pow3r si è ritagliato uno spazio per certi versi unico. In un paese in cui la cultura degli esports fa ancora fatica a penetrare, anche rispetto alla Germania e la Francia, Pow3r incarna in Italia quella figura, centrale nel mondo dei videogiochi, perfettamente a metà tra l’intrattenimento e la competizione, che a livello globale è stata resa famosa da Ninja. Pow3r non partecipa attualmente a nessuna competizione, quindi è al momento un ex pro-player competitivo di Overwatch e Call of Duty, ma fa ancora oggi parte dei Fnatic uno dei team esportivi più importanti d’Europa. Qualcosa che negli sport tradizionali sarebbe inaudito e che invece negli esports ha perfettamente senso. Oltre che per gli ospiti e per le collaborazioni con i brand, quindi, i suoi streaming vengono visti in primo luogo per il gameplay d’alto livello – imparagonabile a quello del videogiocatore medio.
Insomma, in Italia non esiste una persona più adatta di lui a parlare di come lo streaming e i videogiochi stiano cambiando il modo di fare intrattenimento e di raccontare lo sport. Argomenti di cui parliamo in una lunga intervista su Zoom, di cui di seguito trovate una parte editata per migliorarne la scorrevolezza di lettura.
Com’è iniziata la tua carriera nello streaming?
Ho streammato anche sul sito di MLG [Major League Gaming, un’importante organizzazione di esports statunitense recentemente acquisita da Activision Blizzard, nda] per un periodo, ché avevo un contratto con loro. Però non avevo mai trovato quella costanza e dedizione che serviva per lo streaming, anche perché ero concentrato su altre cose e non credevo di potermi creare una carriera in questo mondo. Lo vedevo un pochino come un hobby, uno sfogo. Ho ricominciato a streammare praticamente quattro anni fa. Dopo circa un annetto che ero andato su Overwatch, e streammavo su Overwatch, facendo dei numeri discreti, sono stato invitato a un evento internazionale per l’anniversario del videogioco. Erano stati invitati streamer da tutta Europa, in Germania, per partecipare a queste 48 ore di streaming. Tipo staffetta tra le varie nazioni dove ci si scambiava il testimone in streaming. E lì ho fatto una scelta. Mi sono detto: voglio streammare con più professionalità, costanza e dedizione perché me ne sono innamorato, lavorando e collaborando con queste persone, e vedendo l’ambiente.
Qual è il tuo primo video che hai fatto su YouTube?
Per la chat con le persone che ti inviano i messaggi in diretta?
Quando tu hai iniziato a fare video su YouTube avevi un modello?
Perché sbagliato?
Ti consigliano di fare contenuti diversi?
Però tu hai tanto successo.
Quindi la tua “mission”, come si dice in ambito aziendale, è quella di spingere le persone a provare una carriera nel mondo degli esports o del gaming?
Quindi tu cerchi un compromesso tra l’intrattenimento e il gameplay di alto livello?
Tu ti consideri ancora un gamer competitivo? O ormai sei uno streamer?
Ma tu cosa ti consideri oggi?
E nel tuo futuro ti vedi a tornare ad essere un giocatore competitivo al 100%?
Quindi su Valorant tu vorresti farlo.
Come ti sei professionalizzato nel tempo? A parte l’acquisto dell’attrezzatura che immagino sia molto importante, volevo sapere se magari avevi fatto qualcosa nello specifico. Che ne so, un corso di dizione.
Però tu hai un team che lavora con te, giusto?
Come lavora il tuo team?
Quindi fate delle specie di riunioni di redazione? Che ne so: programmate i video della settimana?
Ti è successo qualcosa in particolare con qualche brand?
Cioè?
Pensi che il tuo modo di fare streaming sia cambiato in questi anni? Io per esempio quando rileggo i miei vecchi pezzi a volte dico: oddio come l’ho scritto male. E mi rendo conto che il mio modo di scrivere è molto cambiato. Quindi ti chiedo se per te è lo stesso.
Argomenti sensibili, diciamo.
Volevo proprio chiederti se ti eri mai dato una ragione del tuo successo. Perché pensi che tanta gente ti guardi?
E infatti è anche la mia domanda: qual è la spiegazione secondo te?
Come pensi possa cambiare lo streaming nei prossimi anni? Anche riguardo ai tuoi contenuti in particolare. Se ti pensi tra due anni, ti pensi ancora a fare i video con tu che giochi?
A livello di giocate?
Parli di crearti un’immagine? È a quello che ti riferisci?
Ma pensi che questo sia possibile per esempio entrando nel mondo anche del mainstream italiano? Penso alla televisione.
Quindi tu ti pensi in opposizione a quel mondo?
Pensi che in Italia questo discorso passerà mai nel mainstream? Cioè che i videogiochi vengano accettati a livello culturale.
Pensi che la pandemia di coronavirus possa dare una svolta definitiva in questo senso?
A proposito di videogiochi, ho visto tanti tuoi video critici sul secondo capitolo di Fortnite.
E invece con gli altri videogiochi tu hai più comunicazione?
E tu con Riot hai preso accordi anche per la creazione di contenuti?
Dici da un punto di vista di competitività?
Tornando un’ultima volta su Fortnite: cosa ne pensi della loro intenzione di andare oltre la competitività, per esempio creando un’altra isola dove vai e ti rilassi?